parolescritte
interroga:  scripta  ·  bsu  ·  civita

il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Enzo Striano, Il resto di niente, 1986

concordanze di «Il»

nautoretestoannoconcordanza
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1986
battere le mani, scatenando il pandemonio. Molti gettavano sul
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e rispondevano a tono. ¶ Il re sembrava divertito dalla
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capo, senza mai allargare il simulacro di sorriso. ¶ Il
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il simulacro di sorriso. ¶ Il salotto Cassano quella sera
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al galà che, dopo il Peleo, si teneva fra
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Vincenzo?» ¶ «Ho saputo che il re, cioè Tanucci, pensa
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nostri... Fra poco esce il libro di Conforti, Pagano
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regina più che puoi: il re lo tiene in
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avrebbe motivo: suo marito, il Sovrintendente al Grande Archivio
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mortificata, la carezzò sotto il mento. ¶ 2 ¶ Si sentì a
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avrebbe fatto! Bisognava accettare il nuovo tempo intus et
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solo col cervello. Ed il nuovo era anche spregiudicatezza
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Dio avrebbe fatto esplodere il Vesuvio. Anche di loro
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e fastidio. ¶ Ma, forse, il giorno che avesse saggiato
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giorno che avesse saggiato il gusto del congiungersi a
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congiungersi a un uomo il corpo stesso avrebbe allegramente
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non s’interrompeva. Vide il terrazzo dei Cassano, a
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le penne d’oca, il calamaio. Questo era piacere
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sotto la lamella tagliente, il liscio della carta contro
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teologo allampanato e grigio, il principe Diego d’Aragona
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principe Diego d’Aragona, il giurista Pianelli. ¶ «Tutti massoni
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cosa. L’Arcadia è il meglio solo nell’arte
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siete... Nella Massoneria è il suo posto naturale. Anche
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Perché in noi è il riflesso dello spirito creatore
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in modo imperfetto, vediamo il prodigio del progetto divino
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impedito, e impedisce, che il meraviglioso disegno si realizzi
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sacrificio, alla rassegnazione, propongono il modello d’un piccolo
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esistenza. Non è questo il mondo che noi sogniamo
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Senza gli ordini maggiori. Il nostro è un mondo
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dei beni innumerabili che il Grande Architetto ha predisposto
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Ne parlò con Vincenzo, il quale scuoteva il capo
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Vincenzo, il quale scuoteva il capo. Alla fine osservò
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la sorella Maria Antonietta, il principe Giuseppe. Odiano i
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Greco, chi aveva spalancato il casino sul mare. Angiola
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a Roma, ora che il papa pareva voler sciogliere
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Gesù. Occorreva aiutare Miguelzinho, il quale studiava legge da
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Ma le vie che il mondo ti presenta per
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nel Regno era aperto il piccolo mondo del lavoro
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in testa di cambiare il mondo: Jeròcades sogna un
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una setta che vuole il bene universale? Non devo
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per carità! Guarda giù: il sudiciume, l’ignoranza, l
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se s’è perso il proprio? Puoi dare libertà
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di noi ha realizzato il bene proprio. Allora ci
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qui. Non ne aveva il diritto? ¶ «Oh, lasciatemi in
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aiutandola persino a fabbricarsi il nome pastorale. Stavolta vennero
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e svolazzi che inquadravano il nome pastorale e quello
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un convegno. ¶ Talvolta immaginava il Maestro intento a delibare
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Maestro intento a delibare Il tempio della gloria, presso
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peloso) chiamò a raccolta il crocchio dei letterati tenaci
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di Ercolano, si vedevano il gioco dei terrazzi, le
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vesti chiare, lei portava il secondo dei suoi abiti
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Povera nonna. Ora che il salotto Fonseca Lopez s
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Olcesamante. ¶ S’era rotta il cervello per giorni, fu
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giorni, fu questo, infine, il nome pàrsole più significativo
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più significativo, a parte il fatto ch’era anagramma
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d’oro, dové leggere il sonetto preparato per la
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così scivolavano lisci sia il “devota Epolnifenora” che il
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il “devota Epolnifenora” che il “semplice Olcesamante”. ¶ Naturalmente s
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aiuti. ¶ Ma Sanges, dopo il sonetto, se n’era
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Stato pontificio, a punire il papa per la protezione
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diamanti metteva in risalto il lungo collo. Certo aveva
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giovane principessa austriaca che il re avrebbe di lì
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sempre, nonostante avesse fatto il suo ingresso l’abate
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su Sanges che faceva il cerimonioso con Mariangela Carafa
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Era stato ad ascoltare il sonetto, la proclamazione, poi
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si precipitò verso Sanges, il quale le sorrise. Anche
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le labbra asciutte e il gelato ci vuole. Mon
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Un sorbetto per rinfrescarti il cuore.» ¶ Le altre continuavano
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sais? ti dirò come il signor de Montaigne» rispose
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quando s’è combinato il matrimonio, Caterina de’ Medici
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di Napoli, lo sapete. Il ne faut pas être
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apposta, altre risate, poi il discorso passò sul naturale
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dei siti reali. ¶ «Mais il n’est absolument pas
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ricorda del fratello maggiore, il povero deficiente di Palazzo
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è. Lo sapete che il re, anche adesso ch
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no, perdio! Io farei il bagno in una botte
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Maddalena quietamente osservò: «Purché il vino sia di buona
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Paisiello, gli corse incontro. Il musicista mostrava più che
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Fu Galiani a spingere il maestro verso il clavicembalo
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spingere il maestro verso il clavicembalo, mormorando: «Giova’, qua
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anche “avere molta fortuna”, il che spiega la successiva
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di sole e feste. Il re tornò da Portella
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al San Carlo, per il Peleo di Bassi e
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prima volta che vedeva il famoso teatro: splendido nel
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lei, quando fosse arrivato il re... La venuta del
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Sannicandro, scintillante di decorazioni (il tosone di Spagna brillava
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Caterina di San Marco, il pancione in zimarra braccata
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a questo punto che il teatro piombò nel silenzio
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triste espressione di comando. ¶ Il re mostrava aria sorniona
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di Palazzo: ingrassato, gonfio il grosso labbro inferiore, acquosi
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di fastidio, agitò verso il palcoscenico la mano guantata
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si scatenò nuovamente putiferio. Il re cadde a sedere
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ouverture. “Oooh!” generale accompagnò il levarsi del sipario su
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poteva se non cominciava il re. ¶ Verde campagna, con
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gambe, nella riverenza verso il palco reale. ¶ Luce dorata
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trattenuti, di grida represse. Il re faceva apposta a
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sole. ¶ Sanges le mostrò il Pallonetto, in faccia all
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pescare con loro, vende il pesce...» ¶ «Ma no!» ¶ «Dicono
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no» disse lei, scotendo il capo. «Ma non vale
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bàsoli, scendeva dolce verso il mare. La costa di
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tersa, pareva vicinissima, come il Vesuvio verde, crespo di
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dalla città, sabbia divorava il selciato, poi la via
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mare». ¶ Tornò a guardare il golfo. Solcava l’acqua
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che le aveva seguito il corso degli sguardi. «E
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rèfole. Giù c’era il villaggio: case basse, bianche
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acqua verde chiaro. Oltre il pontile, lunga fila di
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per colpi secchi avvolgevano il pomo alla fune della
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la vela rossa, rattoppata: il vento v’entrò con
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reggendo con una mano il capo della scotta, con
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si strinse al fianco. «Il casino dei Caracciolo... Sì
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tra i pini: Pignatelli.» ¶ Il barcaiolo mise di bolina
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anni fa un viceré, il duca di Medina, per
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aveva rubato troppo e il palazzo restò come lo
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in rocce candide: malinconico il vetro d’acqua in
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stanno le secche» mormorò il barcaiolo. La barca deviò
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dolore”.» ¶ Annuì, stordita per il vento freddo, per la
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aveva messo prua verso il sole, contro un promontorio
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smeraldo. S’avvertivano appena il fruscìo della carena, gli
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in piazza del Mercato, il reame dei mercanti e
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mercanti e dei lazzari, il luogo dove il boia
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lazzari, il luogo dove il boia impiccava e decapitava
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centrale d’ogni delinquenza, il quartier generale donde si
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prima, strani avvenimenti stupefecero il mondo. I lazzari uscirono
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spaventevole. Come fosse scoppiato il Vesuvio. Almeno così si
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escrementi e fango che il sole, sebbene martellasse, non
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nel quartiere. Intanto guardati il campanile di Fra’ Nuvolo
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ritmava, battendo le mani, il ritornello. ¶ Si la vuo
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alzò la sottana, sporse il sedere nudo e bianco
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una vecchia sganasciarsi, gettare il ventre avanti con colpo
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bocca da bambina. Purtroppo il naso... Da maschio. La
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forse iniziava a comprendere il futuro. ¶ Aveva già conquistato
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già conquistato due certezze: il luogo, l’impegno. Da
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appagato, quanto orrendo, minaccioso, il silenzio! ¶ La città nascondeva
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la vita del cuore. Il desiderio di spartire pensieri
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uomo caro, di sperimentare il sapore del sesso, il
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il sapore del sesso, il misterioso aprirsi per un
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clavicembali. La sconcertava soprattutto il fare della gente. Un
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l’era mai sfuggito il richiamo esercitato (sebbene riducesse
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la ricevette da Paisiello, il famoso musicista, che però
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dalla faccia puntuta, esangue, il principe Gaetano Filangieri. Era
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cadetto della marina reale, il principe Francesco Caracciolo. Alto
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occhio. Poi Caracciolo fissò il maestoso solco in mezzo
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fosse riuscita a emergere, il re le avrebbe assegnato
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concorsero a renderla felice: il tempo dolce che s
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il suo quaderno. ¶ Aveva il capo in subbuglio. Quali
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calma. Senza esitare, aprì il quaderno, lesse: ¶ A Le
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altresì a piccioli ingegni ¶ il verace saper; tu che
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roteando fra lor spingono il mondo, ¶ anche a me
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a me, Fontenelle, illuminasti ¶ il giovanile femminile ingegno ¶ e
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femminile ingegno ¶ e sitibondo ¶ il facesti di nuove vie
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vittorie del saver che il Cuor sospira. ¶ Mentre s
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emozionata. Le labbra asciutte, il cuore a sbalzi. ¶ Un
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scrupoli s’è rovinato il mondo. E voi preti
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voi preti avete instaurato il vostro disgustoso potere. Li
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capito niente. La Mettrie...» ¶ Il discorso s’accese, coinvolgendo
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imitarlo, ma di carpire il segreto della sua musica
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troppo gonfio, non smaltisce il siero. E poi è
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ragione» mormorò Guidi, scuotendo il capo anche lui. «Qua
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Alla repubblica ateniese! Là il popolo eleggeva direttamente i
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Ai tuoi Francesi, invece, il passato fa schifo. E
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le utopie a fare il progresso» ribatté freddamente Giordano
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poche cose in cui il vostro Genovesi ha ragione
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le tasse! Quanto sborsa il duca di Maddaloni? E
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gabelle che paga pure il lazzarone quando si compra
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al Mercato, e se il re e Tanucci li
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abate. ¶ 5 ¶ Verso le undici il salotto fu vuoto. Mentre
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basso, chi vuol migliorare. Il bello è che... studia
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parlò con ammirazione. ¶ «È il migliore. Un medico famoso
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parlerà di lui come il re dei nuovi teologi
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po’ difficile spiegarti, Lenòr. Il mondo tende a cambiare
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Chiesa, però, non fa il proprio dovere, s’occupa
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Carlo d’Angiò che il re di Napoli ogni
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di Napoli ogni anno, il 29 giugno, deve al papa
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in segno di vassallaggio, il dono d’una cavalla
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bianca, ingualdrappata, con sopra il basto uno scrigno di
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ti fa scorrere per il corpo carezze umide, dolci
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questo, tuttavia, s’arroga il diritto dell’intransigenza. Come
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lasciando debiti. Se mai, il senso di colpa ce
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nemmeno più. Io sono il marchese del Frustino, sapete
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che non risalgono oltre il XV secolo, gli Aragonesi
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cani e porci. Magari il nostro capostipite si fece
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pignatte. Col manico e il coperchio.» ¶ Gli sorrise, rabbonita
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borghese e questo sarà il secolo della borghesia. Come
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sa nessuno. Questo è il sapore della vita. Verso
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Io non sono né il conte di Cagliostro né
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può saziare tutti. È il problema di questo Regno
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Adesso vi sfoggio tutto il mio sapere» sentenziò ridendo
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Una città, come dice il signor Adamo Smith e
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in queste cose sta il futuro. Noi qua pensiamo
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per simili idiozie che il Regno soffre. E Napoli
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Tanucci cerca di ridurne il potere» proseguì Vincenzo. «È
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città. ¶ Posillipo da mozzare il fiato. V’andarono in
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Strummulo’, la carrozza...» mentre il cocchiere armeggiava trafelato, con
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se n’uscivano, lasciando il cortile sporco di paglia
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troppo lunghi, fuori moda. ¶ Il giovedì e il sabato
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moda. ¶ Il giovedì e il sabato ricevevano, allora nasceva
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enorme confusione in tutto il vicolo, perché i cocchieri
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1986
di Santa Teresella, bloccando il traffico e provocando baruffe
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volgari. ¶ Qualche mese dopo il loro arrivo eran giunti
200
1986
giunti biglietti in cui il marchese di Villareale o
201
1986
marchese di Villareale o il marchese di Mazzarotta o
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1986
marchese di Mazzarotta o il duca di Lusignano avevano
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1986
l’onore d’invitare il marchese e la marchesa
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1986
Olanda o dell’Avana, il vagno pei servitori chiamati
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1986
Fonseca e Lopez, svelare il mistero del loro stemma
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1986
a scandagliarli. La colpì il fatto che senza vergogna
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1986
Frugoni, del Rolli: ¶ Veggio il candido agitato ¶ colmo petto
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1986
petto ascoso invan, ¶ veggio il fianco rilevato, ¶ il bel
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1986
veggio il fianco rilevato, ¶ il bel pié, la bella
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1986
po’ colpevole. Pareva che il petto crescesse, forse sarebbe
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1986
forse sarebbe diventato “colmo”, il fianco s’andava “rilevando
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1986
rilevando”. Tentava d’immaginare il volto della dama che
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1986
della dama che incantava il poeta. Le prestò occhi
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1986
folti capelli neri, ricci. Il resto no. Non era
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1986
soddisfatta di come venivano il viso (troppo largo), il
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1986
il viso (troppo largo), il naso (grosso). ¶ Quei versi
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1986
così. Ne coglieva spiragli: il passeggio delle carrozze per
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1986
matrimonio di rilievo... Scuoteva il capo. Difficile immaginarsi sposata
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1986
In un sonetto rievocò il fugace incontro con il
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1986
il fugace incontro con il re giovinetto alla discesa
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1986
ma non chiarite, come il discorso intorno alla storia
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1986
storia naturale: si spiegava il sistema di Copernico, s
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1986
altra per la Francia, il paese ove si pensavano
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1986
la necessità d’imparare il francese. Vovó venne perseguitata
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1986
e tia Michaela, preparava il caffè in una di
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1986
un po’ pesante per il fumo dei torcieri e
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1986
a fessura. S’abbottonò il collarino. ¶ E c’era
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1986
sguardo su di lui. Il più bello: l’aveva
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1986
malvestito, dall’aria proterva, il quale ostentava frangetta alla
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1986
Giordano. ¶ In piedi dietro il canapè un ragazzo smilzo
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1986
la comitiva, imparò che il ragazzo rosso si chiamava
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Domenico Conforti, l’anziano il professor Francescantonio Guidi. ¶ «Miei
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1986
nostro salotto fosse mancato il conforto di dame amabili
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1986
Bene. Credo sia giunto il momento che faccia il
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1986
il momento che faccia il suo ingresso tra noi
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1986
anche perché ho avuto il piacere d’avviarla agli
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1986
del peggiore tipo umano: il fanatico». ¶ «La voce del
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1986
Giordano. «Paga’, gratta, gratta, il codino spunta.» ¶ «Uuuuh!» ulularono
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1986
alcuni, poeti essi stessi. Il loro giudizio ti sarà
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1986
attimo. Scappò a pigliare il suo quaderno. ¶ Aveva il
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1986
pian piano si districò, il vetturino la spinse verso
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1986
stracci stesi ad asciugare. ¶ Il cavallo puntava gli zoccoli
243
1986
che scorreva al centro, il cocchiere dava disperatamente martinicca
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1986
che aiutava, beffeggiava, spingeva. Il vecchio vetturino addossò la
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1986
un punto in cui il vicolo ne tagliava un
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1986
banchi di mercatino abbandonati. Il tanfo si fece insopportabile
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1986
lo Sargento Maggiore» comunicò il vetturino. Anche lui pareva
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1986
a Santa Teresella.» ¶ Imboccarono il vicolo trasversale. Lontano, davanti
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1986
era papài in attesa, il cuore prese a batterle
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1986
appartamenti del secondo piano. Il palazzo apparteneva al duca
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1986
al duca di Lusignano, il quale ne occupava piano
252
1986
ornava l’andito viveva il portinaio Minichiello con numerosa
253
1986
voce di baritono Minichiello, il quale i primi giorni
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1986
sole, che fluiva per il vicolo come miele, imbiondiva
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1986
svaniti sudiciume e puzza. Il rigagnolo correva sempre al
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1986
s’andava asciugando sotto il sole, sotto i piedi
257
1986
parte, ma sentiva intero il clamore di voci, richiami
258
1986
spesa. Chissà perché, dopo il trasferimento, la considerarono ammessa
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1986
a Roma, specie per il pesce. Di verdure ce
260
1986
Napoli piomba nell’inverno. Il quale v’è tristissimo
261
1986
d’un balcone, osservava il cupo spettacolo d’una
262
1986
dei vicoli, irrompeva verso il Largo di Palazzo, brontolando
263
1986
Teresella ogni crepuscolo passava il latrinaro col suo orribile
264
1986
Emanava lezzo spaventoso, segnava il selciato di chiazze nauseabonde
265
1986
bisognava reggerlo in due. Il latrinaro vuotava i piccoli
266
1986
per i grandi usava il coppino. Quando se n
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1986
restava per parecchio, dentro il vicolo, tanfo acre e
268
1986
d’oro le avvolgevano il collo, cascavano sopra il
269
1986
il collo, cascavano sopra il petto grandioso. In cantuscia
270
1986
perfetta, solcava a mezzo il cranio, le bande laterali
271
1986
di pesce fresca. Soverchiava il tanfo d’esseri viventi
272
1986
fondo, dove s’intravedevano il gran letto di tutta
273
1986
mattina presto, quando ancora il capraio non aveva terminato
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1986
capraio non aveva terminato il suo giro tra bassi
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1986
saponari cacciavano a fatica il carrettino per la porta
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1986
Angeli di Pizzofalcone, oltre il Monte di Dio. Era
277
1986
Chiaia, fermandosi a contemplare il passeggio elegante. Napoli possedeva
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Spagna. ¶ Un giorno vide il re, in carrozza scoperta
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per guardare da vicino il mare. Quella mattina Napoli
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appariva azzurra e rosa, il Vesuvio color fragola scura
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verso la Marina Nuova. Il re era un ragazzo
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buccoli. ¶ Le parve che il re, nel passare, la
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indifferenti. Continuò a contemplarlo, il ragazzo mostrò corruccio nella
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da lei sgorgava sangue, il suo sangue di donna
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cultura, lettere o scienze. ¶ Il primo nobile napoletano che
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napoletano che conobbe fu il padrone di casa, duca
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raso, parrucca gialliccia nonostante il talco), a Minichiello uscito
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con aria familiarmente provocatoria. Il duca schiattava dalle risate
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i ragazzi. Lei fissava il paesaggio con inquietudine. Non
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di queste paludi, ma il nome stesso, forse qualche
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paurose, come l’Ade, il mondo dei morti di
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impercettibilmente mutando. Man mano il cielo perdeva un po
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bianco, come metallo riflettente il sole. ¶ Respirare fu pesante
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male. Vovó aveva gettato il capo all’indietro, ansava
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sprigionavano le zanzare anòfeli, il cui morso produce la
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si grattavano, qualcuno coprì il viso con un fazzoletto
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diligenza andava al passo, il postiglione non gridava più
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canne. D’un tratto il sole folgorò nel cielo
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è un’isola. È il promontorio del Circeo. Quelle
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Anche vovó, che respirava il mare a bocca semiaperta
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rumore. ¶ «Aoooh!» si stirò il postiglione. Saltò dalla serpa
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Per forza, signo’» sorrise il militare. «Chisto è ’no
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un po’ stanca. Mentre il caporale precedeva i viaggiatori
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fuga verso la diligenza. Il caporale salutò con la
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fortuna si ridiscese verso il Castellone di Gaeta, dove
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dove c’erano Formia, il mare e la posta
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i maccheroni e vantasse il pesce fresco. ¶ Brontolando, preparò
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Ne portarono via per il resto del viaggio. ¶ 6 ¶ Ci
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scricchiolò quando vi sparse il vasto sedere. Parlò da
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da solo per tutto il tragitto, in modo incomprensibile
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aveva voglia di guardare il paesaggio, sebbene apparisse più
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d’un monte scintillava il nastro d’una cascata
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Armida» mormorò titìo, scuotendo il capo. «Capricci di re
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estiva di Dom Carlos.» ¶ Il crepuscolo li colse mentre
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levavano cori acutissimi, sguaiati. ¶ Il carro ostentamente non lasciava
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finalmente, in uno slargo, il postiglione strappò rabbioso le
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di stelle, là dove il fiotto colorato era più
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irto di pini, videro il Vesuvio rosseggiante, il mare
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videro il Vesuvio rosseggiante, il mare immoto ai suoi
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e monti, in cui il Vesuvio verberava fuochi e
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Altri scivolavano lenti sopra il mare. ¶ Per l’ombra
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uno di quei militari, il quale ostentava esagerato rispetto
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Monsignore occellenza monsù» recitò il soldato, raddoppiando riverenze, poi
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brutti gesti delle mani. ¶ Il vetturino districò una vecchia
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Tata è... lo pate. Il padre. In una famiglia
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Ah.» ¶ «Però, monzù» proseguì il vecchio, con amico rimprovero
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esplosione di fracasso infernale. Il cocchiere si trasformò, prese
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conchiglie, ricavandone mugghi. Però il suono più stordente, ossessivo
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agli avventori che allungavano il braccio nella ressa. Rimetteva
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da un orcio, sventolava il fornello con una gran
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un’altra marmitta, gettava il capo all’indietro e
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espressa dal vecchio cocchiere, il quale fustigava, insultava, lanciava
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come cantò cento volte il vetturino in estasi. ¶ Giunsero
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e canti, ne cingevano il lato dirimpetto. Più giù
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un colosso marmoreo tendeva il braccio verso un pendio
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sfondo, nero immenso vicinissimo, il Vesuvio intento ai suoi
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Ponte Sant’Angelo galleggiava il gran mulino delle sue
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due gomene sfilacciate. Se il padrone avesse voluto, sarebbero
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degli ormeggi e via: il mulino avrebbe preso a
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dalla corrente. Magari verso il mare. ¶ Dal balconcino imparò
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sera d’inverno che il padre la condusse in
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suo fratello José e il cugino Miguelzinho. ¶ Vento pungente
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bagliori e d’ombre il popolo di statue che
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che incombeva dal frontone. ¶ Il papa re non arrivava
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via per nessuna ragione. ¶ Il papa bianco apparve. Era
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di quelle carte!» spiegò il padre, scotendo il capo
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spiegò il padre, scotendo il capo con aria cupa
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Leon avessero dovuto abbandonare il Portogallo. Nessuno della famiglia
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allo zio abate Antonio, il Mentore di tutta la
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avevano soggezione di chiedere il nome d’un oggetto
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nome d’un oggetto, il senso d’una frase
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chiedere a un contadino il permesso di traversare un
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contro un cielo bianco, il Colosseo. Grande, ferito, indifferente
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Roma. Avrebbe potuto imparare il clavicembalo: si progettò di
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ci fosse posto. Invece il marchese di Pombal cacciò
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mamma di Miguelzinho, secondo il suo solito cominciò a
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capirla, però: tio Fernando, il fratello di papài, l
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mai pace, scacciati per il mondo.» ¶ «Hai ragione» ripianse
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pays! Et à Naples il vont au théâtre voir
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parlare con Sua Eccellenza il marchese Tanucci. Lui decideva
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Carlo, adesso, poi, che il nuovo re è un
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è un bambino...» ¶ «Est-il vrai que le fils
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sua, fu agitatissima per il caldo, il brulichio del
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agitatissima per il caldo, il brulichio del cervello. Dopo
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a letto i ragazzi, il conciliabolo dei grandi proseguì
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Dalle imposte accostate penetrava il solito fiato pesante di
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di verdura. Entrava anche il chiaro della prima luna
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prima luna. ¶ Le piaceva il tenero crescere lunare su
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riusciva a dir bene il proprio nome). «Lenòr tem
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troppo rapidamente. ¶ Spinse via il lenzuolo. Le dava fastidio
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era soffermata a guardarsi il piccolo ventre, l’attaccatura
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famiglia portoghese sballottata per il mondo... Ne soffrivano. E
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sua minima esistenza, sebbene il Portogallo non lo conoscesse
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abbandono di suo padre. Il grande respiro di Lisboa
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era anche un monte, il famoso vulcano Vesuvio, che
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che doveva esserci anche il mare. Provò a dilatare
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Ponte Sisto, perché lei il mare non l’aveva
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Ma papài aveva detto: «Il nuovo re è un
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po’ le parve che il piccolo re somigliasse a
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dei cavalli di Francia, il sentore di stalla, fieno
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soprattutto guardar fuori, contro il cielo azzurissimo, lo sfilare
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diligenza. ¶ «Ah! Uh!» gridò il postiglione, e schioccò la
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mentre la diligenza traversava il fòrnice centrale della porta
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ripartire coi cavalli freschi, il postiglione ammonì: «Nun ve
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Petraio. Allora giungeva tardi, il cuore in gola, zuppa
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di mandare dalla lavandaia il busto diventato di colore
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suo amico di Napoli, il consigliere Tontulo, di seguire
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complicate faccende della separazione. Il Sacro Regio Collegio riconobbe
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debiti, solo dopo che il Collegio ebbe messo all
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Era diventata più bianca, il seno lento, pendulo. Scoraggiata
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me? Nada de nada. Il resto di niente. ¶ Ebbe
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questo caso ha ragione il signor di Voltaire, quando
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che comunque dobbiamo coltivare il giardino. Un giorno, grazie
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s’occupa del giardino il mondo finisce. E con
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primavera. ¶ Si cambiò, indossò il solito vestito nero. Si
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lanetta color pesca. Aprì il cassetto dei soldi, fece
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i conti: sì per il busto nuovo, anche altre
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poderoso, Ercole nudo ed il Toro farnese. ¶ Nei viali
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Sanges teneva in mano il libro. ¶ «Sai che forse
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libro. ¶ «Sai che forse il signor Goethe verrà a
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Filangieri adesso c’è il fior fiore.» ¶ «Lo farò
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mi sono accorta che il modo di poetare finora
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vanno i romanzi.» ¶ Aprì il Werther legato in teletta
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uomini consuma quasi tutto il suo tempo per vivere
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significare “sopravvivere, vegetare”. Procurarsi il cibo.» ¶ «Sì. Io trovo
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più nessuno. Questo è il prezzo della libertà che
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né sappiamo nulla.» ¶ Riaprì il libro a una pagina
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a una pagina segnata: «“Il cielo e la terra
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altro che un mostro il quale eternamente rumina ciò
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padre morto, mia madre, il mio bambino, addirittura per
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Ma l’hai data. Il tuo misterioso dovere l
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potrei chiudere? Magari imitare il signor Werther?» ¶ «Perché? Ora
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più». ¶ Vincenzo le accarezzò il mento. ¶ «Però stamane ti
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un piccolo giardino che il portinaio curava con assiduità
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oro, tappetini d’Oriente, il baule delle carte. Nell
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Alfieri. ¶ Nella stanza rimanente il letto, un tavolino, cianfrusaglie
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c’era posto per il lettino di Graziella, in
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al mese, alla figlia il mangiare, qualche vesticciola. Graziella
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appurò più tardi) era il ricottaro della Naso de
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quei giorni era uscito il terzo volume della Scienza
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e giù la testa, il suo modo di manifestare
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sussurrò lei. Egli scosse il capo. ¶ «Non siete sola
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bene: continuava a fare il poeta di Corte, ma
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stupì. Come la sorprese il modo di parlare: falso
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Cara marchesa de Fonseca.» ¶ Il codazzo si fermò a
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seccato, ma riprese subito il tono fatuo. ¶ «Il fatto
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subito il tono fatuo. ¶ «Il fatto è che, a
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comporla tu? Sei tu il poeta di Corte.» ¶ «Lenòr
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Primicerio sorrise, le guardò il petto. Divenne improvvisamente brusco
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è malato. Ha chiuso il bel palazzo del centro
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cristallino dello Scrajo. ¶ Rammenta il giorno in cui Gaetano
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mormorò. «E rammentate che il nostro compito rimane quello
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Aspettavano ansiosi, lei e il piccolino, l’ora del
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non tornava nemmeno per il pranzo. Meu Deus, il
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il pranzo. Meu Deus, il pranzo! Un tormento anche
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sorelle mie». ¶ «Le puzza il naso perché è litterata
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quando, prima che nascesse il bambino, si chiudeva a
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detto di farlo senza il permesso di vostro marito
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era accorta d’aspettare il figlio, le cose parvero
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contento, un altro indiavolato. Il battesimo venne meschino, frettoloso
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di ripetere Francesco Tria. Il vecchio era morto un
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morto un mese dopo il matrimonio. Il primo della
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mese dopo il matrimonio. Il primo della serie: due
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morta vovó, la seconda. ¶ Il terzo fu lui, il
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Il terzo fu lui, il piccolino. ¶ Quell’orribile settembre
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mese prima era esploso il Vesuvio: aveva visto bene
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mano. Tria aveva ipotecato il palazzo della Pignasecca. ¶ Ma
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lassù era libera, con il suo bambino, tra gli
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In quell’estate cocente il piccolo respirò aria buona
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fossetta sul mento. Per il resto era Lenòr, era
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de foco”, la bocca, il naso, meno male più
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mise a sbraitare perché il piccolo chiedeva “o leite
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devi dire lo latte!» ¶ Il bambino si mise a
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le grandi piogge insane, il freddo fuori tempo, la
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ne prego. È per il bambino». ¶ «Le stronzate ca
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ossa, sacco vuoto, straccio. ¶ Il petrolio nel lume è
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nel lume è diminuito, il guizzo della carsella ballonzola
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per alzarsi a rifornire il serbatoio. Getta un’occhiata
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soldo. Meno male che il medico fu comprensivo: sospirando
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navata sinistra, ne segnava il nome e la fredda
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senza mangiare. Trovava forza il pomeriggio, per andare in
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e che aveva preso il posto di Sambuca. Faceva
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bruto...” Io, io sono il bruto! L’è andata
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a dire a tutto il mondo, la litterata. M
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picchiando i pugni sopra il pavimento, d’un tratto
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correre per un chirurgo. ¶ Il dottor Pean riuscì a
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la lettera a papài, il suo arrivo, lì s
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l’orecchio ad ascoltarne il respiro tenuissimo. È tiepido
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Sospirò. Andò a prepararsi il caffè. ¶ La cucina era
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caffettiera con cura, desiderava il caffè venisse vigoroso. Lo
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modi meschini. Cos’era il non voler prendere in
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un giornale, una penna? Il tenere i capelli sporchi
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cuffia o un fazzoletto? Il portare sempre lo stesso
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stesso vestito a lutto? Il tenersi la biancheria fino
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non fosse insopportabile portarla? Il non voler parlare con
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portinaia perché le mandasse il figlio piccolo con due
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una sedia al balcone. ¶ Il sole era tenero, ci
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che incontrava andando verso il suo quadratino alle Mortelle
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per le macchie dietro il convento Mondragone, salire gli
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fabbrica d’arazzi, costeggiare il monastero di santa Caterina
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tornati. Qua sta Lionora.» ¶ Il vecchio non apriva gli
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soprattende in calicò giallino. Il letto monumentale: testiera a
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di tulle. ¶ «Qui metterai il servizio di zio Nicola
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Pascual, ansando. Si sbottonò il colletto, sospirando di sollievo
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bevuto niente. Aspetta.» ¶ Tirò il cordone di velluto accanto
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po’ lente, sul davanti il gonfiore del sesso. ¶ «Scusami
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disse. Andò ad aprire il comodino dal suo lato
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scorrere. Infine Tria rimise il vaso a posto, si
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indicando l’altro comodino: «Il tuo sta lì, se
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vicino, le mani sotto il camicione nuovo: palpeggiava, strizzava
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come aveva fatto Primicerio, il respiro sempre più frequente
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gli occhi, nelle orecchie il cuore picchiava. ¶ “Meu Deus
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Provò tenue slancio verso il piccolo uomo che s
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fianco. Sorrideva. Le denudò il petto, prese a giocare
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proprio. Domattina Tanella stenderà il lenzuolo alla facciata.» ¶ Lo
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dopo una prima notte: il sangue sul lenzuolo testimoniava
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in seta verde. Faremo il passeggio di Chiaia. Quando
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passeggio di Chiaia. Quando il re dà il ricevimento
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Quando il re dà il ricevimento per gli ufficiali
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resta immobile a guardare il labile segno che papài