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esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Carlo Goldoni, Gl'innamorati, 1759

concordanze di «Fulgenzio»

nautoretestoannoconcordanza
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passano due ore, che Fulgenzio è qui, e mi
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cacciata in testa? Che Fulgenzio sia impazzito per la
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dubito che il signor Fulgenzio per oggi almeno non
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il servitore del signor Fulgenzio. ¶ Eugenia. Non ve l
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buona compagnia il signor Fulgenzio? ¶ Tognino. Quand’è in
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ieri sera il signor Fulgenzio d’andare a casa
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a nessuno. ¶ Flamminia. A Fulgenzio potete credere. ¶ Eugenia. Peggio
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Se arriva il signor Fulgenzio...) ¶ Eugenia. (Che importa a
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amico molto del signor Fulgenzio; ci sarebbe forse qualche
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son per fare, poichè Fulgenzio m’ha detto di
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nè voi, nè io. Fulgenzio e la signora Eugenia
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l’intenzione dell’amico Fulgenzio; e nasca quel che
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aspettate. Che il signor Fulgenzio abbia saputo del forastiere
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Per bacco! È qui Fulgenzio. ¶ Lisetta. Non ve l
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di voi! ¶ SCENA IX. ¶ Fulgenzio e detti. ¶ Fulgenzio. (Una
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IX. ¶ Fulgenzio e detti. ¶ Fulgenzio. (Una parola). (a Ridolfo
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potuta vedere). (piano a Fulgenzio) ¶ Fulgenzio. (Non le avete
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vedere). (piano a Fulgenzio) ¶ Fulgenzio. (Non le avete parlato
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Ridolfo. (No, vi dico). ¶ Fulgenzio. (Non sa niente la
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lei, nè la sorella). ¶ Fulgenzio. (Lisetta è informata di
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cosa le ho detto). ¶ Fulgenzio. Caro amico, compatitemi per
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più in tali impegni. ¶ Fulgenzio. Avete ragione. Ringraziamo il
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dico niente del forastiere). ¶ Fulgenzio. Se volesse favorir di
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in atto di partire) ¶ Fulgenzio. Ehi; è in collera
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Lisetta. Non mi pare. ¶ Fulgenzio. Via, chiamatela. ¶ Lisetta. (Oh
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daddovero!) (parte) ¶ SCENA X. ¶ Fulgenzio e Ridolfo. ¶ Ridolfo. Amico
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Ridolfo. Amico, a rivederci. ¶ Fulgenzio. Andate via? ¶ Ridolfo. Volete
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Volete ch’io resti? ¶ Fulgenzio. No, no, se vi
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segno. (parte) ¶ SCENA XI. ¶ Fulgenzio, poi Eugenia. ¶ Fulgenzio. Dice
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XI. ¶ Fulgenzio, poi Eugenia. ¶ Fulgenzio. Dice bene l’amico
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Eugenia. Serva umilissima, signor Fulgenzio. (affettando allegria) ¶ Fulgenzio. Quest
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signor Fulgenzio. (affettando allegria) ¶ Fulgenzio. Quest’umilissima si poteva
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Che fa? Sta bene? ¶ Fulgenzio. Eh! sto bene io
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poco) ¶ Eugenia. Benissimo. Ottimamente. ¶ Fulgenzio. Me ne consolo. È
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sua, sono sempre allegrissima. ¶ Fulgenzio. (C’è del torbido
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di queste belle giornate? ¶ Fulgenzio. Con questo ella, con
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lei fra le labbra. ¶ Fulgenzio. In complimenti con chi
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a spasso con loro. ¶ Fulgenzio. E che cosa avete
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Che ci anderò volentieri. ¶ Fulgenzio. Senza di me? ¶ Eugenia
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di me? ¶ Eugenia. Sicuro. ¶ Fulgenzio. Mi piace. S’accomodi
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una sera a spasso? ¶ Fulgenzio. Non vi ho condotta
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avete degli altri impegni. ¶ Fulgenzio. Io? che impegni? ¶ Eugenia
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partita con mia sorella. ¶ Fulgenzio. Che novità è questa
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spasso colle mie amiche. ¶ Fulgenzio. Eh signora Eugenia, ci
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ciò in mala parte? ¶ Fulgenzio. Ci conosciamo, vi dico
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conosciamo, e ci conosciamo. ¶ Fulgenzio. Ma il mio servidore
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servitor, nè il padrone? ¶ Fulgenzio. Eh già; queste sono
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grazie. ¶ Eugenia. Ha tabacco? ¶ Fulgenzio. Se sono andato a
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me di vostra cognata? ¶ Fulgenzio. So quel che dico
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lui, nè di voi. ¶ Fulgenzio. Nè di me? non
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fate girar il capo. ¶ Fulgenzio. Nè di lui, nè
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testa) ¶ Eugenia. Facciamo scene? ¶ Fulgenzio. Nè di lui, nè
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sdegno e l’amore) ¶ Fulgenzio. Non posso più. (si
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che siete pazzo davvero. ¶ Fulgenzio. Son pazzo, son pazzo
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un poco di tenerezza) ¶ Fulgenzio. Cagna! crudele! ¶ Eugenia. Bell
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maniera da farsi amare! ¶ Fulgenzio. Sì, avete ragione. (placato
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giorno siamo alle medesime. ¶ Fulgenzio. Compatitemi, non farò più
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che non ne voglio. ¶ Fulgenzio. Andrete a spasso questa
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parerà. (scherzando con amore) ¶ Fulgenzio. Con chi anderete? ¶ Eugenia
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Eugenia. Eh! (come sopra) ¶ Fulgenzio. Con me anderete. ¶ Eugenia
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anderete. ¶ Eugenia. Sicuro! (ironico) ¶ Fulgenzio. Non volete venir con
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Se ci veniste volentieri. ¶ Fulgenzio. Ma cara Eugenia, possibile
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che ho fatto male.... ¶ Fulgenzio. Basta così, che mi
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Mi vorrete sempre bene? ¶ Fulgenzio. Credetemi, che domandandomi questa
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replicare ognora, ogni momento. ¶ Fulgenzio. Si, cara, ve ne
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E che cosa aspettate? ¶ Fulgenzio. Il ritorno di mio
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maritarvi senza di lui? ¶ Fulgenzio. La convenienza vuol ch
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lo so, perchè differite. ¶ Fulgenzio. E perchè? ¶ Eugenia. Perchè
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di disgustare vostra cognata. ¶ Fulgenzio. Maladetta sia mia cognata
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non si può parlare. ¶ Fulgenzio. Ma se sempre mi
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dir più una parola. ¶ Fulgenzio. Non potete parlare senza
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dite voi, signor insolente. ¶ Fulgenzio. Or ora vi faccio
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chi è di là? ¶ Fulgenzio. Non chiamate. (arrabbiato) ¶ Eugenia
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chiamate. (arrabbiato) ¶ Eugenia. Pazzo. ¶ Fulgenzio. Anderò via. ¶ Eugenia. Andate
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Anderò via. ¶ Eugenia. Andate. ¶ Fulgenzio. Non ci tornerò più
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Eugenia. Non m’importa. ¶ Fulgenzio. Diavolo, portami. Portami, diavolo
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avete veduto il signor Fulgenzio? ¶ Ridolfo. L’ho veduto
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nuovo, e il signor Fulgenzio è partito gridando, chiamando
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Mia sorella è sofistica. Fulgenzio è caldo, intollerante, subitaneo
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è partito il signor Fulgenzio con quella manieraccia, come
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l’incomodo di ricercar Fulgenzio, e con bel modo
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per parte del signor Fulgenzio. Con questa speranza la
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a ritrovare il signor Fulgenzio, e fatelo venir qui
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voi, nè il signor Fulgenzio, e non si possono
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altri casi. O di Fulgenzio, o di nessun altro
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veduto venire il signor Fulgenzio). (ad Eugenia) ¶ Eugenia. (Come
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da sÈ) ¶ SCENA VIII. ¶ Fulgenzio e detti. ¶ Fulgenzio. (Entra
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VIII. ¶ Fulgenzio e detti. ¶ Fulgenzio. (Entra, e vedendo Roberto
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Flamminia. Venga, venga, signor Fulgenzio. Questo cavalier forastiere è
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Sì signora, come comanda. ¶ Fulgenzio. Son servitor umilissimo a
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sempre desiderare il signor Fulgenzio. (allegra) ¶ Fulgenzio. Troppe grazie
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il signor Fulgenzio. (allegra) ¶ Fulgenzio. Troppe grazie, signora. Io
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indifferenza) ¶ Flamminia. Accomodatevi. (a Fulgenzio) ¶ Fulgenzio. Ben volentieri, (prende
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Flamminia. Accomodatevi. (a Fulgenzio) ¶ Fulgenzio. Ben volentieri, (prende una
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presso di me. (a Fulgenzio) ¶ Fulgenzio. Grazie. Sto ben
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di me. (a Fulgenzio) ¶ Fulgenzio. Grazie. Sto ben dove
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cosa. (con allegria a Fulgenzio) ¶ Fulgenzio. Non mancherà tempo
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con allegria a Fulgenzio) ¶ Fulgenzio. Non mancherà tempo. (fingendo
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aspetti tempo. (con allegria) ¶ Fulgenzio. È molto allegra la
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della vostra venuta, signore. ¶ Fulgenzio. Della mia venuta? (con
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bel cuore del mondo. ¶ Fulgenzio. Il signor forastiere venuto
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noi ci vogliamo bene? ¶ Fulgenzio. Non signora; non mi
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padrone. Oh compatisca, signor Fulgenzio; l’avevo preso per
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a pranzo con noi? ¶ Fulgenzio. Vi ringrazio, signore... ¶ Fabrizio
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padrone di casa mia. ¶ Fulgenzio. Ci sta molto il
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celebre del signor Ridolfo. ¶ Fulgenzio. (E queste signore mi
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si può veder tutto. ¶ Fulgenzio. Sono due ore che
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a favorirmi per tempo. ¶ Fulgenzio. (E mi dissero ch
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patenti). ¶ Fabrizio. Oggi, signor Fulgenzio, avrete l’onor di
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E tira innanzi così). ¶ Fulgenzio. Ma io, signore, non
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grazie. ¶ Fabrizio. Che serve? ¶ Fulgenzio. No certo. ¶ Fabrizio. Via
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certo. ¶ Fabrizio. Via, dico. ¶ Fulgenzio. Non posso. ¶ Fabrizio. Ed
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vogliamo obbligare? (a Fabrizio) ¶ Fulgenzio. (Costui non vorrebbe che
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sè) ¶ Fabrizio. Via, signor Fulgenzio, faccia un’azione eroica
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faccia un’azione eroica. ¶ Fulgenzio. (Mi fa specie, che
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maraviglio di voi, signor Fulgenzio, che vi fate tanto
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vi fate tanto pregare. ¶ Fulgenzio. Mi farei pregar meno
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a quella povera signorina. ¶ Fulgenzio. (Sì: vuol rimproverar me
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schiaffi). ¶ Fabrizio. Via, signor Fulgenzio, mi lasci andare in
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con un bel sì. ¶ Fulgenzio. Per far vedere che
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E viva il signor Fulgenzio. ¶ Fabrizio. Ma facciamo le
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cose ben fatte. Signor Fulgenzio, Eugenia mia nipote vi
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Che diavolo vorrà dire?) ¶ Fulgenzio. Io non son degno
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a pranzo con noi. ¶ Fulgenzio. La signora Eugenia mi
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lascio fare al signor Fulgenzio. ¶ Fabrizio. Pregatelo. (ad Eugenia
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prego io dunque. (a Fulgenzio) ¶ Fulgenzio. Dispensatemi. Son certo
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io dunque. (a Fulgenzio) ¶ Fulgenzio. Dispensatemi. Son certo che
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dirglielo in nome mio. ¶ Fulgenzio. No certo, signore. Scusatemi
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sola? Non è dovere. ¶ Fulgenzio. Piuttosto non ci resterò
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di compagnia; lasciatelo andare. ¶ Fulgenzio. (Se non crepo, è
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SCENA XI. ¶ Flamminia, Eugenia, Fulgenzio e Roberto. ¶ Roberto. (In
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deve fare il signor Fulgenzio. ¶ Fulgenzio. E a me
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fare il signor Fulgenzio. ¶ Fulgenzio. E a me dispiace
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ma di dolcezze. (a Fulgenzio e ad Eugenia) ¶ Flamminia
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sempre ingrugnati. (a Roberto) ¶ Fulgenzio. Sarei più fortunato, se
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signora, mi chiamerei fortunato. ¶ Fulgenzio. E chi v’impedisce
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mal’opera con nessuno... ¶ Fulgenzio. Se parlate per me
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rinunzia solennemente. (a Roberto) ¶ Fulgenzio. Ella interpreta i miei
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corso dei vostri amori. ¶ Fulgenzio. Sì: è arrivato in
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Ha voglia di taroccare. ¶ Fulgenzio. E voi avete voglia
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Roberto. Da Roma, signore. ¶ Fulgenzio. Che dice di quella
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lasciate che si diverta. ¶ Fulgenzio. Mi dicono che a
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hanno una galanteria sorprendente. ¶ Fulgenzio. Sono così ostinate, come
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Questa poi, compatitemi... (a Fulgenzio) ¶ Eugenia. A Roma, signore
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lasciate trasportar dalla collera. ¶ Fulgenzio. Andrei a Roma pur
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la consolazione di Pasquino. ¶ Fulgenzio. Fa caldo oggi, mi
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Xll. ¶ Flamminia, Eugenia e Fulgenzio. ¶ Fulgenzio. E di quai
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Flamminia, Eugenia e Fulgenzio. ¶ Fulgenzio. E di quai casi
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non lo può vedere. ¶ Fulgenzio. Così credo ancor io
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io. ¶ Flamminia. Caro signor Fulgenzio, siete assai sospettoso. ¶ Eugenia
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farete dar nelle furie. ¶ Fulgenzio. Oh, non vi è
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dice a posta. (a Fulgenzio) ¶ Flamminia. A che servono
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Eugenia) (Abbiate carità, signor Fulgenzio). (piano a Fulgenzio) Ah
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signor Fulgenzio). (piano a Fulgenzio) Ah poveri innamorati! (a
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e parte) ¶ SCENA XIII. ¶ Fulgenzio ed Eugenia. ¶ Fulgenzio. (Per
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XIII. ¶ Fulgenzio ed Eugenia. ¶ Fulgenzio. (Per me ho finito
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nel Naviglio). (Ja sè) ¶ Fulgenzio. (Si vede chiaro, che
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di pelo). (da sè) ¶ Fulgenzio. (Ci scommetterei la testa
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le cipolle!) (da sè) ¶ Fulgenzio. (Son pur pazzo io
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per me). (da sè) ¶ Fulgenzio. (Penerò un poco, ma
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mio sposo). (da sè) ¶ Fulgenzio. (Farò un viaggio; me
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vero demonio). (da sè) ¶ Fulgenzio. (E stimo che non
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in atto di partire) ¶ Fulgenzio. Buon viaggio. (forte) ¶ Eugenia
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Felice ritorno. (si volta) ¶ Fulgenzio. Vada, vada, che il
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pranzo fuori di casa? ¶ Fulgenzio. (Maladetta!) (si va sdegnando
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licenza di restar qui? ¶ Fulgenzio. (Le si possano seccar
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avrà paura, avrà soggezione. ¶ Fulgenzio. (Possa parlare per l
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la sua signora cognata. ¶ Fulgenzio. Lasciate star mia cognata
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va più in bestia! ¶ Fulgenzio. (Non posso resistere). (da
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di arrabbiarsi per me. ¶ Fulgenzio. (Straccia il fazzoletto coi
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gettato con una pazza. ¶ Fulgenzio. (Segue a stracciare il
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dormirà i suoi sonni. ¶ Fulgenzio. (Tira fuori nascostamente un
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me!) Eh dico, signor Fulgenzio. (timorosa, vedendo il coltello
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timorosa, vedendo il coltello) ¶ Fulgenzio. Che vuol da me
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Cos’avete in mano? ¶ Fulgenzio. Niente. ¶ Eugenia. Voglio vedere
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Niente. ¶ Eugenia. Voglio vedere. ¶ Fulgenzio. Non ho niente, vi
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Eugenia. Non facciam ragazzate. ¶ Fulgenzio. All’onore di riverirla
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di partire) ¶ Eugenia. Fermatevi. ¶ Fulgenzio. Ha qualche cosa da
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è in quella mano? ¶ Fulgenzio. Niente. (mostra la mano
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Eugenia. In quell’altra. ¶ Fulgenzio. Niente. ¶ Eugenia. Non facciamo
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facciamo scene, vi dico. ¶ Fulgenzio. Che scene, che scene
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Mettete giù quel coltello. ¶ Fulgenzio. Che cosa vi sognate
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si accosta per averlo) ¶ Fulgenzio. Che cosa credete voi
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Che lo so io? ¶ Fulgenzio. Voglio mondare una mela
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mondare una mela. ¶ Eugenia. Fulgenzio. (intenerendosi) ¶ Fulgenzio. Lasciatemi stare
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mela. ¶ Eugenia. Fulgenzio. (intenerendosi) ¶ Fulgenzio. Lasciatemi stare. (con più
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con più caldo) ¶ Eugenia. Fulgenzio. (come sopra) ¶ Fulgenzio. Lasciatemi
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Eugenia. Fulgenzio. (come sopra) ¶ Fulgenzio. Lasciatemi stare. (crescendo il
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caldo) ¶ Eugenia. Per carità. ¶ Fulgenzio. Per me non c
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Ascoltate una parola almeno. ¶ Fulgenzio. Cosa volete dirmi? (con
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Eugenia. Una parola sola. ¶ Fulgenzio. Via, ditela. (come sopra
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volete ch’io parli. ¶ Fulgenzio. Ah! (sospira con isdegno
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Eugenia. Datemi quel coltello. ¶ Fulgenzio. Signora no. ¶ Eugenia. Ve
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che mi avete portato. ¶ Fulgenzio. Ah! (si lascia cadere
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e lo getta via) ¶ Fulgenzio. (Mi sento morire). (da
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piuttosto che volermi bene? ¶ Fulgenzio. Si, voglio morire piuttosto
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altri che il mio Fulgenzio? Io darmi ad altri
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Morirei prima di farlo. ¶ Fulgenzio. Lo posso credere? ¶ Eugenia
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il cielo mi fulmini. ¶ Fulgenzio. Ma perchè addomesticarvi col
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di sospettare? ¶ Eugenia. Ah Fulgenzio, non sono io che
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quell’oggetto che piace. Fulgenzio mio, non vi tormenterò
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maggiore tenerezza del cuore. ¶ Fulgenzio. Anima mia dolcissima, cuor
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qui la signora Clorinda. ¶ Fulgenzio. Oimè! che dirà il
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piedi). ¶ Clorinda. (Povero signor Fulgenzio! mi dispiace che rimasto
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venuto male al signor Fulgenzio? ¶ Eugenia. Mi par di
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qualche male, signore? (a Fulgenzio) ¶ Fulgenzio. Sì, certo, mi
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male, signore? (a Fulgenzio) ¶ Fulgenzio. Sì, certo, mi è
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Ora, come vi sentite? ¶ Fulgenzio. Un poco meglio. ¶ Fabrizio
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XV. ¶ Eugenia, Clorinda e Fulgenzio. ¶ Clorinda. Scusate, signora Eugenia
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potevano sperar queste grazie. ¶ Fulgenzio. (Oh cieli! prevedo qualche
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Che ha il signor Fulgenzio, che è ammutolito? ¶ Fulgenzio
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Fulgenzio, che è ammutolito? ¶ Fulgenzio. Niente, signora. (Cielo, aiutami
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si promove la malinconia. ¶ Fulgenzio. Signora, non potete dire
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in casa il signor Fulgenzio? (a Clorinda) ¶ Clorinda. Sì
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queste scene?) (piano a Fulgenzio) ¶ Fulgenzio. Perchè, perchè... Ora
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scene?) (piano a Fulgenzio) ¶ Fulgenzio. Perchè, perchè... Ora non
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dire questo discorso? (a Fulgenzio) ¶ Fulgenzio. Eh, sia maladetto
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questo discorso? (a Fulgenzio) ¶ Fulgenzio. Eh, sia maladetto quando
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Clorinda e il signor Fulgenzio. ¶ Tognino. La mia padrona
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che usa il signor Fulgenzio alla signora Clorinda, perchè
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cognata distragga il signor Fulgenzio dall’assiduità di servirla
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Dubita che il signor Fulgenzio la stimi e la
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lei che il signor Fulgenzio facesse la corte alla
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Subito che il signor Fulgenzio l’avrà sposata. ¶ Tognino
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ingrato. Non serve dire; Fulgenzio è un ingrato. Ha
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mondo. Già il signor Fulgenzio è annoiato di me
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apposta, perchè il signor Fulgenzio si stanchi, e vi
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suo consorte, il signor Fulgenzio ha finito. ¶ Eugenia. E
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1759
no. Se il signor Fulgenzio vi sposa, non sarà
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cosa dice. ¶ SCENA V. ¶ Fulgenzio e dette. ¶ Fulgenzio. Signora
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1759
V. ¶ Fulgenzio e dette. ¶ Fulgenzio. Signora Eugenia, mi permetterete
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1759
vuol fare il bravo). ¶ Fulgenzio. Voi sapete ch’io
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nessuna di queste cose. ¶ Fulgenzio. Come! mettereste in dubbio
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1759
Non le badate, signor Fulgenzio. Io la conosco queste
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1759
apposta per farvi arrabbiare. ¶ Fulgenzio. La signora Eugenia può
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mi sfiderebbe alla spada. ¶ Fulgenzio. Felice voi, che potete
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le smanie del signor Fulgenzio. Ecco lo sforzo della
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1759
amor del cielo, signor Fulgenzio, non le badate. ¶ Fulgenzio
239
1759
Fulgenzio, non le badate. ¶ Fulgenzio. Non mettete in ridicolo
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1759
ridere quanto mi pare. ¶ Fulgenzio. Ridete pure a vostro
241
1759
pazza. Non lo sapete? ¶ Fulgenzio. No signora; sapete esser
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1759
arrossite di voi medesima? ¶ Fulgenzio. Via, signora Flamminia, non
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gelosa di vostra cognata. ¶ Fulgenzio. Lo so; è uno
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di rendermi consolata? (a Fulgenzio) ¶ Fulgenzio. Sì, cara, vi
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rendermi consolata? (a Fulgenzio) ¶ Fulgenzio. Sì, cara, vi chiedo
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in pace, sappiateci stare. ¶ Fulgenzio. Eugenia carissima, voi mi
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voi padrone di comandarmi? ¶ Fulgenzio. Me l’avete da
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non desidero che compiacervi. ¶ Fulgenzio. Mi avete a permettere
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dove l’ha presa? ¶ Fulgenzio. Il signor Fabrizio è
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ragione. Accompagnatela pure. (dissimulando) ¶ Fulgenzio. Me lo dite di
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di cuore? ¶ Eugenia. Anzi. ¶ Fulgenzio. Ho paura che vogliate
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subito tornate qui. (a Fulgenzio) ¶ Eugenia. No, no, che
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s’incomodi a ritornare. ¶ Fulgenzio. La sentite, signora Flamminia
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muro). (parte) ¶ SCENA VI. ¶ Fulgenzio ed Eugenia. ¶ Fulgenzio. Questa
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VI. ¶ Fulgenzio ed Eugenia. ¶ Fulgenzio. Questa è la grazia
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impedisco che la conduciate. ¶ Fulgenzio. Ma con malanimo. ¶ Eugenia
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che soddisfacciate al vostro. ¶ Fulgenzio. Io non sono portato
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mio dovere. ¶ Eugenia. Adempitelo. ¶ Fulgenzio. Sì, in ogni maniera
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Fatemi almeno un piacere. ¶ Fulgenzio. Oh cielo! comandatemi. ¶ Eugenia
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mi tormentate di più. ¶ Fulgenzio. E ho da lasciarvi
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mi sono abbastanza disingannata. ¶ Fulgenzio. Ah nemica della ragione
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non ne voglio soffrire. ¶ Fulgenzio. Farò una risoluzione da
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Ridolfo. Amico, una parola. ¶ Fulgenzio. Ah Ridolfo, soccorretemi per
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il vostro dovere. (a Fulgenzio) ¶ Eugenia. Più che restate
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mi recate noia. (a Fulgenzio) ¶ Fulgenzio. Andiamo. (a Ridolfo
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recate noia. (a Fulgenzio) ¶ Fulgenzio. Andiamo. (a Ridolfo, sdegnoso
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onestà lo richiede. (a Fulgenzio) ¶ Fulgenzio. Sì, andiamo. (smanioso
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lo richiede. (a Fulgenzio) ¶ Fulgenzio. Sì, andiamo. (smanioso e
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dice ella stessa. (a Fulgenzio, accennando Eugenia) ¶ Fulgenzio. Sì
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a Fulgenzio, accennando Eugenia) ¶ Fulgenzio. Sì, vi dico; andiamo
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Ridolfo. Compatitelo, signora Eugenia. ¶ Fulgenzio. Barbara! (ad Eugenia, fremendo
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fremendo) ¶ Eugenia. Sono stanca. ¶ Fulgenzio. Ingrata! (come sopra) ¶ Eugenia
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voi, o vado io. ¶ Fulgenzio. Andrò io, maladetta! (parie
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meglio così. Già se Fulgenzio fosse mio sposo, non
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impazzita per il signor Fulgenzio? per quello stolido? per
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che già è finita. Fulgenzio è da me licenziato
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Ma ho fatto bene. Fulgenzio mi veda sposa, e
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di partire) ¶ SCENA XII. ¶ Fulgenzio e detta. ¶ Fulgenzio. Fermatevi
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XII. ¶ Fulgenzio e detta. ¶ Fulgenzio. Fermatevi, signora Eugenia. ¶ Eugenia
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da me? (cori isdegrxo) ¶ Fulgenzio. Ascoltatemi per carità. ¶ Eugenia
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signora Clorinda? (con ironia) ¶ Fulgenzio. No, non è ancora
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l’accompagnate? (con isdegno) ¶ Fulgenzio. Finito ho l’obbligo
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Eugenia. E perchè? (sostenuta) ¶ Fulgenzio. Perchè è giunto in
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signor Anselmo? (meno sostenuta) ¶ Fulgenzio. Sì, è arrivato poc
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Eugenia. E voi? (patetica) ¶ Fulgenzio Resterò qui, se mel
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discorrere degli affari vostri? ¶ Fulgenzio. In due parole ho
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gli teneste la sposa. ¶ Fulgenzio. No, ingrata. Gli palesai
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Conte?) (smaniosa e piangente) ¶ Fulgenzio. Oh stelle! così accogliete
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nipote di Fabrizio, vedova. ¶ FULGENZIO, cittadino, amante di Eugenia
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Eugenia. ¶ CLORINDA, cognata di Fulgenzio. ¶ ROBERTO, gentiluomo. ¶ RIDOLFO, amico
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Fabrizio. ¶ TOGNINO, servitore di Fulgenzio. ¶ La Scena si rappresenta
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solete trattare il signor Fulgenzio. Egli è innamorato di
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compassione per il signor Fulgenzio? ¶ Flamminia. Ho per lui
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del mio. Il signor Fulgenzio, che vi ama tanto
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abbandona sopra una sedia) ¶ Fulgenzio. Eugenia, che cosa è
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questa? ¶ Eugenia. Ah si, Fulgenzio, maltrattatemi, disprezzatemi, che avete
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giusta ragion di farlo. ¶ Fulgenzio. No, cara, voglio amarvi
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merito l’amor vostro. ¶ Fulgenzio. Voi sarete la mia
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non deggio esserlo; abbandonatemi. ¶ Fulgenzio. Non dovete esserlo? Anima
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data la mia parola. ¶ Fulgenzio. E a chi? (tremante
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Eugenia. Al conte Roberto. ¶ Fulgenzio. Quando? ¶ Eugenia. Poc’anzi
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Quando? ¶ Eugenia. Poc’anzi. ¶ Fulgenzio. E perchè? ¶ Eugenia. Per
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perchè? ¶ Eugenia. Per vendetta. ¶ Fulgenzio. Contro di chi vendetta
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fazzoletto e resta così.) ¶ Fulgenzio. Ah perfida! ah disleale
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sopra una sedia vicina.) ¶ Fulgenzio. (Sentendo strepito si volta
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Lisetta. Cos’è stato? ¶ Fulgenzio. Soccorretela. ¶ Flamminia. Sorella. ¶ Lisetta
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la rimettono sulla sedia) ¶ Fulgenzio. (Ah! se non mi
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lasciate ch’io mora. ¶ Fulgenzio. Ah no, vivete; il
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da esser vostra? (a Fulgenzio) ¶ Fulgenzio. Perchè ad altri
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esser vostra? (a Fulgenzio) ¶ Fulgenzio. Perchè ad altri si
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al conte Roberto? (a Fulgenzio) ¶ Fulgenzio. Ah sì, fortunatissimo
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conte Roberto? (a Fulgenzio) ¶ Fulgenzio. Ah sì, fortunatissimo Conte
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Flamminia. Così è, sorella, Fulgenzio è vostro. ¶ Eugenia. No
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che non sarà mio. ¶ Fulgenzio. Perchè no, crudele? ¶ Eugenia
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Perchè non lo merito. ¶ Fulgenzio. Lo conoscete il torto
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non parlate altro. (a Fulgenzio) ¶ Eugenia. Lasciatelo dir, che
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a Flamminia, con tenerezza) ¶ Fulgenzio. Abbandonarmi per così poco
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Ma via, dico. (a Fulgenzio) ¶ Eugenia. Sì, insultatemi, che
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e vi domando perdono. ¶ Fulgenzio. Ah non più, idolo
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voi senza dote? (a Fulgenzio) ¶ Fulgenzio. Non ci ho
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senza dote? (a Fulgenzio) ¶ Fulgenzio. Non ci ho veruna
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il Cavaliere dei Cavalieri. ¶ Fulgenzio. Deh concedetemi che io