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Eteronimi anagrammatici

Se c'è premura...

La maschera che segue permette di scovare diversi nomi propri di persona, nascosti in un particolare nome e cognome. Con tali nomi propri è possibile poi ricavare degli eteronimi, anagrammando le rimanenti lettere per formare un cognome ben formato secondo le regole della lingua italiana.

lista dei nomi propri di persona di genere: femminile, oppure maschile,

che si nascondono in questo nome  e cognome

Varietà di eteronimi

La pratica dell'eteronimia consiste nell'attribuire nomi diversi a entità intrinsecamente identiche o congiunte da un legame evidente, e abbraccia diversi ambiti.

Il più comune è quello della traduzione: i nomi moon e luna, per esempio, rimandano al medesimo oggetto, rispettivamente in inglese e in italiano, e dunque possono essere considerati eteronimi.

Più interessante è il caso di capra e capro. Il secondo nome è solo una variante di genere, e quindi non ha un significato particolare, ma siccome anche la parola becco serve, fra l'altro, per designare lo stesso animale, essa è sinonimo di capro ed eteronimo di capra.

Degli eteronimi si sono impadroniti spesso gli artisti, e in particolare gli scrittori. Quando l'eteronimo è unico, come nel caso di Alberto Moravia (che il realtà si chiamava Alberto Pincherle) di solito viene designato come pseudonimo, ma nel caso in cui uno scrittore ne abbia ideato e poi adottato diversi, allora è giusto chiamarli eteronimi.

Olindo Guerrini, per esempio, ne fu un prolifico inventore: si è firmato in diverse delle sue opere come Lorenzo Stecchetti, Marco Balossardi, Argia Sbolenfi, Giovanni Dareni, Odino Linguerri.

Nome latente + anagramma = eteronimo

Quest'ultima coppia di nome e cognome introduce il particolare tipo di eteronimo che è possibile ottenere in questa pagina. Qual è, infatti, il procedimento adottato da Olindo Guerrini per ottenere Odino Linguerri?

Anzitutto egli ha scovato ed estratto un nome proprio di persona nel proprio nome e cognome originale, poi ha anagrammato le rimanenti lettere per ottenere un cognome che fosse ben formato per la lingua italiana, pur senza possedere necessariamente un senso, proprio come avviene con la maggior parte dei cognomi, di cui si è perso da tempo il significato evidente della loro origine.

Questo è ciò che si può ottenere compilando la maschera riportata sopra, tramite lo stesso procedimento in due passaggi appena descritto, che la macchina, però, applica sistematicamente.

Primo passaggio: scovare nomi propri di persona

In una sezione specifica del corpus linguistico scripta sono attualmente registrati 7 176 nomi propri di persona, di entrambi i generi, che costituiscono la collezione dalla quale la macchina attinge per portare a termine il primo passaggio del procedimento.

La fonti di questa collezione sono principalmente le opere di onomastica, come Emidio De Felice, Dizionario dei nomi italiani, oppure Alfonso Burgio, Dizionario dei nomi propri di persona, che sono state impiegate, insieme con diverse altre, per la stesura di due pagine preziose di Wikipedia, ovvero prenomi (a-l) e prenomi (m-z).

Queste fonti, naturalmente, non danno conto dell'intero patrimonio onomastico italiano e quindi, ogni volta che mi capita di ricevere una risposta come questa, se la cosa appare in qualche modo documentabile, mi premuro di colmare la lacuna.

Una volta che la macchina ha scovato tutti i nomi propri di persona nascosti in un particolare nome e cognome può presentarli ordinatamente per accedere al secondo passaggio, e qui viene la parte più delicata del processo: anagrammare con giudizio le rimanenti lettere.

Secondo passaggio: anagrammare con giudizio le lettere rimanenti

Un essere umano di madrelingua italiana riconosce d'acchito se una sequenza di lettere, indipendentemente dal senso, è una parola italiana oppure no. Per esempio: rigudini non significa nulla, ma di sicuro suona come una parola italiana: "Ma si è mai visto mettere i rigudini nel brodo? Andiamo! Ci vuole il sugo, per i rigudini, il sugo!".

L'impronunciabile sequenza rdiniiug, invece, non ha significato, né mai potrà averne uno, benché sia uno dei tanti anagrammi di rigudini. Come eteronimo, forse, Loreno Rigudini sarebbe piaciuto a Olindo Guerrini (del cui nome e cognome è l'anagramma), ma di sicuro egli avrebbe scartato senza esitazione Loreno Rdiniiug. Questa scelta è naturale per l'umano, ma non lo è per la macchina.

Nella sezione del sito intitolata il conto delle parole ho affrontato ‒ fra l'altro ‒ il compito di generare sequenze di lettere che suonino come parole italiane pur senza esserlo, in quanto prive di significato, almeno per il momento. In questa sezione, invece, mi sono divertito ad applicare quel procedimento con uno scopo essenzialmente ludico: formulare cognomi abbastanza credibili per completare la generazione degli eteronimi.

Una difficoltà di fondo

Purtroppo ‒ ma sotto un certo punto di vista bisognerebbe dire: per fortuna ‒ l'impresa di generare sistematicamente eteronimi anagrammatici non è tanto semplice. Il problema sta nelle risorse richieste per eseguire il calcolo combinatorio che scodelli tutti gli anagrammi ben formati per la lingua italiana da impiegare come credibili cognomi.

Consideriamo, per esempio, che la macchina abbia scoperto che in Olindo Guerrini si cela il nome proprio Rodrigo. Avanzano sette lettere (EIILNNU) da anagrammare (cioè permutare) e sottoporre ad una analisi di buona forma per accertare il loro diritto di presenza nel novero delle parole italiane. La prima sequenza va scartata di sicuro; ma quante altre sequenze è necessario scartare?

Prima di rispondere a questa domanda è bene rispondere a quella preliminare: quante permutazioni esistono di quella sequenza? Secondo il calcolo combinatorio la risposta è presto data: n!, vale a dire il fattoriale del numero di lettere di cui è composta la sequenza. In breve: 7! = 5 040.

Se la risposta è rapida, non lo è altrettanto il calcolo. Nella tabella che segue ho riportato i risultati di alcune prove che ho svolto con una macchina di discreta potenza per valutare quanto sia gravoso produrre degli eteronimi anagrammatici.

n cognome permutazioni generiche permutazioni ortografiche durata approssimativa dell'elaborazione
2 Roberto Re 2 1 350 microsecondi
3 Umberto Eco 6 4 380 microsecondi
4 Aldo Busi 24 8 550 microsecondi
5 Giovanni Verga 120 8 1 millisecondo
6 Michela Murgia 720 120 8 millisecondi
7 Italo Calvino 5 040 204 56 millisecondi
8 Valeria Montaldi 40 320 48 430 millisecondi
9 Giovanni Guareschi 362 880 4 320 4,4 secondi
10 Agnolo Firenzuola 3 628 800 233 280 1 minuto

Nel caso più semplice in cui, dopo aver scovato un certo nome proprio, per esempio Roberto, avanzino solo due lettere (per esempio e ed r) è evidente che l'unico cognome accettabile è re, in quanto, per le regole stabilite altrove, er non può essere considerata una parola italiana. Per arrivare a questa conclusione la macchina impiega circa 350 microsecondi, come a dire: niente, sulla scala dei tempi umani.

Con il crescere del numero di lettere, tuttavia, cresce anche il tempo di elaborazione, e purtroppo in maniera spaventosa (non esponenziale, però, come di solito si dice in questi casi, alludendo a sproposito ad una particolare funzione matematica). È comprensibile, allora, che un tempo di elaborazione troppo lungo sia inaccettabile per una interrogazione in linea.

Una liberatoria necessità

In Amalia Guglieminetti, per fare un esempio opposto a quello precedente, si celano, fra gli altri, i nomi Emanuela e Lia, i quali determinano dei resti lunghi rispettivamente 12 e 17 lettere. Chi legge perdonerà se non mi sono dato la pena di stimare il tempo astronomico che dovrebbe attendere chi è connesso al sito prima di conoscere tutti i possibili eteronimi anagrammatici della Guglielminetti.

E non basta. Ammesso che la macchina glieli presenti, è difficile credere che egli abbia la pazienza di esaminarli uno per uno. Se anche fossero il risultato di un resto di sole 10 lettere (come nell'ultima riga della tabella), e la corrispondente lista venisse scorsa al ritmo di un cognome al secondo, servirebbero 233 280 secondi, vale a dire un po' meno di tre giorni, ma senza dormirci sopra, naturalmente.

Per uscire da un tale spaventoso vortice di parole, che trasformerebbe il gioco in un incubo, mi sono adattato a questa liberatoria necessità: a seconda della lunghezza del nome e del cognome prescelto, e in base alla lunghezza dei nomi latenti che vi sono contenuti, la macchina ‒ pur presentandoli tutti ‒ consente di accedere alla pagina degli eteronimi solo per quelli che hanno dato luogo a resti lunghi fino a 8 lettere. Per tutti gli altri non resta che la carta, la penna e la buona volontà personale.