Vittorio Alfieri, Don Garzia, 1789

al fin lo uccise, — Ah! gli odi altrui previeni

costoro ¶ di sangue avari. Ah! ben tel dicon essi

rinserri. ¶ Eleonora ¶ Ingiusto amore? ah! se pur v'ha

ognora ¶ al nuocer presta: ah! degli estrani a danno

un simil fallo. ¶ Cosimo ¶ Ah! farvi ¶ nulla potrebbe traditori

oltre il dover durasse? Ah! non ne prenda ¶ pensiero

Men pregio, almeno. ¶ Diego ¶ Ah! non perduto ancora ¶ stima

puote ¶ in chi obbedisce. Ah! potess'egli entrambi ¶ svellergli

rubello, infame, scellerato. ¶ Cosimo ¶ Ah! vero ¶ parli, pur troppo

assai diverso... ¶ Garzia ¶ Diverso, ah! sì, da quel che

virtude a laudarlo? ¶ Garzia ¶ Ah! poiché credi ¶ ch'io

Giulia intende ei forse? Ah! sì: qual pegno ¶ a

petto ¶ del misero Salviati. — Ah! perché figlio, ¶ Cosmo, a

Cosmo, a te sono? ah, nol foss'io! ben

Che fai? ¶ Che tenti? Ah! cessa... ¶ Garzia ¶ Anzi che

duri ¶ strazi il riserbi: ah! ben sai tu, se

d'amistà finta?... ¶ Piero ¶ Ah! non s'udia più

Ed io vivrommi?... ¶ Piero ¶ Ah!... m'odi. ¶ Chi te

messo. — ¶ Risolvi; omai risolvi: ah! pensa in quanta ¶ mortale

E svenarti il padre?... Ah no, nol posso... ¶ Eppur

via m'apriranno. ¶ Piero ¶ Ah! no... ¶ Garzia ¶ Ma pure

cor gl'invade? ¶ Piero ¶ Ah! non è nuova: ei

infame ¶ meco verranne. ¶ Diego ¶ Ah! no, nol far: deh

troppa ei farebbe. ¶ Piero ¶ Ah! sì; ne tremo anch

io il taccio... ¶ Garzia ¶ Ah! parla: ¶ misero me! tremar

fuggir?... Dove mi ascondo?... Ah! come ¶ omai di Diego

libertà d'altro innocente. Ah! dimmi; ¶ riposto hai Giulia

fuggi, o figlio... ¶ Garzia ¶ Ah! no, non fuggo. Il

di Garzìa. Che festi? ¶ Ah! ben tu il sai

Il petto ¶ eccoti... ¶ Eleonora ¶ Ah! ferma... ¶ Cosimo ¶ Muori. ¶ Eleonora