Vincenzo Monti, Al signor di Montgolfier, 1784

nel mar gli abeti, ¶ E primo corse a fendere

Su la materna lira; ¶ E al tracio suon chetavasi

De' venti il fischio e l'ira. ¶ Meravigliando accorsero

Argo la gloria intanto, ¶ E dolce errar sentivasi ¶ Su

mare i vortici ¶ Forse è sì gran pensiero, ¶ Come

ond'alzasi ¶ Di Sthallio e Black la fama, ¶ Pèra

l'acre sguardo avventi, ¶ E invan celarsi tentano ¶ Gl

tenebre ¶ La verità traesti, ¶ E delle rauche ipotesi ¶ Tregua

Del tuo splendor vestita, ¶ E le sorgenti apparvero, ¶ Onde

profondo ¶ Pasce i tremuoti, e i cardini ¶ Fa vacillar

Da' marzii corpi uscire, ¶ E già domato ed utile

alto ¶ Va la materia, e insolito ¶ Porta alle nubi

immobili ¶ I riguardanti lassa, ¶ E di terrore un palpito

trapassa. ¶ Tace la terra, e suonano ¶ Del ciel le

Stan mille volti pallidi, ¶ E mille bocche aperte. ¶ Sorge

aperte. ¶ Sorge il diletto e l'estasi ¶ In mezzo

In mezzo allo spavento, ¶ E i piè mal fermi

al guardo attento. ¶ Pace e silenzio, o turbini: ¶ Deh

cola: ¶ L'etra sereno e libero ¶ Cedi a Robert

le voglie: ¶ Costa rimorsi e lacrime ¶ Tentar d'un

piede: ¶ Punillo il Fato, e in Erebo ¶ Fra ceppi

Nel mar dell'aure è lunge: ¶ Lieve lo porta

Lieve lo porta zeffiro, ¶ E l'occhio appena il

suol fuggente ai lumi, ¶ E come larve appaiono ¶ Città

larve appaiono ¶ Città, foreste e fiumi. ¶ Certo la vista

Robert nell'anima ¶ Chiusa è al terror la via

al terror la via. ¶ E già l'audace esempio

tronche ali ti caddero, ¶ E ti lambîr le piante

Degli astri il moto e l'orbite, ¶ L'Olimpo

l'orbite, ¶ L'Olimpo e l'infinito. ¶ Svelaro il

il pelago, ¶ Le fere e l'uom domasti. ¶ Oggi

Giunse la tua virtute, ¶ E di natura stettero ¶ Le

stettero ¶ Le leggi inerti e mute. ¶ Che più ti

alla morte il telo, ¶ E della vita il nettare