Umberto Eco, Storia di Angelo Orso, 1992

Sì, avrei dovuto. E a poco a poco tutto

dovuto. E a poco a poco tutto mi è

stati regalati. Ma sino a che eravamo noi molto

ne acquistava ancor più a mano a mano che

ancor più a mano a mano che, come un

il Mare della Cameretta, a dispetto di ogni proporzione

proporzione Angelo Orso sedeva a bordo, Gulliver ubbidito e

spalliera del letto sottoponendolo a inenarrabili fustigazioni, che noi

mutilato del plantigrado iniziavano a uscire ciuffi di paglia

quel corpo malato incominciasse a nutrire insetti, forse colture

e fummo affettuosamente incitati a dar sepoltura a quel

incitati a dar sepoltura a quel rudere. Ormai doleva

in qualsivoglia situazione, esposto a quel lento sventramento e

quel lento sventramento e a quell’indecoroso defluire di

dalla cucina dava vita a tutti i radiatori di

lento e ieratico corteo. A fianco della caldaia erano

bombardassero la città, perché a quel punto si era

sostituito con una stufa a legna che riscaldava solo

radioline, che si cambiano a ogni stagione e non

dedicare quasi una vita a un solo oggetto magico