Alberto Moravia, Vita nella stalla, 1944

fondate di credere che i fascisti mi avrebbero arrestato

dovunque vengano a mancare i giornali e gli altri

però non arrivavano che i tedeschi e un bel

bel giorno tornarono anche i fascisti che proclamarono la

fobia, un po’perché i tedeschi andavano in giro

quanti uomini trovavano per i loro lavori di fortificazione

tra le macchie e i massi erratici, in un

coltivazioni a terrazza che i contadini strappano alla montagna

lì o altrove, sotto i tedeschi. Nel primo periodo

quercie, finalmente si raggiungevano i piccoli prati verdi e

profonde e più lontano i monti già nevosi della

si toccava il soffitto, i muri erano sporchi e

bambini, e questo perché i contadini che consideravano le

in quella capanna persino i gatti avevano gli occhi

si rappezzavano le ciocie, i bambini urlavano e piangevano

si era fermato. Incominciarono i mesi più duri. La

che restava costava carissima. I bombardamenti, d’altra parte

pianura rintronava di esplosioni, i campi si punteggiavano di

e volute di fumo. I tedeschi dal canto loro

la treccia di cipolle. I contadini si avvertivano a

malaria. Gli austriaci erano i meglio e non nascondevano

C’erano lassù oltre i contadini, molta gente scappata

mondo, avrei dovuto disperare. I contadini, tutti analfabeti, non

dalla disperazione. In generale i tedeschi erano odiati e

aspettati con ansia. Ma i motivi politici e patriottici

strutto o di olio; i più le divoravano senza

sospetto, gli sforniti invidiavano i provvisti, avvenivano furti e

terribile fuoco di artiglieria. I proiettili fischiavano sulle nostre

fischiavano sulle nostre teste, i tedeschi rispondevano con i

i tedeschi rispondevano con i mortai e non di

Finalmente, il ventun maggio, i tedeschi se ne andarono

diventato poi così comune: i soldati americani con le

con le loro armi, i loro infiniti camion, le