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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Carlo Goldoni, Gl'innamorati, 1759

concordanze di «Che»

nautoretestoannoconcordanza
1
1759
buona corrispondenza è quella che fa delirar la signora
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giù per saper quel che fanno e quel che
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che fanno e quel che non famno. Io ho
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buona, non credendo mai che fosse gelosa di una
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Lisetta. Non è vero che sia gelosa. ¶ Tognino. E
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sia gelosa. ¶ Tognino. E che cos’è dunque? ¶ Lisetta
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1759
le dispiacciono le attenzioni, che usa il signor Fulgenzio
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1759
distinta, e non soffre che l’amante usi una
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sempre con lei. Crede che la premura per la
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1759
di servirla; s’immagina che gli possano insinuare delle
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poca dote. Ha sdegno che la signora Clorinda abbia
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1759
casa seimila scudi. Dubita che il signor Fulgenzio la
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1759
anche per questo, e che concepisca dell’avversione alla
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1759
Abbiamo a sdegno quelle che sono, o quelle che
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che sono, o quelle che possono più di noi
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amata, da colui specialmente che si è dichiarato per
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1759
distinta, provien dall’amore; che importerebbe a lei che
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che importerebbe a lei che il signor Fulgenzio facesse
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loro deliri? ¶ Lisetta. Subito che il signor Fulgenzio l
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sposa? ¶ Lisetta. Intesi dire che non lo fa, se
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fratello. ¶ Tognino. Io credo che debba essere qui a
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Lisetta. Voglia il cielo che finiscano di penare. Vi
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di penare. Vi assicuro, che delle stravaganze della signora
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padrone. ¶ Lisetta. Aspettate. Senza che andiamo di là, da
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dalla porta) ¶ Tognino. Lasciale che senta. (si accosta alla
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chiave. (a Tognino) (Dubito che non voglia finir in
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E il mio padrone che cosa fa? ¶ Lisetta. Aspettate
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le braccia. Ho veduto che il signor Ridolfo gli
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ne meno conoscerlo, non che essere al suo servizio
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1759
porta e guarda) ¶ Tognino. Che cosa fa? (con ansietà
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signora Flamminia? ¶ Lisetta. Par che pianga ella pure. (osserva
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Eugenia e detti. ¶ Eugenia. Che fate lì a quella
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Veggo da me medesima, che di giorno in giorno
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1759
per me quella premura che dovrebbe avere, cosa gì
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e la suddetta. ¶ Flamminia. Che fate qui da voi
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perda l’amore. ¶ Eugenia. Che importa a me del
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Eh via. Si sa che vi preme. ¶ Eugenia. No
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È quella maledetta bile, che vi fa parlare così
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cos’è. ¶ Flamminia. E che cosa volete fare domani
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1759
fuori di sè. ¶ Eugenia. Che gli ho fatto io
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1759
ho fatto io? ¶ Flamminia. Che cosa avete fatto alla
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al padrone di casa, che l’ha invitata. ¶ Eugenia
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1759
ha invitata. ¶ Eugenia. Ma che cosa le ho fatto
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1759
le ho fatto? ¶ Flamminia. Che lo so io? È
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cognato. ¶ Flamminia. Io so che si è doluta molto
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di lui, e dice che le ha perduto il
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1759
Sì, ha ragione; pretende che non si parta da
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1759
si parta da lei, che stia seco a pranzo
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Mi duole del tempo che ha gettato con una
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1759
Eugenia. Ma si consoli, che dormirà i suoi sonni
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vedendo il coltello) ¶ Fulgenzio. Che vuol da me? ¶ Eugenia
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cosa da comandarmi? ¶ Eugenia. Che c’è in quella
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1759
scene, vi dico. ¶ Fulgenzio. Che scene, che scene? Le
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dico. ¶ Fulgenzio. Che scene, che scene? Le fa ella
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giù quel coltello. ¶ Fulgenzio. Che cosa vi sognate voi
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voi di coltello? ¶ Eugenia. Che serve? Non mi fate
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1759
accosta per averlo) ¶ Fulgenzio. Che cosa credete voi ch
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di questo coltello? ¶ Eugenia. Che lo so io? ¶ Fulgenzio
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non per l’amore che mi portate, per quello
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1759
portate, per quello almeno che mi avete portato. ¶ Fulgenzio
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sono io così odiosa, che volete morire piuttosto che
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che volete morire piuttosto che volermi bene? ¶ Fulgenzio. Si
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Si, voglio morire piuttosto che vedervi in braccio ad
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1759
come è possibile mai, che vi passino per mente
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1759
me? Io amar altri che il mio Fulgenzio? Io
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e palesargli l’impegno che avete meco? E perchè
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Fulgenzio, non sono io che vi do occasione di
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ma la poca fede che avete di me fa
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avergli palesato l’amor che ho per voi? Lodatemi
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d’averlo fatto. Segno che vi amo davvero, e
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vi amo davvero, e che la mia sincera dichiarazione
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1759
amor mio? Vi pare che sia di voi poco
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grazia di quell’oggetto che piace. Fulgenzio mio, non
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1759
per voi medesimo. Ancor che mio non siate, sì
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1759
e lo sarò fin che viva, e lo sarò
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signora Clorinda. ¶ Fulgenzio. Oimè! che dirà il signor Fabrizio
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della cognata. Gli duole che lo abbia veduto ai
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signor Fulgenzio! mi dispiace che rimasto sia sconcertato. Compatisco
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amore, e mi sovviene che il mio caro sposo
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lo stesso). ¶ Fabrizio. Eugenia, che cos’è stato? è
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1759
poco meglio. ¶ Fabrizio. Aspettate, che vi voglio guarir del
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mi mortificate, signora. Sapete che ho per voi quella
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stima e quel rispetto che meritate; ma dacchè partì
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si dice tutto. ¶ Eugenia. Che ha il signor Fulgenzio
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ha il signor Fulgenzio, che è ammutolito? ¶ Fulgenzio. Niente
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Signora, non potete dire che sia stato sempre così
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da poco tempo; da che vi sono diventata noiosa
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1759
andato quel maladetto coltello, che glielo voglio rendere or
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guardandosi da Eugenia) ¶ Eugenia. Che cosa sono questi segreti
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1759
mia sofferenza, (parte) ¶ Clorinda. Che vuol dire questo discorso
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1759
dietro ad Eugenia) ¶ Clorinda. Che modo è questo? Mio
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1759
mi perde il rispetto? Che Eugenia sia gelosa di
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1759
al decoro mio. Fortuna che non è lontano l
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arrivo di mio consorte. Che fo? resto, o men
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1759
e Tognino. ¶ Lisetta. Ma che desinare arrabbiato è stato
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vi è mai stato che dire con suo marito
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1759
Fulgenzio. (Mi fa specie, che Eugenia non mi dice
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1759
ch’io resti. Segno che non le preme). (Ja
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di voi, signor Fulgenzio, che vi fate tanto pregare
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disturbo alla compagnia. ¶ Eugenia. Che ragioni fiacche! dite che
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Che ragioni fiacche! dite che non volete restare, perchè
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Fulgenzio. Per far vedere che qualcheduno s’inganna, resterò
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di una grazia. ¶ Eugenia. (Che diavolo vorrà dire?) ¶ Fulgenzio
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signora Eugenia. ¶ Fabrizio. Via, che occorre? Ci conosciamo. Eugenia
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1759
vi prega, vi supplica, che subito andiate a casa
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subito andiate a casa, che prendiate la signora Clorinda
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Clorinda vostra cognata, e che la conduciate qui a
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1759
bell’agio. ¶ Flamminia. (Pare che c’entri il diavolo
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1759
Fulgenzio. Dispensatemi. Son certo che mia cognata non ci
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1759
verrà. ¶ Eugenia. (È certo che non verrà; perchè sa
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1759
non verrà; perchè sa che colei non mi può
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vado. ¶ Fabrizio. E volete che stia a mangiar sola
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Flamminia. (Ma giusto cielo! che testa è quella?) ¶ Fabrizio
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altro. (So io quel che farò. Anderò io a
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Fabrizio. (Tieni questo grembiale, che or ora vengo, e
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Mi dispiace del sagrifizio che oggi deve fare il
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E a me dispiace, che ogni sagrifizio è male
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dite lor qualche cosa, che non istiano sempre ingrugnati
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1759
ma vi accerto bensì, che se avessi un’amante
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1759
Da Roma, signore. ¶ Fulgenzio. Che dice di quella gran
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1759
Eugenia. Lasciatelo dire; lasciate che si diverta. ¶ Fulgenzio. Mi
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1759
diverta. ¶ Fulgenzio. Mi dicono che a Roma ci sono
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1759
pur volentieri. ¶ Eugenia. Andate, che sarete la consolazione di
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indifferenza, ma si vede che freme.) ¶ Flamminia. (Signor Conte
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1759
si ricordi dei casi che possono nascere. Con licenza
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1759
Eugenia. Non parlate, sorella, che or ora lo farete
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Non vi è pericolo che mi vediate infuriare. Ho
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1759
a Fulgenzio) ¶ Flamminia. A che servono ora codeste scene
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Fulgenzio. (Si vede chiaro, che è annoiata di me
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1759
Ci scommetterei la testa, che il Conte le piace
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Lo vedrebbe un cieco, che ha più premura per
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premura per la cognata, che per me). (da sè
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Eugenia. (Ha una faccia, che pare il vero demonio
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sè) ¶ Fulgenzio. (E stimo che non mi dice niente
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niente). (come sopra) ¶ Eugenia. (Che ho da fare io
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questo girandolone? E meglio che me ne vada). (in
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1759
volta) ¶ Fulgenzio. Vada, vada, che il signor Conte l
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dire alla signora cognata, che resta a pranzo fuori
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1759
sopra) ¶ Eugenia. Ma ora che ci penso; non vorrà
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ci penso; non vorrà che lo sappia la sua
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1759
la sua signora cognata che resta qui, avrà paura
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1759
sopra) ¶ Eugenia. Mi spiacerebbe che avesse da disgustare la
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1759
oh, quel bravo signore che non va più in
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1759
fazzoletto) ¶ Eugenia. Non dubiti, che avrà finito di arrabbiarsi
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cinquecento persone. ¶ Flamminia. Ih! che sparata! ¶ Fabrizio. Per modo
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chiamare il signor Conte, che favorisca di venir qui
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egli sta? ¶ Fabrizio. Ditegli che venga qui. Gli voglio
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1759
grosso; uno di quelli, che fanno tremare. Ma via
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a Flamminia) ¶ Flamminia. Senza che m’incomodi, eccolo ch
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Voglio far altro io, che chiamarla. ¶ Fabrizio. Uh! siete
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svenevole. Lisetta. (chiama) ¶ Lisetta. Che comanda? ¶ Fabrizio. Di’ subito
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Di’ subito ad Eugenia, che venga qui. ¶ Lisetta. Se
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il perchè? ¶ Fabrizio. Dille che venga qui, che una
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1759
Dille che venga qui, che una persona la vuol
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parlare. ¶ Lisetta. (Può essere che il signor Ridolfo le
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e ditegli tutto quel che vi ho detto). (piano
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1759
infinitamente. ¶ Ridolfo. L’amicizia che ha per me il
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1759
i miei legali. ¶ Fabrizio. Che legali? che legali? Sono
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legali. ¶ Fabrizio. Che legali? che legali? Sono tutti ignoranti
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chi crede vossignoria aver che fare? Col primo cavaliere
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cavaliere dello Stato Romano: che ha feudi con padronanza
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1759
ogni rispetto. So quel che dico, e la verità
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1759
da dire. ¶ Flamminia. (Andate, che si fa tardi). (a
164
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Roberto) ¶ Roberto. (Dica quello che vuole, io non voglio
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1759
Eugenia e detti. ¶ Eugenia. Che mi comanda il signore
166
1759
in aria melanconica) ¶ Roberto. Che ha la signora Eugenia
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1759
ha la signora Eugenia, che mi par melanconica? (a
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1759
di manifestare una verità, che non mi fa disonore
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innamorata, signore, di uno che dovrebbe essere mio consorte
170
1759
sue sguaiataggini). ¶ Flamminia. Sentite, che bel carattere è quello
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1759
non vi è oro che la paghi. ¶ Roberto. Mi
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1759
poco avvezzo a sperimentarla, che sempre più la signora
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1759
bontà, e mi rincresce che inutilmente impiegate il vostro
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sperare. ¶ Eugenia. E in che volete sperare? ¶ Roberto. Nelle
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della fortuna, nei casi che possono impensatamente accadere; in
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1759
a diminuire. Caso mai che il vostro amante non
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1759
dire, e mi compiaccio che lo diciate; ma dei
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1759
succedere. ¶ Eugenia. Non vorrei che foste l’augello del
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1759
a Roberto) ¶ Roberto. Siatelo, che il cielo vi benedica
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1759
signor Ridolfo). ¶ Eugenia. (Parveti che fosse sdegnato?) ¶ Lisetta. (Anzi
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1759
Questa è la pena che si prende, quando parto
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1759
mi consolo con voi, che avete la sorte di
183
1759
Eugenia? ¶ Eugenia. Vi dispiace che si sappia, che noi
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1759
dispiace che si sappia, che noi ci vogliamo bene
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1759
Signor Conte, si contenta che si inviti a pranzo
186
1759
Fabrizio. No, fin tanto che il signor Conte sta
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1759
hanno dato ad intendere che parte presto. Le bugie
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1759
letterato d’Europa. Uno che vanta il sangue puro
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1759
Fulgenzio. Sono due ore che è qui il signor
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1759
delle vostre grazie. ¶ Fabrizio. Che serve? ¶ Fulgenzio. No certo
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Fulgenzio. (Costui non vorrebbe che ci restassi; converrà ch
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1759
il disegno). ¶ Eugenia. (Stupisco, che non abbia piacere di
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1759
con isdegno) ¶ Eugenia. Fermatevi, che mi fate girar il
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1759
una sedia) ¶ Eugenia. Avvertite che siete pazzo davvero. ¶ Fulgenzio
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1759
fate di queste ragazzate, che non ne voglio. ¶ Fulgenzio
196
1759
Ma cara Eugenia, possibile che ancora non siate certa
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1759
un anno in circa che ho la consolazione della
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1759
torto di dubitarne? So che vi sta sul core
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1759
Ma sapete il debito che mi corre. Mio fratello
200
1759
mi corre. Mio fratello, che l’ama teneramente, me
201
1759
tormenterò più. Compatitemi; conosco che ho fatto male.... ¶ Fulgenzio
202
1759
male.... ¶ Fulgenzio. Basta così, che mi si spezza il
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1759
sempre bene? ¶ Fulgenzio. Credetemi, che domandandomi questa cosa, voi
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1759
non passerà gran tempo, che sarete mia. ¶ Eugenia. E
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1759
sarete mia. ¶ Eugenia. E che cosa aspettate? ¶ Fulgenzio. Il
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1759
diavolo. (parte correndo) ¶ Eugenia. Che vita è questa? Che
207
1759
Che vita è questa? Che amor maladetto! non posso
208
1759
signor Ridolfo, la libertà che mi sono presa. Perdonatemi
209
1759
obbedire. ¶ Flamminia. Quant’è che non avete veduto il
210
1759
due ore. Mi figuro che si saranno pacificati colla
211
1759
gridando, chiamando il diavolo, che pareva un’anima disperata
212
1759
anima disperata. ¶ Ridolfo. Possibile che abbiano sempre a far
213
1759
questo mondo. ¶ Ridolfo. E che cosa posso far io
214
1759
Specialmente per mia sorella, che l’amo come mio
215
1759
come mio sangue, e che fuori di certe picciole
216
1759
dispiace vederla afflitta. Dopo che è partito il signor
217
1759
e gli dica pure, che piange, che si dispera
218
1759
dica pure, che piange, che si dispera, e lo
219
1759
vi prego dirgli altresì, che mia sorella ha promesso
220
1759
ha promesso a me che sarà più cauta per
221
1759
cauta per l’avvenire, che non gli darà più
222
1759
gli darà più disgusti, che non parlerà più di
223
1759
di quella tal persona che egli sa: anzi fatemi
224
1759
Ridolfo. Adagio, signora mia, che di tante cose non
225
1759
ch’io gli dicessi che venga qui? ¶ Flamminia. Sì
226
1759
Flamminia. Sì; ma vorrei che fosse da voi prevenuto
227
1759
Flamminia, preparatemi una camiscia, che son tutto sudato. (Rodolfo
228
1759
camminato, ho tanto faticato, che mi gira la testa
229
1759
fatto poi una spesa, che ne anche il governatore
230
1759
è mai veduto da che mondo è mondo un
231
1759
vedere quella vitella. Ah? che dite? E da dipingere
232
1759
rara? Eh, la vitella che ho io in questo
233
1759
assolutamente. Guardate queste animelle: che roba! che piatto! che
234
1759
queste animelle: che roba! che piatto! che esquisitezza! Ne
235
1759
che roba! che piatto! che esquisitezza! Ne avete da
236
1759
poi... io poi... Ah? che piccioni! Avete mai veduti
237
1759
no. Questi sono piccioni, che li salvano solamente per
238
1759
per me. E sentirete che salsa ch’io ci
239
1759
Ridolfo. Siete tanto obbligante, che non si può dire
240
1759
bene sotto la salvietta, che non si veda). ¶ Succianespole
241
1759
gnor no? ¶ Succianespole. Insegnatemi, che cosa ho da dire
242
1759
Succianespole. Gnor no. ¶ Fabrizio. Che tu sia maladetto. Gnor
243
1759
sia maladetto. Gnor sì, che tu sia bastonato... ¶ Succianespole
244
1759
il cento per uno. Che si impegni, e che
245
1759
Che si impegni, e che si spenda; e poi
246
1759
parte) ¶ Fabrizio. Il diavolo che ti porti. (gli corre
247
1759
Lisetta e Ridolfo. ¶ Lisetta. Che mi comanda il signor
248
1759
Perdoni la curiosità: so che V. S. è amico
249
1759
ha pregato per carità, che io venissi a disimpegnarlo
250
1759
tante di queste scene, che non ci credo. ¶ Ridolfo
251
1759
Fulgenzio; e nasca quel che sa nascere, io non
252
1759
gli ho anche detto che mi lagnerei, se dopo
253
1759
ora con un forastiere, che per ordine di suo
254
1759
della partita... Oh aspettate. Che il signor Fulgenzio abbia
255
1759
saputo del forastiere, e che sia sdegnato per questo
256
1759
signora Eugenia di quello che vi avevo raccomandato?) ¶ Ridolfo
257
1759
compatitemi per carità. Dopo che da me partiste, mi
258
1759
amore. Buon per me, che non avete parlato. Lisetta
259
1759
Lisetta. (Mi pareva impossibile, che non avesse ad esser
260
1759
ragione. Ringraziamo il cielo, che è andata bene. Lisetta
261
1759
Lisetta. E di là che si veste. (Non gli
262
1759
Sì, vado. Conosco benissimo, che il restar solo non
263
1759
Vi compatisco, ma permettetemi che qualche cosa vi dica
264
1759
per amicizia. Se conoscete che la persona che amate
265
1759
conoscete che la persona che amate meriti l’amor
266
1759
avete risolto, non fate che la ragion vi abbandoni
267
1759
ragion vi abbandoni, e che l’affetto vi acciechi
268
1759
quando si sa specialmente che una donna vuol bene
269
1759
vo’ moderarmi. Già so che mi vuol bene. Se
270
1759
sa fingere. Non vorrei che dissimulasse. Orsù, non principiamo
271
1759
non volendo. La riverisco. Che fa? Sta bene? ¶ Fulgenzio
272
1759
non potermi tenere). ¶ Eugenia. Che dice ella di queste
273
1759
Eugenia. Con certe amiche, che sono venute a favorirmi
274
1759
Anzi mi hanno detto, che vogliono venir questa sera
275
1759
con loro. ¶ Fulgenzio. E che cosa avete risposto? ¶ Eugenia
276
1759
cosa avete risposto? ¶ Eugenia. Che ci anderò volentieri. ¶ Fulgenzio
277
1759
altri impegni. ¶ Fulgenzio. Io? che impegni? ¶ Eugenia. Eh via
278
1759
impegni? ¶ Eugenia. Eh via, che serve? Se avete in
279
1759
qualche mazzo di carte che vi avanzi, favorite portarmelo
280
1759
vi avanzi, favorite portarmelo, che mi divertirò un poco
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con mia sorella. ¶ Fulgenzio. Che novità è questa? che
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Che novità è questa? che discorso è questo? cosa
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ci verrà più. ¶ Eugenia. Che importa a me, che
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Che importa a me, che ci venga nè il
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con mia cognata... ¶ Eugenia. Che cosa c’entra vostra
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c’entra vostra cognata? che importa a me di
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cognata? ¶ Fulgenzio. So quel che dico; e non avrete
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Mi maraviglio di voi, che parliate così. Vi torno
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Eugenia. Ottimamente. Date qui, che la voglio sigillar io
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Tognino, acciò possa dire che l’ha ricevuta da
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Dite al vostro padrone, che mia sorella Flamminia in
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una bella lettera, e che io medesima colle mie
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straccia la lettera) ¶ Flamminia. Che! siete impazzita davvero? Mi
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scene? ¶ Eugenia. E ditegli che venga da me, che
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che venga da me, che gli darò la risposta
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Flamminia. Non glielo dite che ha stracciata la lettera
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di servirla. ¶ Flamminia. Dico, che non gli dite niente
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chi? ¶ Eugenia. Col diavolo che se lo porti. ¶ Flamminia
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ecco qui un cavaliere, che vi vuol conoscere e
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Fabrizio. È una donna, che per una casa non
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Balla in una maniera, che i primi ballerini sono
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poi di un gusto, che chi la sente muore
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la sente muore. Parla, che non c’è stata
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è stata mai, da che mondo è mondo, una
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Ci sono più debiti che ricchezze. Dei conti d
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non ce n’è che un solo al mondo
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assai limitate. Quello di che mi pregio, si è
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è il libro aperto, che insegna agli uomini la
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è la prima volta, che ho l’onor di
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vederio. ¶ Flamminia. (E pare che sieno trent’anni che
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che sieno trent’anni che lo conosce). ¶ Fabrizio. È
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il più bravo pittore che sia stato al mondo
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delle cose stupende. Cose che non le ha il
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avuto per cento zecchini! Che dice eh? per cento
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cento zecchini un quadro che vale due mila doppie
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originali). ¶ Roberto. Si vede, che siete assai di buon
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Roberto. Voi, a quel che sento, avete una galleria
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voi... (a Fabrizio) ¶ Fabrizio. Che serve? Se non ve
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un affare per ora, che mi trattiene. Servitelo intanto
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mi trattiene. Servitelo intanto, che poi verrò io pure
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vedere di quelle cose che non avrà mai vedute
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non v’è bisogno che voi venghiate). (ad Eugenia
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il signor Fulgenzio...) ¶ Eugenia. (Che importa a me, che
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Che importa a me, che mi trovi col forastiere
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Fabrizio. Eh favorisca. ¶ Roberto. Che mi comandate? ¶ Fabrizio. Oggi
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parola? ¶ Roberto. Non so che dire. ¶ Fabrizio. Compatirà la
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un paio di piatti, che i simili non li
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le cose, ma credo che non si dia un
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di farmi onore. Voglio che tutti possano dir bene
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colle trombette. Mi dispiace che non ci ho altri
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non ci ho altri che un servitore solo, vecchio
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a fare lo scimunito, che oggi ho da dar
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ho gusto. ¶ Fabrizio. Succianespole, che cosa daremo da pranzo
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confidenza) ¶ Succianespole. Tutto quello che comanda Vostra Eccellenza. ¶ Fabrizio
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E il tuo salario, che ti ho dato, l
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sente altro da te, che gnor sì e gnor
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per un affare piissimo che l’interessa, ed io
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me in una maniera che vale a colmarmi di
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Avvi una spia onorata, che mi riporta i sentimenti
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ed è quegli appunto, che procurommi da lungi il
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è l’unico forse che possa fare la vostra
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altro; e ci scommetto che ieri sera si è
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Eugenia. Ed io scommetto che non passano due ore
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non passano due ore, che Fulgenzio è qui, e
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sì male? ¶ Eugenia. E che cosa finalmente gli ho
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In tutto il tempo che viene qui, è mai
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o una sera senza che voi lo abbiate fatto
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Sono sempre io quella che lo fa inquietare? Parmi
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voi sapete assai quello che vi dite. ¶ Flamminia. Specialmente
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posso vedere. ¶ Flamminia. E che cosa vi ha fatto
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le sue finezze; meno che io la vedo, sto
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vedo, sto meglio. ¶ Flamminia. Che cosa vi siete cacciata
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siete cacciata in testa? Che Fulgenzio sia impazzito per
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Sì, va bene, ma che bisogno c’è ch
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a dire, io dubito che il signor Fulgenzio per
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Flamminia. Vi dispiace, eh, che non venga? ¶ Eugenia. Sicuro
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non venga? ¶ Eugenia. Sicuro che me ne dispiace. Gli
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Per altro lo sa che gli voglio bene. ¶ Flamminia
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ho detto? Quanto credete che sia lontano il padrone
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Aspettate prima. Chi sa che non mandi qualche ambasciata
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non mandi qualche ambasciata che vi dispiaccia! ¶ Eugenia. Ha
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signore. ¶ Eugenia. Addio, Tognino. Che fa il padrone? ¶ Tognino
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viglietto. ¶ Flamminia. E qui, che ci avete? ¶ Tognino. Un
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possiate raddolcirvi la bocca, che avete per solito amareggiata
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fatto far loro conoscere, che si amano tanto. ¶ Flamminia
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per me. ¶ Flamminia. Volete che lo faccia davvero? ¶ Eugenia
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davvero? ¶ Eugenia. Sì, fatelo, che mi farete piacere, lo
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anzi una bella lettera che lo consoli, il mio
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Flamminia. Aspettate, quel giovane, che or ora vengo colla
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date qui. Guardate, Eugenia, che belle frutta! Sa che
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che belle frutta! Sa che vi piacciono, e ve
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trovate più. Io so, che se avessi un amante
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e Tognino. ¶ Eugenia. A che ora è venuto a
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sonate le due. ¶ Eugenia. Che ha detto sua cognata
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padrone. Mi ha detto, che gioca qualche volta con
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hanno detto per certo, che li hanno veduti a
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rabbia. Può essere? dite che è di sicuro. ¶ Tognino
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il baggiano). E a che ora sono tornati a
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Eugenia. (Venga da me, che sta fresco). ¶ SCENA IV
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significare? ¶ Eugenia. Niente; dico che dite bene. ¶ Flamminia. Sentite
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consolato le vostre righe, che non ho termini sufficienti
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mio cuore. ¶ Eugenia. E che giubbilo! (con ironia) ¶ Flamminia
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grazietta! (con ironia) ¶ Flamminia. Che modo è questo? ¶ Eugenia
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Eugenia Pandolfi. Vi pare che non abbia scritto a
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non la fa, dice che le perde il rispetto
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finalmente è una cosa che dee durar poco. ¶ Eugenia
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Flamminia. Ho inteso dire, che l’aspettano oggi. ¶ Eugenia
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non sarà cosa illecita, che lo preghiate di metter
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persuasa di sì. Sapete che non vi sa negar
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Guardate la bella premura che ha di me. Si
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1759
Eugenia. Basta. Se sperassi che le cose andassero come
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Eugenia. Zitto, zitto. Sentiamo che cosa dice. ¶ SCENA V
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non preveduta. Ho piacere che vi si trovi la
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burbero, come ora). ¶ Eugenia. (Che sì, che vuol fare
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ora). ¶ Eugenia. (Che sì, che vuol fare il bravo
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Eugenia può dir quel che vuole; può burlarsi di
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spada. ¶ Fulgenzio. Felice voi, che potete scherzare. Nello stato
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1759
poter parlare. L’amor che ho per voi, è
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del decoro della famiglia. Che dirà di me mio
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di me mio fratello? che dirà egli, quando saprà
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1759
dirà egli, quando saprà che per cagion vostra ho
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1759
questa illustre signora. Volete che vada io a domandarle
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scusa per voi? ¶ Flamminia. Che manieraccia è questa? Lo
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1759
a Flamminia) ¶ Flamminia. Meritereste che tutti vi abbandonassero. ¶ Eugenia
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1759
vi abbandonassero. ¶ Eugenia. Basta che non mi abbandoni il
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come le vostre. ¶ Eugenia. Che? sono una bestia io
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1759
Parla in una maniera, che farebbe intenerire i sassi
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1759
scusa della poca attenzione che avessi avuta per voi
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mio. ¶ Eugenia. Sarebbe tempo che il mio cuor respirasse
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Eugenia. Se non desidero che compiacervi. ¶ Fulgenzio. Mi avete
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e non ho piacere che trovi in casa degli
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Anzi. ¶ Fulgenzio. Ho paura che vogliate dissimulare, e che
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che vogliate dissimulare, e che dentro di voi non
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non siate contenta. ¶ Flamminia. Che volete voi sottilizzar d
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1759
Fulgenzio) ¶ Eugenia. No, no, che non s’incomodi a
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Flamminia. Ho sentito tanto che basta, e non ne
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Questa è la grazia che avete promesso accordarmi. ¶ Eugenia
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Io non v’impedisco che la conduciate. ¶ Fulgenzio. Ma
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all’animo mio; basta che soddisfacciate al vostro. ¶ Fulgenzio
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sono portato per altro, che per l’adempimento del
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Posso tutto sagrificarvi, fuor che l’onore di me
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passione al decoro. Ma che dico io di passione
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di passione? Andate, andate, che mi sono abbastanza disingannata
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voi medesima. ¶ Eugenia. Avvertite, che insolenze io non ne
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servirla? È un’ora che glielo dico; ed egli
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a Fulgenzio) ¶ Eugenia. Più che restate qui, e più
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forza. Si vede chiaro, che non mi ama. Ed
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Quest’angustia di cuore, che ora mi sento, non
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questa casa altri padroni che io; e una nipote
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io; e una nipote, che dipende da me, non
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far all’amore, senza che io lo sappia; e
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questo mondo. Non sa che si faccia, non sa
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in faccia tutto ciò che di Lei mi ha
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Lei sdegno, in tempo che bramo sempre più assicurarmi
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desidero di piacerle, e che cercherò di evitare tutto
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di evitare tutto ciò che le potesse esser discaro
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tutti coloro temer volesse che la conoscono ed anelano
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Non può certamente sdegnare, che dicasi della di lei
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lei casa principalmente quel che le storie ne dicono
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insigne luminosa di Malta, che maggiormente risplende nel Signor
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sapere col libro utile che ha sotto il torchio
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1759
bens) potrà parere maravigliosa, che un Cavaliere di sangue
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sempre più a conoscere, che la Mercatura non è
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indegna de’ Cavalieri, e che tutti deonsi onoratamente impiegare
445
1759
di aver detto cosa che potesse nascondersi, sendo il
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1759
lo scoglio della modestia, che sta nel di lei
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1759
giubbilo per la Bambina che ne ha prodotta, e
448
1759
di vero cuore, e che la Provvidenza ad una
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1759
altro. Illustrissimo Signor Barone, che sa conoscere la vera
450
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come dissi a principio, che non isdegna di leggere
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1759
azione. Questa Commedia adunque, che ha per titolo gl
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1759
gli altri. Due persone che si amano fedelmente, perfettamente
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io non figuro ostacoli che attraversino le loro brame
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1759
ma la pazza gelosia, che nella nostra Italia principalmente
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1759
si faccia, non sa che si dica; non è
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1759
maritarsi. ¶ Eugenia. (Non vorrei che mi tirasse a cimento
457
1759
lodata, avete pur detto che non c’è in
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1759
Mi disdico di quel che ho detto. È una
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1759
io non lo credo, che se mai per avventura
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1759
d’averlo lodato? ¶ Fabrizio. Che lodare! che lodare! io
461
1759
lodato? ¶ Fabrizio. Che lodare! che lodare! io non fo
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1759
di amarlo... ¶ Eugenia. Acchetatevi, che già è finita. Fulgenzio
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1759
è fatta. Può essere che quell’ingrato frema, e
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1759
dote? ¶ Fabrizio. (Ho sempre che fare con degli spiantati
465
1759
Fabrizio) ¶ Fabrizio. Ricco! ricco! che so io, se sia
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1759
crepi di gelosia. So che viverò poco, che già
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1759
So che viverò poco, che già a quest’ora
468
1759
io mi credeva, di che ha da fremere e
469
1759
a me stessa, cercherò che il Conte mi piaccia
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1759
Oh cieli! eccolo. A che viene a tormentarmi l
471
1759
Fermatevi, signora Eugenia. ¶ Eugenia. Che pretendete da me? (cori
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1759
ancora partita. ¶ Eugenia. E che fa in casa mia
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1759
voi, le fu risposto che siete in camera ritirata
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1759
concluso il maggior affare che mi premesse. ¶ Eugenia. Cioè
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facoltà. Mi ama tanto, che nulla seppe negarmi, e
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così accogliete una nuova, che mi lusingai dovesse rendervi
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una sedia) ¶ Fulgenzio. Eugenia, che cosa è questa? ¶ Eugenia
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si, Fulgenzio, maltrattatemi, disprezzatemi, che avete giusta ragion di
479
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è la fedeltà? No, che non aveste amore per
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fede, deridi un misero, che per te more, ma
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affascinati dalla passione, convien che sieno leggieri, fantastici e
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vieppiù ridicola una debolezza che inquieta il Mondo, e
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tormentar per amore! Voler che il balsamo si converta
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loro, e non fate che si abbia a rider
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Eugenia e Flamminia. ¶ Eugenia. Che cosa avete, signora sorella
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1759
cosa avete, signora sorella, che mi guardate così di
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tanto venir la bile, che oramai non vi posso
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amore. ¶ Eugenia. Bella davvero! che cosa vi ho fatto
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cosa vi ho fatto, che non mi potete vedere
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si vede, si conosce che spasima, che vi adora
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si conosce che spasima, che vi adora, e voi
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e voi non cercate che d’inquietarlo, e corrispondergli
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ch’egli merita, e che voi dovreste usargli per
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di buonissimo core. Considerate che voi avete pochissima dote
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voi avete pochissima dote; che nostro zio a forza
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ha precipitata la casa; che io mi son maritata
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potrebbe accadere di voi, che non siete in migliore
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mio. Il signor Fulgenzio, che vi ama tanto, e
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vi ama tanto, e che ha detto di volervi
500
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strepito si volta) Oimè; che è questo? Eugenia, Eugenia