parolescritte
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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Giuseppina Torregrossa, Cortile nostalgia, 2017

concordanze di «Era»

nautoretestoannoconcordanza
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aveva abbracciato. Il marito era entrato in quel preciso
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conto?” si chiedeva. Lei era una donna seria, l
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dire. ¶ Lui se n’era andato via su tutte
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le furie e c’era da scommettere che quella
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limone e lo morse: era così aspro! Ma quando
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La piazzetta intanto si era vuotata. Le donne erano
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stelle comete. ¶ Zà Enza era comparsa silenziosa alla finestra
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di cui la donna era golosa, gli unici capaci
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La sua bambina piagnucolava, era l’ora della pappa
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chiamata Khepri, mattinata, perché era nata in un’alba
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il corso delle cose era cambiato. ¶ «Donna Melina, ho
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con sapienza e, quando era felice, rivelava qualche segretuccio
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di un agnellino. Lui era grasso e soffice come
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di San Giuseppe. ¶ Biko era l’ultimo nato della
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attaccavano briga facilmente. Mario era dovuto intervenire parecchie volte
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dai loro cuori inquieti era un dolore dolce che
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conte Ruggero. L’aristocratico era tornato da poco tirandosi
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vacche grasse per lui era finito. Si era ridotto
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lui era finito. Si era ridotto ad affittare il
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mesi il conte si era imparentato con mezza città
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le toccò la pancia, era piena. «Mi piacerebbe sapere
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oltre i tetti. C’era una luna pallida che
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cremosa, l’alloro s’era ammollato emanando un profumo
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famigghia è” pensò. ¶ Micetta era andata a sdraiarsi davanti
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il suo sguardo si era intenerito e le due
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nella cuccia non c’era. ¶ «Ma dove si è
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cuscini del lettone. Micetta era lì, abbandonata su un
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abbassate. La bolla trasparente era diventata una sacca scura
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Chissà da quanto tempo era lì. ¶ «Scusa, sai, ma
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sentito frastuono, la porta era aperta e mi sono
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di rimando, in fondo era contenta e il cuore
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tra le braccia. ¶ * * * ¶ Antonella era una donna corpulenta, dalla
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fosse una suora non era facile intuirlo, perché non
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come impiegasse il tempo, era un mistero. Sempre in
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Come è arrivata qui?» Era stata la suora ad
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giardinetto dei Mancuso. ¶ Melina era china sulle aiuole, tirava
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lei le assomiglia molto? Era così buona mia mamma
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aveva potuto studiare; ma era sempre pronta a difendere
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Melina gongolava, bisognosa com’era di apprezzamenti. Quella suora
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fatto capire quanto vale.» ¶ Era bastato poco perché facessero
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facessero amicizia. Melina non era un tipo che si
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ma alla suora si era legata subito, ché quella
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essere di troppo, eppure era lui il padrone. Si
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la mosca al naso, era stanca di urla e
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e si sostenevano reciprocamente. ¶ Era quello il segreto della
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concentrato su se stesso, era condannato a masticare fiele
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e con la famigghia?». Era passata di colpo al
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a essere stanco; non era il lavoro, che pure
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mi tagliavano, e com’era contenta.» ¶ Maruzza stava per
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la faccia le si era rattrappita in una smorfia
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proprio piacimento, ma c’era pure il problema dell
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con un certo disagio. Era geloso, il pensiero che
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urlava per un nonnulla. Era sospettoso e iniziò a
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via dei Biscottari che era mezzogiorno. Il viso tirato
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un’ombra larga. Nulla era cambiato nei vicoli angusti
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da un po’ si era incupita, aveva lo sguardo
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lo offendeva: quella divisa era uno stigma, una maledizione
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la figlia. ¶ La casa era vuota e lui si
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Anche Melina non c’era. “Strano, non esce mai
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Accese la televisione, c’era uno, la testa piena
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voleva buttare i soldi, era rimasta la formichina di
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protestato, ma non c’era stato niente da fare
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pare e piace” si era consolata. ¶ Quel pomeriggio si
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che percepiva delicato, lieve. Era raro che le due
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del terremoto. ¶ L’aria era morbida, il sole tiepido
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palcoscenico, ogni superficie lucida era buona per specchiarsi. Talvolta
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triste maggio del 1972 c’era Mario in prima fila
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Mario in prima fila, era lui a rappresentare l
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suo ritorno in città, era molto invecchiato; la responsabilità
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posto delle palpebre, che era salita sul palco e
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A casa non c’era più pace, o forse
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o forse non c’era mai stata. ¶ “Madre e
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adolescente in crisi, c’era qualcosa di disperato in
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un gesto osceno. ¶ Mario era soprappensiero, ma quel pugno
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dal torpore, la moglie era già andata a letto
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terribile segreto. Ma parlarne era come aprire la porta
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mai da sola». ¶ C’era nella sua voce una
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sentì vicina come quando era tornato ferito da Roma
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del suo isolamento. Si era sempre comportata bene, perché
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olio: una scusa c’era sempre per andare a
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nella putìa. ¶ La donna era seduta davanti al bancone
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dalla gente che s’era radunata davanti alla putìa
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a fondo, ma lui era la Legge. ¶ * * * ¶ Subito dopo
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le volte che non era stato capace di controllare
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Sette Fate. ¶ La ragazzina era a tavola. Indossava una
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desiderare che morisse. ¶ Melina era rimasta impassibile per tutta
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rancore oleoso che si era depositato nella sua casa
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a sedici anni si era sposata. ¶ Certo, avrebbe dovuto
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che azzuffarsi, e lei era stata usata come scudo
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ostaggio, mediatrice. “No” si era detta Melina sui gradini
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né la tradiva. ¶ Insomma, era un buon marito. Certo
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Maruzza quella sera le era sembrata davvero infelice. Un
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di quella malinconia. ¶ Non era colpa della luce che
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non nel suo. Lei era nata lì, la famiglia
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della sfuriata. Lei si era vergognata, di sicuro i
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oggi”. ¶ Nel pomeriggio Roton era passato a salutarla, prima
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di matrimonio, quando Melina era una ragazzina spaventata e
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inesperta, e lei gliene era grata. ¶ «Ha aspettato tanto
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scherzò Mario. La comare era così anziana che nessuno
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capretto bianco. ¶ La navata era colma di gente, il
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sentirsi appagata, il padre era tutto per lei e
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espressione annoiata, o forse era arrabbiata per il suo
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strano scioglilingua. ¶ Il Natale era il periodo più dolce
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la gronda ce n’era sempre un po’: verde
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la voce di Mario era colma di sarcasmo. ¶ «… nell
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nel sole del mattino. Era dolce la compagnia, e
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aspettava i Monti. ¶ Maruzza era malinconica quella notte del
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partenza del padre; forse era questo pensiero che le
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camicia da notte, si era dimenticata di infilare la
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comparve dietro di lei, era in mutande e, alla
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scappò da ridere. ¶ C’era un silenzio assurdo, che
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tutti in piazzetta. C’era la luna a illuminare
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piccola gongolava, quella proibizione era una prova d’amore
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fughe della zia c’era abituato. ¶ «Fammi parlare con
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sorrideva beffarda dalla cucina era il simbolo della sua
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alcune brutte crepe, non era agibile e i banchi
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a tutti” si disse, era un tipo pudico. Così
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passi da lui c’era Villa Borghese, fitta di
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del battaglione. ¶ L’aria era densa di polline di
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occhi si incontrarono. Sì, era proprio lui. Mario gli
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settimane lo dimisero. C’era zia Ninetta ad aspettarlo
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Mario stentò a riconoscerla: era così elegante nel suo
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oltre il portone. Tutto era cambiato nell’appartamento. Una
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salone e lo stanzino era stato trasformato in sala
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del previsto, ché gli era tornata la paura per
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In effetti il Mancuso era malconcio, considerò il superiore
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a raccontarle quello che era successo. ¶ «Shhh» lo interruppe
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quelli caduti dal nido. ¶ Era fatta così: cattiva con
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bene. ¶ Una mattina Maruzza era a scuola e Melina
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grovigli arruffati. ¶ L’intonaco era segnato da un fitto
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sapeva nulla di com’era adesso il quartiere. ¶ Chiamò
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come in tanti anni era cambiata l’Albergheria. Nessuno
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delle sue. ¶ Capitolo 24 ¶ Maruzza era felice che il padre
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in tavola, la casa era più pulita del solito
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casa sua non le era permesso di mostrarsi nuda
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a gambe aperte. Ma era figlia di genitori separati
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a turno, ce n’era sempre qualcuna che saltava
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la sua amica Clotilde. Era una tipetta sveglia quella
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sveglia quella, e poi era appena nata la sua
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delle persone che conosceva era disposta a parlarne. ¶ Una
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notte non dormì. C’era qualcosa però in quel
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pomeriggio di settembre Maruzza era davanti alla tv, in
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riaprire un’altra volta. Era entrata nel mondo degli
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un problema.» ¶ Binah s’era tolta dal viso la
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ché da lì sotto, era chiaro, non ne sarebbe
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alla parete per riposare, era dolorosamente stanco. Attraverso il
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al buio, la roccia era così chiara che sembrava
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i causi.» ¶ La voce era piovuta dall’alto come
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sentì al riparo; c’era nella sua immaginazione un
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Quando smisero di massacrarlo, era davvero carne macinata, ma
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sulla faccia gonfia c’era stampato un sorriso di
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suo corpo se n’era uscito già da un
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Aranciu Pilusu. Ma Taccitedda era stato un fratello per
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Una sorta di esaltazione era subentrata alla sofferenza. ¶ Nel
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Taccitedda a Roma si era organizzato una vita ben
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che l’onestà non era la sua vera vocazione
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gagà capriccioso; la nostalgia era la nobile scusa con
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eppure il suo aspetto era quello di un vecchio
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e la decadenza, ed era proprio questo che la
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Ninetta dal canto suo era molto felice di quell
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sete e pizzi, s’era messa a fare la
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buon gusto e manualità; era capace di affinare fianchi
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pescetti”. La sua missione era di rendere più belle
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velo dell’erotismo si era strappato e il re
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capelli e le basette. Era ringiovanito o, per meglio
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per meglio dire, gli era stata restituita la giovinezza
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la giovinezza. ¶ Ninetta non era preoccupata del cambiamento del
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del suo “bambino”, né era gelosa di quella ragazza
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imbarazzo e tuttavia non era capace di rinunciarci. E
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e guardò l’orologio: era il momento di tornare
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quel nuovo, avvilente silenzio. ¶ Era in onda il telegiornale
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ieri mattina. Il custode era sceso nella stanza dello
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in città. La vittima era incaprettata. Gli investigatori pensano
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insofferenza: quel ragazzino piagnucoloso era così diverso dall’uomo
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difficile per lui: c’era in atto una crisi
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profonda tenerezza: quell’uomo era così potente eppure così
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e uguale». Il presidente era commosso e continuò a
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su un attimo. Maruzza era nata il 15 agosto del
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dire, che il presidente era suo padre? Quello non
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calcio, lui invece si era nutrito di pane e
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cullata molti anni prima. Era il padre, l’istinto
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da un bordo argenteo, era incastonato nella parte centrale
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piatta e larga, c’era una mascherina bronzea, una
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aveva quella Voxone, ed era così amabile! Sapeva manipolare
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la faceva sentire realizzata, era più importante, grazie alla
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la determinazione di cui era capace di stabilire un
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fu premurosa, ma le era difficile manifestare affetto, nessuno
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quel punto di vista era come una randagia: non
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La voce di Mario era robusta rispetto al corpo
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giorni in cui Maruzza era così felice da sentirsi
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Sembro un maschio» s’era lamentata lei. «Starai più
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Melina quel giorno si era vestita in modo elegante
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voce del carabiniere si era impennata forse per invidia
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come un pesce!» ¶ Mario era sorpreso dalla sua mancanza
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Mancuso cambiarono. ¶ Capitolo 14 ¶ Mario era fermo alla galleria Colonna
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di saliva, il cappello era scivolato sulla nuca. ¶ La
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sembrò una cappella. C’era un Cristo in croce
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Non sapeva che Moro era famoso per la sua
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altro per la testa. Era sola a fronteggiare nuovi
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strizzandole l’occhio. ¶ Melina era arrossita. Come si permetteva
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cagnesco, ma non c’era stato modo di rintuzzare
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perché all’improvviso si era attivata la centrifuga e
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acquario. Intanto, impegnata com’era a nuotare controcorrente, le
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felicità. ¶ * * * ¶ Una mattina, Melina era in giardino ad accudire
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Lola. La cagnetta si era graffiata il muso con
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gratti di nuovo, ah?» ¶ Era capace di sciogliersi solo
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di casa. Lo straniero era nel suo giardino e
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e d’un tratto era così bella. Il viso
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un pallido sole si era levato rallegrando la piazzetta
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onda di diffidenza le era passata sul viso. Si
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passata sul viso. Si era pentita della sua generosità
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fare, non per niente era laureato in Economia. «Per
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Nei suoi occhi si era accesa una speranza, ma
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Zizzì, zizzì!» ¶ Maruzza s’era appena svegliata e urlava
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spalle. ¶ Capitolo 16 ¶ La guerra era finita da più di
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Ma nessuno di loro era disperato, ché non scappavano
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canti di città, dove era in atto lo scempio
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di partire: l’Africa era venuta da lui. ¶ La
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sempre la propria anima. Era infaticabile e buffo con
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della cotta. ¶ «Itivinni tranquilli»: era questa la sua benedizione
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aprì cigolando. Il varco era stretto per il suo
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la testa. Quel basso era peggio della sua capanna
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giusto, la moglie non era mai contenta. «Troppo cupo
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risalendo fino al gomito. Era stata fortunata a guarire
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quella branda scomoda dove era rimasta ammalata per settimane
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vuole l’ospedale” s’era detta, “e per costruirlo
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porta. ¶ “Si mangia” c’era scritto tra due buchi
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pentola, ché la carne era così secca da attaccarsi
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il pastone e le era sembrato ottimo. ¶ In quel
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nudi sulle maioliche sbreccate era un piacere irrinunciabile. La
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piacere irrinunciabile. La felicità era un brivido malandrino che
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l’atmosfera del quartiere era serena, padre Gaetano stava
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capì che la quiete era finita. Quando Aranciu Pilusu
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fecero più vedere. Non era un buon segno, e
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sedie della prima fila. ¶ Era stato prelevato mentre passeggiava
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subito dove si trovava. Era buio, ma i settanta
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Ballarò. “Che fortuna” s’era detto all’epoca, “è
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le sigarette.” Non c’era traccia di umidità. L
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detto Taccitedda, che poi era stato il primo a
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bell’e meglio, si era insultato da solo: «Garrusazzo
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voglia. E poi non era capace di affidarsi al
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pappa e lei si era trasformata in una fantasima
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madre, esclusa dal gioco, era furiosa: «E basta cu
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per cadere di sotto. Era quello l’unico brivido
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dichiararono che il paziente era fuori pericolo; suor Titina
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abbandonato sulla poltrona che era diventata il loro rifugio
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cuore incline alla tenerezza era sempre sul punto di
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di spezzarsi. ¶ “Pure Melina era così” considerava rammaricato, “una
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amari lo soverchiavano. Non era vecchio, ma a furia
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della bambina, così com’era stato per la lingua
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per la lingua che era rientrata spontaneamente nella bocca
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di strutturare un pensiero, era un armadio disordinato in
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rassicurante del respiro. Ruvida era la sua giacca scura
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ciocchi ardenti. E quando era Natale, si sentiva un
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nella stoffa senza tregua, era un metronomo impazzito che
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conto che il giallo era un colore che assumeva
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erano due, la sinistra era più forte e lei
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ché ancora ce n’era di strada per arrivare
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primo pomeriggio. L’aria era tiepida, ma a tratti
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acqua color verde marcio era così sporca che sembrava
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male che la mattina era stata dal parrucchiere: cancellata
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una sigaretta?» ¶ La voce era arrivata come un soffio
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alcuni centimetri. L’uomo era piccolo ma compatto. Dai
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stupida, pensò che non era più una ragazzina di
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zia. La bambina si era avvinghiata alle gambe di
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la luna. L’astro era comparso tardi, dietro al
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acqua. La donna s’era meravigliata del suo nitore
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giostre, che non si era più fatto vivo. ¶ “Fortuna
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rose di Natale…» ¶ Antonio era in piedi tra i
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elleboro, l’abito marrone era tutt’uno con i
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forme bizzarre. La sigaretta era un tizzone che mandava
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quel ragazzo. L’amore era un’illusione alla sua
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Ninetta. Il suo corpo era dimagrito ritrovando grazia e
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che frequentava Ninetta, gli era diventato insopportabile fare l
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Nel suo petto s’era insediata inattesa la compassione
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per realizzare nuovi progetti. Era in atto il sacco
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tutto. Ma quando c’era di mezzo il boss
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il cuore gli si era già aperto alla speranza
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suo partito. Sembrava sincero, era solo un po’ contorto
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2017
piena di ottimismo. Moro era un pezzo da novanta
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Capitolo 13 ¶ L’orto botanico era deserto, Mario passeggiava con
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Negli ultimi tempi, si era scoperto sempre più nervoso
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trazzere» bofonchiò tra sé. Era stupito che qualcuno fosse
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e scabroso. ¶ Il sole era sceso dietro il Gianicolo
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Gianicolo e l’aria era più pungente. L’ombra
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e il cuore gelati. Era di nuovo dimagrito e
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indietro. ¶ Il maresciallo Avella era all’ingresso della caserma
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si stava innervosendo, non era abituato a parlare dei
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zia; no, non c’era alcuna possibilità di sbagliare
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acqua a quell’ora era nera come inchiostro, anche
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che il convoglio non era ancora del tutto fermo
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che la prima messa era appena finita e la
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al rosso, il melograno era carico di frutti spaccati
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tra i cuscini, c’era una pupa di porcellana
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si sdraiò vestito com’era e tirò a sé
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svegliata di soprassalto, si era messa a urlare di
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tra le cosce. Com’era bella, la pelle candida
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poteva esserne orgoglioso, invece era turbato. L’amore gli
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solo come non lo era stato mai. Rimase lo
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ora!» le spiegò, ma era una scusa, aveva bisogno
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contrariata: quel figlio non era certo nei suoi programmi
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appuntato Monti. ¶ L’amico era impegnato in una strana
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appena compiuto diciassette anni, era abbastanza grande per affrontare
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se l’è cercata: era uno che trafficava con
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due, puvirazzi! Andrea Cangitano era un picciutteddu sidicino; Rosa
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un figlio maschio!». ¶ Capitolo 6 ¶ Era agosto inoltrato e faceva
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al sudore. Fuori c’era un gran silenzio, la
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se ne stava rintanata. Era sola, qualunque donna si
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Gliele aveva date quando era entrata nell’ottavo mese
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non fare storie, ma era troppo razionale per mettersi
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vulva tumefatta della madre, era viola melanzana per colpa
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scoprendo con sgomento che era la vita a tenerla
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ha bisogno d’aiuto” era scritto dietro a una
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tra le lacrime ed era così felice che senza
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liberi. ¶ Anche il maresciallo era diventato padre da poco
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nome?» ¶ Padre Gaetano gli era arrivato alle spalle, cogliendolo
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durezza: quel povero carabiniere era solo pure lui. ¶ «Porta
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e illusioni. ¶ La figlia era adagiata nella poltrona, i
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luce dorata. Il naso era un cecio tra le
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figlio maschio che non era riuscito a dargli. Ma
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di Palermo. Melina si era portata dietro il suo
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notti di solitudine, le era crollato addosso. ¶ «Si può
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gliene avevano dette dacché era scappata. Indossava un vestito
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un vestito nuovo, si era tinta i capelli biondo
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le disegnava le labbra: era tornata quella di un
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guardava attorno immusonito. C’era disordine nella stanza, gli
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Lui sorrise alla figlia, era bella e già le
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sperciava di sentire lastime, era armato di buone intenzioni
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un carattere aggressivo, si era sempre considerato mite, eppure
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di Pietro u’ Prufissuri era stato trasformato in un
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accanto al liceo Castelnuovo era diventata una maleodorante discarica
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tanti anni di professione era la prima volta che
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le mani sulla camicia, era bagnata di sudore. ¶ «Spogliatevi
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li strinse, mai si era sentito così virile. «Come
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ansimò; il fiato gli era diventato corto, il suo
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grandi talenti. ¶ La bimba era interessata all’ambiente attorno
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come un canuzzo abbandonato. Era rimasto orfano all’età
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Appassionata e lunatica, Ninetta era solita atteggiarsi a diva
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grande amore però non era ancora arrivato; nell’attesa
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le risse. ¶ Mario Mancuso era nato lì, a piazzetta
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sommità smerlata. ¶ Il bambino era molto diverso dagli orfani
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le movenze morbide. Gli era mancato il padre, perciò
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della battaglia. E poi era stato cresciuto da una
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signorinella. Il suo fisico era delicato, magro, i muscoli
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progetto. Finché il sole era alto nel cielo, tutto
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cattiveria e non c’era più zia Ninetta a
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atrio, ché il portone era sempre aperto e, in
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come pasta di vetro. Era all’apparenza allegro, i
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a quindici anni si era uomini fatti e finiti
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diploma di terza media era indispensabile per entrare nell
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del garruso?» ¶ L’uomo era stato cacciato dalla scuola
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e la buttana si era abbarbicata al cliente, le
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serrati dentro le tasche, era turbato. Un sentimento nuovo
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la testa, lo stomaco era sottosopra e aveva la
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paio di scarpe nuove era una vera e propria
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Agata alla Guilla c’era un bravo sarto disposto
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detto all’unisono, ed era la prima volta che
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scuola dell’obbligo, Melina era rimasta a fare la
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i pochi spiccioli che era riuscita a scucire al
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affiorò alla sua anima. Era stanca di dover sempre
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con padre Gaetano. Non era la prima volta che
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nato al primo sguardo era una follia, ma chi
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il Continente. ¶ La sposa era graziosa nel suo abito
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la sarta. Melina però era stata irremovibile, ne faceva
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di nozze, non c’era il tempo. ¶ Lei se
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sentì sperduto. La città era grande e l’atrio
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atrio della caserma gli era sembrato immenso. ¶ Provava una
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sentimenti, e il malessere era un alone grigio ai
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grande amore, e invece era una fregatura» lo informò
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colpa di un mascalzone era sprofondata nelle sabbie mobili
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voce atona. ¶ Mario non era consapevole di aver sofferto
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Soffocare la sua acrimonia era l’unico mezzo per
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stretto e senza finestre, era già pronta da giorni
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armato di una scarpa. Era buffo, Mario, e anche
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dormire da loro. C’era un pianoforte sgangherato nell
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di essere quel che era e non avrebbe più
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aver salutato il marito, era tornata a prendere i
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Albergheria. ¶ La casa le era sembrata accogliente, la cucina
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guadagna sono anche miei.” ¶ Era bastato quel piccolo margine
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un barattolo di alluminio. Era una formichina operosa, così
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La solitudine non le era di peso, anzi aggiungeva
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nel quartiere. La tolleranza era una virtù cardine insieme
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il suo cuore. ¶ Capitolo 5 ¶ Era autunno quando a Mario
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arrivate e il fiume era così asciutto che all
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il lavoro, che pure era faticoso, ma la costante
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sapeva che l’orgoglio era un lusso che nessun
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espressione preoccupata. No, non era la prigioniera a tenerlo
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la vita.» ¶ La pasta era croccante, i semi di
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l’avevano: sua figlia era una ragazza, lo vedeva
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un rumore di cocci, era la sua anima che
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le donne di fora, era felice allora, e la
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vestito leggero a fiorellini, era magra che pareva una
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di una tristezza pallida, era bellissimo. Camminò in silenzio
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pullman. Sulla strada c’era tanti posti di blocco
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capra, gallina, oca. C’era fiume, acqua pulita, lei
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acqua pulita, lei beveva. Era come favola…». ¶ La russa
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all’improvviso si ammutolì, era diventata di nuovo triste
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si staccò, l’altra era turbata, non amava le
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chissà, forse Irina gli era stata messa sulla strada
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volte, la sua voce era una carezza, lo sguardo
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poltiglia molle dei rifiuti era diventata un tappeto scivoloso
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il serbatoio della piazzetta era vuoto d’acqua e
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per loro la siccità era una manna; il timo
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meno tetra l’atmosfera. ¶ Era stata Melina a scegliere
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a prepararsi. ¶ La messa era obbligatoria prima delle lezioni
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al suo posto c’era un pezzo di carne
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i corridoi bui. Inginocchiarsi era una vera tortura, per
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tempo passato insieme non era stato un pezzetto di
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sigaretta dietro l’altra. Era una studiosa appassionata di
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senza accennare alcuna reazione. Era questo l’obiettivo di
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aula sbattendo la porta. «Era ora!» esclamò la donna
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Una mattina la professoressa era in cima alle scale
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lo chiedevano tutte. Forse era calva, magari seguiva la
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con i genitori. Le era sembrata una brava persona
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razionale con la quale era più volte intervenuta, la
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piena felicità. Anche lei era stata trattata come una
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qualche secondo, la piazzetta era deserta, alla controra dormivano
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le venivano incontro altezzosi. Era lì, in quel quartiere
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gli occhi commossi. ¶ C’era un’aria languida tra
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la stavano aspettando. ¶ C’era uno specchio sul pianerottolo
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via XX settembre chiunque era il benvenuto, caffè, tè
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La famiglia Di Cristina era aperta e ospitale. La
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visione concreta della vita, era vanitosa e di quella
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timido da sembrare scostante, era più alto di lei
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di studiare, ma c’era sempre un problema urgente
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libri rimanevano chiusi. ¶ Caterina era già arrivata, seduta per
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impiantato un dentista maldestro. ¶ Era carina, il corpo flessuoso
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finiamo tutte in galera». Era la più grande delle
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quella cosa”. La verginità era il pensiero costante di
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liquidi di delusione. ¶ Perderla era un problema, ma anche
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compito gravoso. Clotilde s’era tolta il pensiero da
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un pezzo, ma lei era fidanzata ufficialmente. Il fatto
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fidanzata ufficialmente. Il fatto era venuto da sé e
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da sé e tutto era filato liscio, se non
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amore e che non era più andato via. ¶ Maruzza
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mancherebbe altro, carina com’era – ma sembrava non le
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poco. Ah Stefano, com’era complicato averci a che
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a che fare. ¶ Si era messa con lui, anzi
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con lui, anzi si era ingrizzata, solo perché non
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inizio quello se n’era stato tranquillo, qualche bacetto
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zona che al momento era ancora terra di nessuno
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da innocente. ¶ Maruzza s’era tolta il vestito e
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il vestito e quello era scoppiato a ridere: «Ma
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aveva aggiunto e lei era diventata bordò, chiudendosi poi
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e Stefano se l’era stretta a sé sussurrando
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sussurrato Stefano e si era allungato su di lei
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ragazza, emozionata e frastornata, era riuscita a dire solo
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anch’io». Inerme, si era goduta quei frustoli di
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dopo, il ragazzo si era afflosciato come un cappotto
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stampella e lei si era trovata dentro se stessa
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accorgermi di nulla?” si era chiesta e quel dubbio
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quegli anni il sesso era un argomento complicato e
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quelle due parole c’era una lista di proibizioni
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in quell’ordine perentorio era racchiusa la pretesa di
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La madre di Caterina era un ingenuo donnone di
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una fiducia illimitata ed era sempre serena. Si arrabbiava
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sui fianchi, la gonna era una vela che si
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Caterina. La signora Rosaria era così gentile e aperta
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che amore” considerava Maruzza. Era il ventre a contrarsi
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entrava niente. ¶ Il sole era calato e, nella stanza
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La sua natura gioiosa era riemersa per qualche minuto
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del dramma e si era fatto commedia. ¶ La signora
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per alcune settimane. Caterina era davvero incinta e fu
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di vicoli e stradine era una vera e propria
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La dolce vita s’era innescata una reazione a
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salute materna. Il clima era diventato pesante in tutte
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Stato indipendente. ¶ Il nemico era penetrato nella sua casa
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pensò lei. Suo padre era solo geloso. «È orfano
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Melina e se l’era sistemato tra i capelli
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di marca». ¶ Anche Melina era preoccupata, ma la maggiore
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ma la maggiore età era stata abbassata a diciotto
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il giorno che lei era nata. ¶ Il silenzio calò
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due la più fragile era Melina, che dopo un
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quando mai lei si era rivolta al suo cuore
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nevicò in Florida, non era mai successo dall’inizio
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più difficili. Il padre era arrivato a chiuderla in
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o leggeva. Il libro era l’unica forma di
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lui la pace non era mai stabile. Dopo cena
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che per orgoglio si era tenuto nella tasca. ¶ Si
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Attorno alla pancia si era depositata una morbida coltre
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La Vespa di Maruzza era posteggiata ai Quattro canti
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ai Quattro canti. Lei era seduta sui gradini di
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ragazza bruciava di umiliazione, era grande e, anche se
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una bambina, che modo era quello di educare una
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non la abbandonava, eppure era già nell’età della
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po’ si accorse che era diventata acqua, onda, mare
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d’improvviso tutto le era chiaro. ¶ “Basta” si disse
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disse. Fissò il cielo, era buio; le nubi quella
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determinazione nell’animo. Mario era ancora sulla poltrona, dove
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se certe volte c’era di ’mpiccicarti al muro
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l’uomo. In fondo era stato lui a prendere
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una ninfa delicata, si era ritrovato al fianco un
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la solitudine quando stanco era scivolato fuori di lei
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ai primi rumori si era messa ad ascoltare sulle
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aveva assistito alla scena. Era sorpresa dal comportamento della
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respirare. La tv le era permesso di vederla solo
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alla confidenza. ¶ Clotilde si era fidanzata ufficialmente e sfoggiava
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abiti bianchi. ¶ Caterina non era più la stessa di
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bellezza ed equilibrio. C’era qualcosa di apocalittico ora
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cupio dissolvi le si era insediato nell’anima, spingendola