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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Federigo Tozzi, Tre croci, 1920

concordanze di «Era»

nautoretestoannoconcordanza
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e rispose: ¶ — Vai! C'era bisogno di destarmi? ¶ — Alla
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dietro, rincantucciandosi a sedere. ¶ Era alto e grasso; con
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con quel che c'era sopra. ¶ — Smetti: farai rompere
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le firme false? ¶ Giulio era il più melanconico dei
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correre più nessun pericolo. Era stato lui a proporre
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proporre quell'espediente; ed era lui che aveva imparato
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alla banca soltanto perché era indispensabile a guadagnare tempo
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vero anche, però, che era doventata un'abitudine; che
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fare la chiacchierata. ¶ Giulio era anche più alto di
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bottega vicino alla libreria. Era basso, con i baffi
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nipoti. ¶ Il loro padre era stato fortunato, e anch
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Allora anche a Giulio era impossibile sentirsi afflitto e
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mano in tasca dov'era la cambiale, perché aveva
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tornasse, se non c'era. ¶ Il Valentini gli disse
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Nella sua voce c'era una gioia rabbiosa e
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seimila. ¶ E siccome s'era rimesso a sedere, si
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Via Cavour, fin dov'era una fruttaiola; e, allora
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In bottega non c'era più il signor Valentini
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per vedere se c'era qualcuno; sospettoso e pronto
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ora, Giulio, che s'era seduto allo scrittoio battendo
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pareva troppo stretta. Egli era soddisfatto di se stesso
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certi pittori del quattrocento. Era vestito sempre bene; con
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piacere se glielo dicevano. Era perciò un buon amico
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tutte le volte che era stato affabile con qualcuno
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a vedere come Giulio era restato male e imbarazzato
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avvezzata male. ¶ Egli ora era impaziente di essere a
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per tutto il pranzo. Era capace di alzarsi da
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ed Enrico diceva che era una sconvenienza da pazzo
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di parecchie campane insieme. Era mezzogiorno. Giulio, per esserne
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a suonare. La gente era meno rada, e cominciavano
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III ¶ Dopo mangiato, Niccolò era sempre disposto all'allegria
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fosse d'ottobre. Gli era venuta la gotta, come
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amico, Vittorio Corsali, che era agente d'una compagnia
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una bravata da smargiasso. Era un riso violento, sensuale
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mani. ¶ Il Corsali, che era per aversene a male
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e provocante. ¶ Vittorio Corsali era magro, senza capelli e
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bocca per biascicarlo? ¶ Egli era gaio e festoso; e
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Enrico entrava in bottega. Era ancora assonnato e intontito
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cozzò nel banco dov'era lo scaffale dei libri
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Ho dormito male: c'era, sotto le finestre, il
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mano. ¶ Il Corsali s'era incuriosito, ma ormai capì
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parecchie congregazioni di carità, era sicuro di trovare sempre
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parola, e con lui era quasi umile. Gli chiese
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bambino! ¶ Il cavaliere n'era tanto orgoglioso che non
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che sporge. Il cielo era tinto di una nebbiolina
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Accanto ai pioppi, c'era l'erba di un
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partoriente; tutto quel che era accaduto, con i pericoli
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avesse latte sufficiente. Ora, era giunto all'infiammazione delle
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a nessuno dei due era venuto in mente che
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qua... chi di là... Era venuta anche la mia
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più cambiarsi. Una volta era stato di modi distinti
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libri nello scaffale, che era anche troppo corto. ¶ Passava
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il cavaliere non s'era ancora sfogato, e Giulio
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capì che non c'era pericolo di leticare. E
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una risata. ¶ V ¶ Modesta era una paciona che viveva
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Alta quanto Niccolò, non era meno massiccia e meno
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qualche cosa; e non era più tranquilla e contenta
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chi ti pare! ¶ Niccolò era ancora disposto ad essere
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poteva mentire, ed ella era stata una sciocca. Ma
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ridetto al marito. ¶ Enrico era con lei sornione, e
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Qualche volta egli le era restato antipatico, ma s
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restato antipatico, ma s'era subito rimproverata; come di
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ed escì. Ma Giulio era anche spiacente di obbligare
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addirittura incapace di difendersi. Era il suo istinto che
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forza di tenersi ritta. Era sbigottita; e, nello stesso
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con il tovagliolo dov'era stato baciato; e, allontanandola
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e olivi. Non c'era mai nessun rumore; ed
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la zia, il cielo era tutto cinereo, ma chiaro
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marito e i cognati. Era stato uno sbaglio di
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ne sentisse ancora pentita, era più serena e sicura
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giovanotto, impiegato al Demanio, era riescito a far sapere
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fatta innamorare, quanto già era lui, che avrebbe domandato
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e Porta Pispini. Ma era già troppo buio, e
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persiana, sbattendo; e c'era un piccolo eco affilato
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potessero smettere più. ¶ Lola era in salotto, a studiare
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almeno una dote piccola. Era curioso di conoscere il
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sedere senza dire niente. ¶ — Era lui quello che ci
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ora, il suo riso era tranquillo, ma dileggiante lo
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destarsi. Quando sentì ch'era escito, fece uno sbadiglio
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per Chiarina! ¶ — Ah, m'era passato di mente! ¶ Niccolò
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sentendo toccare la maniglia: era il cavaliere Nicchioli. Allora
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Dentro la libreria c'era poca luce e dovevano
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dicendo: ¶ — Ecco questo screanzato. ¶ Era Enrico che zoppicava anche
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né cattive. ¶ — Parla bene? Era disinvolto? ¶ — È un gingillino
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la saliva. ¶ VIII ¶ Enrico era stato uno di quei
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In casa ci s'era trovato bene, specie dopo
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d'accordo più ch'era possibile. Egli, qualche volta
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è vero, glie ne era rimasta la presunzione; e
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anch'egli sapeva com'era difficile trovare il denaro
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muro; vicino alla porta. Era deciso a dire le
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suoi fratelli; ma gli era venuto voglia di farseli
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intenditor, poche parole. ¶ Giulio era anche convulso e non
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aveva ragione lui; ed era irritato d'Enrico; ma
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sigaro acceso che gli era caduto di bocca, disse
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trattano? Se non c'era lei mi sbattevano la
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la roba che c'era sopra, come se mancasse
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bene. Ora, finalmente, s'era fatto intendere! Gli pareva
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floscia, si capiva che era molto abbattuto d'animo
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dallo scaffale che gli era dietro, lo aprì a
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Imitazione di Cristo. Non era delicato né opportuno farne
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aiutare il fratello; ch'era costretto a pregarlo che
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alto di quel che era, disse: ¶ — Vendiamo la libreria
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Di Enrico pensò che era un cretino. ¶ Niccolò gridava
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stanza. ¶ Ma non s'era ancora fermato; e la
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Giulio, che se n'era un poco dimenticato, gli
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o tre anni fa. Era destinato ch'io dovessi
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potrà dire che s'era sbagliato ad avermi stima
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un'altra passeggiata. Niccolò era andato a Firenze; e
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a Pispini? ¶ Il libraio era distratto, e rispose: ¶ — Dove
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stesso. ¶ Nell'aria c'era una dolcezza pungente; e
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ora dell'appuntamento s'era sempre più persuaso che
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firmare un'altra volta. Era, del resto, il mezzo
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per dire che non era vero, quando s'accorse
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quel sorriso. Che gli era avvenuto? Non alzava più
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stare più con lui. Era adirato? Era finita la
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con lui. Era adirato? Era finita la loro amicizia
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che per lui vivere era doventata una cosa del
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vedere se quell'ostacolo era visibile! Non riesciva né
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Pensava volentieri che Niccolò era andato a Firenze per
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il giorno dopo c'era la scadenza d'una
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nessun legame. Almeno, quand'era giovine, non gli era
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era giovine, non gli era mai capitato di perdersi
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rapidità da far paura, era doventata soltanto una verità
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Niccolò a Firenze s'era divertito a girare tutto
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Quando il treno arrivò, era vicino a buio; e
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per la prima volta. Era tentato, perfino, di domandare
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pendio d'una collina era invece ancora chiaro; e
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fino ai monti lontani, era azzurrognola e placida; con
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aveva sospettato; ma gli era parso che il libraio
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lui; e, perciò, s'era imbroncito. Dopo, però, s
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più la testa. ¶ Egli era sempre mite; e restava
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collera. Anche Giulio, ora, era più spigliato; e, quando
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che la sua allegria era impacciata e malsicura: pareva
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preoccupazioni. ¶ In bottega c'era il Nisard, che parlava
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precisa e convenuta, che era della sua indole; pur
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fratelli che la cambiale era stata presa; e si
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occhiata, che anche Giulio era molto differente agli altri
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arcisicuro! ¶ Ma Enrico non era del suo parere e
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essere più io! ¶ Niccolò era così nervosamente allegro che
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poté assopirsi anche perché era sfinito. ¶ Si alzò con
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sua furia diminuiva; ed era così debole che sudava
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sapevano che la cambiale era stata non solo respinta
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qualcuno assicurava centomila. Enrico era andato a quella bettola
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alla libreria. Non c'era più niente da sperare
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si stronca; ma c'era sempre una specie di
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lo deludeva. Non c'era altro, dunque, da inventare
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Perché, dunque, viveva? Non era incompatibile che vivesse se
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e suo fratello? Non era immorale se egli, forse
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sé quello che ormai era: nessuno glie lo avrebbe
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a stento ammettesse che era vero; e, alla fine
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della sera innanzi s'era già rivelata per una
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di casa. La mattina era umida e fresca. Si
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aria della piazza; ed era come un ragazzo che
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le chine. La campagna era d'un'ampiezza, che
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che qui non c'era mai venuto. ¶ — È vero
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chiamano realtà - che m'era intorno, mi faceva lo
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se quel che vedevo era un sogno più vasto
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che il presente stesso era per me il senso
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entrò nella cappella, dov'era attaccata quella tavola; e
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dimenticò subito. ¶ Ma Giulio era restato come ebbro; e
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la coscienza quotidiana si era inspirata non ai suoi
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il desiderio di morire era invariabile. Non gli parve
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gli sportelli chiusi, c'era buio ed egli accese
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rispondere? Non allora. Egli era troppo da più di
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forte, con la quale era stato legato un pacco
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alla trave veniva via. Era proprio sicuro che non
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punto mi sono ridotto". Era ormai come un pazzo
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le parti. Non c'era più modo di resistere
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scaffali: la firma c'era, ma egli non la
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con il morto. C'era soltanto il becchino che
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aspersorio un altro morto. Era un vecchio prete atticciato
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si è ammazzato? ¶ Niccolò era pieno d'ira. Ma
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mai tempo da perdere. ¶ Era un cielo grigio; quasi
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veramente commossi. Giulio s'era preso la responsabilità di
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comprare un sigaro, dove era sicuro non sapevano che
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inutile fargli capire ch'era troppo repentino. ¶ Modesta, non
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cento lire, che s'era tenute in tasca invece
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lo perseguitava e s'era ridotto molto male. Alla
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s'avvicinasse. Ma Enrico era capace d'aspettare e
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faceva l'antiquario, non era difficile che lo invitassero
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delle strettezze in famiglia. Era tornato di buon umore
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il fidanzato; ma s'era fatta anche più dimessa
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dolore alla testa; che era quasi peggio. Ma, durante
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Si capiva, però, ch'era uno sforzo; perché, dopo
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metteva raccapriccio. Talvolta, invece, era cupa e bassa, quasi
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alla bettola che Niccolò era morto prima dell'alba
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morto prima dell'alba. Era, ormai, stralinco; con le
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niente! ¶ Ma, visto ch'era inutile arrabbiarsi o protestare
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gli si vedevano quand'era arrabbiato e gli s
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altro fratello, che allora era con me. ¶ — Come si
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Cominciava a pioviscolare, ed era un'acqua così diaccia
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Tutto il vecchio cimitero era stato scavato. Avevano addossato
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guardiano, per avvertire ch'era venuto, fischiò al becchino
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al cimitero. Egli s'era soffermato, ma siccome la
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Vecchi Impotenti: ce n'era uno, vestito di nero
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fossero passate. ¶ E, se era dentro la bettola, diceva
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addosso. E, poi, c'era caso che lo colpissero
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vergognava; ma dovette cedere. Era sempre meglio di quando
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un camerone, dove c'era un centinaio di letti
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parte non bastasse. ¶ Siccome era dei meno vecchi, lo
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meno accorgersene. ¶ La mattina era freddo come il marmo
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uno a sinistra. C'era una sola candela; che