Vittorio Alfieri, Filippo, 1783

fosti, e tolta. ¶ Isabella ¶ Deh! che rimembri?... Passeggera troppo

udir... ¶ Carlo ¶ T´arresta; ¶ deh! se del mio dolore

tu intendesti troppo. ¶ Pensa, deh! chi son io; pensa

affannato core. ¶ Isabella ¶ Sfuggimi, deh!... Queste fatali soglie, ¶ fin

or più di pria. Deh! serba ¶ mia fama intatta

incensi e voti. ¶ Perez ¶ Deh! no, così non mi

sia qual vuolsi) entrar deh! fammi a parte; ¶ tant

non reo lo brama? ¶ Deh, pur mentisser le inaudite

padre in me... ¶ Isabella ¶ Deh! tu l´ascolta: è

appellare? In me vedresti ¶ (deh tu il volessi!) ognor

tu reo mi estimi. ¶ Deh! potess´io così di

CARLO, ISABELLA ¶ Carlo ¶ Scusa, deh! scusa l´ardir mio

Perché venn´io? ¶ Carlo ¶ Deh! non sdegnarti; or or

vengo; e al ciel deh piaccia, ¶ ch´io sol

tenea; ¶ mostrava affetto insolito. Deh! mai, ¶ mai più di

viene egli a momenti. — ¶ Deh, prence, intanto entrar mi

potrem noi l´acciaro? ¶ Deh! non ci trarre al

In così acerba età, deh! come giunto ¶ sei di

Carlo ¶ — Non mi sforzar, deh! padre, al fero eccesso

me si asconde, avravvi. ¶ Deh! mi appalesa il suo

scemasse mai dramma. ¶ Isabella ¶ Deh! se tu nei delitti

indurata ancor non hai, deh! senti, ¶ Gomez, pietade... ¶ Gomez

risolverlo a fuga. Or, deh! tant´alto ¶ favor non

me lo annunzi? ¶ Isabella ¶ Deh! non parlarmi di morte

io ve l´indussi. ¶ Deh! non tardar, t´invola

sol sospetto ¶ virtude macchia. Deh! la iniqua gioia ¶ togli

a brano a brano ¶ deh non squarciarmi il cuore

morte: ma il velen deh! scegli; ¶ men dolorosa fia