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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Giuseppina Torregrossa, Cortile nostalgia, 2017

concordanze di «I»

nautoretestoannoconcordanza
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prima, costruendo da sola i pastori con pezzi di
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sguardi di odio che i coniugi Monti si lanciavano
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coniugi Monti si lanciavano, i loro gesti d’insofferenza
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solidarietà umana, soprattutto verso i più bisognosi, di rispetto
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un lungo viaggio aspettava i Monti. ¶ Maruzza era malinconica
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la cera. In piazzetta i cani abbaiarono furiosamente. La
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cappotto sulle spalle e i capelli ben pettinati in
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sentì al sicuro. Tra i capelli s’insinuava come
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si cominciarono a contare i danni: alcune case erano
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crollate, le pietre ostruivano i vicoli, la polvere aleggiava
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una prova d’amore. I coniugi Monti erano tornati
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rancori, conflitti mai risolti. ¶ I gesti stizziti, l’insofferenza
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non era agibile e i banchi li avevano messi
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urla degli studenti fracassavano i suoi timpani, e lui
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bisogno di scaldarsi, ma i pini marittimi con le
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chiome a ombrello bloccavano i raggi, proiettando sull’edificio
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Dopo un po’ Mario i piedi non li sentì
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e s’infilò tra i cespugli vicini, ma erano
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che volevano a tutti i costi riconquistare la facoltà
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quegli studenti vocianti, con i capelli lunghi e i
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i capelli lunghi e i braccialetti ai polsi. D
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lungo un viale laterale. I ragazzi, il naso proteso
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con la polizia, con i loro padri, con il
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gira, vota e furrìa, i manifestanti avevano guadagnato spazio
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primavera, perché all’improvviso i tamburi cominciarono a rullare
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l’inizio della battaglia. I militari correvano appresso ai
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Quello si voltò e i loro occhi si incontrarono
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barba fulva e disordinata, i capelli lunghi fino alle
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un fiotto rosso inondò i suoi occhi e lui
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Una raffinata tappezzeria ricopriva i divani, tende di seta
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un tappeto persiano attutiva i loro passi nel salone
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in sala prove. Anche i gatti avevano smesso l
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in testa aveva allentato i suoi freni inibitori e
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è scatenata la guerra. I militari sono stati tutti
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cuore gli va per i fatti suoi, è pallido
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strofinò le dita contro i pantaloni. ¶ «Guagliò, je te
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di crescita, e anche i socialisti, benché si fossero
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armi. ¶ Il Mancuso seguì i lavori del congresso in
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ricostituzione della solidarietà tra i partiti della coalizione di
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una zampa; Roton e i suoi amici, arrivati in
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fatta così: cattiva con i forti, generosa con i
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i forti, generosa con i fragili. ¶ “Mia moglie non
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braccia mollemente abbandonate lungo i fianchi, i piedi divaricati
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abbandonate lungo i fianchi, i piedi divaricati, il bacino
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concesse lei magnanima, ravviando i capelli in un gesto
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continuò cauto, «vorrei raccontarti i miei pensieri nascosti, mostrarti
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sicuro, non solo per i tuoi assistiti, ma anche
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lei la conoscono tra i vicoli di Ballarò, ci
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ne aveva sempre una: i giovani, le donne, la
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procurargli le vertigini. ¶ Quando i ragionamenti complicati lo stancavano
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uomo cambiò aspetto. Smise i gessati che lo facevano
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cinquantenne, si fece crescere i capelli e le basette
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volta lei dimenticava tutti i suoi propositi e sospirando
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li chiamava con disprezzo. I soldi che la donna
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sul raso. Che schifo i profumi che aleggiavano per
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aleggiavano per la casa, i salamelecchi che Ninetta riservava
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non ti voglio tra i piedi» gli ordinò la
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Per ore passeggiò lungo i binari, osservando il viavai
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a Palermo, tanto con i capelli lunghi non mi
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rivoluzione si fa con i sogni». ¶ “Ah, prima o
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in onda il telegiornale: «I cattolici, contrari all’istituzione
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stato battuto…» ¶ Lui picchiò i pugni sul tavolo, furioso
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testa, la donna portò i piatti in cucina. Proprio
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per terra. Ninetta raccolse i fogli, cercò la notizia
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carezze. Si tolse rapida i vestiti, rotolò su di
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e si allungò, finché i loro corpi aderirono perfettamente
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sotto sul materasso. Osservò i glutei bucciardati, la pelle
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morte di Aranciu Pilusu. ¶ I colpi divennero sempre più
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di Stato maggiore e i Servizi segreti, paventando trame
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difficoltà – ché nelle famiglie i ruoli non sono mai
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Iddu?» ¶ «L’accordo con i comunisti… non lo vuole
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è così potente che i suoi compagnucci di partito
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rispetto, cambia dunque sotto i nostri occhi e progredisce
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carabiniere si congedò battendo i tacchi, ma il presidente
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Aveva il volto pallido, i lineamenti tirati. “Pare un
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il maresciallo Avella toccandogli i bicipiti. «Ma forse ti
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le mollezze del palazzo; i colleghi facevano scherzi scemi
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denti di color avorio: i tasti dei canali. Ai
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dei lattanti. ¶ «Dove sono i piedi?» domandò Maruzza. ¶ «Non
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finestra aperta, guardava rapita i programmi: Studio Uno, Canzonissima
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come a scuola arrivavano i ragazzi per imparare a
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in piazzetta profondi cambiamenti. I sogni lasciarono il posto
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capolino sotto la camicetta, i suoi modi di fare
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manifestazione d’affetto verso i familiari: un sorriso e
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ai vestiti di tutti i giorni. Con aria vezzosa
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tentò un approccio raccontandole i segreti del presidente, le
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le trame dei nemici, i fatti che aveva orecchiato
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forte e le accarezzò i seni, sollevò la sua
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Studio Uno. ¶ «Peccato per i capelli» si rammaricò toccandosi
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disse alla figlia, poi i suoi occhi si posarono
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suo frettoloso matrimonio con i soli testimoni, senza regali
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baciarono, arrossì pensando che i suoi genitori potessero fare
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e poi scattavano veloci, i talloni sollevati come per
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punte morbide ad ammortizzare i salti. ¶ Quando il ballo
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affiorava ogni volta che i suoi occhi incrociavano quelli
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parte del padre. ¶ Capitolo 21 ¶ I coniugi Monti arrivarono alla
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domenica il prete indossava i paramenti sacri direttamente sulla
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sacri direttamente sulla biancheria. I bambini ridevano come matti
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un sommesso brusio e i canti degli immigrati, i
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i canti degli immigrati, i richiami del muezzin, i
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i richiami del muezzin, i salmi delle suore si
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bruciavano rosmarino e alloro, i profumi risalivano per le
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fora accorrevano veloci. Per i miracoli c’erano i
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i miracoli c’erano i santi. ¶ * * * ¶ Madame Binah Kourouma
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suo Paese aveva visto i polli stramazzare al suolo
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la pancia, premette contro i battenti con forza e
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crepato, dal tetto filtravano i raggi della luna e
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con secchioni di cera i ghirigori colorati, finché tutto
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della parrocchia. Alla sera i coniugi Kourouma indossarono i
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i coniugi Kourouma indossarono i loro abiti della festa
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orgogliosa passò in rassegna i barattoli di vetro colmi
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le trecce d’aglio, i mazzi di peperoncino attaccati
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con gesti decisi riempiva i piatti. Chi aveva soldi
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semi scuri, scricchiolò tra i suoi denti. Il profumo
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passare la nostalgia. Sai, i primi anni a Palermo
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Le tue ricette resuscitano i morti” mi diceva e
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si faceva trovare con i pantaloni calati.» Maruzza non
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È colpa dello sport. I miei galletti vanno in
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moltissimo. Ogni pomeriggio, finiti i compiti, correva in quel
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un arcobaleno fiorito. Adorava i tagete dalle sfumature color
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dalle sfumature color ruggine, i gigli candidi, le calle
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larghi passi e con i piedi nudi sulle maioliche
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piazzetta a giocare con i “bengalini”, così li chiamavano
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li chiamavano nel quartiere i figli dei bengalesi, per
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e dall’altro, mentre i capelli sottili, dai bagliori
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alla mattina e anche i brutti ceffi non si
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Anche adesso, benché avesse i polsi legati dietro la
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trovava. Era buio, ma i settanta gradini li percorse
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accompagnava senza timori con i delinquenti del quartiere. ¶ Taccitedda
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avevano urlato e, abbandonati i vestiti, s’erano tuffati
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un calamaro e battendo i denti, coperto alla bell
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freddo, che erano diventati i loro membri e ridendo
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di raddrizzare il collo, i colpi si fecero più
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qui, che m’allordo i causi.» ¶ La voce era
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muore subito» si raccomandò. ¶ I due sgherri si accanirono
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Dio, vieni a salvarmi.” ¶ I due sgherri tornarono e
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calcio, poi si sbottonarono i pantaloni e gli pisciarono
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con la quale giustificava i suoi sbalzi d’umore
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abiti di buona fattura, i cappotti di lana morbida
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cappotti di lana morbida, i pantaloni dalla piega a
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mammelle, la pancia rilassata, i morbi drappeggi di grasso
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pronunciato monte di Venere; i glutei grossi e sbuffanti
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arrivata a Roma, investiti i suoi ultimi risparmi in
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di queste passeggiate che i suoi occhi furono attratti
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contrapposte è sottile, slabbrata; i comportamenti ambigui, le parole
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Penso che tu legga i giornali, avrai saputo quello
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del 4 settembre, mentre tutti i palermitani facevano l’acchianata
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e rosso degli aceri. I suoi occhi si mossero
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Le alte euphorbie poggiavano i rami indolenti ai vetri
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bordi delle strade, lungo i sentieri di campagna, persino
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intero giardino. Mario sentiva i piedi e il cuore
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le labbra arricciate sotto i folti baffi, le sopracciglia
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le lasciò penzolare lungo i fianchi. ¶ «Guagliò, ti trovi
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certe volte mi prendono i sudori freddi. Mi succedeva
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vedete come sono secco? I colleghi mi chiamano “il
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ai soldi, lei.» ¶ «Magari i suoi genitori erano poveri
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stoccafisso, guardava da lontano i due piantoni di palazzo
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la guida morbida attutì i suoi passi. ¶ Mario rimase
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frezza bianca spiccava tra i capelli. Sembrava un semidio
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riforma.» ¶ Moro cercò tra i fascicoli e gli porse
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complessità, a volte neanche i professoroni riuscivano a interpretarlo
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quattro ogni mattina, quando i suoi colleghi ronfavano ancora
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palazzo Chigi. ¶ Mario contava i sospiri di quell’uomo
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nuova condizione umana.» ¶ Più i discorsi erano arzigogolati, più
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macchiate, le lenzuola aggrovigliate, i calzini colorati, le camicie
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si preoccupi, tritura anche i sassi. Certo, può capitare
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e la lavatrice, agitando i fianchi, aveva cominciato a
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controcorrente, le stavano sfuggendo i tanti cambiamenti che le
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con gli inermi e i diseredati. Adorava i cani
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e i diseredati. Adorava i cani randagi, che conquistava
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ambrata, dalla tonalità calda. I capelli lisci pettinati all
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ripose gli attrezzi, radunò i cuccioli che ruzzavano tra
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Bucarest sono stato arrestato. I poliziotti mi avevano scambiato
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Alla frontiera ci sono i finanzieri e quelli sono
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finanzieri e quelli sono i peggiori: li chiamano “caìni
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E tu dovresti farti i fatti tuoi.» ¶ «Non ti
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è venuto di raccontargli i fatti miei, io che
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volta mi hanno rubato i soldi. E un fachiro
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gli ordinava di restituire i soldi, altrimenti non sarebbe
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erano state rimosse né i danni delle bombe riparati
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Degli abitanti del quartiere, i più abbienti se n
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di mobili in stile. I poveri erano emigrati all
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sotterranei per non onorare i debiti. ¶ Le case intorno
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per sé, istruzione per i figli, ruoli sociali di
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sociali di rilievo per i nipoti. ¶ Trovavano alloggio temporaneo
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si erano spostati oltre i quattro canti di città
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della chiesa equamente tra i fedeli delle varie religioni
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una mattina, mostrando felice i pregatoi. ¶ Con un occhio
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lo aiutarono ad accudire i bambini mentre le loro
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diventò presto scuola. Tra i banchi c’erano piccoli
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molte famiglie palermitane, ché i poveri sono come i
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i poveri sono come i ladri: cittadini del mondo
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smetteva di piangere, ma i singhiozzi trattenuti scuotevano il
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il mare senza vagnariti i piedi, ti trasporta sopra
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infilava le manine tra i capelli e appagata si
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le guance, le mani, i capelli, per convincersi che
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andate diversamente. ¶ Certe sere, i pensieri amari lo soverchiavano
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sconosciuti, suoni, emozioni arruffate. I ricordi si stratificavano l
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rosa spampinata e vaniglia. I suoi abbracci erano pastosi
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Maruzza non distingueva quasi i lineamenti del viso, ma
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lana che le arrossavano i piedini e la tappezzeria
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quale trascorreva interi pomeriggi. I raggi del sole erano
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bagliori accecanti che attraversavano i vetri della finestra, sottili
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La piccola non distingueva i suoni esterni da quelli
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casa. Lamenti, urla, canzoni, i rintocchi delle campane arrivavano
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per cucire che riempiva i pomeriggi senza tempo. Melina
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gridava compiaciuta zia Ninetta. ¶ I guaiti dei cuccioli che
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cogliere le differenze. ¶ Quando i sensi si accordarono con
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fermandosi a ogni pasticceria. I frutti di Martorana, le
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le puppacene di zucchero, i biscotti di San Martino
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le ossa di morto, i mostaccioli se ne stavano
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al centro della città. ¶ I murticeddi sarebbero arrivati di
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lì a poco con i loro doni, per ricordare
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fascioni scoloriti. ¶ «Mma-r-i-a.» ¶ «E quella?» ¶ «Mma
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E quella?» ¶ «Mma-r-i-a.» ¶ «C’hanno una
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ste barche!» ¶ Sulla banchina i pescatori armeggiavano con delle
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a secchi di lamiera. I pesci spruzzavano tutto intorno
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gelida preannunciava l’inverno. I caldarrostai arrivarono alla spicciola
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arrivarono alla spicciola, puntarono i lunghi tubi dalle bocche
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leggera che le fasciava i fianchi senza ingrossarla. Meno
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ogni traccia di bianco, i suoi capelli adesso splendevano
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e le andò incontro. I loro sguardi si incrociarono
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criniera fulva, scalciava contro i fianchi del suo destriero
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sole del tramonto scaldava i loro visi già infuocati
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rideva ad ogni parola, i seni sussultavano dentro il
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con le labbra socchiuse i riccioli morbidi. ¶ Si alzò
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il pane non ha i denti” considerò Ninetta. “L
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era in piedi tra i ciuffi rossi e bianchi
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era tutt’uno con i cespugli marezzati. ¶ «Shhh» lo
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come fosse una ragazza, i suoi capezzoli si sollevarono
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edilizie. ¶ Una sera fece i conti ma non gli
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quello s’è lamentato, i piccioli gli sembrano pochi
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sembrano pochi.» ¶ Taccitedda serrò i pugni dentro le tasche
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l’altro. «Glieli portavi i soldi prima? Ora devi
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avesse obbedito, di come i sentimenti per lei l
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a Roma si vende i trispa, la moglie qua
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moglie qua si vende i tavuli. Don Gaetano, Maruzza
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continuò ad accampare scuse: i gatti che l’aspettavano
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il mio compiacimento e i miei più cordiali auguri
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leggerezza che ha caratterizzato i miei anni in seminario
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appena entrato in casa. ¶ «I miei parenti sono tutti
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2017
parenti sono tutti sani, i tuoi invece?» urlò Melina
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2017
due giorni. Aveva smesso i panni della vecchia barbona
244
2017
nuovo, si era tinta i capelli biondo platino, un
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le braccia, le solleticò i piedi, la fece volare
246
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Mario cominciò a preparare i bagagli. Si guardava attorno
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dei dolci sul tavolo, i bicchieri sporchi abbandonati sulla
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è anche mia e i guai sono nostri. Possibile
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scrostato, l’androne buio, i balconcini in ferro battuto
250
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balconcini in ferro battuto, i fili della biancheria, e
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sua abitazione. Non che i carabinieri fossero insensibili alle
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direzione dell’alcova. Allentati i freni, non vedeva l
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cominciò a trafficare con i bottoni della giacca. ¶ In
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scivolarono sulla pelle, raggiunsero i capezzoli e li pizzicarono
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e prese a massaggiargli i piedi. ¶ Mario si sdoppiò
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violenti. ¶ Nica lo assecondò, i suoi seni oscillavano come
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nelle tasche e poggiò i soldi sul tavolo. ¶ La
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rosee coglievano senza difficoltà i suoni di quel quartiere
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fischio del vento tra i merli del castelletto, il
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come un sipario. Cessavano i gridolini di stupore, la
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ripeteva zia Ninetta scuotendo i capelli ispidi di tintura
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al caso, considerandolo traditore. ¶ “I materassi li abbiamo pagati
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catalogo dell’AEG: “Saremo i primi nel quartiere”. ¶ All
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diventava rossa rossa, affondava i pugnetti nel seno caldo
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anno esatto, Maruzza mosse i primi passi. Avrebbe prima
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involtini; mise in tavola i piatti buoni e un
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una susina viola. Puntava i piedi come se volesse
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nascose gli occhi dietro i polsi. «Che ti passa
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il bordo della tovaglia, i bicchieri vacillarono, il vino
270
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lino bianco, insinuandosi tra i buchini dello sfilato siciliano
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se ne andò per i fatti suoi, non le
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di dietro, le provò i riflessi e sentenziò: «Poliomielite
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cercò di consolare Melina: «I medici… lo sai che
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gli occhi perdevano vivacità. ¶ I colleghi si davano di
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da una sottile membrana, i gusci lucidi, le zampe
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le zampe squamose, allungavano i colli fin quando i
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i colli fin quando i loro musi si toccavano
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al soffio della tramontana. ¶ I due amici discutevano del
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non ci voleva stare, i gatti spelacchiati gli mettevano
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spelacchiati gli mettevano tristezza, i bacarozzi lo nauseavano e
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figlia!”. Pianse tanto che i suoi occhi rimasero liquidi
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esistenza. ¶ “A questo servono i padri, a sollevarti dai
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nostalgia e dai dispiaceri. I germi ne approfittarono, gli
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lungo la gola, raggiunsero i polmoni e lì si
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natiche scarne per sciogliere i dolorosi bozzi di penicillina
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improvviso la febbre calò. I medici dichiararono che il
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accudì con dedizione, ma i suoi nervi già provati
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un nonnulla. Non sopportava i capricci della figlia e
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musica. ¶ In quei momenti i suoi pochi ricordi affioravano
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era tornata a prendere i bagagli. I genitori avevano
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a prendere i bagagli. I genitori avevano insistito perché
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via Maqueda, spartiacque tra i due mandamenti, e fatto
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di mettere ordine tra i vecchi desideri repressi che
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Appena finito di pagare i materassi, comprerò una lavatrice
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e stira? Io! Perciò i soldi che guadagna sono
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concesso, per sentirsi protagonista. ¶ “I figli non li voglio
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trattenendo per sé solo i soldi delle sigarette. La
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sull’attenti facendo sbattere i talloni. ¶ «Riposo, guagliò, riposo
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Trastevere. Appoggiato al muro, i metri tra lui e
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solido riprese a camminare. I platani di viale di
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Ne contò trenta, poi i rami si confusero con
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rami si confusero con i riccioli di Melina e
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riccioli di Melina e i battiti del suo cuore
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casa ripose nello zaino i vestiti e il regalo
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hostess eleganti ad accogliere i viaggiatori e un provocante
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l’Intercity per Palermo, i vagoni di colore azzurro
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di colore azzurro slavato, i finestrini dai vetri opachi
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finestrini dai vetri opachi, i sedili rigidi: aveva l
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dalle facce scure e i vestiti colorati. Osservò emozionato
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un gesto frettoloso, fece i gradini a quattro a
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sollevate verso l’alto, i pugni stretti vicino al
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stretti vicino al capo, i capelli sparsi. Accanto a
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del marito, seduta tra i cuscini, c’era una
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porcellana, il vestito inamidato, i boccoli rigidi di lacca
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cominciò a risalire verso i cuscini, finché si trovò
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dalla fronte un ricciolo, i suoi seni tremarono e
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un attimo si slacciò i pantaloni e con un
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sapore aspro. Mario aveva i denti legati e la
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l’uno all’altra, i loro corpi non aderirono
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infelicità, frusciando sornione tra i pini del Gianicolo. Zia
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cominciò a uscire con i colleghi, nelle amicizie virili
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le canzoni al pianoforte, i bacarozzi lo resero sereno
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con un sibilo lungo; i pantaloni fluttuavano come in
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piatto, l’altra grassottella, i denti un po’ storti
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usciamo insieme al paese, i ragazzini ci prendono in
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scioperi e manifestazioni. Temevano, i più consapevoli, per quella
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suo quartiere, nelle orecchie i racconti della guerra ascoltati
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furono quattro morti tra i manifestanti, numerosi feriti, tanti
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dopo, non poteva sporcare i materassi che ancora non
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era adagiata nella poltrona, i suoi occhi vispi si
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guance rosse come pomi, i capelli folti e neri
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finestra. Scalciò forte tra i cuscini, roteò i pugnetti
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tra i cuscini, roteò i pugnetti nell’aria, sembrava
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disse. ¶ Il giorno dopo, i coniugi Mancuso bussarono con
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bocca, nelle orecchie, punse i piedini con uno spillo
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in silenzio, ognuno con i propri pensieri. ¶ «Se la
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storta e facevano passare i guai a chi le
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diventava così forte che i nervi degli abitanti si
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sfociavano in litigate chiassose; i carabinieri della vicina stazione
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e a numerosi terremoti. I rintocchi delle campane scandivano
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Adorava infatti le canzonette, i fiori del suo giardino
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fiori del suo giardino, i profumi inebrianti; non disdegnava
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profumi inebrianti; non disdegnava i fotoromanzi, si specchiava di
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fisico era delicato, magro, i muscoli poco sviluppati; l
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aveva una sfumatura pallida. I coetanei lo prendevano in
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dal mattino presto per i vicoli del quartiere, senza
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riuscire a dormire, ché i fantasmi dei suoi avi
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arrivavano puntuali a grattargli i piedi con cattiveria e
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sguardo come faceva con i cani rabbiosi e cercò
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aggirarlo. ¶ «Sordo come tutti i garrusi» continuò con gli
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a testa bassa contro i due bulletti che, colti
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altri, a urinare contro i muri più in alto
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di ceramica che abbellivano i balconi di palazzo Federico
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momenti felici, quelli che i tre amici trascorrevano insieme
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Era all’apparenza allegro, i suoi occhi brillavano di
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e finiti. Mario e i suoi amici si trovarono
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studiare di buona lena, i libri riempivano le sue
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lo informò il Professore. ¶ I due intanto avevano raggiunto
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cipiglio di un’amazzone. I suoi glutei si alzavano
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uomo la assecondò finché i loro ritmi si armonizzarono
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Lei scuoteva la testa, i capelli volavano tutto intorno
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oooop, op» lo incitò. I suoi seni pesanti ballonzolavano
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sentenziò Pietro Scuderi. ¶ Mario, i pugni serrati dentro le
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cuore della Giudecca, dove i nomi delle strade erano
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rifiutava di pagare persino i conti del macellaio o
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si abituò a reprimere i desideri finché gliene rimase
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cantava e si ballava. I suoi genitori si erano
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spiegò mettendole in tasca i pochi spiccioli che era
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in un sorriso, scoprendo i denti bianchi imbrattati di
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spalle e fuggì tra i vicoli della Giudecca. ¶ A
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ritrovò faccia a faccia, i loro nasi quasi si
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tutta la vita e i miei figli con lui
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suo corpo spigoloso né i lineamenti taglienti. Ma appena
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corse a parlare con i genitori. ¶ «Ma ti piace
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allungati, il corpo esile, i capelli disordinati sulle spalle
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capelli disordinati sulle spalle, i movimenti aggraziati, il vezzo
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un punto e basta, i silenzi pieni di promesse
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silenzi pieni di promesse, i modi riservati che suggerivano
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spalmato sui gradini, nascondeva i piedi di entrambi. Spiccavano
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Mazzara si trovarono con i pochi amici per il
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e persino dei fantasmi. ¶ I primi mesi li trascorse
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a fare amicizia con i colleghi, ma quelli parlavano
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quella signora trascurata, con i capelli imbiancati e le
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alla polvere che imbrattava i mobili senza pretese, il
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da fare.» ¶ Mario sbatté i tacchi e, mentre chiudeva
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non erano state restaurate. I cavi dell’elettricità si
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la facciata, correndo sotto i balconi, penetravano dentro scatole
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in una scarpa.» ¶ «E i mafiosi?» ¶ «Ma che dice
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perdere l’innocenza, e i peli spuntarono ispidi e
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a svelare a Maruzza i segreti della vita. Un
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e da qui nascono i bambini» aggiunse, sembrava ci
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a tante altre che i suoi genitori non pronunciavano
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Lo sai come nascono i bambini?» le domandò a
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l’aria da maestrina: «I bambini li porta la
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cui le studentesse confidavano i tormenti d’amore, la
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spalle e non rispose, i divieti di Melina erano
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male; non toccare né i fiori né le piante
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se li maneggi, pure i salami vanno a male
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rimanere incinta?” ¶ A primavera i suoi seni presero consistenza
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essere un fardello limitante; i tabù piovvero su di
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Madame riempiendo di nuovo i bicchieri. ¶ «E tu la
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pura. Coglioni! Ah, sapessi i dolori e che vita
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cucite: si muovono strisciando i piedi sulla terra e
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vuoi sapere come nascono i bambini? Ma se ci
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un vasaio sulla creta. I seni e i fianchi
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creta. I seni e i fianchi si arrotondarono, la
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fatalismo gretto aveva cancellato i sogni di vecchi e
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sotto, non voleva buttare i soldi, era rimasta la
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di un tempo e i risparmi si potevano usare
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mano. La donna aveva i palmi ruvidi, colpa dei
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incroci coglieva di sorpresa i passanti scompigliando i capelli
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sorpresa i passanti scompigliando i capelli; quelli di Melina
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buona per specchiarsi. Talvolta i suoi occhi incrociavano quelli
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la responsabilità del ruolo, i piccoli compromessi, il conflitto
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nascose il viso tra i capelli arruffati. ¶ «E ora
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prete delicatamente. ¶ Lei batté i piedi sul palco e
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guarda in cagnesco. Pure i bambini stanno diventando strammi
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un piatto in mano, i bambini seduti in cerchio
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cerchio, l’acchiappò per i capelli e la trascinò
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comandante della caserma e i miei colleghi mi aiuteranno
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altro è vedere con i propri occhi il male
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svogliatamente, piegò con cura i vestiti, s’infilò sotto
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non parlò più. Aveva i nervi tesi e scattava
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portone color ruggine e i panni scoloriti che sventolavano
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il sale, una volta i fiammiferi, o l’olio
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ora tarda in cui i negozi erano chiusi. Davanti
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chiusi. Davanti alla tendina i ragazzini puntavano i piedi
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tendina i ragazzini puntavano i piedi come muli riottosi
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tappo, il piccolo trascinando i piedi e con un
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ingoiata dalla tenda scacciamosche. I tre babbaluci erano già
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un ventaglio. ¶ «Dove sono i picciriddi?» ¶ «Di che picciriddi
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detto una sola parola. ¶ I bambini erano nel retrobottega
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violenze. Attorno a loro i tre schifosi, instupiditi dalla
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altri carabinieri per proteggere i vecchi sporcaccioni dalla gente
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cimici e pidocchi». ¶ «E i genitori?» ¶ «Arrestati pure loro
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In nome dell’amore i genitori fanno tante di
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che metteva in evidenza i piccoli seni e sulle
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si usa» disse chiudendo i vetri. ¶ La figlia non
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litigato con il marito. I suoi genitori non avevano
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come mia madre, e i miei figli dovranno sentirsi
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giorni successivi, Mario moltiplicò i divieti. «Misure cautelari» le
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si sentiva infinitamente sola. I suoi genitori avrebbero dovuto
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era vergognata, di sicuro i vicini avevano sentito tutto
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matrimonio, e poi temeva i cambiamenti: “megghiu ’u tintu
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luce e tenebra. Finché i lampioni si accesero e
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aiutava a vestirsi, acconciava i suoi capelli, le lavava
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altra. ¶ Le campane suonarono i Vespri. Le suore si
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per rendere appetitosi anche i piatti più scemi. Persino
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sulla testa del bambino. I capelli erano fitti come
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molto la fame. Perciò i ragazzi si ingozzavano di
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uno sguardo curioso oltre i tetti. C’era una
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ti azzardare a farmi i gattini in un altro
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bussò ripetutamente alla porta. I colpi secchi risuonarono nel
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continuò Daniel, tenendosi stretti i pantaloni. ¶ Quando le luci
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mugolò di soddisfazione. Tutti i fluidi del suo piccolo
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e Daniel la seguirono. ¶ I mugolii scomposti rimbombavano come
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coda faceva capolino tra i cuscini del lettone. Micetta
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che hai» e indicò i gattini e il bambino
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tonda, la testa quadrata, i capelli corti e bianchi
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Paolo» rispose la suora. I suoi occhi s’erano
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le spalle e strusciava i piedi sulle balate come
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sempre pronta a difendere i più deboli». ¶ Melina gongolava
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conserte, le sopracciglia aggrottate, i suoi occhi guardano in
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è che oggi festeggiamo i micetti». ¶ Si sedettero sul
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trovarono tutti a sorridere. I cuori battevano energicamente, rinvigoriti
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Te li sei scordati i tuoi amici? Aranciu Pilusu
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se solo avessi avuto i mezzi. Comunque ci stiamo
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ritira spaventata e chiude i vetri. È straniera sicuro
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verso l’alto e i capelli chiari, lisci lisci
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cugghiunìa?» s’arrabbiò Madame. I suoi occhi tondi sporgevano
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dimentica» sospirò Mamma Africa. «I babbaluci liberi e padre
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quel momento. «Sono nati i gattini?» chiese senza salutare
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La pasta era croccante, i semi di cimmino si
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rimpianto che aveva offuscato i suoi occhi. ¶ «Figurati, se
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una picciridda» protestò Mario. ¶ «I padri non si accorgono
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che pareva una bambina. I capelli lisci legati in
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Bogdana, guardando con curiosità i vicoli maleodoranti di vita
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mani si muovevano composte, i gomiti erano ben stretti
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e sapeva orientarsi tra i vicoli del quartiere. ¶ Il
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Dì che hai trovato i soldi e dagli un
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vistosa Alfa Romeo rossa. I carabinieri erano appostati, pronti
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fuoco, ma alla fine i carabinieri riuscirono a catturarlo
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la medaglia al valore. ¶ * * * ¶ I Mancuso, concentrati sui guai
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per qualche mese dimenticato i loro. Ma con la
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la vita di tutti i giorni, i vecchi rancori
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di tutti i giorni, i vecchi rancori tornarono a
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e grandine pietrosa battevano i coppi sconnessi. Sul manto
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e gravido di topi. I fiori assetati si tenevano
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fiori assetati si tenevano i petali stretti come braccia
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agonia degli ortaggi. Solo i pomodori, come grumi di
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ondate successive, splendevano tra i rami nodosi agrumi giallo
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di quella interminabile estate. I palermitani avevano accolto questi
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smunto, le ossa sporgenti, i muscoli tesi nello spasmo
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studio non si lesinano i sordi» aveva detto a
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iniziata. Allora doveva sorbirsi i lamenti delle suore, i
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i lamenti delle suore, i fastidiosi paragoni: «Prendi esempio
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umidità solida abitava costantemente i corridoi bui. Inginocchiarsi era
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persona capricciosa e imprevedibile. I suoi continui sbalzi d
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pesante borsa sbatteva contro i suoi fianchi; la giacca
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le copriva le spalle, i lembi svolazzavano a ogni