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Benvenuto Cellini, Vita di Benvenuto di Maestro Giovanni Cellini fiorentino, scritta, per lui medesimo, in Firenze, 1562

concordanze di «Firenze»

nautoretestoannoconcordanza
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1562
nostri mandorno Cristofano a Firenze, e quivi li comperorno
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valente giovane e di Firenze e di Italia, e
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che si dieno a Firenze a' nostri pari - e
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l Soderino stette in Firenze volse tanto bene a
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fu letto da tutto Firenze. Pochi giorni appresso morì
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ci fece tornare a Firenze alli prieghi di mio
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occasione di venire a Firenze a vendere certe spazzature
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maestro mi ritornai a Firenze; dove mio padre fece
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questo tempo venne a Firenze uno iscultore che si
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Io son venuto a Firenze per levare più giovani
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vederlo. ¶ Attesi continuamente in Firenze a imparare sotto la
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pensare a muoverti di Firenze; e se per causa
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io avevo fatto in Firenze col Salinbene, gli piacque
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se ne tornò a Firenze. Ripreso nuove opere, mi
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me ne tornai a Firenze, e mi messi di
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molte diverse persone in Firenze, dove io avevo cognusciuto
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che mai più in Firenze s'era usata tale
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il detto Grassuccio a Firenze, salutò mio padre e
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gli erano pagati in Firenze, s'abbatté per sorte
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questo giovane era in Firenze, la notte di state
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che io avevo di Firenze. Il detto signore mi
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me ne venni a Firenze con parecchi altri compagni
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inistimabile, grande. Giunti a Firenze, trovai il mio buon
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modo pensò levarmi di Firenze, dicendo così: - O caro
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Di poi giunto a Firenze, pensando trovare il mio
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io mi fermai a Firenze, perché la voglia mia
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per alquanto fermare a Firenze; perché essendo i Medici
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i Medici cacciati di Firenze cioè il signore Ipolito
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l'altro Duca di Firenze, questo Piero ditto mi
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misser Aluigi Alamanni a Firenze, era amico de il
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Clemente alla città di Firenze, e quella preparatasi alla
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la maggior nobiltà di Firenze, i quali molto d
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ragionamenti: era stato in Firenze già maestro di levare
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che io ero a Firenze; per la qual cosa
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abbia conosciuto. Partitomi di Firenze, me ne andai a
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assedio era intorno a Firenze, quel Federigo Ginori, a
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con detta fanciulla a Firenze, segretissimamente dalla madre), accortasi
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e era nato a Firenze, figliuolo d'un cieco
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che era stato in Firenze molt'anni con Carlo
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me ne corsi a Firenze: perché da poi che
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LXXVI. ¶ Io giunsi a Firenze, e feci motto al
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seco. E perché in Firenze era un certo scultore
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Medici, oggi Duca di Firenze, il quale mi disse
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spade. Disse che in Firenze si usava così, perché
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tu vuoi tornare a Firenze -. Così stemmo a veder
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delle sue brigate di Firenze: il Tribolo e io
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ritornammo alla volta di Firenze; ed essendo alloggiati a
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ritornati alle porte di Firenze. Alle quali giunti, il
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Cristianità. Così diceva tutto Firenze, e ogniuno che le
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il mio Duca di Firenze, che con tanto desiderio
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il quale scrisse a Firenze a messer Benedetto Varchi
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sorella che era a Firenze, quale aveva per nome
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trasferissi in sino a Firenze. Allora e' mi disse
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andammo alla volta di Firenze; e perché io non
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scritto nulla, giunsi a Firenze in casa la mia
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su le mura di Firenze, d'accordo con li
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della mia partita di Firenze; ma io, ch'ero
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più. Feci intendere a Firenze che dicessino a Lorenzino
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notte, guardando in verso Firenze tutti a dua d
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che si vede sopra Firenze? - Questo si era com
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cosa sarà stata a Firenze -. Così venuticene a Roma
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che sia avvenuto a Firenze -. Così passatoci la cena
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dicesti bene, che sopra Firenze saria accaduto qualche gran
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dissi: - Cotesti uomini di Firenze hanno messo un giovane
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Roma ne venni a Firenze, e da Firenze a
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a Firenze, e da Firenze a Bologna, e da
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duca Lessandro, duca di Firenze; e perché io sapevo
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essa eran venuti di Firenze; ancora perché lei ne
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non vo' più né Firenze né Francia! ¶ E se
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per la volta di Firenze. Questa era la maggior
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per la volta di Firenze; e dove io sarei
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ridendo ci conducemmo a Firenze. Andammo a scavalcare a
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loro. Noi restammo in Firenze per quattro giorni, inne
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monaca, innel passare per Firenze, e per mia buona
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in Bologna, né in Firenze - qua si vive in
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di arrivare prestissimo a Firenze, e ora di ritornarmene
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per arrivare presto a Firenze. Non fu' d'accordo
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venire a tribulare in Firenze. Avendo lasciato la compagnia
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che io partissi di Firenze volevo dare ordine a
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Il nostro Duca di Firenze in questo tempo, che
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dieci miglia discosto di Firenze, io l'andai a
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Venne il Duca a Firenze e innanzi che io
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tutti i pensieri di Firenze, salvo che quelli della
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per il duca di Firenze; e perché questo uomo
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cosa. Eracene qualcuno in Firenze che volentieri sarebbe venuto
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che io ebbi in Firenze: restar padre e guida
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patroni della città di Firenze, mia patria. Come eglino
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fare al Duca di Firenze, mai non conferiva nulla
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povera isventurata città di Firenze, che un pratese, nimico
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in Roma e in Firenze come nostro fiorentino, questi
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ci eramo cognosciuti in Firenze quando io facevo le
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se tu torni a Firenze, tu perderai tutto quello
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in Francia, e di Firenze non trarrai altro che
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con la terra di Firenze, e' mi pareva che
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pianto. E venendomene inverso Firenze, quando io arrivai alla
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voglia di tornarsene a Firenze, io lo farei de
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che io avevo a Firenze; ma 'l detto imbasciatore
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quella lettera che di Firenze io gli avevo scritto
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me ne ritornai a Firenze. Subito andai a Palazzo
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malcontento mi ritornai a Firenze; e riprese le mie
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volendo 'l Duca afforzificare Firenze, distribuì le porte infra
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fu causa accondurmi a Firenze; perché di già io
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questo mio Signore in Firenze; perché dal prencipio al
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Dio mi parti' di Firenze sempre cantando salmi e
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Vernia, mi ritornai a Firenze: e senza fermarmi, sol
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essendo oggi uomo in Firenze che la sapessi fare
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le quale disse: - In Firenze si è uomo oggi
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voglio curare di rivedere Firenze -. Noi eravamo appunto da
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versi, e tornatomene a Firenze, feci parecchi modellini approposito
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me ne tornai a Firenze, che mi pareva mill
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il Duca venne a Firenze, senza farmi intendere nulla
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che essendo venuto a Firenze il cardinale di Santa
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che lui veniva a Firenze, d'in su la
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sì che ritòrnatene a Firenze e sta di buona
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io mi ritornai a Firenze. ¶ CIX. ¶ Subito che io
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che io fui a Firenze, e' mi venne a
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e 'l Principe di Firenze non sopporterebbono che nelle
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domestichi amici, riconosciutici in Firenze, molto ci vedemmo volentieri