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esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Giovanni Crisostomo Trombelli, Le favole di Fedro liberto d'Augusto [traduzione da Fedro], 1735

concordanze di «Ch»

nautoretestoannoconcordanza
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dure leggi avvinto, ¶ Ciò ch’Esopo inventò, resi più
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tai grida il richieser, ch’e’ ridendo, ¶ Un picciol
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Pavone. ¶ Per insegnarci, anzi ch’ambir l’altrui, ¶ De
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Una di quelle allor ch’avea sprezzate: ¶ Spiacerti non
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una Pecora, ¶ (Che più ch’altro animal le ingiurie
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Volpe innanzi alla Scimmia. ¶ CH’ad un, s’è
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rapito ¶ Tu Volpe ciò ch’accortamente nieghi. ¶ FAVOLA XI
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intimorisca, ad esso impone; ¶ Ch’ei prese nel fuggir
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aita ¶ Mi recò ciò ch’a torto ebbi in
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qual è vostra follìa, ¶ Ch’a lui fidar non
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simile a lui, ¶ Anzi ch’assicurarti, ordisce inganno. ¶ * Con
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un dì costretta ¶ Verrà ch’io sia; dove dovrò
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L’ottien; ma allor ch’il luogo vuol per
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insultaro, mi dolse; ma ch’un vile ¶ Disonor di
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Cane a lui rivolto, ¶ Ch’io taccia, dice, tu
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farei, se quel desio, ¶ Ch’hai di mia carne
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a cena ¶ Una Cicogna, ch’apprestar si vide ¶ In
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augello: invan ti lagni, ¶ Ch’altri il tuo esempio
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la radice: ¶ Nel cavo ch’è nel mezzo, partoriti
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ma se vien quel ch’ha cent’occhi, ¶ Fia
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Pur questo ottenni almen, ch’ei sol non fosse
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merta, a me rispondi, ¶ Ch’un sol momento al
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lui ¶ Più di ciò ch’egli scrisse, inventar seppi
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i rimasugli ancora! ¶ Ciò ch’io dir voglio, sa
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Ma la Pantera, poi ch’ebbe col cibo ¶ Ristorate
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stringe. ¶ Anzi vo’, dice, ch’ogni dì lo specchio
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eccidio estremo: ¶ Dunque pria ch’al giudicio alcun t
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il persuada, ¶ Ciò narrerò, ch’a mia memoria avvenne
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sovra ogni altro, ¶ Ciò ch’altamente sa che il
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il cuor gli pugne, ¶ Ch’a un drudo in
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ove la moglie ¶ Dorme, ch’il figlio vuol ch
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ch’il figlio vuol ch’ivi pur dorma, ¶ De
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pote ¶ Rattener il furor, ch’il cuor gl’ingombra
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alcuno vi dorme: allor ch’a certi crini ¶ S
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Sembra oscurar l’eredità ch’ottenne. ¶ Ma chi quella
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i Giudici, ¶ Pregano Augusto ch’ei, disciolto il nodo
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giuramento aita. ¶ Le tenebre ch’avea calunnia avvolte ¶ Sgombrate
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un malvagio. ¶ DI due, ch’eran venuti a lite
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ingiurie, ¶ In ciò, di ch’era privo, il punge
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ciò a l’uom, ch’il suo fallir gli
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maschio, perchè tal nascessi, ¶ Ch’ognor del macellajo il
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colpo attenda. ¶ Come vuoi ch’anzi quella apprezzi, ed
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il beveremo. La Cicala, ¶ Ch’ardea di sete, appena
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Minerva, ognun dica ciò ch’ha in grado; ¶ Ch
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ch’ha in grado; ¶ Ch’io per le frutta
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l’altro pervenne, ¶ Vide ch’un Uom non riputollo
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tu lo scopra; ¶ E ch’io nol finga, mostrerà
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che con parole, ¶ Ciò ch’ottener non può, biasma
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malgrado il freno vuol, ch'ei soffra. ¶ Egli allor
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madre; ma con patto ¶ Ch’il retaggio ugualmente a
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balìa loro. ¶ Allor poscia ch’il tutto avran consunto
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donna ¶ Più Giuristi ricerca; ch’a le figlie ¶ Come
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genio avverse, e quel ch’ottenne ¶ La bevitrice, d
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Palla Argo la nave, ¶ Ch’a Barbari in lor
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dunque, o leggitor Catone, ¶ Ch’unqua a te piaccia
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non risplenda de’malvagi; ¶ Ch’altro indi s’accenda
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XIV. ¶ Prometeo. ¶ ONde fia, ch’a mollezza alcuno inclini
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A disgiunto formar ciò ch’onestade ¶ Con vesti ricoprire
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Strazj soggetta. Il pan, ch’a lor si porge
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di baston cacciati fuora, ¶ Ch’a’ suoi riedano, Giove
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ed apre. ¶ Chi ciò ch’have di prezzo, e
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suo parlar lo addita, ¶ Ch’avidissimamente a se lo
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il miglior mi godo. ¶ Ch’hai tu di somiglievole
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la daran risponde, ¶ Quei ch’ebbero due parti di
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venga incontinente; ¶ Giovargli assai, ch’e’ non frapponga indugio
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ia mente starà, fin ch’avrò senno. ¶ LIBRO QUINTO
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l’indovina mente, ¶ Ciò ch’io omisi per fama
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diletto ¶ Udir le favolucce, ch’Esopèe, ¶ Non più d
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atro livore. ¶ Che tu, ch’altri a te egual
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a lui diedi ciò ch’io dar dovea, ¶ Perchè
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il posi. ¶ Siccome avvien, ch’a tempi nostri aggiugnete
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Al tuo valor so ch’affidar non dessi. ¶ * Ne
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n’abbia. ¶ * Non egualmente ch’avvertita offesa, ¶ Quella che
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Giullar, tal ne promise, ch’unqua ¶ Per l’addietro
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verro in seno asconda. ¶ Ch’apra il mantel si
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Calvo accorre, ¶ E ciò ch’hai trovo dipartiam, gli
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se stesso prende ¶ Opinion, ch’oltre il dover lo
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morto talun l’accerta; ¶ Ch’a momenti s’attende
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fui, ¶ Commendi, e quel ch’or più non son