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I meandri del dominio sulla parola orale

Un po' di teoria (poca, però)

Credo che si possa riassumere il progresso delle parole scritte enumerando tre fasi fondamentali che l'hanno caratterizzato:

1. l'azione originaria di applicare una serie di segni convenzionali sopra uno specifico supporto materiale;

2. la ripetizione automaticamente di questa azione per ottenere la medesima serie di segni convenzionali sopra un numero pressoché illimitato di supporti materiali;

3. la registrazione di una serie di segni convenzionali in un generico supporto materiale per ottenerne un numero pressoché illimitato di copie sopra un supporto non determinato in anticipo.

La prima fase, evidentemente, rappresenta l'atto di nascita stesso della scrittura, mentre la seconda si riferisce all'invenzione della stampa e la terza all'avvento dell'informatica.

Impiegare delle definizioni così astratte non mi sembra un inutile vezzo, bensì un sistema utile per guardare con distacco al passato e soprattutto al futuro. Questo punto di vista, infatti, consente di aggiungere una sorprendente fase zero all'evoluzione della scrittura, e soprattutto suggerisce alcuni sviluppi a venire.

Per comodità ho radunato tutte le costanti e le variazioni del caso in una tabella.

fase segni specie del supporto originario natura del supporto originario specie del supporto destinatario natura del supporto destinatario
0 uno materiale determinata (pietra, avorio) materiale determinata (argilla)
1 una serie materiale determinata (argilla, pietra, pergamena, carta) non previsto non previsto
2 una serie materiale determinata (legno, piombo) materiale determinata (carta)
3 una serie materiale non determinata non determinata non determinata
4 una serie non determinata non determinata non determinata non determinata

E un po' di storia (ma sempre poca)

La scrittura fu inventata in Mesopotamia verso la fine del iv millennio a. C. Consisteva nell'imprimere sopra delle tavolette di argilla dei piccoli segni allungati e svasati verso una estremità.

Un paio di secoli dopo anche l'Egitto si dotava di un proprio sistema di scrittura che però impiegava segni più elaborati che venivano incisi sulla pietra.

Non è difficile riconoscere in queste notizie le caratteristiche della classica fase 1 riportate in tabella: una serie di segni veniva impressa su un supporto materiale e determinato (argilla o pietra) e con questo la cosa finiva lì. E scusate se è poco.

Tuttavia bisogna tenere presente che già mille anni prima, cioè verso la fine del v millennio a. C., sia in Mesopotamia che in Egitto, era uso comune incidere piccoli oggetti di pietra o d'osso con un segno convenzionale, necessari per sigillare, tramite impressione, delle cretule molto simili alle tavolette d'argilla che molti anni dopo sarebbero servite come supporto per la scrittura. Ci si può chiedere se questa pratica vada annoverata o meno fra i diversi sistemi di scrittura, ma non si può non osservare con una certa meraviglia che l'invenzione della stampa ‒ in un certo senso ‒ ha preceduto l'invenzione della scrittura.

L'elemento discriminante, secondo il mio parere, è costituito dalla quantità dei segni registrati. Un solo segno non può essere considerata una vera e propria scrittura ‒ ideografica, sillabica o alfabetica che sia ‒ che necessita di una serie più o meno cospicua di segni convenzionali, tuttavia non si può negare che i sigilli personali che i funzionari delle città mesopotamiche o egizie imprimevano sulle cretule per tenere memoria amministrativa della produzione agricola meritano di entrare con pieno diritto nel novero delle fasi attraversate dalla scrittura, dalla sua invenzione fino ad oggi.

Ma il merito dei sigilli sta anche nel suggerire che il progresso della scrittura si è svolto attraverso un incremento, sia quantitativo sia qualitativo, degli altri elementi che la contraddistinguono.

Anzitutto si è trattato del numero dei segni (passaggio dalla fase 0 alla fase 1) che ha permesso la nascita di una scrittura in senso proprio.

Poi è venuto il momento di moltiplicare il numero di copie prodotte, grazie all'invenzione della stampa intorno alla metà del xv secolo, che tuttavia ha mantenuto immutata la specie e la natura dei supporti adoperati (passaggio dalla fase 1 alla fase 2).

Con l'avvento dell'informatica, a partire dalla metà del xx secolo (passaggio dalla fase 2 alla fase 3), si è continuato a registrare i segni convenzionali della scrittura in supporti materiali (memorie meccaniche, magnetiche, ottiche) ma si è accresciuta la quantità e la qualità dei supporti destinatari, utili per la presentazione (video, carta con svariate tecniche di impressione, audio), e soprattutto non è più stato necessario determinare a priori la specie e la natura di tali supporti.

Affinché il processo sia completo, sembra che anche la specie e la natura del supporto originario debba andare incontro a forme di differenziazione e di smaterializzazione. In effetti, la diffusione dell'internet, a partire dalla fine del xx secolo, pare proprio preludere a questo fenomeno.

Il Disco di Festo ‒ per fare un solo esempio ‒ una affascinante e oscura testimonianza scritta risalente al 1700 a. C., è conservato in copia unica presso il Museo archeologico di Iraklio a Creta. Ma l'internet pullula di riproduzioni di questo famoso reperto archeologico, sicché anche se domani l'originale andasse sciaguratamente perduto, a risentirne sarebbe solo l'inclinazione umana verso il feticismo, perché la sua ubiqua presenza in rete ne consentirebbe comunque una eventuale decifrazione, dal momento che il Disco di Festo rimane un mistero.

Tutto ciò non può essere interpretato altrimenti che come una evidenza del processo in corso di smaterializzazione e delocalizzazione delle testimonianze scritte, a cominciare dalle fonti originarie. Gia oggi, infatti, è impossibile dire dove risiedano materialmente molte informazioni scritte presenti nell'internet: quest'ultima, infatti, le ospita nel proprio sterminato insieme in maniera fluida e trasparente.