Giovan Battista Marino, La sampogna, 1620

la qual, chiamata da Giove nela rassegna universale degli

poi Vostra Altezza a Giove, non ostante la giovanezza

meno come l'istesso Giove. ¶ Et se pur Ella

se pur Ella, come Giove per Leda, non si

compiace. ¶ Et se, come Giove per Danae, non si

dispensa. ¶ Et se, come Giove per Europa, non prende

solo la somiglianza di Giove per la maestà et

che non solo di Giove et di Marte, ma

furie e serpenti; ¶ tartareo Giove, che con scettro eterno

aver che valmi ¶ di Giove i pregi e di

compagna quercia, ¶ arbore a Giove cara, e dele ghiande

imperiale augella, ¶ messaggiera di Giove, ¶ lasciando per allora ¶ di

Sole, ¶ la progenie di Giove, ¶ colei, ch'esser devea

di Semele e di Giove ¶ prendea del suo ramarico

Tosto dirai ch'a Giove ¶ l'umil tuo genitor

superba, e tosto a Giove, ¶ al gran Giove additolla

a Giove, ¶ al gran Giove additolla. Apena in lei

e lento, ¶ fatto giovenco Giove, ¶ né porta ale donzelle

errasti. ¶ Non fu da Giove fatta ¶ navigabil la terra

infuriato vento? ¶ Ma tu, Giove, che miri ¶ dal sommo

premi è il gran Giove, e tu nol pensi

tu nol pensi. ¶ Quel Giove, che dal cielo ¶ chiami

mentita e falsa imago ¶ Giove son io, che posso

Idillio 5 ¶ Avea l'eterno Giove ¶ per bocca del'interprete

dela notte, ¶ ammonito da Giove, il camin piglia. ¶ Su

colpa tanto abominanda, o Giove, ¶ a ciò ti move

io non invidio a Giove il paradiso, ¶ peròche 'l

del'universo, ¶ anzi di Giove istesso hai sommo impero

stelle; ¶ anzi se fossi Giove, ¶ sìche mi fosse dato

la qual, chiamata da Giove nella rassegna universale degli