parolescritte
interroga:  scripta  ·  bsu  ·  civita

il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Marco Missiroli, Senza coda, 2005

concordanze di «Il»

nautoretestoannoconcordanza
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si rialzò. Pietro sentì il suo alito, puzzava di
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sollevava la testa sopra il corrimano per vedere meglio
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per vedere meglio. Muoveva il collo in su e
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a fianco del condominio. Il puzzo insopportabile lo costrinse
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gli zoccoli bianchi e il calcagno appuntito. ¶ Il pasticcere
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e il calcagno appuntito. ¶ Il pasticcere spinse una porticina
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che si aprì subito. Il corridoio adesso era di
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fine del tunnel, quando il ronzio dei cavi elettrici
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alveare bisognava schiacciarsi contro il muro. Quello era l
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nel punto in cui il groviglio di fili si
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urlò Toni. ¶ Pietro fu il primo a superare l
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ferro sverniciata. Imprecava contro il mazzo di chiavi che
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diffuse dappertutto, fin quando il pasticcere inserì la chiave
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contro la nuca. Guardò il figlio. “Chiaro? Giocate piano
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subito Luigi. ¶ Pietro guardava il pasticcere parlare che si
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l’indice poco sopra il naso di Luigi. A
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Luigi. A ogni raccomandazione il dito si abbassava e
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cocci finì e cominciò il sentiero fra gli orti
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giganti. L’ultima volta il lenzuolo era uno solo
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può!” fece Pietro, allungando il passo. Poi aggiunse: “Se
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tardi,” fece Pietro sollevando il braccio dell’amico. “È
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entrarono nel palazzo verde. ¶ Il silenzio che li accolse
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salivano. Le vide attraversare il primo e il secondo
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attraversare il primo e il secondo piano. Le vide
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da un minuscolo spioncino. Il pugno di Pietro bussò
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grattarono tra loro, scuotendo il legno della porta. Sembravano
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La voce strascicata riempì il pianerottolo. Carmine non indicò
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e l’appoggiò sotto il tavolo, vicino alla fila
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cielo un po’ azzurro. Il sole usciva e si
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e, quando c’era, il bianco sporco di quella
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piacevano le piastrelle sopra il fornello, erano colorate e
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centro tre gnomi con il cappello blu a punta
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un fatto di vista. Il pasticcere mi ricorda! E
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pasticcere mi ricorda! E il pasticcere non me lo
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messo in mezzo pure il figlio. E se non
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ragione, grattandosi un orecchio. Il nylon della giacchetta frusciò
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rideva di gusto, mostrando il dente rotto. ¶ “No.” ¶ “Ah
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alta voce. “Nino Marrazzo? Il giardiniere? Quello vuoi? Quello
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sua voce si alzò, il viso che gli bruciava
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la rabbia. ¶ Carmine abbassò il ferro da stiro sull
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della finestra e aggirò il piano di legno, strisciando
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di legno, strisciando contro il lavandino la grande pancia
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fu davanti gli sbatté il viso in faccia. ¶ Il
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il viso in faccia. ¶ Il fiato di fumo, il
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Il fiato di fumo, il profumo acre di colonia
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erano piccole e scure, il naso schiacciato tra le
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Amici. E non come il giardiniere.” Si rialzò in
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si era mossa e il suo cuore scoppiava di
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tanti uomini intorno, e il sangue. ¶ Sangue. ¶ “Non devi
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camera. E nel letto. Il sangue era ancora lì
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guardava dall’alto. Aveva il braccio alzato e urlava
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la grande montagna arancione. ¶ Il poster era appeso al
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un capo perché portava il grande cappello colorato e
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colorato e perché era il più vecchio di tutti
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occhi gonfi. All’inizio il viso del pellerossa rimase
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riuscito a far scomparire il sangue che prima era
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si sedette sul pavimento. Il fresco salì dalle gambe
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e si spinse sotto il letto, trascinando la luce
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iniziò a sussurrare. ¶ Quando il sole è lassù anche
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sole è lassù anche il male non c’è
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c’è più, con il nero e con la
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via la mia paura. Il male se ne va
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finestrino. C’era solo il vetro freddo tra la
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la pioggia che colava. ¶ Il rumore della ghiaia sotto
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la lamiera del tettuccio. Il tuf tuf del tergicristallo
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sua madre. Lei abbassò il finestrino a metà, girando
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La desiderava, e anche il cappello con la visiera
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ci tuffava un po’ il naso dentro e ce
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lo spinse bruscamente contro il suo vicino di posto
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fece sua madre, raddrizzando il volante. ¶ Oltre il parabrezza
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raddrizzando il volante. ¶ Oltre il parabrezza la città si
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schiacciavano l’acqua contro il cemento. ¶ Pietro sentì uno
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più vicina. ¶ Pietro guardò il cartello con il nome
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guardò il cartello con il nome della città. ¶ Ancora
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strade. La sua scuola, il ponte, poi a destra
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via. Conosceva a memoria il percorso. ¶ “Pronti a scendere
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deciso l’uomo davanti. ¶ Il motore finì di ruggire
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qui amore,” disse avvolgendogli il cappuccio attorno alla testa
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così non ti bagni”. Il cappuccio gli finì sopra
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aveva cancellati. ¶ Si tolse il cappuccio lasciandolo pendere sulla
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smesso di funzionare. Adesso il cielo dormiva. ¶ Dietro di
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cinque passi soltanto. Giusto il tempo di arrivare all
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punta di piedi, accostò il dito a fianco della
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sbavata: toni mennino. Schiacciò il pulsante, chinò la testa
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la testa e vide il bianco delle scarpe schizzato
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uomo del cancello rimettersi il cappello, tornare da sua
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Pietro camminò per tutto il sentiero che portava al
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di gatti che sceglievano il cibo tra le mosche
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primavera. ¶ Pietro si tappò il naso e proseguì per
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verso la palazzina A. Il portone di vetri scuri
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pochi capelli e con il viso appuntito. Magro che
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a comprare i cannoli il sabato pomeriggio. Poi da
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successo lì, all’ingresso. Il controllo andava fatto di
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portava via troppo tempo. ¶ Il pasticcere si accovacciò e
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provò a far scattare il lucchetto della cartella. Poi
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disse sospirando e passandosi il polso sulla fronte. ¶ Pietro
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fece lo stesso. ¶ Lasciò il coltello al vecchio, allungò
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Premette ogni pulsante, tirò il freno a mano e
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alla curva!”. Poi inclinò il volante a destra e
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Portami al mare!”. ¶ Lui, il pilota della Bianca, non
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c’è bisogno!” rispose il vecchio stropicciandosi gli occhi
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mare! Al mare!” canticchiava il giardiniere agitando le mani
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agitando le mani sopra il parabrezza. ¶ Fuori, il sole
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sopra il parabrezza. ¶ Fuori, il sole si era abbassato
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nel garage. ¶ Nino strinse il coltello e guardò avanti
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occhi persi nel vuoto. Il padrone lo aveva avvertito
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Sì, io guido bene.” ¶ Il vecchio si adagiò allo
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Nino rimasero a osservare il sole contro la ghiaia
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la ghiaia bianca, oltre il parabrezza. ¶ “Se mi capita
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sforzo che gli rovinava il sorriso. ¶ Pietro giocherellò con
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sorriso. ¶ Pietro giocherellò con il suo coltello, lo lanciava
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vulcano!” Pietro lasciò cadere il coltello e riafferrò in
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e riafferrò in mano il volante, pronto a partire
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si mise comodo per il viaggio incrociando le braccia
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alberi e rocce, dove il vento soffia in tutte
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mai, neanche in estate. Il vulcano era vicino, ancora
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neri che le coprivano il viso e il vestito
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coprivano il viso e il vestito dello stesso colore
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dalla Bianca. ¶ Pietro afferrò il coltello, tirò la maniglia
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non la lasciò più, il suo indice premeva sul
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ne andò così, verso il sole, legato a quel
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Udì alle sue spalle il cloc della portiera. Girò
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quanto poté. Lontano vide il grigiore della barba e
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grigiore della barba e il verde della tuta. Vide
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asse di legno e il barattolo. ¶ Poi si girò
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cosa stava mordendo. ¶ “È il segreto mio e tuo
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vuota. Ogni tanto allungava il braccio e cercava di
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ti distrarre! Quello è il Parlamento, il posto dove
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Quello è il Parlamento, il posto dove fanno le
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trova a Roma. Ripeti: il Parlamento.” ¶ “Il Parlamento.” ¶ “Se
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Roma. Ripeti: il Parlamento.” ¶ “Il Parlamento.” ¶ “Se studi ci
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suo padre buttando fuori il fu­mo. “Un giorno
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come in una morsa. Il fumo continuava a entrargli
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sulla poltrona rossa è il capo. È lui a
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sbuffò suo padre schiacciando il mozzicone della sigaretta nel
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centro della stanza, aggirando il tavolo e passando di
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a parlare. Poi alzò il volume e ritornò a
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perché le palpebre pesavano il doppio del normale. Più
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stare attento e più il collo si piegava dolce
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si piegava dolce contro il bracciolo di pelle fresca
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fracassava i timpani. E il cuore sobbalzò, pompando paura
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che gli colava lungo il mento. Si pulì, poi
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sparire la mano sotto il sedere. ¶ Non era stato
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sedere. ¶ Non era stato il solo a risvegliarsi: anche
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E più ascoltava pulsare il suo cuore, più voleva
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stordito dal profumo e il morbido. Lo sollevò e
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e lo fece volare. Il fresco lo toccò e
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in un’arena, quando il toro carica la coperta
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manica della camicia. Sentì il sudore asciugarsi nel cotone
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sudore asciugarsi nel cotone. Il vento leggero fece il
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Il vento leggero fece il resto, si infilò nei
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di pietra ruvida e il soffitto di ragnatele e
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e travi scure. Illuminava il telo nero, gonfio, al
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la forza che aveva. Il telo si mosse solo
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solo di poco. ¶ Trattenne il fiato e strinse ancora
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luce magica, non era il sole. E succedeva ogni
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ogni volta che toglieva il nero della coperta e
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coperta e faceva vivere il bianco della lamiera. Pietro
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per l’ultimo sforzo. Il telo accarezzò il parabrezza
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sforzo. Il telo accarezzò il parabrezza e poi scivolò
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lei. Lei, la Bianca. Il pezzo di ferro più
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curva, foro, solco. ¶ Toccò il vetro del finestrino, poi
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Bianca era tutta sua. ¶ Il volante nero, i tre
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occhio la velocità e il livello della benzina. ¶ Restò
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un muscolo, ascoltando solo il sedile che cedeva per
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sedile che cedeva per il suo peso. ¶ Richiuse lo
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piaceva che non avesse il tetto. Che potesse portare
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quando correva facesse vibrare il sedere. E poi il
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il sedere. E poi il colore, bianco. ¶ Pietro si
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dalla tasca dei pantaloni il coltello che gli premeva
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cruscotto accendersi e poi il rombo assordante del motore
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i tre pedali, lasciando il piede sull’ultimo di
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rimaneva indietro, intrappolata sotto il tetto di legno scuro
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al parabrezza pulito. Ruotò il volante a destra e
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d’argento passarono sopra il telo nero e la
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alberi sfilare ai lati. Il vento gli passava tra
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ai lenzuoli stesi. Suonò il clacson alla domestica e
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davanti alla stalla evitando il pozzo e le siepi
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sull’acceleratore e spinse il motore al massimo. ¶ Schiacciò
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motore al massimo. ¶ Schiacciò il freno solo quando fu
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in una mano e il giubbotto della domenica nell
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incollata al sedile. Inclinò il volante a sinistra e
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e Nino si mise il giubbotto, allacciandolo fino al
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i piedi dai pedali. ¶ Il cancello era già aperto
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quasi fuoco. Poi ricambiarono il saluto. ¶ Pietro ripartì, sollevando
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amici, ne era sicuro. ¶ Il vecchio gli fece un
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era più Nino con il suo giubbotto della domenica
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me,” disse Nino mostrandogli il barattolo e l’asse
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asse di legno. “Manca il coltello: quello non l
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se le mise sotto il sedere. Con lo sguardo
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Con lo sguardo indicò il coltello sul sedile a
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ubbidirgli a tuo padre.” Il braccio tozzo, appena scoperto
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Pietro tirò su con il naso. ¶ “Però smetti di
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asciugò gli occhi e il naso. Rimase seduto, rannicchiato
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l’asse di legno, il coltello, le due piccole
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dai piedi dell’albero. Il sangue della ferita si
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le dita e ripulì il taglio tutt’intorno. ¶ “Brucia
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ai tronchi più sottili. Il terreno, le foglie, tutto
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sembrava più luminoso. Anche il cielo, più blu, e
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ogni cosa avesse assorbito il giorno e lo stesse
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ripeté Luigi. ¶ “È tardi, il sole scende,” fece Pietro
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ne confondevano la figura. Il panciotto nero e corto
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unghia dell’indice segnava il palmo della mano. ¶ Si
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sul retro lo trovarono, il telo di plastica che
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facendolo rigirare. ¶ Pietro ascoltò il suo cuore che pompava
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per noi e basta. Il negozio non vendeva bene
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guancia del bambino tra il pollice e l’indice
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di suo padre. Fissò il terreno ghiaioso e quei
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avvicinarsi. Lenti e precisi. Il luccichio del cuoio scuro
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sul braccio e afferrargli il polso, sollevandolo appena. Il
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il polso, sollevandolo appena. Il taglio si era seccato
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Suo padre lasciò cadere il braccio e si allontanò
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fortissimo. Era cattivo. ¶ Gesù, il giorno non mi piace
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e non c’è il sole che devo guardare
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quando Pietro aveva sollevato il telo di plastica, le
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rovistando nel ripostiglio sotto il lavello della cucina. Si
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mezzo bucata. ¶ Nino immerse il lunghissimo bicchiere nel contenitore
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una parte, fin quando il liquido nel vetro si
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di gocce colorate sporcava il legno chiaro del tavolo
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del tavolo. ¶ Nino rovesciò il primo colore nel vaso
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del frigorifero. Dalla finestra il sole entrò per un
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Pietro la vide brillare. Il liquido gorgogliò contro la
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tavolo era rimasto solo il bicchiere rosso scuro. Fu
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le mani. Lo strinse, il vetro bagnato che gli
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punto più alto. Teneva il bicchiere sopra la testa
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mescola,” disse Nino passandosi il sapone tra le dita
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da solchi spessi che il sapone riempiva e imbiancava
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dall’altra e afferrò il raschino appeso vicino al
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del lavello c’era il cucchiaio di legno. Lo
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acqua torbida del secchio. Il suo braccio si agitava
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disse Nino. ¶ Pietro alzò il cucchiaio. “Ti ha urlato
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ha urlato,” rispose fissando il gorgo nel secchio. ¶ “Lo
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più. ¶ Pietro lasciò andare il cucchiaio. ¶ “Se parliamo fuori
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asse di legno, poi il barattolo vuoto. Il coltello
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poi il barattolo vuoto. Il coltello mancava. ¶ Afferrò le
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e le incastrò tra il braccio e il fianco
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tra il braccio e il fianco sinistro. E uscì
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le voci dei domestici, il canto delle cicale. ¶ C
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contro la faccia, alzargli il colletto della camicia, infilarsi
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capelli. ¶ Gli pareva che il petto stesse per scoppiare
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sguardo alla finestra, dove il sole continuava a restare
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erano l’arancione e il giallo degli aquiloni. Sua
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lo aprì per prendere il coltello, l’asse di
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Olimpiadi. ¶ Passò a Luigi il necessario per la grande
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di piedi, strisciando lungo il corridoio. Il respiro nella
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2005
strisciando lungo il corridoio. Il respiro nella pancia, davanti
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2005
studio di suo padre. ¶ Il sole fu uno schiaffo
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un po’ secca. Era il rosso dei pomodori, era
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rosso dei pomodori, era il viola delle prugne. Anche
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2005
viola delle prugne. Anche il muro della piccola casa
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della parete. ¶ Luigi fu il primo a vederne una
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2005
al punto esatto dove il muro sprofondava nel terreno
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farne risalire qualcuna lungo il muro. Fu il rumore
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2005
lungo il muro. Fu il rumore delle mani di
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2005
Pietro mentre gli offriva il coltello. ¶ Luigi gli sorrise
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2005
la lama. Pietro stese il rettile sul legno, lo
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misurata. Era lunga quanto il suo dito mignolo. L
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guardò Luigi che puliva il coltello contro l’erba
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2005
l’erba secca. Guardò il muro bianco, e ne
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2005
fulmine, sfiorando Luigi. Afferrò il bastoncino da terra, si
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2005
lui dietro, Pietro controllava il sole. Stava molto attento
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2005
aveva detto Nino: quando il sole è basso e
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2005
più. C’è solo il terreno di polvere, lì
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e nera di tutto il giardino. ¶ Pietro si portò
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2005
e rallentò appena, giusto il tempo di annusarsi sotto
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tempo di annusarsi sotto il braccio. ¶ Da laggiù a
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gambe, le braccia, tutto il corpo si accorciavano e
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e Luigi avrebbe afferrato il ramo, poi sarebbe toccato
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occhi solo per stringere il fiocco e per bloccarlo
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Era proprio alto, con il tronco un po’ storto
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2005
tronco un po’ storto. Il legno nero, quasi carbone
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2005
legno nero, quasi carbone. Il verde della cima era
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2005
fissarsi al legno. ¶ Studiò il grande albero. A metà
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2005
metà tronco c’era il buco dove riposarsi un
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tutto troppo liscio. ¶ Trattenne il fiato, chiuse gli occhi
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subito, ondeggiando con tutto il peso sull’unico piede
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2005
Cercò un posto per il piede libero e quando
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2005
stretta fessura, là dove il legno era marcio. ¶ Ripartì
279
2005
sentì, per un attimo, il cuore del grande albero
280
2005
leggere, le dita strinsero il vuoto, le gambe tagliarono
281
2005
di cielo blu e il suono delle cicale. C
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2005
delle cicale. C’era il respiro che sapeva di
283
2005
La testa ronzava. Tutto il corpo era un dolore
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2005
corpo era un dolore. Il sedere era acciaccato. E
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2005
un graffio sul polso, il sangue colava lento fino
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lui e gli teneva il braccio. ¶ “La prossima volta
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subito dopo vide che il braccio era bagnato, ma
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schiena che sussultava per il lungo pianto all’ombra
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strofinando il dito sotto il naso si avvicinò a
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si avvicinò a Nino, il giardiniere: la schiena larga
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non ci sono più!” ¶ Il vecchio si spostò di
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Vieni qui!” disse ancora il vecchio agitando la mano
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perché non guardi mai il sole, tu. Quando il
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il sole, tu. Quando il sole è basso e
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vanno a dormire, con il sole che si spegne
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devi fare lo stesso.” Il vecchio svuotò l’innaffiatoio
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arrabbia”. ¶ “L’asse e il barattolo non ci sono
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secchi da matrimonio sopra il frigorifero. ¶ Seguì l’andatura
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lo riconobbe subito. Era il regalo di Natale che
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tavola di legno e il barattolo con il tappo
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e il barattolo con il tappo di latta e
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Pietro sorrise e precedette il vecchio in cucina. Lì
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sguardo fisso sul lavello. Il cesto di vimini sul
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scottava e grattò via il sudore impastato di polvere
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La srotolò e appoggiò il pane sul tavolo. ¶ Pietro
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gesti lenti. ¶ Anche se il suo preferito era quello
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questa volta gli toccò il piatto bianco con le
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più rossa dell’altra. ¶ Il tavolo vibrò mentre Nino
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vibrò mentre Nino affondava il coltello seghettato nel punto
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seghettato nel punto dove il pane era più farinoso
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Pietro abbassò la testa. Il profumo della mollica fresca
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poi rosso, infine rosa. ¶ Il vino che Nino gli
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berlo ancor prima che il giardiniere rimettesse a posto
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giardiniere rimettesse a posto il fiasco nel cesto di
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nel cesto di vimini. Il vecchio cosparse di zucchero
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la fetta e allontanò il piatto. ¶ “Non mangi?” domandò
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piatto. ¶ “Non mangi?” domandò il vecchio. “Che, hai perso
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papà mi ha chiesto il favore.” Parlò tutto d
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papà mi ha chiesto il favore io li ho
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dice più che sono il bambino più bravo del
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e dice che sono il più grande cacciatore che
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grande cacciatore che esiste. Il più bravo di tutti
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da vicino per tutto il tempo che erano stati
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Qualcosa gli sfuggiva. ¶ “Prova il ventitré.” Luigi gli indicò
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indicò l’esercizio, mettendogli il libro sotto il naso
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mettendogli il libro sotto il naso. ¶ Non che fosse
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Prima piano, poi alzando il tono. A voce alta
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tono. A voce alta il problema si capiva ancora
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la metà dell’altro”. ¶ Il silenzio che seguì lo
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moltiplicazione. ¶ La cicala fermò il suo canto mentre il
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il suo canto mentre il vociare delle cameriere entrava
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finestra aperta. ¶ Luigi tirò il libro a sé. Lo
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rifletté per un attimo il sole che filtrava. Si
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Si infilò in bocca il cappuccio mangiucchiato della penna
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nella cartella. Tirò fuori il libro rosso di italiano
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grattò le orecchie e il naso. E glielo strappò
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prego, Gesù Bambino. ¶ Quando il sole è lassù anche
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sole è lassù anche il male non c’è
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c’è più, ¶ con il nero e con la
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via la mia paura. ¶ Il male se ne va
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e irraggiungibile. ¶ Non guardò il vecchio, ma lasciò che
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vetro del barattolo. Prese il piccolo coltello e lo
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più nessuno. Nino e il suo rastrello erano già
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asse larga che proprio il vecchio gli aveva levigato
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forte, fin quando sentì il legno fermargli la mano
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a piangere, non per il dolore o la paura
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tavola di legno e il barattolo sono miei, sono
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e ora c’è il rosa della pelle che
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signorina lei mi porta il formaggino con il pane
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porta il formaggino con il pane. Quello con la
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diceva che io ero il più grande cacciatore del
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che vedono tutto. ¶ 3. ¶ “Mangia!” ¶ Il difficile era spaccare la
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appena. ¶ Se avesse ascoltato il vuoto del suo stomaco
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una crepa invisibile. Osservò il rigagnolo colare nel piatto
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animale occupava quasi tutto il suo piatto. Schiacciò più
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punta della forchetta dentro il buco nero. La corazza
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punta della posata spaccò il guscio che rovesciò d
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soffocati dal naso chiuso. Il molliccio gli si appoggiò
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saliva pesante e acida. ¶ Il suo ventre si chiuse
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ventre si chiuse, mentre il mostro che aveva ingerito
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sera prima avrà saltato il pasto.” ¶ Pietro mise le
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E rimase a fissare il piatto. ¶ Si sentiva spossato
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piatto. ¶ Si sentiva spossato. Il bagnato sotto il braccio
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spossato. Il bagnato sotto il braccio colava fino ai
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disse suo padre allungando il braccio. ¶ Gli aculei lo
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di altra polpa molliccia. Il sapore dolciastro e subito
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Un pugno sbatté contro il tavolo. Piatti, bicchieri, posate
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mordendo dentro. Gli mancò il fiato. Sollevò la testa
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Lo strinse forte, ma il tremore non passava. Gli
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la bocca bagnata con il tovagliolo, e quando le
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sporcava ma c’era il granchio che si muoveva
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Poi gli aveva offerto il cioccolatino con la menta
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suoi rintocchi. Camminò tra il buio dei quadri vecchi
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fissavano dalle pareti, finché il corridoio lo portò alla
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le gambe sottili contro il vento caldo e polveroso
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avvicinava e più dentro il petto aumentavano i morsi
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asse di legno e il barattolo vuoto erano spariti
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spariti. ¶ In un attimo il suo viso si coprì
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coprì di pieghe e il respiro divenne corto e
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gli alberi, dove iniziava il giardino. Non li vide
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sudore caldo gli rigò il cotone della maglietta. Annusò
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cotone della maglietta. Annusò il bagnato, non puzzava. Allora
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non puzzava. Allora trattenne il respiro e ripartì strusciando
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più forte e strofinando il dito sotto il naso
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Non ebbe risposte. Solo il lieve risucchio della minestra
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Pietro prese in mano il cucchiaio e lo immerse
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nel brodo caldo. Fissò il suo viso riflesso nella
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poi un puntino grigio. Il naso non c’era
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occhi e andare verso il fondo della sala. ¶ Gli
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suo padre rimasero indietro. ¶ Il corridoio finì presto. Le
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occhi aperti. C’era il sangue sul cuscino. Una
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Ne bevve due cucchiai, il resto lo rimescolò nel
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nuca ¶ Nino è sotto il lenzuolo bianco e si
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bianco e si vede il sangue ¶ 24. ¶ Ci pensavano gli
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della notte e anche il canto dei grilli. ¶ Ora
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testa più piccola sotto il collo più lungo, il
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il collo più lungo, il braccio sottile che avvolgeva
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braccio sottile che avvolgeva il fianco magro e rannicchiato
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di sua madre, sentiva il velluto bianco delle dita
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lì cercava di calmare il cuore che rimbombava. Ma
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avvolgeva la fronte. ¶ Teneva il naso schiacciato al suo
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collo. Quando sentiva che il pianto diventava ancora più
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e la bocca e il mento sul suo collo
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e a ogni respiro il profumo gli entrava dentro
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la luna sorgerà ¶ tutto il male se ne andrà
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più vive. C’era il lenzuolo e c’era
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steso sotto. C’era il fuoco che gli saliva
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Le gambe che tremavano, il pianto assieme ai singhiozzi
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singhiozzi. E c’era il viso di suo padre
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madre respiravano insieme. Con il suo respiro lei gli
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farlo stare bene. ¶ Intanto il buio era lì, e
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non aveva più forza, il buio. ¶ Pietro mosse una
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gamba, sfilandola da sotto il piede di sua madre
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di sua madre. Sentiva il proprio corpo paralizzato. Si
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gli occhi semiaperti, verso il soffitto sporco di una
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era andato in vacanza, il suo nome era scritto
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lettera. “ ¶ Lei gli strinse il viso tra le braccia
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i grilli là fuori. Il loro canto entrava dalla
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voce instancabile che ricopriva il giardino e invadeva ogni
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ne accorse. Pietro trattenne il respiro, poi fece leva
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lo circondava. Allora distese il braccio destro, per sentire
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scostò la porta. Strofinò il dorso delle mani contro
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Nel punto in cui il russare si faceva più
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passi. Ora poteva vedere il comodino in legno con
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l’orologio, gli occhiali, il pacchetto di sigarette rigido
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si spostò più. Ascoltò il respiro che scuoteva il
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il respiro che scuoteva il petto. ¶ Chiuse le mani
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unghia si conficcò contro il palmo grinzoso. Non c
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dolore in lui. Perché il suo cuore copriva ogni
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suo padre confusa con il cuscino, con l’odore
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e senza ciglia. Sotto il lenzuolo qualcosa si mosse
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grandi occhi verdi, con il suo profumo. ¶ Lo portò
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ancora male, quasi come il primo giorno. Era in
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la maglietta delle Olimpiadi. Il dolore salì per tutto
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dolore salì per tutto il corpo, fin quando il
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il corpo, fin quando il braccio piegato entrò nella
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le fitte finirono, cercò il barattolo. Pieno a tre
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a tre quarti, con il coltello appoggiato sopra il
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il coltello appoggiato sopra il coperchio. Le altre cose
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trovate una domestica sotto il telo di plastica e
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piedi. Dovette curvarsi finché il respiro venne meno. E
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sua madre a finire il lavoro. Si accovacciò e
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alta?” chiese Pietro fissando il tappeto. ¶ “Sì.” ¶ “È molto
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La donna gli accarezzò il viso. “C’è una
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con Luigi.” Si asciugò il viso. ¶ “C’è scritto
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viso. ¶ “C’è scritto il suo nome nella lettera
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sua vista. ¶ Pietro aspettò il rombo delle automobili seduto
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so,” fece Luigi, fissando il labbro spaccato di Pietro
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stava avvicinando nel corridoio. Il rumore regolare delle suole
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regolare delle suole contro il pavimento cresceva ed era
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Pietro non si voltò. Il suo viso restò inchiodato
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mano, gli occhi sottili, il panciotto nero sulla camicia
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l’orologio e tutto il resto. ¶ Era un uomo
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altra del giardino, asciugandosi il sudore sulla fronte. Ogni
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alla macchina per tagliare il prato. ¶ Pietro aveva corso
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era corso zoppicando verso il ronzio lontano del tosaerba
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scalinata e rientrò. Superò il soggiorno e la sala
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graniglia scura che macchiava il marmo lucido. ¶ Arrivò al
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li guardò. Accelerò verso il grande pendolo che batteva
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mi sta aspettando.” Anche il tono di voce era
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troppo alto per essere il suo di sempre. Si
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schiacciò a terra. Sentì il marmo freddo bruciare sulle
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iniziò a strisciare. Mentre il nero saliva e tutti
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sotto. Nessuno in tutto il mondo ci poteva arrivare
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voleva, poteva far crollare il tetto del nascondiglio con
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abat-jour e sotto il letto tutto si illuminò
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girare un foglio sopra il tavolo. A un certo
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scomparsa ed era arrivato il prato verde del campo
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palla toccasse l’erba, il numero nove si era
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gli toccava quasi terra. Il pallone si era infilato
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infilato vicino al palo, il portiere non si era
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avevano rincorso e sommerso il numero nove. ¶ Il nome
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sommerso il numero nove. ¶ Il nome e il sangue
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nove. ¶ Il nome e il sangue non c’erano
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tu una di quelle?” ¶ Il coltello fu spinto ancora
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fu spinto ancora. Dentro il terreno. ¶ “Pensa se eri
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con gli occhi contro il muro bianco mentre con
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la tuta verde. Neanche il letto e la casa
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la televisione. ¶ Dopo poco, il sole cominciò a scendere
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mani giunte, si nascose il viso e non disse
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pianto per niente. ¶ Quando il sole è lassù anche
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sole è lassù anche il male non c’è
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c’è più, ¶ con il nero e con la
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via la mia paura. ¶ Il male se ne va
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alcolico che gli strozzò il respiro. ¶ Pietro vide i
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venuti. E per loro, il cuore ricominciò a battere
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spaventavano più. Erano suoi. Il silenzio e l’odore
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non erano pericolosi. Neanche il fetore marcio. Entravano nei
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silenziosi, partecipavano. Lui era il direttore di un’orchestra
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avanzò di poco sbattendo il ginocchio contro il mobile
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sbattendo il ginocchio contro il mobile. Si voltò, con
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mobile. Si voltò, con il viso di Luigi che
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toccava la guancia. ¶ “Ho il coltello…” disse Luigi guardando
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piegò per aprirla. Spinse il coltello fin quando la
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avvicinando più che poté il viso al ripiano. Poi
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a terra e prese il suo posto, per vedere
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la barba. ¶ Luigi schiacciò il petto alla sua spalla
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sua spalla. ¶ Pietro sollevò il foglio bianco, tenendolo stretto
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bianco, tenendolo stretto tra il pollice e l’indice
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mosse. Continuava a tenere il foglio davanti agli occhi