Alessandro Verri, Le avventure di Saffo poetessa di Mitilene, 1782

di contenti, le une e gli altri ad ogni

ad ogni altra pena e ad ogni altro diletto

raggio dell'alba Saffo e l'ancella, alle quali

sempre vedute così alte e frondose, ma pure non

erano appesi i doni e i voti offerti alla

conscia della sua empietà, e giunta all'idolo della

modo che dovessero rimanervi; e quindi, colla fronte china

quindi, colla fronte china e le braccia raccolte in

disse la donzella, ben è di tuo figlio ogni

cuori da te ottengono, e tutte soffro quell'amare

tutti i miei sensi. E ciò che distrugge ogni

alito di speranza, si è che tu prodiga meco

così sventuratamente. Plàcati, bella e terribil Dea, che se

ho usurpate, eccone altre e me stessa vittima ben

vedi omai quanto ella è grave. Perocché in tempo

Così pregava la fanciulla, e le scorreano dalle palpebre

turbamento delle sue sembianze, e stanca di continui lamenti

innoltrò verso dell'Idolo e gettò sull'ara accesa

letargo; sollevò gli occhi e vide l'amabile vincitore

turbata insieme dalla maraviglia e dal diletto, cessò di

quale al tenero affetto è proclive il sentiero. Mentre

Mentre che tacita contemplandolo e vereconda tai voti porgeva

già ripieno di grazie; e Saffo guardandolo con insaziabili

rivolse intorno lo sguardo e riconobbe a caso la

fanciulla, ricordandosi dei versi e dei fiori. Era non

meno cortese che leggiadro; e però, non trascurando un

nuovo, a lei accostandosi, e lodando il metro dei

nondimeno, piuttosto che verace, è ripiena di lusinghe la

compiace d'ingegnose illusioni; e questo, io credo, ti

di Amore, quandoché ti è propizia la di lui

tutti egualmente non sorride!” E mentre così dicea, quasi

gentili, anco i feroci, e le belve, e le

feroci, e le belve, e le furie, come si

altrove i suoi, dove è mai quel rimedio che

affanni?” “Evvi,” rispose Faone. “E quale sarà mai?” diss

a chi l'accetta e ritrarlo da chi lo

impressa la Dea, scegli e ricusi con tanto arbitrio

ragionamento invitava a proseguirlo; e però Faone piacevolmente rispose

sensi dell'animo mio. E giacché tu mi inviti

di non meritata lode e insieme collo stimolo d

cuore. Dunque tu ami”. E quindi palpitando aggiunse; “E

E quindi palpitando aggiunse; “E qual è il fortunato

palpitando aggiunse; “E qual è il fortunato oggetto, a

palestra, la più gradita è quella che si dirige

bocca la misera sentenza; e però tacque chinando a

a qualche tuo amante; e se non altro, troppo

tuoi amori, gentile donzella, e possa io meritare ne

Così dicendo, salutando lei, e Rodope non meno, che

vapori, diviso dall'aura e dal proprio impeto, entro

raccolta, dove abitavano molti e vari pesci. Si trattenne

trattenne la infelice donzella, e seco lei Rodope, entrambe

pensieri sul margine erboso, e intanto un lieve zefiro

fruttiferi, ondeggiavano i fiori, e insieme di quelli le

quelli le tracce sparse e trascurate della immobile fanciulla

non frenabili querele; “Placida è tutta la natura, sono

i fiori, l'aura è soave, tranquillo è il

aura è soave, tranquillo è il cielo, tripudiano i

tripudiano i garruli augelli, e fra poco in quelle

frondi troveranno dolcissimi sonni; e questi pesci, benché raccolti

sei padrona), così violenta è la tua inclinazione, che

mare, sono però angusti e lenti ne' loro principii

però in brevissimo tempo è giunto a quel barbaro

questa luce del cielo. E come avvenire può, che

le labra nel silenzio e chinò gli occhi Saffo

la fronte colla destra; e dopo alcuna pausa: “Tu

ci propongono clementissime leggi. E non ti ho forse

rozzamente, pure chiaramente narrate e ripetute le pene di

di Sisifo, di Tantalo e di Tizio e di

Tantalo e di Tizio e di quanti, rubelli ai

maraviglia dello sdegno divino?”. E Saffo ognor più turbata

ha punita, perché troppo è manifesta la di lei

avendomi mia madre, non è molto, date due colombe

affanni volontari dell'animo, e per fine il più

scegliendone le più candide; e quindi a Saffo rivolta

io te le serbo e meco le porterò accompagnandoti

il tormento di Amore e lo spavento della vendetta

si addensarono le tenebre e silenziosa divenne l'aura

Sorgea la splendente luna, e già appariva l'ampio

cadendo apparivano più argentei e più tremoli a quel

affettuosa, cessò dal lavoro, e trattenendosi immobile e tacita

lavoro, e trattenendosi immobile e tacita, quasi frenava il

spasimo di Amore; ond'è che di repente si

fanciulla, sorse dal tappeto, e sospesa tra la veglia

passo con semichiuse palpebre e tronco alito, dicendo; “Me

l'ancella questo delirio, e temendo che ella non

le mie deplorabili angosce?” E così dicendo corse fuori

miri l'ampio cielo, e che vi esali i

da lei le braccia; e Saffo mirando in alto

fosti amante, le diceva, e fors'anche lo sei

di me, che debole e mortale posso resister meno

del suo splendido manto, e la luna nel rimirarlo

nel rimirarlo impallidiva. “Tempo è, disse l'ancella, che

per pietà della vittima e non per disprezzo irreligioso

non per disprezzo irreligioso”. E mentre ella proseguiva i

fascia ornata di perle, e sopra vi avvolse, senza

distributrice arbitraria di angosce e di contenti, le une

amata da' tuoi genitori e in tutto compiaciuta? se

credevi. Ma se questo è il tuo male, siccome

chi lo prova. Intanto è necessario che ti conforti

le erbe più delicate”. E così la donna loquace

sdegnata Saffo discacciavala dispettosamente; e quella nondimeno, paziente confortatrice

manifestarsi con tristi sintomi e poi si cangia in

ne spegne la sete. E quindi se mai ostacolo

quali il più efficace è di correggere l'amarezza

a questa tua età è un facilissimo compenso”. Taceva

quali recavano speranze dubbiose e lontane al mal presente

lontane al mal presente e certo. Conciossiaché le angosce

che lo rendono ritroso e nemico verso la verità

vesti ed il sembiante, e quindi così opportunamente nascose

Scamandronimo alle esterne faccende e la buona Cleide si

invitò ai consueti lavori; e Saffo ormai risoluta di

ancella, per lei garrula e muta per gli altri

benché a lei notissime, e vi si tenne alquanto

nell'assiduità del lavoro”; e così riflettendo passò la

già incominciata finissima tela, e mentre spingeva con alterno

un canto, filando placida e taciturna, ma pur teneva

alabastro ripieno di fresca e limpida acqua. Era composto

aveva gettato al vincitore e che già stavano al

con ambe le mani e gli gettò fuori nell

canto ed il lavoro, e a lei rivolgendosi timidamente

fiori con dispetto involontario, e se stessa dominando “Va

quelli erano già languidi e scoloriti”. Alle quali parole

le labbra al canto e insieme rimovendo sollecitamente la

il capo alle mani e tacque immersa nella sua

del di lei canto e lo emulava colla cetra

fra loro un amaranto e lo rivolse verso di

lavoro lasciò l'ago e si pose impaziente ad

il tumulto de' pensieri, e si rivolse a ricomporre

considerate così straordinarie inquietudini, e però disse; “Donde avviene

la serenità de' pensieri. E come fai a compiacerti

di Euridice nell'Inferno; e tant'era la soavità

oramai declinava il sole; e la dubbiosa luce rendeva

Dorilla ritornò alla madre, e Saffo scese coll'ancella

trattenersi alquanto nell'ampio e vaghissimo giardino, il quale

aveva ornato di statue e di monumenti con liberale

occhi con piacevoli colori e l'odorato di ogni

Saffo, colle proprie mani, e gli uni e gli

mani, e gli uni e gli altri, servendosi dei

per esemplari del ricamo e presentando i frutti alla

mantenere i mansueti uccelli e nutrirli; ma ora, poiché

sono piacevoli questi fiori, e non fu mia cura

i loro languidi steli? E pure ora li miro

mensa le squisite vivande, e queste acque zampillanti, che

vivacità del loro moto, e quelle che ivi cadendo

quant'era irritabile Saffo, e smaniosa spettatrice di quel

giovine di Mitilene?” “Forse è così, rispondeva Dorilla, quantunque

Saffo, quali atti piacevoli, e quai destri atteggiamenti!”. Nulla

tenzone con tranquilla curiosità. E intanto ognor più inquieta

intanto ognor più inquieta e garrula Saffo prorompeva in

di soddisfare gli occhi e l'animo ancora piuttosto

ad applaudire il vincitore, e a lui si accostò

mirandolo con avidi sguardi e furtivi. Quando alla fine

fiori trattenuto dalla fascia, e penetrando verso il garzone

recandogli insieme i fiori e cantando all'improvviso questi

lei modestia, da timida e riservata anche nelle domestiche

domestiche pareti divenuta loquace e invereconda nelle pubbliche radunanze

era grato il dono e si rivolse altrove. Saffo

il velo sul volto e si ritirò. Intanto il

estivi tra i balli e gl'inni animati dal

suono festivo di cetere e di sistri, s'inoltrò

le di lui tempia e aggiunse in premio un

bianchissime chiome di destriero, e un ampio scudo. nel

fredda accoglienza del dono e dalla scarsa lode de

ricusava i cibi taciturna e mesta, o appena ne

colle mani in grembo, e gli occhi rivolti al

con vano sforzo) rispose: “E che? non son io

spiega, donde in te è penetrato questo dolore, che

mense colla tua piacevole e giovenile allegrezza”. “Vivete in

ripetuto interrogare) non sempre è il cielo sereno, onde

cielo sereno, onde non è maraviglia, se anche la

al par di lui”. “E come avviene, disse Scamandronimo

se qualche sinistro evento è accaduto, per cui ella

così mesta; quantunque non è verisimile, perché miro nel

volto la tranquillità consueta”. E Dorilla, siccome ignara affatto

rispose, che io sappia”; e seguitò a distribuir le

soggiunse, i tuoi fiori, e gli rimirava; ma gli

fra di tutte distinta e vezzosa, intesi che sia

rispose la innocente Dorilla, e le offerse di nuovo

corse alle sue stanze e vi si racchiuse. Rimasero

Rodope, ancella alquanto provetta e che ebbe cura della

lei con voce pietosa e sommessa. La fanciulla intanto

più forte “Saffo Saffo”, e insieme urtava di nuovo

disse Saffo, Rodope importuna, e lasciami in pace”. “Deh

che agiti le piume e stenda i tappeti, se

ristoro di fragranti profumi”. E vinta Saffo alla fine

impeto. Entrò l'ancella, e disse: “Che posso io

nella tristezza le mense? e ciò che è più

mense? e ciò che è più crudele, perché nascondi

fedele ancella: “Ahimè, disse, e chi ha trasfusi ne

la fanciulla più disperatamente, e si gettò boccone su

affettuosamente delle pene altrui; e talvolta ancora si può

il core senza rimedio, e senza uscita. Ma forse

briglia, animandoli colla voce e colla sferza, chini verso

tacendo la moltitudine sospesa; e solo udivasi il fischio

lo stridore delle rote e il fremer delle voci

volgere di tante rote e al battere di tante

vento da un lato e spinse la sollevata polvere

ingombro i sei carri, e quegli astanti si compiacevano

moltitudine. Il vento però è detto giustamente infido e

è detto giustamente infido e capriccioso da' poeti, come

poeti, come quello ch'è autore delle subitanee procelle

autore delle subitanee procelle e che converte la ingannevole

dalla molestia i derisi e rendendo loro spettacolo di

alito dalle polverose nari e dalla bocca spumante, e

e dalla bocca spumante, e cogli occhi ardenti correvano

veloci come il vento e tumultuosi quanto il mare

cadde uno di loro, e gli altri tutti da

condottiero traboccò sul timone; e intanto l'altro cocchio

loro, rianimando le speranze; e finalmente giunse prima alla

in oro col motto: ¶ È felice ogni affanno per

apparvero armati di cesti, e molti vennero lieti e

e molti vennero lieti e baldanzosi, che partirono sostenuti

ecco si udì susurrare e crescere alla fine una

con invidia de' competitori e con giubilo della turba

l'esercizio della lotta; e si mostrò nella palestra

d'oro al petto; e poiché alquanto ristette contemplando

in cui era involto, e si mostrò ignudo con

fascia ai lombi, secondo è costume. Erano fosche le

estivo in questi cimenti, e lanuginose per virile robustezza

da prima alquanto discosti, e poi con lento e

e poi con lento e cauto passo inoltrandosi, alla

il di lui braccio; e quindi rivolgendosi rapidamente, lo

testa dell'avversario chino e violento quasi ad urtargli

quella ambe le mani, e allargando le gambe spiccò

caduto il prepotente atleta e rialzarsi poi col viso

Ma quegli ormai cieco e per la rena entrata

rena entrata negli occhi e per la brama di

vendetta, mordendo le labbra, e con pupille ardenti, nondimeno

pupille ardenti, nondimeno cauto e pronto alle sorprese, tornò

sorprese, tornò alla tenzone; e accostandosi entrambi, alla fine

da cui ritrarne vantaggio; e quasi si combaciavano le

a canto del satirico e polveroso del contrario atleta

introdurre la destra gamba, e con essa il di

piede a sé traendo, e nel tempo istesso spingendogli

si sollevò dall'arena e ne partì fra le

cuore primieramente fredde stille, e quindi a poco a

formata da quelle labbra, e di conoscere quai fossero

benché di forme avvenenti e capaci di turbare l

calma i suoi pensieri. E per verità, colui che

grembo, aveva diversa natura; e quant'era irritabile Saffo

intraprendere così dubbiosa esperienza; e coll'animo diviso fra

timore della virtù divina e la speranza di qualche

umide di rugiada mattutina e mosse dal piacevole alito

Dea con fiducia maggiore, e però tinse nel vaso

indice della destra mano, e con esso se ne

cangiò in freschissimo giglio, e insieme divenne delicata e

e insieme divenne delicata e morbida, di modo che

perché mostruosa distinzione? Egli è necessario omai di tentare

compimento della promessa fortuna”. E così dicendo si trasse

si trasse le vesti, e in più larga copia

il balsamo sul petto; e vedendone i medesimi prodigi

mano la candida gioventù, e la proporzionata forma in

in tutte le membra, e finalmente anche nel volto

dono della natura, cresce e si forma giornalmente con

forma giornalmente con noi, e però si distrugge facilmente

di un pregio consueto e triviale: ma una improvvisa

triviale: ma una improvvisa e divina bellezza, che subentri

che non era cangiata, e insieme con tutte le

straordinaria di lui avventura. E qui s'aspetta a

progenie. Ed in vero è naturale compiacenza de' genitori

autori di opere piacevoli e lodate. E però il

opere piacevoli e lodate. E però il provetto nocchiero

gli occhi da Faone: e ciò che più gli

ed alle pubbliche radunanze; e vedendo la varia gioventù

il suo cuore disciolto e leggiero come un'ape

ape su i fiori; e quantunque non bella, pure

bella, pure perché giovine e di pregevole intelletto, poteva

cui si credeva arbitra e sovrana. Ma questo è

e sovrana. Ma questo è l'inganno della cieca

ma ancora nell'agilità e forza delle membra in

ammirazione gli uomini provetti, e di violento amore l

le si porgesse onesta e onorevole occasione di seco

quali oltre i sacrifizi e le pompe sacerdotali nel

riti solenni alle are, e spento il fuoco degli

il principio dello stadio, e vicendevolmente guardandosi con emula

in quel leggiero vestimento, e senza ritardo, al primo

tempo si slanciarono, mostrando e nell'impeto della corsa

nell'impeto della corsa e nell'avidità degli sguardi

invernali messaggiere delle caligini e delle nevi, per ignoto

corsa, a salti maravigliosi, e riapparve ben presto innanzi

poté evitare l'inciampo, e però cadde prostrato e

e però cadde prostrato e deriso dalla moltitudine, mentre

sospesa corona di alloro e se la pose in

dai capelli la polvere e tergendo il sudore. Gli

polvere con l'ugna e i crini del collo

le redini nella manca, e nella dritta sospeso il

in atto di percuotere, e col viso rivolto al

più grata la corsa e più festiva; ma pure

a Cipro necessarie faccende; e quanto al soffio de

già gonfiano le guance e ti dirigono in Cipro

alzò, uscì dallo speco; e a lei d'appresso

quanta rena poteva raccogliere, e la ristrinse, e quindi

raccogliere, e la ristrinse, e quindi la gittò all

la gittò all'aura; e quantunque sembrasse il mare

sembrasse il mare tranquillo, e fossero immobili le foglie

vele del mio naviglio”. E quella disse: “Or ecco

ancora giunge il vento”; e il disse appena che

che tutte si scossero e gonfiarono. Già la ciurma

importune domande stavano taciti e rispettosi, non sapendo se

decente sedile della nave e dando il segnale di

declinava verso del mare, e sembravano le acque, disposte

soffio del vento benigno, e comparendo tutti i segni

che reggeva il timone e di quelli che avevano

col governo di pochi; e già riappariva in oriente

si estendeva nel cielo e nel mare, seco portando

seco portando più fresco e più gradito il vento

Si abbassarono le vele; e dove presto ciò non

il ferro. Con grida e tumulto obbedivano i nocchieri

turbine stringe l'ali e si abbandona all'impeto

nave il tempestoso flutto; e dubbioso volgeva il timone

che così una timida e inesperta donzella superasse nel

se da animo grande e reale provenisse tale intrepidità

io reggerò la nave”; e poi si coricò nella

si coricò nella prora e sciolse un largo velo

sollevata sopra il capo e l'altra frenò con

trascorre il mare. Non è d'uopo che qui

sorge dal mare ceruleo, e, “Terra terra”, prorompono gridando

la celeste sua bellezza; e fra le spumose onde

scesero su le arene, e Faone, non ancora quasi

disparte dietro alcuni cespugli e gli pose nelle mani

piccolo vaso di trasparente e lucido alabastro, aggiungendo tali

Accetta questo unguento prezioso; e, se quanto hai già

esso ammollirai il viso e tutte le membra, ed

disse quella, la delizia e l'angoscia de' mortali

fonte più dolce insieme e più amara; son misti

lagrime i miei sorrisi; e sono infine la Madre

Madre del più debole e più terribil Nume che

so penetrare, né mi è permesso”. “No, disse quella

la Madre di Amore”. E così detto sparve quasi

Dea, gridò prostrandosi Faone, e lascia che ti baci

baci i candidi piedi e le mani ognor fragranti

garzone immobile per maraviglia, e quindi ritornando nella nave

tacendo però il dono; e tutti spinti da religioso

mostrarsi propizia quantunque assente; e quindi rivolsero la prora

animo con portenti straordinari e religiosi, si ritirò nelle

Chiuse quindi le porte e rimase solo, determinato ad

umana. Se lodevole cosa, e degna d'animo religioso

degna d'animo religioso è da tutti stimata il

presentano colla bocca socchiusa, e le pupille, quantunque prive

ricerchi la sua Musa; e quasi ascolto uscire dalle

ira funesta. ¶ Mirabil mano, e più mirabile ingegno! (io

del più felice stile, e del più industre scalpello

di tale uomo, che è rimasto immortale ne' suoi

sorriso della bocca divina, e dallo sguardo trionfale di

fra le quali Clio è speciale protettrice degli Storici

protettrice degli Storici scrittori. E forse ancora nel decorso

mio argomento fosse celeste e religioso, rivolgerei in alto

pensiero: ma poiché egli è rivolto alla terra, trattando

trattando di un misero e sconsigliato amore, non è

e sconsigliato amore, non è conveniente ch'io turbi

me stesso, mentre dubbioso e tacito passeggiava nell'atrio

posterità altrettanta compassione, quanta è la maraviglia, con cui

dell'Isola di Lesbo, e fu di lei padre

di lei padre Scamandronimo, e di lei madre Cleide

di lei fama, pure è immersa in oscure tenebre

scrisse di Scamandronimo. Ella è però mirabile questa dubbiezza

non gustata fin ora, e copiosa sorgente, alla quale

tuttora presso que' popoli, e vivrà lungamente sparsa nel

le celebrano antichissime inscrizioni, e volumi diversi scritti nel

di raccontarne i nuovi e strani costumi. ¶ E primieramente

nuovi e strani costumi. ¶ E primieramente i pregi esterni

alquanto bruno egli fosse, e il rimanente della persona

di lei non vi è che narrare, come età

per se medesima insipida, e in cui sono eguali

i lottatori nelle arene; e poi nella adolescenza, di

di leggere Poeti amorosi, e storie di amanti, impiegando

sul punto d'imbarcarsi; e trattenendosi sul lido aspettava

nelle loro speranze, nate e spente più volte il

loro, subito con grida e festa correvano per disciogliere

per distogliersi dal tedio e in parte per desiderio

disse, o bellissima donzella?” E quindi prestamente alzandosi: “Entra

quindi prestamente alzandosi: “Entra, e siedi”, soggiunse, “perché le

come vuoi”, diss'ella, e si abbandonò a canto

a canto di lui; e quindi cominciò inclinandosi alquanto

immaginarsi che noto sia e celebrato nella bocca degli

bocca degli uomini stranieri, e molto meno in così

meno in così bella e sì soave). Ed ella

mi trasporti in Cipro, e che prestamente mi compiaccia

altri lidi”. Faone rispose: “E come posso io prestamente

Guarda che immobile cristallo è il mare? Eolo, così

soffio più leggiero. Meglio è che intanto qui tu

assalti del flutto procelloso, e rimirar senza orrore gli

disseminati nelle acque immense? e come andar tu vuoi

lui il passato desiderio; e quelle preci, che prima

ma con parole affettuose e moderate (efficacissima medicina degli

leggi della benevolenza naturale, e proponendo la benignità de

perduta signora; ma taciti e mesti avevano i servi

le divinità del cielo e della terra, perché nascondessero

Cleide confortava il marito, e quindi ella medesima chiedeva

chiedeva conforto a Dorilla; e quell'albergo poc'anzi

divenne ripieno di tumulto e di strida compassionevoli. Intanto

strida compassionevoli. Intanto placido e propizio il vento empiva

la sommità de' templi e delle torri di Mitilene

mai di tenervele intente e lagrimose; ma poiché sparve

agli occhi ogni lido, e nient'altro che vastissimi

altro che vastissimi flutti e interminabile cielo furono gli

raccolse nel largo manto, e tacita giacendo, lasciò il

dopo il mare tranquillo e l'aura benigna, volendo

già trascorsi due giorni e due notti, che il

su l'onda fremente e spumosa, quando all'aurora

obliquo del cadente sole, e poi quindi all'aurora

legno, gridando Sicilia Sicilia. E per verità non vi

artifici delle amorose proteste. E quindi stanca dello sforzo

delle vampe dell'Etna, e senza fatica discerneva l

si stendevano dall'una e dall'altra parte del

seno, entro del mare; e però lietamente impugnando i

quella le inesperte donne; e quindi affidando alle ancore

in una erbosa sponda e ringraziavano gli Dei della

poi la pattuita mercede e si raccolse co' suoi

Lassa omai la donzella e per le scosse dell

scosse dell'onda marina e per il turbamento de

molte notti veglianti palpebre; e con essa non meno

il dolce sonno Rodope e Clito, fin allora desti

felicissimo ristoro così desiderato, e che altro non sei

adunque Saffo, se pure è sonno l'oppressivo ingombro

oppressivo ingombro delle angosce, e quindi riacquistando la primiera

gli occhi alla luce e il cuore al torrente

crudele momento de' giorni è lo risvegliarsi, essendoché rinasce

nello spazio dell'antro, e quindi fuori gli spinse

trascorrendolo con dubbiose pupille, e immantinenti consapevole de' suoi

mali si alzò smaniosa e disse ai seguaci destandoli

per trasportare gli arredi e disponetevi a percorrere meco

animo intrepido quanto sventurato”. E mentre così dicea, non

ad un vicino promontorio; e quantunque scosceso, pure con

a custodire gli arredi, e Clito andò in traccia

vento le vicine selve e l'onda fremendo si

stendeva su le arene e quindi si ritirava lasciandovi

ritirava lasciandovi nuova alga, e l'aura insieme disordinava

insieme disordinava i crini e le vesti della fanciulla

obliqui raggi del sole, e dopo qualche spazio di

ma poi anco visibili e nel numero e nel

visibili e nel numero e nel colore delle vesti

e soffrirebbe piuttosto povertà e vilipendi per la libertà

che accettare gli onori e le ricchezze sottomettendolo a

costumi la grave vecchiezza e ad opere imbecilli infino

infino gli stessi eroi e semidei, come di Ercole

semidei, come di Ercole e poi di Achille è

e poi di Achille è avvenuto. Non è pertanto

Achille è avvenuto. Non è pertanto maraviglia se anche

ricercando sino gli straordinari e dubbiosi soccorsi delle divinazioni

esortazioni con profondo silenzio, e poi diffusamente sciolse in

sono facondi que' ragionamenti, e sono disordinati, i quali

cuore, laddove sono brevi e concettosi quelli che derivano

Al fine, dopo mesta e taciturna cena, ciascuno si

nel cuore di cui è aggiunta alle antecedenti così

il non ancora stabilito e certo imeneo, potevano mantenere

ora del tutto spenta. E però divenuto il cuore

la confabulazione dell'antro e l'oscuro oracolo del

del rimedio di Leucate. E siccome è proprio il

di Leucate. E siccome è proprio il raffrenare le

parole, quando l'animo è deliberato alle opere, così

Rodope, disse: “Non v'è rimedio se non la

benevolenza con frequenti doni, e più ancora, dacché ella

ordinaria quantità di oro e di argento ella radunò

armille, con le collane e con le fasce ornate

in così disperato momento, e stanca d'ogni esortazione

ufficio. ¶ Era la notte, e risplendeva negli atrii il

ferrate de' vivaci destrieri, e il rotolar del cocchio

a un tardo moto, e quindi furono a quello

sedile l'esperto condottiere, e dietro a lui il

a lui il servo; e quindi flagellando ed esclamando

precursore del giorno sereno, e gli anelanti destrieri trasportavano

perché due animali nati e nutriti nella schiavitù, guidati

col rigore della sferza e col tormento de' morsi

insieme con l'arca e con Clito. Spirava propizio

Spirava propizio il vento, e già appariva il cielo

soffio dell'aure leggiere, e languiva la luna all

furono distese le vele, e uscì la nave nella

più tempestoso del mare, e la tua rapida prora

alte vette dei monti, e a poco a poco

luce lungo le falde, e gli augelli volavano destandosi

consueta dal placido sonno e scese a respirare la

segni delle volubili ruote e delle ferrate orme de

nella estensione de' lidi e nella fama degli uomini

degli uomini la regione e la via, a cui

fanciulla. Acerbo in verità e celebrato dalle storie fu

Scamandronimo fu acerba ira, e lagrimevole cordoglio in così

recasse a' suoi provetti e fino allora placidi giorni

alle leggi de' costumi e sciolto da ogni vincolo

maledicendo la propria credulità e mansuetudine, abbracciando la domestica

di più chiari consigli e più avventurosi: perocché l

delizie. Or dunque siedi, e prepara l'animo ad

di contrastare co' Numi e in parte allettata dalla

alquanto trattenersi il vento, e poi, quasi avesse adunate

silenzio in smanioso delirio, e in un tratto scomponendo

tratto scomponendo i crini e le bende avvolte, impugnò

impugnò la verga prodigiosa, e quindi rigirandosi intorno di

si mostrò più visibile e più chiara. Saffo già

i piedi di drago, e vomitava dalle tre bocche

dalle tre bocche vampa e faville. Al quale aspetto

fumo la odiosa chimera e ne uscì un cavallo

interna via dell'antro; e le donne, spinte dalla

orme sonanti del corsiero e la voce di chi

tuttavia a quel suono e a quella voce, quando

di una stridula tromba e ripiegando gli occhi verso

da un drago orrendo e squamoso, il quale traeva

alito infernale di faville e di fumo, che dalle

gli occhi col manto, e con lei fu costretta

su l'ara cadde e fu consunta dalle fiamme

che io non dico; e in minor tempo ancora