parolescritte
interroga:  scripta  ·  bsu  ·  civita

il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Enzo Striano, Il resto di niente, 1986

concordanze di «A»

nautoretestoannoconcordanza
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1986
intelligenza. ¶ Ma erano entrati a teatro mezzo vuoto, dopo
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sarebbe la classe dirigente. A Napoli.» ¶ Forse, pensò lei
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Maria Carolina. ¶ Fu solo a questo punto che il
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putiferio. Il re cadde a sedere con un: «Ah
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fogliate d’oro scivolavano a smoccolare. Paisiello attaccò l
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Il re faceva apposta a indugiare col binocoletto d
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come per scherzo, iniziò a battere le mani, scatenando
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che ridevano e rispondevano a tono. ¶ Il re sembrava
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dappertutto, in questo Regno. A Corte, nelle Università. Le
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dei nostri che aiutiamo a emergere.» ¶ «Io? Con un
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re, cioè Tanucci, pensa a costituire un’Accademia di
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ingegni migliori. Già esistono a Parigi, Vienna, Milano. Se
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Vienna, Milano. Se riusciamo a ficcarci dentro un po
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figlia di Maria Teresa?» ¶ «A te è piaciuta?» ¶ «Non
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fosse come sua madre... A ogni modo è importante
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Non capisco la scelta. A me Chiara pare semplicemente
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d’aiutare una regina a far la regina, come
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noi.» ¶ «Sarà. Io continuo a non capire la scelta
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Fa persino schifo, ormai. A quarant’anni sta buttato
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buttato in un dondolo a bere anice nel caffè
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cose potrebbero capitare anche a te. Come dice Brantôme
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il mento. ¶ 2 ¶ Si sentì a lungo scontenta di sé
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legami. Fin da piccoli. ¶ A volte in Santa Teresella
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voglia preti e monaci a strillare che per la
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fatto che nella Salata, a San Mattia, a Rosario
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Salata, a San Mattia, a Rosario di Palazzo esisteva
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Non era difficile individuarli: a portoncini loschi pendevano lanterne
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con un numero, davanti a molti bassi frasche di
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si doveva fornicare parecchio, a giudicare da madri di
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il gusto del congiungersi a un uomo il corpo
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goloso sapore della vita, a sperdere ripugnanze, a fruttare
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vita, a sperdere ripugnanze, a fruttare discolpe. Come avveniva
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un’assurda notizia, sgorgata a tradimento dagli abissi: se
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Primicerio. ¶ Stupefatta s’abbandonò a cattivo immaginare che, per
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il terrazzo dei Cassano, a notte, loro due chiusi
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ridicola! ¶ Come si fa a unirsi? Allargò le gambe
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Allargò le gambe, provò a immaginarsi un corpo estraneo
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quali s’era abituata a scrivere, le penne d
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epitalamio si sarebbe dato a stampa coi soldi degli
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arcana linea che, fino a quel momento, l’aveva
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Adesso chiunque aveva diritto a dire (come faceva lei
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potuto trarre idee, stimoli a pensare, acquisire convinzioni, da
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iscrivere. Avete anche opere a stampa, è più facile
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gli uomini avranno imparato a godere realmente dei beni
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perché è la ragione a dirlo, non le religioni
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è quella di riunirsi a gran tavolate, divertirsi. Dicono
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ci credo poco. Beneficenza a se stessi: fra loro
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abbia soprattutto interesse personale a che tu entri nella
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era trasferita la comitiva, a casa d’Angiola Cimino
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damascate, ricche di tavoli a intarsio, specchi, lustri clavicembali
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in apparenza. Appartenevano, tuttavia, a doviziose famiglie. Eleonora Fusco
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Forse, se fosse riuscita a emergere, il re le
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primavera 1768! Molte cose concorsero a renderla felice: il tempo
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ostentava anello con diamante a ogni dito peloso) chiamò
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ogni dito peloso) chiamò a raccolta il crocchio dei
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bianco panna, con pettorina a fiori ricamata. Alle orecchie
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nome pàrsole più significativo, a parte il fatto ch
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legato in cuoio vermiglio a nappe d’oro, dové
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Naturalmente s’eran scatenati a leggere versi tutti quanti
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Belforte in testa. Continuava a tenerla per mano, a
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a tenerla per mano, a starle addosso, anche mentre
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recitava un bel sonetto a coda che finiva ¶ E
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invadere lo Stato pontificio, a punire il papa per
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come già s’usava a Parigi, buccoli alla nuca
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re avrebbe di lì a poco incontrato a Portella
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lì a poco incontrato a Portella, per condurla sul
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abate Galiani. Dovette rassegnarsi a guardarlo passare: era piccolo
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nastrini rossi. ¶ Fu Jeròcades a venirle in aiuto. Da
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che Maria Carolina giungesse a Napoli. Spesso mormorava: «Quando
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caricaturale: «Dei Filaleti, ah. A Napoli ce ne sono
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vuole. Mon trésor» sorrise a Mariangela. «Toi aussi tu
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cuore.» ¶ Le altre continuavano a ridere intorno a Chiara
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continuavano a ridere intorno a Chiara Spinelli. In un
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in francese. «Non sta a Vienna, da quando s
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lei rise, aggiunse: «Domandate a Galiani». ¶ Un coretto schizzinoso
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Ferdinando?» «Speriamo gl’insegni a leggere e a scrivere
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insegni a leggere e a scrivere.» «Ma va’! Almeno
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qui l’aura enseigné à Sannicandro?» ¶ Si ghignò più
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di Palazzo. Lo va a trovare, lo aiuta in
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una delle sue manie: a ficcarsi un paio di
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altro. Certe volte arriva a sedici, fa due palloni
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ragazza e uditorio proseguì a gran voce un discorso
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Nel crocchio si tabaccava a tutta forza, discutendo della
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di ieri sull’ammortamento a favore dei coloni, quando
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come Maria Teresa fa a Milano. Questa è monarchia
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gonfio, la faccia sudata. A Galiani che rideva borbottò
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Abba’, m’avete pulezzato! A ciacchetto con voi non
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chiamata. Appena arriva, fujo. A Pietroburgo. Là, forse, si
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ne vai dobbiamo pensare a quella cosa nostra. Secondo
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dame. ¶ «Mo’ speriamo che a nisciuna le viene dint
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nisciuna le viene dint’a la capa de canta
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sapete che quest’anno a Napoli hanno accapponato più
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studiava, inquieto. Fu Galiani a spingere il maestro verso
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tuffo, del quale restò a lungo scontenta. E che
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Lo guardò mentre entrava a passo di carica, disturbando
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arte, intelligenza, bellezza, che a sua volta rigorosamente chiedeva
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vedere? Giganti? La razza a Napoli s’è guastata
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prepotenti, come bambini.» ¶ «Aspetta a conoscerli meglio» sorrise lui
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di nuova costruzione: bianchi a filetti d’oro, rosati
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mano i palazzi cedevano a muraglie di tufo, donde
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Da una parte iniziava a salire verso le colline
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fino al mare». ¶ Tornò a guardare il golfo. Solcava
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Ma fra poco saremo a Mergellina, vedrai meglio.» ¶ Una
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Mucchi di reti, nasse, a una banchina in legno
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di sacco. Ognuno portava a tracolla una banda di
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vela non tengo confidenza.» ¶ «A servi’, Monzù.» ¶ Tenne ferma
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sordo. L’uomo sedé a poppa, reggendo con una
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Facimmo lo giro fino a Trentaremi» indicò Vincenzo. Non
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crebbe. L’acqua cominciò a scorrere veloce contro la
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candide colonnine di rotonde a mare, pergolati, facciate rosee
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paranzella scivolò con dolcezza a pochi metri dalla costa
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metri dalla costa. Puntava a una scogliera su cui
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palazzo Donn’Anna. Cominciò a costruirlo più di cent
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rispedirono in Spagna, perché a Napoli aveva rubato troppo
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nel tufo, che spandeva a fior d’acqua tavolati
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Cosa doveva essere Posillipo a quei tempi! Degna del
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Caiola. L’Euplea». ¶ Giunsero a una grande cala immota
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vino, un po’ come a Ripetta. Anche qui chiasso
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fosse costui, Vincenzo continuò a spiegarle: più di cent
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loro futile esistenza, giocarono a governare Napoli secondo i
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chiazze d’umido, balconcini a pezzi. ¶ Vi formavano anello
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arroventato un’altissima antenna a forma d’L rovescia
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pensò impaurita, tenendosi stretta a Vincenzo. Altra gente, altr
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busto scoperto si pettinava a una finestra, mostrando seni
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carbone per stagnare pignatte a colpi di mazzuolo. Puzza
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grassa, le gambe simili a colonne di cera, friggeva
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in maniera lubrica. ¶ Allibì a un’occhiata nel basso
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zuf-zuf di pentoloni a stantuffo. Ragazzi galopparono verso
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facce stupide e allegre. A uno slargo folla infantile
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basso, portava un cappellino a merletti e sottogola, gonna
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gonna multicolore da pacchiana. A torso nudo, si reggeva
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ai pentolacci della Piedigrotta, a chitarroni dalle pance larghe
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tutti e quattro tornavano a cantare, facendo le vocine
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tanto sconvenienti e ridicole a un certo punto divennero
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Una vecchia s’affacciò a un finestrino, gridò: «Tornate
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sgarbato nel tirarla via, a momenti urtavano un gruppo
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lo comprimeva in bustini a stecche di balena e
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ora avrebbe potuto rispondere a qualcuna fra le domande
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di sempre, forse iniziava a comprendere il futuro. ¶ Aveva
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Di sera, quando restava a leggere e scrivere nella
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La seconda certezza? Continuare a leggere, scrivere, coltivare idee
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leggere, scrivere, coltivare idee. A Napoli le avveniva con
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quelli incontrati fin allora a casa sua, nello straordinario
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salotto Serra di Cassano a Monte di Dio in
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Ma non dovete fermarvi a Fontenelle. C’è un
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Non suggerite queste letture a una fanciulla così giovane
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spalle, si rivolse ancora a lei. ¶ «Io insisto perché
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intromise ironico, Pagano. Continuava a fissarla, si capiva che
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dico: come si fa a sostenere che l’anima
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con aria misteriosa. ¶ Andò a sedersi sul canapè accanto
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sedersi sul canapè accanto a vovó. Guardava, ascoltava, provava
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contenta perché si sentiva a proprio agio, in secondo
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baciò la mano come a una regina. Gli altri
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utopie». ¶ «Sono le utopie a fare il progresso» ribatté
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te non riuscirà mai a capirlo. Ti rendi conto
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ha ragione: troppi avvocati, a Napoli, troppi preti, niente
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ateniese o spartana! Qua, a Napoli!» ¶ Alzò la voce
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alla Vicarìa! Meglio ancora, a ’mpennere al Mercato, e
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e Tanucci li proteggono, a fa’ fottere pure loro
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momento, questo succede solo a Napoli. Nemmeno nella civilissima
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E noi che siamo? A me m’è mai
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m’è mai venuto a chiamare, Tanucci? È andato
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Tanucci? È andato mai a chiamare Meola, Jeròcades...» Esitò
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Meola, Jeròcades...» Esitò, aggiunse, a fatica: «Pagano, te?». ¶ «Ma
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finadesso?» disse Sanges, ironico. «A Napoli vi conosce qualcuno
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fu vuoto. Mentre aiutava a ripulire, ancora calda d
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nei quartieri più infelici, a me piace per questo
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Lenòr. Il mondo tende a cambiare. In bene, almeno
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della chinea, che qua, a Napoli, è importante.» ¶ Mamãe
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Ora basta, Lenorzinha. Andiamo a cena.» ¶ I profili un
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agli altri, non pensa a sé. Per questo, tuttavia
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pare che...». ¶ Lui scoppiò a ridere. ¶ «Io son fuori
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nell’unica terra rimastaci, a Sarno, per spremere un
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e mandarla quasi tutta a me, che non studio
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gli Aragonesi li regalavano a cani e porci. Magari
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la gente di lettere a Napoli è, in genere
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sono, Napoli dovrebbe sopperire a tutto. Ma non sa
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lo scambio. Sapete che a Londra da non so
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nei telai? Fabbricano macchine a vapore, producono chilometri di
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re di Sardegna, o a Milano, con Maria Teresa
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e l’abate Galiani. A ogni modo i servizi
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dovrebbe offrire queste cose. A tutti. Però occorrono soldi
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È riuscito, in parte, a fargli pagar tasse, vuole
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di costrutto, Napoli continua a non servire a nulla
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continua a non servire a nulla. In fondo nessuno
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In fondo nessuno sa a cosa debba servire. Forse
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scialacquarvi le rendite, giocando a reversino, correndo dietro le
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Sanges davvero l’aiutò a conoscere luoghi della città
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di fine inverno. Percorsero a piedi Santa Lucia fino
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rugginose, pescatori dai berretti a calza color castagna, seduti
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accordo con Ferdinando. Va a pescare con loro, vende
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lamentò, delusa, Sanges tornò a ridere. ¶ «Chi credevi di
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arrivata a Chiaia, fermandosi a contemplare il passeggio elegante
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tapezzati di moerro, con a bordo tricorni gallonati, costosissime
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collo ricamato in oro. A fianco gli sedeva un
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tricorno azzurro sul parruccone a buccoli. ¶ Le parve che
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chiari e indifferenti. Continuò a contemplarlo, il ragazzo mostrò
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corruccio nella fronte, accennò a voltarsi, mentre la carrozza
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era rimasta lì, dritta, a scrutarlo, senza neppure accennare
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Si mosse con cautela. A casa s’accorse che
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gialliccia nonostante il talco), a Minichiello uscito per ossequiarlo
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andava con le figlie a messa in Sant’Anna
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Sant’Anna di Palazzo, a piedi, e spazzavano scale
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ricevevano, ossia s’intrattenevano a giocare d’azzardo e
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marchesa Pimentel de Fonseca a favorire nelle loro dimore
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Tio Antonio aveva cominciato a invitare pochi amici, questi
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con chiunque le capitasse a tiro, su qualsiasi argomento
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anche se venne ammessa a parteciparvi dopo qualche tempo
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ch’ebbe fatto leggere a tio Antonio i versi
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un po’ componeva. Già a Roma, nascostamente, aveva osato
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blu. ¶ Nessuno era riuscito a spiegarglielo. Papài aveva risposto
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trovò coraggio per parlarne a tio Antonio. Chissà perché
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legati in pelle nera a fregi d’oro: una
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i poeti si divertissero a scandagliarli. La colpì il
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lei non avrebbe conosciuto. A casa sua mai concepite
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incipriati, cache-bâtard, bustini a scollo, nèi, ventagli. Quando
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però sarebbe stato bello... A Napoli c’era, e
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immaginarsi sposata. Con chi? A volte meditava su personaggi
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tempo, Enea, ¶ che Dido a te pensò... ¶ Nei giorni
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altri s’era provata a rappresentare paesaggi e tipi
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l’abitudine di rileggere, a distanza di tempo. Salvava
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Fonseca. ¶ Tio Antonio continuava a impartirle qualche lezione, ma
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Una sera titìo venne a raggiungerla nella cucina comune
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tio Antonio si mise a osservarla, gli occhi ridotti
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osservarla, gli occhi ridotti a fessura. S’abbottonò il
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muscolose fasciate dai calzoni a tubo. Parlava fitto con
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alla Bruto. Di lì a poco apprese che si
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vi siete lamentati che a questo nostro salotto fosse
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Giordano, alzandosi, e venendo a contemplarla da vicino. Le
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aperto, poco napoletano. Rivolgendosi a lei spiegò: «Questo è
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pericoloso. Non bisogna starlo a sentire, perché è del
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Brava! Così si risponde a questi conformisti! Ce li
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per un attimo. Scappò a pigliare il suo quaderno
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aprì il quaderno, lesse: ¶ A Le Bovier de Fontenelle
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tua etade, ¶ propagando altresì a piccioli ingegni ¶ il verace
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infinito ¶ emuli in tutto a limpido diamante ¶ vortici senza
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spingono il mondo, ¶ anche a me, Fontenelle, illuminasti ¶ il
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1986
sospira. ¶ Mentre s’avviava a conclusione, si sentì nuovamente
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labbra asciutte, il cuore a sbalzi. ¶ Un attimo di
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Le pesò. Fu Sanges a intervenire: «Ci avete sorpreso
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1986
di cartone dipinto sospesi a spaghi, cercando di calzarli
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secco di mille tamburelli a sonagliera, dal soffiare di
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di mille pentole simili a quella vista sul carro
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1986
si vendeva di tutto a una folla rissosa e
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1986
rosta di paglia, saltava a scoperchiare i vapori d
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1986
e semplice, che andava a mescolarsi ai mille fluttuanti
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1986
de la Colonna. ’Nculo a santo Panaro.» ¶ Si procedeva
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1986
di cocomeri verdi, gialli, a cataste. Salivano ai primi
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1986
si risvegliava. Vide soldati a cavallo che caricavano bande
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1986
energumeni in berretti rossi a calza. Li spingevano verso
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1986
prati smeraldini oltre cancelli a gigli d’oro. Accanto
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1986
suonando, per spinta naturale, a precipitarsi laggiù, verso quella
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scapricciava le torce, incitava a garrire le bandierone a
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a garrire le bandierone a gigli d’oro. ¶ La
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aria dolce della piazza a tanfo umidiccio afoso. Dall
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1986
sconnesso, ogni tanto scivolava a causa del rigagnolo melmoso
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passava davanti abitazioni spalancate a livello di strada. Ne
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1986
folla si disciolse. ¶ Giunsero a un punto in cui
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ppoco e siamo arrivati a Santa Teresella.» ¶ Imboccarono il
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bianche, un altro accanto a lui faceva luce con
261
1986
attesa, il cuore prese a batterle forte. Ebbe voglia
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1986
Ebbe voglia di mettersi a piangere. ¶ 1 Ammalata di scolo
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1986
di scolo. ¶ 2 San Michele a Ripa, antico ospedale per
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1986
cortiletto, quattro bassi adibiti a rimesse e stalla. Negli
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1986
ebanista intagliatore; in quello a fianco del conchiglione in
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L’appartamento Fonseca uguale a quello Lopez: cinque camere
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1986
no cuofano de pazienza. A Napoli la mano d
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giorni li accompagnava simile a ombra, mostrandosi servizievole e
269
1986
giù, oltre i tetti a terrazza, che si chiamavano
270
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s’intravedeva, in mezzo a ciuffi d’alberi, una
271
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dei panni, che garrivano a un piccolo vento marinaro
272
1986
e qualità migliori che a Roma, specie per il
273
1986
d’un pane simile a quello indimenticabile di Formia
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1986
norma: si ripetevano uguali a ogni inizio di giornata
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1986
Perché imparò, di lì a qualche mese, che anche
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brache rimboccate alle ginocchia. A Napoli li chiamavano così
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due grana. ¶ Mestieri inverosimili a Napoli ce n’erano
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ce n’erano parecchi. A Santa Teresella ogni crepuscolo
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poi una gran botte a stanghe e ruote. Emanava
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infine un meraviglioso tuppo a cèrcine, picchiettato da spillini
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Scriminatura bianca, perfetta, solcava a mezzo il cranio, le
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luce gli uomini diretti a Toledo per la campata
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quotidiana. ¶ I saponari cacciavano a fatica il carrettino per
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venditori di fusaglie, come a Roma (qua le chiamavano
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alla Platea della Salata, a San Mattia, al Monte
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qui non era come a Roma. Non aveva paura
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S’era spinta anche a Santa Maria degli Angeli
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di Dio. Era arrivata a Chiaia, fermandosi a contemplare
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anche il mare. Provò a dilatare nella memoria l
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veduto. ¶ Pensò infine che a Napoli esisteva un re
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un’enorme parrucca bianca a buccoli, come nel ritratto
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un giardino. O giocare a volano. ¶ Per un po
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il piccolo re somigliasse a Miguelzinho, ma biondo. Indossava
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Tutti e due scoppiarono a ridere, fragorosamente. ¶ 4 ¶ Bisognò prima
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e spedirlo per corriere a Napoli, dove s’era
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lisce, color del burro. ¶ «A’nvedi li lattarini de
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Mandò un bacio mentale a quel sepolcro, mentre la
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fatto proviste? De qua a Teracina nun se potemo
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sospesa. Quasi di lì a poco dovessero inoltrarsi per
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Con lunghe picche andarono a pungere bufali che s
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osservò titìo. «Come fanno a vivere in simili contrade
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curvò, costringendo la diligenza a girare, con stridio di
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tutti? ¶ «Quella più vicina a destra non è un
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che respirava il mare a bocca semiaperta. Sulle vecchie
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garriva un bandierone bianco, a gigli d’oro. In
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attentissima. Si stava dunque a Napoli, nel grande Regno
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Regno ove sarebbe andata a vivere, quegli uomini erano
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mano i viaggiatori scendevano. A vovó si piegarono le
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dei soldati si gettò a sostenerla. ¶ «Grazie» disse lei
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Le sarebbe piaciuto ripeterlo a voce alta, per controllare
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finale. ¶ “Statte bbuono” ridisse, a mente perché si vergognava
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trovò un trucco, esclamò a Miguelzinho: «Hai visto come
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bbuono.» ¶ Titìo si mise a ridere. ¶ «Non sei nemmeno
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lingue.» ¶ Fu contenta, continuò a ripetersi in testa quel
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Perché è bello augurare a uno d’“essere buono
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Un po’ salato, mentre a Roma lo facevano friabile
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ruote, ossa dei passeggeri. A Capua cambiarono cavalli e
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intenerisse di rosa. Ma a Caserta s’incantò per
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frasche, pennacchi, e recavano a bordo sfatti contadini in
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diligenza dové poi accodarsi a un protervo carroccio che
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corpacciute, sgargianti, agitavano tamburelli a sonagli, crocchiavano nacchere. Ogni
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intendeva dire. Forse augurava a quei villani che morissero
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luminosi del presepe palpitavano, a volte si scindevano in
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facciata lo stendardo bianco a gigli d’oro. Imprecazioni
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e giberne bianche teneva a bada, oltre i ferri
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loro. Tio Antonio andò a parlamentare con uno di
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poi sparve. Di lì a un istante titìo venne
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cortesia, furbizia. ¶ «Llà ’ncoppa. A mano destra» disse, indicando
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chisto casalone. È comme a Dio e comme a
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a Dio e comme a lo pate.» ¶ «Ah.» ¶ «Però
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la jornata per scendere a Napole!» ¶ La vettura tremò
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cocchiere si trasformò, prese a vibrare sferzate a destra
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prese a vibrare sferzate a destra e a sinistra
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sferzate a destra e a sinistra, con cattiveria, e
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sinistra, con cattiveria, e a lanciare insulti. ¶ Eran giunti
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folla. ¶ La carrozza faticava a muoversi. S’era in
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a Mimma ¶ PARTE PRIMA ¶ 1 ¶ «Meu
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di Tevere, poi spazzavano a secchi d’acqua, facendo
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vedeva canne e olivastri a riva di Trastevere, le
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e corde. Era attraccato a un pontile per due
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il mulino avrebbe preso a navigare, spinto dalla corrente
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folla tumultuava, insultava, provava a spezzare le alabarde dei
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diaconi agitò pergamene, accennando a buttarle. La folla ruggì
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parlarne, da vovó Eleonora a papài, allo zio abate
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di Ripetta, per mungere a ogni ballatoio. ¶ Amava ficcarsi
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con Miguelzinho nella folla a Ripa. Negozietti, antri di
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sorridevano, specialmente le donne. ¶ «A’nvedi, core mio, ’sta
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Ce se’ ita mai a Piazza Navona?» ¶ 2 ¶ Via via
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anche lei era passata a studiare con tio Antonio
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antica, candida città, simile a quelle immaginate leggendo. E
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che rimaneva di Roma. A fissarle bene si rivelavano
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titìo aveva dovuto chiedere a un contadino il permesso
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parve che di lì a poco, nonostante tutto, quel
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valente, cosa poco facile a Roma. Avrebbe potuto imparare
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i Gesuiti dal Portogallo. ¶ «A unica coisa boa que
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il suo solito cominciò a piangere, torcendosi le mani
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piangere, torcendosi le mani. ¶ «A desgraça nos persegue» ripeteva
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Dom Francisco che ordinerà a tutti i Portoghesi di
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che tutto ciò torni a vantaggio della famiglia. Ieri
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Pereira consiglia di trasferirsi a Napoli.» ¶ «Para Nápolis!» ¶ La
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di rasserenare. Si rivolse a sua madre, fintamente risentito
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Solo per me, quindi, a Napoli ci sarà da
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ne sont déjà plus à la mode à Naples
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plus à la mode à Naples. Aujourd’hui Genovesi
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Galiani sont les écrivains à la mode. Les Napolitains
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Voltaire.» ¶ «Quel pays! Et à Naples il vont au
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Napoli ha infiniti difetti. A ogni modo Sâ Pereira
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Mais oui» e continuò a spiegare: «L’aiuto che
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dal libro della Fidalgheria. A Napoli badano alla nascita
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e Miguelzinho, José, Jeronimo, a suo tempo potrebbero entrare
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varranno un bel nulla a Napoli, se Tanucci non
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Dopo cena avevano mandato a letto i ragazzi, il
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delle bucce di cocomero, a quello un po’ acre
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Provò leggera angoscia. Pensò a tio Carlos, a tia
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Pensò a tio Carlos, a tia Michaela, alle loro
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quando, piccolissima, non riusciva a dir bene il proprio
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batista, già intrisa, provò a sollevarsela sulle gambe, ad
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se stessa, s’obbligò a recitare un atto di
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chiarore s’era soffermata a guardarsi il piccolo ventre
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Come avrebbe potuto confessarla a tio Antonio, raccoglitore dei
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ma tenace memoria. ¶ Continuavano a parlare, ne udiva le
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ragazzina che sta imparando a vivere, quella d’una
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le braccine che cominciavano a tornirsi. Non ne sapeva
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da qualcuno. Si provò a figurarla. C’era anche
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prego” singhiozza senza lacrime a quel bambino che torna
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quel bambino che torna a lei, con la sua
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estrema immagine, tanto simile a questa di papài. Segno
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oh no, riuscirò appena a pagare la Confraternita. ¶ Indugia
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per impedire il sopravvento a quelli. Che annullano in
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pesante, per il ventre a cupola, teso. Un piacere
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di molte cose. Dio, a questo figlio quanta gratitudine
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Lei cercava d’interpretarli. A volte non riusciva, allora
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Farà così, sempre più a lungo. Fin quando non
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la portinaia era corsa a chiamare, agli strilli disperati
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un brivido, si mette a piangere. ¶ Lui la fissa
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in quella di lei. A chiedere risposta. ¶ «Che stai
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del mondo...» ¶ Si mette a baciarlo piano sul volto
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di forzate attenzioni, passeggiate a Chiaia per vedere i
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Ma lei era portata a fidarsi: gli onesti pensano
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era carico di debiti. A volte non tornava nemmeno
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il bambino, si chiudeva a leggere, a scrivere, in
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si chiudeva a leggere, a scrivere, in camera sua
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E una lettera addirittura a Vienna.» ¶ «Non va mai
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Vienna.» ¶ «Non va mai a la chiesa. Non vo
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dicere lo rosario.» ¶ Spifferavano a voce alta, per sfregio
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si spendono troppi denari a lettere, libri, po’ se
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volumi dell’Encyclopedie ordinati a Coppola. Andò su tutte
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nonostante avesse lodato Dio a gran voce, perché gli
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rosse dalla piccola casa a San Carlo delle Mortelle
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buona. ¶ Quanto era bello a otto mesi: paffuto, roseo
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Ma con quel marito... ¶ A volte Tria non tornava
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mezzogiorno. Pretendeva mangiare, andava a letto, manco si curava
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lui, da grande. Schierato a fianco di sua madre
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volta Tria si mise a sbraitare perché il piccolo
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Lo metti sempre contro a me! Manco la parlata
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Il bambino si mise a piangere. Lei se l
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provocazione: «Filinho, vem com a maezinha. Nao fica com
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stronzate ca’ leggi ’ncoppa a chilli libri de merda
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chilli libri de merda! A Napoli i figli se
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ha forza per alzarsi a rifornire il serbatoio. Getta
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Getta un’occhiata stanca a papài, che dorme sempre
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con le mani. Quasi a non risentire gli urli
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sorte aveva pazzamente destinato a farsi male. ¶ «Tu l
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Cento volte al giorno a lavarlo. Tutta quell’acqua
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ritornato. ¶ Risente, ansando come a un incubo, le note
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del bambino (l’andava a trovare quotidianamente nella parrocchia
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quella Messa. ¶ Cominciò allora a diventare vecchia: grigia nelle
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sembrò averne compassione: restò a casa, le rivolse la
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Sua Eccellenza Acton viene a sapere come sto ridotto
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irlandese – spiegò Tria – venuto a sistemare esercito e flotta
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Una parola buona...» ¶ Anche a letto si riavvicinava, riprovava
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letto si riavvicinava, riprovava a toccarla, dopo tanto tempo
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Sì» mormorò, inginocchiandosi accanto a Pascual. ¶ Si sentiva vuota
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dovuto confessarsi, mormorando banalità a un’ombra dietro una
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apprensione che, di lì a poco, avrebbe dovuto comunicarsi
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antica, ma era bella. A tratti malinconica, o era
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che provava tristezza? ¶ Fino a quel momento era stata
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qual mondo obbligatorio, accanto a gente ignota. ¶ Le balzarono
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cognate, come li vide a Natale. Isabella, la più
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e monsignor Rossi iniziava a salmodiare, seguito in coro
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li scodellarono di lì a poco a casa Tria
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di lì a poco a casa Tria. ¶ Nonostante gli
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eran poi una spillino a girasole con smeraldo e
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tirò avanti, si mise a vantare gli spilloni, le
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E questi vi piacciono? A voi che ne capite
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braccialetti sottili, coi ritratti a smalto dei sovrani. Pascual
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arcigne, taciturne cognate conosciute a Natale potessero trasformarsi a
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a Natale potessero trasformarsi a quel modo. Gorgogliavano risate
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la fissavano, si voltavano a chiacchierare fitto, ridevano, tornavano
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chiacchierare fitto, ridevano, tornavano a fissarla. ¶ Anche Pascual diventava
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direzione. Lo sentì rispondere a una donna che gli
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sussultare, in risata tremenda, a momenti s’affogava nel
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grasse. ¶ Dovettero poi andare a salutare don Francesco, in
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del vecchio si gonfiava a cupola sotto la coperta
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volse neppure. ¶ Pascual andò a scostare un lembo del
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Il letto monumentale: testiera a scudo di ferro blu
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un grosso, nero lume a petrolio, Tria andò ad
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spogliare pure tu.» ¶ Riprese a sbottonarsi. Sempre ansimando si
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Tria rimise il vaso a posto, si voltò. Disse
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quello». ¶ Arrivò Tanella, recando a fatica un braciere rosseggiante
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rosseggiante, Pascual l’aiutò a sistemarlo. ¶ «Qua. Dalla parte
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sempre più frequente. Prese a baciarla con la lingua
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i cordoni delle mutande a calzonetto, gliele scese. Lei
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però, durò poco. Presero a rimbombarle dentro, sempre più
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occhi contro la volta a cupola che biancheggiava nella
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prepotente di Tria. Continuò a interrogarsi, mentre lui le
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denudò il petto, prese a giocare con le punte
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stupita. Le spiegò che a Napoli s’usava, dopo
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se ridere o continuare a protestare. La tensione del
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sono sempre chiamata Lenòr. A me piace di più
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Tria. Domattina ti porto a vedere la carrozza nuova
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per te. È bella: a quattro posti, fuori è
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per gli ufficiali andiamo a Corte. Tu sai giocare
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in una piccola camera a Sant’Anna di Palazzo
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illuminata da un lumicino a petrolio, accanto a un
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lumicino a petrolio, accanto a un letto nero nel
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da tre settimane. ¶ Torna a sedersi, resta immobile a
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a sedersi, resta immobile a guardare il labile segno
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uomo nel letto. Giunta a Roma la disperata lettera
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fermata. ¶ Serra gli occhi. A chiamare il grande sonno
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al vicolo delle Chianche a Toledo, però c’era
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frastornato e stanco, faticava a tener dietro ai clienti
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lacerto di carne fatto a pezzi. Dentro la pentola
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buttare quelli di zita, a papài e titìo piacevano
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occhi ghiotti. ¶ La fulminarono a tavola. ¶ «Lenòr. Ci siamo
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suo padre, don Francesco, a conoscerti e stendere i
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Dové badare da sola a tutto. La notte dormì
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Sudò tutta la giornata a ripulire la stanza per
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vennero bene: s’asciugavano a chiazze. Ne salvò tre
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Carlos, portò il brodo a vovó che ormai non
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fornello. Stette tre ore a rigirarlo, mentre l’odore
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di pensieri, non riusciva a rincorrerli. Una sensazione la
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esistenza le sembrava prossima a chiudersi. Per riprendere poi
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per cedere il posto a un’ignota signora a
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a un’ignota signora a lei identica solo nell
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di due trentasei. Beh, a trentasei anni un uomo
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ardente sul focolare. Scappò a guardarsi nello specchio: era
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pomeriggio della visita tremava. A scacciare ogni cattivo odore
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odore aveva tenuto spalancati a lungo finestre e balcone
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nervosi. Riflettevano in silenzio, a ogni rotolio di carrozza