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Domenico di Giovanni, [Sonetti], 1449?

concordanze di «Che»

nautoretestoannoconcordanza
1
1449
Catone, ¶ Nè trovo mal, che 'l mio sdegno raffreni
2
1449
e preso tal conforto, ¶ Che Dario non fè mai
3
1449
ne' gamberi si specchi, ¶ Che sempre portan l'acqua
4
1449
fatti un poco avanti, ¶ Che per non far a
5
1449
Anno sì gran secco, ¶ Che molte Aringhe son morte
6
1449
fra gambe al prete, ¶ Che sovente converte l'uomo
7
1449
grande, e sterminato Anteo, ¶ Che par che Pesellin se
8
1449
sterminato Anteo, ¶ Che par che Pesellin se ne vergogni
9
1449
penitenza a un Villano, ¶ Che gli studj sei mesi
10
1449
potature: ¶ Ma il Repole, che 'ntese le misure ¶ Sì
11
1449
ei sarebbe caso strano, ¶ Che una zucca con suo
12
1449
Spricch ¶ Disse il Nocchier, che calava le vele, ¶ Oh
13
1449
il Dricch? ¶ Ben fai, che Locch, e Licch, ¶ Parlar
14
1449
nelle mani un Frate, ¶ Che fa 'l dì quattro
15
1449
portan sigilli; ¶ Se non che le lamprede in un
16
1449
mi duole ¶ Nè sò che medicina mi vi faccia
17
1449
Poponesse. ¶ La paglia poi, che si vende a covoni
18
1449
due; ¶ Ed è ragion, che se ne piovon piue
19
1449
giue ¶ Puntando i solchi, che non eran pari; ¶ Dottorato
20
1449
gli facean gran ressa, ¶ Che vien loro fame veggendol
21
1449
Monsignor l'ha promessa, ¶ Che la vuol dare omnino
22
1449
dentro la mascella ¶ Con che Sansone uccise il popol
23
1449
fra' Bufoli a Quaracchi, ¶ Che ne staranno in pace
24
1449
ben co i Giacchi, ¶ Che se potranno, s'usciran
25
1449
a Bologna lo 'mpara, ¶ Che d'ogni legge si
26
1449
Tornar verso Aspramonte più che 'n fretta: ¶ Però che
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1449
che 'n fretta: ¶ Però che la berretta ¶ Del Doge
28
1449
fecion sì gran bollore, ¶ Che le cicogne con molto
29
1449
giallo il colore, ¶ Disse: che pur pisciate Lun'Albana
30
1449
Danubio varca: ¶ E poi che cantò Parca, ¶ Non debbe
31
1449
la gran turba sconsolata, ¶ Che fa Giustizia al cicalar
32
1449
ma tu m'intendi, ¶ Che vuol dire, che l
33
1449
intendi, ¶ Che vuol dire, che l'uno all'altro
34
1449
Chi piglia moglie pur che si difendi ¶ Frate Cappuccio
35
1449
a uno, ¶ E ben che 'l nome n'abbiano
36
1449
pelo in verso te, che sia più calda. ¶ Questa
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1449
se tu fussi difettoso, ¶ Che la Natura non ti
38
1449
de' destini, ¶ E trovo, che le pillole di gera
39
1449
a i crini. ¶ Quei, che vedesti furon chiavistelli ¶ Andando
40
1449
Il Gonfalon portava Caifasso, ¶ Che peccò a pelare i
41
1449
Quant'eri più amaro, che l'Arsenico? ¶ CXXIV ¶ I
42
1449
lancia strofinando il muro, ¶ Che fè fuggir quei trilli
43
1449
trovarono spiacevoli, ¶ A tal, che quasi il piato si
44
1449
Strozzi, e Pampalona. ¶ Di che sentendo questo la Gorgona
45
1449
San Godenzio furon quelli, ¶ Che portaron Querceto a Barzellona
46
1449
arte un mulin guasto, ¶ Che macina Arcolai, avendo piena
47
1449
sì forte a sospirare, ¶ Che m'arrostìa del viso
48
1449
il culo. ¶ CXXVIII ¶ Innanzi che la Cupola si chiuda
49
1449
Tesifone, ¶ Questa volando più che mai Cicogna ¶ Lussuriosa, uscita
50
1449
E questo è quel, che la Fortuna reca, ¶ E
51
1449
sanno ¶ Femmine, e maschi, che di ciò fu cieca
52
1449
primo testo; ¶ Bejan, bejan, che Diavol sarà questo. ¶ XCV
53
1449
Trovai Santerellesi tutti scritti, ¶ Che mi dicean: sei tu
54
1449
se non fussi alcuno, ¶ Che mi chiamò da parte
55
1449
del fatto d'Ansalone, ¶ Che stava in cervelliera, ove
56
1449
tosto alle mani: ¶ Allor che i Padovani, ¶ Andaron tutti
57
1449
tractantur multae res divine; ¶ Che non si può far
58
1449
natura delle spine, ¶ Dice, che 'l mondo allor debbe
59
1449
le morice, ¶ Onde convien, che mangi il pollo pesto
60
1449
felice: ¶ Audivi una vice, ¶ Che 'n Puglia in una
61
1449
una selva furono Orse, ¶ Che mai sempre gridavan, sersinnorse
62
1449
XCVIII ¶ Un fabro, calzolajo, che fa le borse ¶ Tre
63
1449
di taglio, ¶ Il burro, che mi vidde in tal
64
1449
Ombrone ¶ Per un pulcin, che fu di Donna Andruccia
65
1449
Convento se ne cruccia, ¶ Che non gliene toccò pure
66
1449
e Tedeschi, ¶ Gli scottonbrin, che saltavan pe' deschi ¶ Han
67
1449
mona Mina ¶ Vanno gridando, che 'l vin non si
68
1449
non si meschi, ¶ Acciò che questa gente di fuori
69
1449
gente di fuori eschi, ¶ Che ha fatto di Siena
70
1449
noi non andreno ¶ Infin che noi verrem tutti distrutti
71
1449
verrem tutti distrutti: ¶ Poi che v'avete messo il
72
1449
esser franche: ¶ Quei nugoli, che dormon co i piè
73
1449
mio sì lunga guerra, ¶ Che corda non vi stà
74
1449
corda non vi stà, che non si spezzi; ¶ Tanto
75
1449
gambe ha 'l grue? ¶ Che sempre una ne tien
76
1449
ello? ¶ Ancor ti prego, che ti mi dichiari, ¶ A
77
1449
cavalla; ¶ Ben sapev'io, che 'l vento d'una
78
1449
vatti anniega, ¶ Ben sai, che le coregge è lor
79
1449
danari? grattati il forame, ¶ Che sei meno stimato, che
80
1449
Che sei meno stimato, che 'l litame. ¶ CIII ¶ Vescovi
81
1449
Pietra mala, e dicon che non sanno, ¶ Perchè i
82
1449
corte le spalle. ¶ Dico, che buone palle ¶ Alle stinche
83
1449
giuro in buona fè, che disarmati ¶ Sono i fornaj
84
1449
or mi soccorri, ¶ Sì che dalle Cicogne mi difenda
85
1449
Dicendo: Ecci uno Aglietto, che m'intenda? ¶ Ma per
86
1449
fresche, e Asini smarriti, ¶ Che non volevan ritornare in
87
1449
vada a Roma ¶ Significando, che ce n'è dovizia
88
1449
bufole, e i ranocchi, ¶ Che per gran sete mi
89
1449
va uccella in corte, ¶ Che vi si piglian colle
90
1449
code torte, ¶ Dicendo: Taci, che 'l corpo ci duole
91
1449
Poi si furon accorte, ¶ Che 'l Sole era nel
92
1449
quest'è strana festa, ¶ Che 'l birro dal pajuolo
93
1449
anno, ¶ Fian le ranocchie, che son grosse, e forte
94
1449
non passa quest'anno, ¶ Che tu vedrai di Topi
95
1449
Topi un gran flagello, ¶ Che bue non rimarrà dentro
96
1449
e veloci palafreni, ¶ Sì che 'l Ciel n'arse
97
1449
effetto ¶ Per la virtù, che mai non si trasforma
98
1449
per Dio, Lettor, fa che non dorma ¶ Trasfigurando in
99
1449
ben, l'uccel, quel che figura, ¶ E su vi
100
1449
virtù non temi: ¶ Però, che se la mente sia
101
1449
non si travagli ¶ Verun, che venga a far fare
102
1449
i serragli. ¶ LXXXIII ¶ Vorrei, che nella camera del Frate
103
1449
io griderò a Nipozzano, ¶ Che le porte d'Arezzo
104
1449
cartate. ¶ Di quei Pisan, che pagar la gabella ¶ Quando
105
1449
cotal novella; ¶ Ma fa che tu di ciò, non
106
1449
sii Medusa; ¶ Anzi fa che si menin le mascella
107
1449
mascella ¶ Nel modo proprio, che costassù s'usa: ¶ Ser
108
1449
Ser Bernardo ciò usa, ¶ Che 'n questa scritta fa
109
1449
in sul posciajo, ¶ Di che i tacciosi andaro a
110
1449
ben per la gola, ¶ Che 'nanzi venderò 'l filo
111
1449
filo, e la stola, ¶ Che chesta impresa lasci per
112
1449
Micheroccio, ora si vuole, ¶ Che tu, e Cioccio andiate
113
1449
E dica Bartolaccio quel che vuole: ¶ Che il nostro
114
1449
Bartolaccio quel che vuole: ¶ Che il nostro fonte Gajo
115
1449
Gajo è tal tesoro, ¶ Che lordarlo col Miccio non
116
1449
dimoro ¶ A quella gente, che ciascuno speccia, ¶ E vadinlo
117
1449
Borgo franco pel fastidio, ¶ Che mena la marina al
118
1449
un poco al Maniscalco, ¶ Che la fava menò pel
119
1449
Poeta Orfeo ¶ Da un che ferrav'Oche in su
120
1449
tafano: ¶ Scontrò Messer Mariano, ¶ Che distillava barbe di Tartufi
121
1449
il dì della vigilia, ¶ Che 'ntrava il Podestà di
122
1449
e broda alla canaglia, ¶ Che salta, e morde allor
123
1449
s'assimilia ¶ Siccome quel, che convertì Tessaglia: ¶ Per tutto
124
1449
Scorpio, e Gemini ¶ Convien, che sfami l'insaziabil gola
125
1449
Così Giansonne ancor convien, che semini ¶ Quell'arrabbiate zanne
126
1449
alla parola ¶ Del malfattor, che disse, Remendemini; ¶ Di là
127
1449
nell'Isola del Gruogo, ¶ Che seminò quel traditor di
128
1449
Atteon vide Diana ignuda, ¶ Che si bagnava nel beato
129
1449
tu Messer tornato Pedagogo, ¶ Che per vergogna la fronte
130
1449
un giuogo: ¶ Tutti color, che disson dell'Anguilla ¶ Colla
131
1449
ha men le budella, ¶ Che fè quistion co' birri
132
1449
co' birri di Bertoldo; ¶ Che n'ebbon bando, e
133
1449
rete; ¶ Miseri fegatelli, or che farete? ¶ Voi avete alle
134
1449
il Notajo della cassa, ¶ Che gli dia del finocchio
135
1449
Non gli date batassa, ¶ Che fù un dì per
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1449
E vi fu alcun, che gridò serra, serra, ¶ Per
137
1449
d'una Chiocciola marina: ¶ Che l'aspra quarantina ¶ M
138
1449
rivestiron tante sorde lime, ¶ Che non è Besso a
139
1449
è Besso a Siena che 'l credesse; ¶ Siena ha
140
1449
fumava ¶ Pel gran romor, che facean le tabelle, ¶ All
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1449
Magna ci vengon novelle, ¶ Che l'ha mandate la
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1449
bruchi codimozzi ¶ Canterà me', che non fè mai Calandra
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si sono i zoccoli, ¶ Che ricogliendo vi si vanno
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1449
Lì troveranno quella innamorata, ¶ Che trionfando diede scimignata, ¶ Dicendo
145
1449
lor rincresce ¶ Gli appongon, che non paga mai pigione
146
1449
prigione, ¶ Ma pel ghiribizzar, che gli riesce, ¶ Per le
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1449
fatta la terza richiesta. ¶ Che Tullio fu trovato in
148
1449
bambagia in una cesta, ¶ Che lo vendeva in scambio
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1449
Agresto. ¶ LXIX ¶ I Ranocchi, che stanno nel fangaccio, ¶ Secondo
150
1449
stanno nel fangaccio, ¶ Secondo che ne scrive Giovenale, ¶ Fanno
151
1449
oriuol, mandate con presenti, ¶ Che non faccin sì volgere
152
1449
v'aggiunghi; ¶ Se non che sbavigliando a braccia in
153
1449
i Pagoni ¶ Nel tempo, che le pecore han la
154
1449
uova de' Cacchioni, ¶ Sì che bollendo i Maccheroni a
155
1449
Braccio Sforza, o Scipione, ¶ Che sconficcasti in fior di
156
1449
O Giunon di Cammilla, che Galizia ¶ Trugiolando la chioma
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1449
per la gran nequizia, ¶ Che Giove usò ad Argo
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1449
Com'i Zoccoli, poi che l'Acquazzone ¶ Faceva scuoter
159
1449
Ungheri eran forte impauriti, ¶ Che le vespe gli avean
160
1449
hanno maggior la foggia, che i becchetti. ¶ LXXIII ¶ La
161
1449
fanno strane stampe, ¶ Vedrai, che guazzo, e rasciugar di
162
1449
e rasciugar di lampe, ¶ Che lucon più che gli
163
1449
lampe, ¶ Che lucon più che gli occhi di Plutone
164
1449
sbune legatante? ¶ A un che n'avea più, che
165
1449
che n'avea più, che non ha egli. ¶ Ed
166
1449
cianciava, ¶ Proprio vuol dir, che 'l Papa fa concilio
167
1449
fa concilio, ¶ E Anticristo, che allotta passava, ¶ Mandò una
168
1449
cespuglio nero, ¶ E dicea, che Macon non era vero
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1449
a sì gran serra, ¶ Che di fatica eran sudate
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1449
nelle cetere de' Buoi. ¶ Che 'l suon de' tragnateli
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1449
adoperar l'unguento: ¶ Tosto, che 'l lume è spento
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1449
io m'arrischi; ¶ Ovver che tutto il dosso mi
173
1449
Gioggi: ¶ E non vò, che t'alloggi, ¶ Disse Golìa
174
1449
fare; ¶ Disse un baccel, che s'aveva a sgranare
175
1449
andava de' Moscion rammaricando, ¶ Che beon vin di sì
176
1449
razza. ¶ E un Bue, che cadeva sollazzando, ¶ Si sostenne
177
1449
bestemmiando. ¶ E però fa che quando ¶ Volessi uno sparvier
178
1449
Bue, e un'Asino, che voli, ¶ E fava con
179
1449
voli, ¶ E fava con che l'olio fritto insalvi
180
1449
pane. ¶ LXXIX ¶ Io trovo, che 'l Frullana, e Messer
181
1449
Pier Frustà mi par che mucce, ¶ E pagogli i
182
1449
pagogli i denar più che di trotto. ¶ Dice nel
183
1449
omrombal da Cucchino, ¶ Dice, che 'l Diaccio al muro
184
1449
vuoi; ei mi par che tu nicchi, ¶ I' ne
185
1449
hai secchi; ¶ Ma fa che 'n quel dì punto
186
1449
punto non ti specchi, ¶ Che nuoce molto al mal
187
1449
Betta, ¶ E i Topi, che tu hai a Monte
188
1449
e la berretta ¶ Vò che la Gatta a mona
189
1449
mona Checca chieggi; ¶ E che 'l Giardin sia sodo
190
1449
Le viti in terra, che non hanno retta: ¶ Presteratti
191
1449
poscia d'Accia vuol che sia tessuto. ¶ LXXXII ¶ Muove
192
1449
Cielo un novello Angioletto, ¶ Che penetra per se l
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1449
primo testo del Vannino, ¶ Che tratta de' piacer del
194
1449
misalta sì m'imballa, ¶ Che sai, che quà si
195
1449
m'imballa, ¶ Che sai, che quà si mangian volentieri
196
1449
quel da far frittelle, ¶ Che 'n su le ciocche
197
1449
ti 'nforza il vino, ¶ Che gli è difetto del
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1449
O Gajo Erennio, poi che la ventresca ¶ Ti svezzò
199
1449
la Cerbottana, ¶ Non pensar che la zazzera ti cresca
200
1449
savj del bisesto. ¶ Di che come i ranocchi seppon
201
1449
il guardian dello spedale, ¶ Che dormiva sognando fare agresto
202
1449
sdegno Cimabue ¶ Del colpo, che gli dette Ganimede, ¶ Quando
203
1449
oche dal falcon celesto, ¶ Che di State non porta
204
1449
E trovo nel Digesto, ¶ Che chiocciole, testuggini, nè granchi
205
1449
in sul badalon filosofia, ¶ Che l'hanno sicurata gli
206
1449
serrato Stazio in sagrestia, ¶ Che come dice Caton Ghieremia
207
1449
e fior di stai: ¶ Che colpa è del Mar
208
1449
verde veston le ricotte, ¶ Che son rimaste Reda de
209
1449
le rubiglie seppon pure, ¶ Che Policleto fu degli Adimari
210
1449
la testa calva, ¶ Però che 'n Siena è troppo
211
1449
per consiglio alle Tabelle, ¶ Che gli starnuti portin le
212
1449
ch'io mi maraviglio, ¶ Che le Farfalle sieno uguanno
213
1449
di cose più sottili, ¶ Che risolva di fuor le
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1449
Biagio colle scarpe nuove, ¶ Che le Rubiglie innanzi al
215
1449
muove: ¶ Veder vorrei omai, che i Fegatelli ¶ Mutassino altra
216
1449
collari a' lor mantelli, ¶ Che a' lor cappucci non
217
1449
nuovo giuoco ¶ A dir che 'l mosto bolla senza
218
1449
domandianne a maestro Ridolfo, ¶ Che consigliò il signor Messer
219
1449
il signor Messer Pandolfo, ¶ Che mangiasse l'Aringhe con
220
1449
Parmi veder pur Dedalo, che muova ¶ Al Febeo raggio
221
1449
non me ne giova, ¶ Che per consiglio di sciocchi
222
1449
o baccello in verzura, ¶ Che quanto più dibucci sua
223
1449
di San Godenzio, ¶ Poi che non più si dice
224
1449
fate come Papa Celestino, ¶ Che voi ritorneresti un Don
225
1449
custodì i suoi Greci. ¶ Che spesso si spogliassino i
226
1449
si spogliassino i brachieri. ¶ Che pazzìa è cruciarsi per
227
1449
rallegrinsi i Grilli Mantovani, ¶ Che le cicale imbozziman le
228
1449
cicale imbozziman le tele, ¶ Che gitterà gran danno agli
229
1449
ver la Falterona ¶ Nebbia che va, e passa in
230
1449
un nugol per ispia; ¶ Che molti n'ha con
231
1449
con seco in compagnìa, ¶ Che Cavalier sien fatti si
232
1449
ragiona. ¶ Però v'avviso, che compriate i ceci ¶ Di
233
1449
per Puccio, ¶ Con allegar, che quando ei fu de
234
1449
Sul pian di terza, che Mugnon sonava ¶ Sentì le
235
1449
sonava ¶ Sentì le Pialle, che ciascuna ansava, ¶ Perchè 'l
236
1449
si ragionava, ¶ Io credo, che l'Agliata se ne
237
1449
conchiuso per legge civile, ¶ Che gli Ovannotti dal Pozzo
238
1449
l'uficial del Biado, ¶ Che le formiche gli facevan
239
1449
de' Mazzieri, ¶ E fe' che Farsettin perdè la cena
240
1449
lasciar passare i forestieri, ¶ Che rincaron l'anguille di
241
1449
fatto l'uova, ¶ Si che fra i neppitelli di
242
1449
la salsiccia nuova. ¶ Onde che gli Empolesi ebbon cagione
243
1449
gli Empolesi ebbon cagione, ¶ Che quel che danno le
244
1449
ebbon cagione, ¶ Che quel che danno le civaje a
245
1449
col fucile a lato, ¶ Che di non fare sgorbi
246
1449
in terra soda. ¶ Credi che 'l mondo goda? ¶ Disse
247
1449
una melarancia senza buccia, ¶ Che vendette la pelle a
248
1449
son ben cose strane, ¶ Che infornando migliacci con un
249
1449
e Messi, ¶ E fa che ciaschedun sia ben battuto
250
1449
Minchiattar tra essi, ¶ Acciò che sia di tutto ben
251
1449
il Ciel donato loro, ¶ Che trassinando merda si fan
252
1449
gonnelle, ¶ Pregando il buco, che le sue frittelle ¶ Non
253
1449
un più bel dubbio, ¶ Che giunte a riva diventaron
254
1449
si trovan poche ¶ Persone, che se non con vernacciuola
255
1449
rabbia ¶ Di ciò soldati, che gli è gentilezza ¶ A
256
1449
velenoso vermo ¶ Sì fero, che dà morte, e a
257
1449
io tel so dir, che 'l corpo mi gorgoglia
258
1449
le lumache ¶ Per vergogna, che viddero al Posciajo ¶ Dondolare
259
1449
l'aveva nel mortajo, ¶ Che le pestava per farne
260
1449
più d'un migliajo, ¶ Che domandavan pur quel che
261
1449
Che domandavan pur quel che quell'era, ¶ E che
262
1449
che quell'era, ¶ E che 'l volean per lor
263
1449
fama de i Davitti, ¶ Che Minerva cantò con dolci
264
1449
Domine nonne ¶ Al general, che stava con riguardi ¶ Non
265
1449
trovo ab Urbe recondita, ¶ Che Cammillo sconfisse i fieri
266
1449
antiche sì mal pratiche, ¶ Che Argo, il quale aveva
267
1449
Balaam, quando disse: arri, ¶ Che mal ci nacquon Cesare
268
1449
serpillo. ¶ XLI ¶ L'Alma, che scelse Giove fra i
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speranza, e 'l desìr, che mostran certo ¶ Gli estremi
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dell'eccelsa ruota, ¶ Fin che 'l pigro Boote si
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Limbo? e chi sia che si dolga ¶ Veggendo la
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fè sì fatta pieta, ¶ Che la corona si coprì
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la gallina diventò testuggine, ¶ Che fe' trasecolare ogni Profeta
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Giovannacca dette la parola, ¶ Che l'Asin, che fu
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parola, ¶ Che l'Asin, che fu in Siena briccolato
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fiasco ¶ Di non so che, ch'io non me
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tanti gamberi a Binasco, ¶ Che stu volessi fare un
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vento era sì grande, che i pennacchi ¶ Guardavan tutti
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E stagneratti il naso, che cotanto ¶ Di liquido cimurro
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doccia: ¶ Veggio i Crespelli, che con dolce canto ¶ Fecion
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gran Re d'Antioccia, ¶ Che sgocciolava gli orciolin per
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da Siena. ¶ XLVI ¶ Temendo, che l'imperio non passasse
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un granchio in penitenza, ¶ Che biasci pane, e cacio
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se tu vuoi sapere ¶ Che testamento fece Lippo topo
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il tenero groppone. ¶ Giunto che fu l'Imperadore a
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per le buche loro, ¶ Che fuor n'erano usciti
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ognindì fan concistoro, ¶ Però che pizzicato è lor la
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la schiena ¶ Da quei che 'n valcostura fan dimoro
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Salomone, ¶ E un babbion, che rifiutò lo 'nvito; ¶ Erano
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n'un'asino smarrito, ¶ Che facevan due navi d
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Formiche a procissione, ¶ Però che Carnasciale era sbandito. ¶ Mugnon
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là in ora spagnuola, ¶ Che voi andrete ancora alla
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Inghilesi. ¶ Ma se colui, che guasta i Berlingacci ¶ Ritornasse
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impacci ¶ Di farci cosa, che ci sia cutigna, ¶ Che
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che ci sia cutigna, ¶ Che non gli basterebbe unghie
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in corpo questi bruchi, ¶ Che sempre cacan seta, e
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buchi ¶ Mi fece cenno, che menava moglie, ¶ E ch
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l'un'all'altra: che ne credi? ¶ E 'l
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Or tu non vedi, ¶ Che 'nsino alle vesciche son
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corne. ¶ E una gazza, che parlava in Greco, ¶ Disse
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in Greco, ¶ Disse: voi, che n'andate tanto adorne
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adorne, ¶ Come? credete voi, che l'uom sia cieco
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Giudice di cause moderne, ¶ Che studiava in sul fondo
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i fichi peccioli. ¶ Però che vagheggiando gli Orvietani ¶ Vien
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uscio aperto, ¶ E un che predicava nel deserto ¶ Alle
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Ruberto, ¶ Per le mezzette, che non son marchiate. ¶ E
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Bessi son così boriosi, ¶ Che Narciso lasciò lor fonte
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Maggio la ghirlanda, ¶ Però che si disdice a voi
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terrete pur per voi, ¶ Che tenesti lo 'nvito del
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fabbri suoi, ¶ A dir, che voi vogliate pur che
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che voi vogliate pur che' Buoi ¶ Conoschin l'Acquerel
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Paladin, condotti a tale, ¶ Che ricogliendo van la spazzatura
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Seneca morale ¶ Nel tempo che' Tarquini ebbon paura, ¶ Veggendo
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paura, ¶ Veggendo i Topi, che mettevan l'ale. ¶ Ma
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Ma quel colpo mortale ¶ Che diè con tanto sdegno
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dell'Acqua pazza. ¶ Sì che se i pedignon sono
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quel di Ganimede abbandonati, ¶ Che portavan le cialde in
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si giuocò gli arnesi, ¶ Che gli ne vinse il
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se gli è ver, che Dante andasse in Cielo
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Dante andasse in Cielo, ¶ Che gracchia il testo della
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prima Deca ¶ A dir che non si rada contr
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gallina greca. ¶ Ben sai, che la Moccieca ¶ Fu presa
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voga, ¶ Ch'io vo' che tu ne venghi in
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sapere a gli Usolieri, ¶ Che ci è delle radici
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in su le prode, ¶ Che se non fusse il
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de' Corrieri, ¶ Io credo, che le risa de' forzieri
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per aver a mente, ¶ Che le granate stanno pe
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ossicin bistorti, e strani, ¶ Che farieno impazzare i Fiesolani
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Gramolazzo ¶ Per un Mulin, che confessava un carro. ¶ Però
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sentissi del catarro, ¶ Fa che Nettunno bea con Durazzo
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dagli spelazzini, ¶ E vo' che voi sappiate, che i
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vo' che voi sappiate, che i mancini ¶ Son quei
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i mancini ¶ Son quei, che fanno ismemorar le palle
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dir da una pesca, ¶ Che aspettava d'esser morta
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in pace requiesca. ¶ Ma che rigoglio è quel d
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un di bue, ¶ Fecion che 'l bel Narciso parve
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Borgo a San Friano, ¶ Che gli è venuto al
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d'altra divisa; ¶ Tal che i Fichi scoppiavan delle
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altri sbanditi dall'Ancisa, ¶ Che fabbricavano aria in su
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favellare Ebraico ¶ Nel tempo, che l'aceto si vendemmia
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sì fatta la bestemmia, ¶ Che ne fur presi più
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combatter Mongibello; ¶ Ma fa che tu ne rechi la
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una Nave di frasconi, ¶ Che gli usciva 'l cervel
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c'è un Vicario, ¶ Che fa ragion secondo il
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fusse il buon vin, che noi bejano. ¶ Emmi venuto
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gran pensier negli occhi, ¶ Che mi fa contemplar se
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ranocchi. ¶ Ed io conchiudo, che gli spelazzini ¶ Ciascun vorrebbe
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Scrocchi, ¶ Però non vo' che tu me lo 'nsalini
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pagonazzo, ¶ E un Mugnajo, che vende brace nera ¶ Andaro
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feron gran rombazzo, ¶ Però, che v'eran gente di
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eran gente di scarriera, ¶ Che non volean render fava
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Ed una Madia cieca, che covava ¶ Uova di Capra
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Da un Fattappio bigio, che volava, ¶ Che se l
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Fattappio bigio, che volava, ¶ Che se l'imbascerìa non
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non se ne andava, ¶ Che ben se n'avvedrebbon
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un propio in Valdipesa, ¶ Che fusse lor mandato un
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sempre in Aritmetica, ¶ Veggendo, che la Cupola farnetica. ¶ VIII
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farnetica. ¶ VIII ¶ Il Marrobbio, che vien di Barberìa, ¶ E
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mangi Gelatina, ¶ Se non che gli verrà la Parlasìa
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gran Filosofo in Baldracca, ¶ Che 'nsegna molto ben beccare
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sì lunghe le zanne, ¶ Che gli esce lor la
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gli orecchi. ¶ E un, che va vendendo cenci vecchi
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va vendendo cenci vecchi, ¶ Che son buoni a 'ngrassar
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Mi disse, Sirmaigot, Lanzimanne, ¶ Che i Trampoli piativan con
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gran pagliajo di prosciutti, ¶ Che cantavan la zolfa; e
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La Luna mi dicea: che non rispondi? ¶ E io
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Però ch'i' odo, che 'l Diaquilonne ¶ È buona
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calcagne, ¶ Dicendo, noi vogliam, che tu ti stufi. ¶ E
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in questi seri spicchi, ¶ Che vi posson legare, e
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isciorre; ¶ Specchiatevi nel Bue, che quando corre, ¶ Per gran
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corre, ¶ Per gran doglia che n'ha, par che
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che n'ha, par che s'impicchi. ¶ E voi
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popol verde mezzo, ¶ Fate che Befanìa non vi ci
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E tristo a quel, che rimanesse il sezzo. ¶ Allor
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fenne spaventacchio alle Formiche, ¶ Che m'avean guasto un
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garrir due mie vicine, ¶ Che facevan quistion di due
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i Torchi fecion segno, che pioveva, ¶ E che rinforzerebbe
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segno, che pioveva, ¶ E che rinforzerebbe la Mostarda. ¶ E
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Per una lor Matrigna, che piangeva. ¶ E Mugnon si
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E Mugnon si doleva, ¶ Che la minestra gli pareva
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di legno una campana, ¶ Che chiama in concistoro le
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succiole; ¶ Ma i Moscion, che figlian tra mezzuli ¶ Fecion
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gran cacacciola alle lucciole, ¶ Che per fuggir fer lanternin
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notte un gran Demonio, ¶ Che ne portava in collo
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quissi mercatanti di Fiorenza, ¶ Che aghano in campo mierlo
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caccia, ¶ Presentan la sposata, che lo saccia ¶ Un capocervio
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Disse lo Santol, danza, che sia acciso, ¶ Malditta mali
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Giacomella l'hao intiso? ¶ Che pranzan, ma diman con
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capaccitta ¶ Issa sende delitta, ¶ Che jamo co' massera alla
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altro compenso, ¶ Se non che 'l tempo è breve
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son ratti, ¶ Verrà colei, che non sa romper patti
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parmi, non vuo dir che morto, ¶ Ma ch'io
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ciechi. ¶ Ahi arte smemorata, che pur rechi ¶ Umana proprietà
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lor cagioni; ¶ Onde convien, che così largo getti. ¶ Benchè
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febbre, ¶ A voler poi che sia del mal vincente
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parte o Lumaconi, ¶ Mentre che ci vedete manicare; ¶ E
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venite quì per piluccare, ¶ Che non sian gente di
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macca. ¶ CCXXXV ¶ CANZONE. ¶ Voi, che sentite gli amorosi vampi
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attende il sommo Cielo; ¶ Che da' lor dolci canti
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più profondi, e ampj, ¶ Che risplendon da' lampi ¶ Della
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da' lampi ¶ Della Stella, che alluma il terzo Cielo
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Con amorosità d'intendimento; ¶ Che sospirar mi fa con
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indi cristallo un fonte, ¶ Che infin dall'orizzonte ¶ Fa
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soffiò nel velenoso corno: ¶ Che 'l Cielo a torno
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maggior suo sostegno ¶ Oimè, che poi creò speme martiro
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pensier di questa donna, ¶ Che gli occhi di virtù
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l'onde il Serpentauro, ¶ Che unito aveva già seco
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Ogni ramo di voi, che 'l seme serra; ¶ Onde
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e la tranquilla pace, ¶ Che nostra umanità pose in
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Ma fè, come Fenice, che non cura ¶ Morte tra
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tra fiamma, e fiamma che la sface. ¶ Perchè poi
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qual nacque: ¶ Così mentre che giacque ¶ Fra petra, e
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ogni mente altera. ¶ Tosto che pochi passi furon fermi
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chiamiamo Amore. ¶ Costui poi che sia nato il falso
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Cetra, ¶ Come fè tal, che trionfando or sede, ¶ Che
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che trionfando or sede, ¶ Che con asciutto piede ¶ Passò
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vago tesoro ¶ Da quei che amor non hanno, ¶ Nè
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a Cesare per tributo, ¶ Che andava a Serezan per
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bestiame, ¶ In un Ronzin, che vidi, ora ti specchia
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un manico di secchia, ¶ Che mezzo l'avea roso
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ben un mezzo miglio, ¶ Che 'l cor vi si
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fondo, ¶ Ch'i' so che n'uscirà farina un
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buffon darò del macco ¶ Che più l'O di
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foggia; ¶ Ed anche so, che sia la Salamandra, ¶ Che
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che sia la Salamandra, ¶ Che l'ho veduto con
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a Chioggia, ¶ E canterò, che non fu mai Calandra
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ti fidar del Messeratico ¶ Che gliè già manomesso il
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un di que' Paladini, ¶ Che ne vanno a Firenze
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con la pala, ¶ Infin che ti fu detto: cala
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rovajo, ¶ Non vuo' tu, che si dica, vello vello
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non sara' il primajo, ¶ Che a questa volta dia
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Giargon ti varrà poco, ¶ Che ne sai men, che
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mi mandi un cane, ¶ Che paja ghier, che di
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cane, ¶ Che paja ghier, che di balestro scocca; ¶ Presto
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E fa, stu puoi, che sia ben fazzionato, ¶ Che
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che sia ben fazzionato, ¶ Che gli abbia il collo
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di Rasoi, ¶ In modo, che' Rannieri, e i Colatoi
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buona fè, se non che noi siam noi, ¶ La
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a far tal schiamazzìo, ¶ Che si destò la seggiola
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Ben ti so dir, che gli han poco cervello
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di gonnelle ¶ Aspettatevi pur che 'l verno tocchi! ¶ O
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e non pensiam vendette, ¶ Che vengon dal peccato, che
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Che vengon dal peccato, che ci sprona? ¶ Poichè nel
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a vederti, Alamanno; ¶ Sappi, che la Quaresima, quest'anno
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consuman più minuti assai, ¶ Che 'l Zodiaco in Ciel
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se tu verrai ¶ Prima che tu ti parti, stu
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occhi ¶ Papi de' Pulci, che molto balocchi, ¶ Costà a
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error m'è necessario, ¶ Che 'l nome tuo è
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è Papi de' Pidocchi; ¶ Che rimembrando mi par che
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Che rimembrando mi par che mi tocchi ¶ La brutta
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giungono ogni preda, ¶ Sì che il conte di Fondi
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CCXXIV ¶ Jesso lo Papa, che vacò a Madonna, ¶ A
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majo; ¶ Ascio dolente me, che udito l'ajo ¶ Da
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star lieto e contento: ¶ Che non c'è il
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tormento, ¶ Sotto 'l Ciel che l'aver moglie. ¶ Fratel
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scampar canto e riso ¶ Che non s'ha, io
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disciplena ¶ Sotto 'l Ciel che d'aver moglie. ¶ Fratel
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strana ¶ Sotto 'l Ciel che d'aver moglie. ¶ Fratel
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doglie. ¶ Io lo sò che l'ho provato, ¶ E
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a tutte l'ore; ¶ Che ho moglie, e parentato
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torre o fratel mio, ¶ Che io ti giuro in
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in fè di Dio, ¶ Che non c'è le
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quanto sbalordito: ¶ Questo avvien che son marito; ¶ Questo è
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sò dir come sedei; ¶ Che mai più non mi
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non rignar nel morso, che la mozza ¶ Aguzza gli
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cul sì forte riturato, ¶ Che se sciloppo fusse il
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quanto mel converrìa bevere, ¶ Che ogni budel di me
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non potrei mai credere, ¶ Che mi facessino una volta
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e non mi vale; ¶ Che stitico non sia più
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non sia più oggi che jeri. ¶ Che s'io
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più oggi che jeri. ¶ Che s'io avessi in
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sì avvezzo e costumato, ¶ Che quando vuo' cacar non
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sì netto, e delicato, ¶ Che a tutte l'ore
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fa bisogno troppo cedere: ¶ Che fa di quel che
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Che fa di quel che pute in ogni lato
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darei un poco ¶ Accio che tutti fussino in un
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un così stran mantello, ¶ Che mai barbier v'affilerìa
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sonno, e dormo sodo, ¶ Che la coltrice mai non
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o godo: ¶ A più che cento bocche i' dò
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io trovo ¶ Di quel, che forse non vorrei trovare
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si lagna, ¶ Son genti, che mi danno pur molesta
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Non rispondendo a te, che certo sono, ¶ Non sei
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sconte: ¶ Non ti vergognerai che questo s'oda? ¶ Tu
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seta, e 'l pelo, che per fame incanni: ¶ Fu
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Corso, o San Giovanni, ¶ Che ti fece azzuffar col
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doppo la salute, ¶ Per chè cagion, come 'l Mellon
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Ancor mi di'; per chè cagion ci pute ¶ L
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Mare, send'egli insalato? ¶ Che veramente s'io non
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ed io ti priego, ¶ Che di risposta non mi
490
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Dalle man del bastardo, che ti prese ¶ Col tuo
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E non trovo cappuccio, che mi 'ncappi, ¶ Non mi
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de' lor Ben, convien che goda ¶ La gola, e
493
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e lo froda, ¶ Sì che ristora il car' de
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A M. ANSELMO CALDERONE ¶ Che gli aveva scritto un
495
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d'un suo schiavo, che 'l cervel si becca
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fuggire ¶ Del Conte Urbin, che 'l muso ancor si
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denti stretta, bugiarda, inventrice, ¶ Che confitta ti sia tra
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fornicazion ver lui diabolica: ¶ Che ciò non pate l
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non vi ti raccapoli, ¶ Che questo vizio sotterra ti
500
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è l'altra storia, ¶ Che mai da' Monasterj non