Alberto Moravia, Il cavaliere, 1943

salotto di quella signora era quello che si chiama

conto che questo Canestrini era altrettanto noto in quell

Canestrini, a mio vedere, era certamente uno dei migliori

i loro pittori. Ma era un’illusione e subito

manco a dirlo, mi era talmente ignoto che, credendo

me, perché, se mi era possibile forse con lodi

discussione del resto non era improntata ad uno spirito

critico; la gran questione era di sapere se fosse

presunzione e incompetenza come era adesso il caso. Come

con una certa curiosità. Era quello che si chiama

stesso amabile e irritante. Era vestito con proprietà ma

di compassione. Perotti certo era vano, come dimostravano l

continuamente di profilo, probabilmente era anche stupido, ma pareva

brutte; ma per Perotti era come se fossero state

nei salotti e non era colpa sua se in

faceva un’eccezione. Egli era lì dentro, tra tutte

che provavo per Perotti era di questa seconda specie

Dir di lui che era pieghevole, sarebbe stato dire

torto a se stesso. Era un’anguilla; e, in

altra parte però, egli era del parere che, sempre

nel suo intento che era di non dire un

il cielo che, infatti, era sereno, senza la minima

e pieno di cerimonie, era veramente il gallo di

palpava per vedere se era ben grasso e, quindi