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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Italo Calvino, Fiabe italiane, 1956

concordanze di «La»

nautoretestoannoconcordanza
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1956
voleva sapere se davvero la Regina del Portogallo fosse
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1956
è venuta a Parigi la Regina del Portogallo, e
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1956
vicino, fuori porta. ¶ – E la si può vedere? – chiese
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1956
bella sposa. ¶ Disse Fiordinando: – La mia sposa è la
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1956
La mia sposa è la più bella Regina del
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1956
del mondo e io la sto inseguendo per tutta
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1956
sto inseguendo per tutta la terra. ¶ La figlia dell
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1956
per tutta la terra. ¶ La figlia dell’oste, che
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1956
stava ad ascoltare dietro la porta, fu presa da
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1956
e quando il padre la mandò in cantina a
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1956
Di lì a poco, la Regina passò, riconobbe Fiordinando
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1956
stato a spiare tutta la scena. Appena la Regina
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1956
tutta la scena. Appena la Regina fu andata via
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1956
cacciatore, e insieme diedero la colpa al vino nero
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1956
non aver potuto incontrare la Regina. ¶ Il secondo giorno
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1956
sarà tanto forte –. Ma la figlia alloppiò anche il
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1956
in mezzo al prato. ¶ La Regina del Portogallo, disperata
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1956
fuori dagli alberi, prese la ciocca, e quando Fiordinando
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1956
ultimo giorno, prima che la Regina partisse per Pietroburgo
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1956
portargli più vino: ma la figlia alloppiò il brodo
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1956
si sentiva già pesar la testa. Allora tirò fuor
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1956
russare pure lui. ¶ Arrivò la Regina: con urli, abbracci
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1956
notte, Fiordinando si svegliò, la rabbia d’aver perso
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1956
già stava per mantenere la sua promessa di scaricarle
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1956
non ci ha colpa. La colpa è della figlia
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1956
che di qui passa la Regina del Portogallo e
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1956
con senso ne avrà la sua fortuna. ¶ – E come
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1956
dunque? ¶ E l’eremita: – La Regina di Portogallo è
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1956
sarà invincibile e sposerà la Regina. ¶ Fiordinando non se
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1956
e armi luccicanti come la sfera del sole. In
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1956
a cavallo per guadagnarsi la Regina del Portogallo. ¶ Fiordinando
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1956
allora aperse l’elmo. La Regina lo riconobbe e
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1956
per morto. Presentò loro la sposa, e disse: – Questa
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1956
e disse: – Questa è la lepretta che ho inseguita
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1956
ho inseguita, questa è la donna velata, questa è
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1956
donna velata, questa è la Regina del Portogallo che
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1956
s’arrovellava a zappare la sua grama terra, quando
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1956
vibrarle addosso una zappata, la testa parlò e disse
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1956
m’ammazzare. Io sarò la fortuna d’una delle
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1956
incantesimo, prese con riguardo la testa, la mise da
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1956
con riguardo la testa, la mise da una parte
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1956
parte del campo, e la coperse con la sua
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1956
e la coperse con la sua giubba. E quando
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1956
sua giubba. E quando la sua figlia maggiore venne
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1956
che c’è sotto la mia giubba. ¶ La ragazza
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1956
sotto la mia giubba. ¶ La ragazza alzò la giubba
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1956
giubba. ¶ La ragazza alzò la giubba e lanciò un
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1956
a casa sempre urlando. ¶ La mamma, a vederla tornare
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1956
un punto in cui la strada maestra si spartiva
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1956
lontana città, quando sotto la finestra dell’albergo sentì
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1956
Ma un tappeto con la virtù di questo, certo
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1956
in fin di vita, la si fa tornare subito
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1956
il Principe. – Allora io la compro subito. A quanto
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1956
compro subito. A quanto la vendete? ¶ – Eh, va a
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1956
scatolina ben conservati con la bambagia e andò a
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1956
puntò il cannocchiale verso la capitale del loro Regno
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1956
medico, un prete con la stola, al capezzale d
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1956
più piccolo disse: – Allora la vittoria è mia e
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1956
vittoria è mia e la Principessa è la mia
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1956
e la Principessa è la mia sposa. Senza l
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1956
non vi dicevo che la Principessa era in fin
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1956
servivano a niente. Perciò la Principessa me la sposo
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1956
Perciò la Principessa me la sposo io. ¶ – Mi dispiace
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1956
fratello, – interloquì il maggiore. – La Principessa è mia e
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1956
il vostro cannocchiale o la vostra uva salamanna. ¶ Così
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1956
vostra uva salamanna. ¶ Così la lite che il Re
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1956
finita, decise di sposare la figlia a un quarto
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1956
il Re: – Va’ pure. La tua visita servirà di
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1956
Re, – e gli descrisse la varietà della selvaggina, le
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1956
A Fiordinando s’accese la fantasia. – Senti, – disse al
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1956
l’ora di far la prova anch’io. Me
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1956
io. Me lo permette? ¶ – La caccia è uno spasso
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1956
mai da lui. ¶ E la mattina al levar del
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1956
pieno che non ce la faceva più a reggerlo
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1956
avrebbe più saputo ritrovar la strada. Lanciò un grido
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1956
Prese il cavallo per la briglia e si addentrò
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1956
d’argento; le tende, la tovaglia e i tovaglioli
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1956
appena portato alla bocca la prima cucchiaiata, quando sentì
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1956
di vestiti giù per la scala, si voltò e
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1956
seguito di dodici damigelle. La Regina era giovane e
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1956
restarono mute. Così silenziosa, la Regina si sedette di
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1956
così in silenzio e la Regina si portava i
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1956
velo. Finito che ebbero, la Regina s’alzò e
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1956
alzò e le damigelle la riaccompagnarono via su per
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1956
riaccompagnarono via su per la scala. Fiordinando s’alzò
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1956
s’aperse ed entrò la Regina sempre zitta e
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1956
aperta. Le damigelle spogliarono la Regina lasciandole soltanto il
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1956
il velo in capo, la posero a giacere a
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1956
tornarono le damigelle, rivestirono la Regina e la ricondussero
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1956
rivestirono la Regina e la ricondussero via. Fiordinando s
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1956
contrattempi, ma non rivelò la sua avventura. ¶ Tornato alla
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1956
imbronciato, uggito e appassionato, la madre cominciò a metterglisi
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1956
neanche il viso. ¶ E la madre: – Adesso ti dico
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1956
velo. A quell’atto la Regina s’alzò, bella
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1956
sappi che io sono la Regina del Portogallo! ¶ In
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1956
del buono per scoprire la strada di casa. Ma
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1956
dicesse: ¶ Vacchicina, vacchicina, ¶ Con la bocca fila fila, ¶ Con
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1956
annaspa annaspa, ¶ Fammi presto la matassa, ¶ e la sera
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1956
presto la matassa, ¶ e la sera le vacche erano
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1956
Cosa vuoi, – le disse la Rosina, – s’incontrano sempre
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1956
dalla madre: – Mamma, domani la Rosina tenetela in casa
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1956
io, e datemi pure la canapa da filare. ¶ Sua
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1956
Arrivata al prato mise la canapa sulle corna delle
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1956
e giù botte con la sua bacchetta. Le vacche
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1956
e fecero arruffare tutta la canapa, tanto che diventò
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1956
mangiare raperonzoli. Stasera mandate la Rosina a coglierli nel
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1956
quel contadino. – Come? – fa la Rosina. – Volete che vada
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1956
no sono legnate! ¶ Così la Rosina si mise ad
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1956
mise ad andare per la notte, e scavalcò la
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1956
la notte, e scavalcò la siepe, entrò nel campo
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1956
e tira tira, finalmente la strappò via, e scoperse
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1956
ricompensarti. Che tu diventi la più bella del mondo
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1956
E così sia. ¶ Ma la rospetta azzoppata brontolò: – Io
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1956
Io no che non la trovo tanto gentile: a
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1956
in un forno infuocato. ¶ La Rosina tornò a casa
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1956
come di giorno, perché la sua bellezza mandava una
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1956
mandava una gran luce. La matrigna e la sorellastra
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1956
luce. La matrigna e la sorellastra quando la videro
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1956
e la sorellastra quando la videro ancora tanto imbellita
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1956
colpa, – concluse. – Fatemi almeno la carità di non mandarmi
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1956
alzò gli occhi e la vide. «Chi può essere
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1956
Così si conobbero, e la Rosina gli raccontò tutta
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1956
Rosina gli raccontò tutta la sua storia, e la
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1956
la sua storia, e la maledizione che le pesava
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1956
Ho deliberato che diventiate la mia sposa. ¶ Intervenne la
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1956
la mia sposa. ¶ Intervenne la madre: – Maestà, faccia attenzione
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1956
po’ sul fatto che la prima volta che la
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1956
la prima volta che la tocca un raggio di
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1956
tutta chiusa perché per la strada non la tocchi
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1956
per la strada non la tocchi il sole. Per
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1956
Arrivederci e siamo intesi. ¶ La matrigna e l’Assunta
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1956
garbo i preparativi per la partenza di Rosina. Finalmente
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1956
di Rosina. Finalmente arrivò la carrozza, una di quelle
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1956
penne sul cappello e la spada penzoloni. La Rosina
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1956
e la spada penzoloni. La Rosina entrò in carrozza
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1956
entrò in carrozza e la matrigna montò con lei
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1956
cacciatore, – come lei comanda. ¶ La carrozza correva correva, e
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1956
del Re quando aperse la carrozza e non trovò
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1956
lacrimante stava per ammazzare la matrigna. Ma poi, gli
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1956
cuochi avevano già tutta la roba nei forni e
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1956
a tavola. Saputo che la sposa era scomparsa, nondimeno
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1956
del forno per vedere la serpe, ed ecco che
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1956
dietro di lui tutta la Corte. Riconobbe Rosina, la
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1956
la Corte. Riconobbe Rosina, la prese tra le sue
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1956
che lo sono! ¶ E la voce: – Bene! Domani manda
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1956
stava bene e mandò la lettera con una scimmia
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1956
Palazzo. ¶ Così ogni notte la voce domandava ad Antonio
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1956
per un mese e la Città Reale, ormai, era
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1956
fare. ¶ Passato un mese, la voce nel buio finalmente
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1956
Re e ci sposeremo. ¶ La mattina, Antonio scese e
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1956
aggrappate dietro. E dentro la carrozza, su cuscini di
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1956
al suo fianco e la carrozza partì. ¶ All’arrivo
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1956
alla città del Re, la gente fece ala a
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1956
sposare una scimmia fosse la cosa più naturale del
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1956
soltanto: – L’ha scelta, la deve sposare. Parola di
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1956
indomani, giorno delle nozze. La scimmia fu accompagnata nella
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1956
Antonio andò a prendere la sposa. Entrò e la
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1956
la sposa. Entrò e la scimmia era allo specchio
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1956
Sì, sono proprio io la vostra sposa –. E si
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1956
palazzo c’era tutta la folla venuta per vedere
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1956
Principe Antonio che sposava la scimmia, e quando invece
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1956
bocca aperta. Più in lungo la strada facevano
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1956
Più in là lungo la strada facevano ala tutte
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1956
sui davanzali. Quando passò la coppia reale ogni scimmia
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1956
facesse a starci, e la lucertola aveva in bocca
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1956
ci entrasse, e aperta la nocciola c’era dentro
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1956
e Giovanni aveva già la faccia scura, ma la
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1956
la faccia scura, ma la sposa d’Antonio disse
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1956
mi dettero. ¶ (Montale Pistoiese) ¶ 64 ¶ La Rosina nel forno ¶ A
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1956
un pover’uomo morì la moglie giovane e lui
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1956
sua madre, – io con la Rosina non voglio uscire
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1956
non voglio uscire più. La gente che c’incontra
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1956
sei mora? – le rispondeva la madre. – Nasci da me
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1956
di carnagione. È quella la tua bellezza. ¶ – Pensatela come
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1956
a ogni modo con la Rosina non ci esco
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1956
struggersi per l’invidia, la madre che per lei
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1956
vacche affamate e senza la canapa filata perbene, picchiatela
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1956
un po’ a malincuore, la matrigna si piegò ai
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1956
della figlia, e chiamata la Rosina le disse: – Tu
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1956
Se torni a casa la sera senza che la
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1956
la sera senza che la canapa sia filata e
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1956
Patti chiari, amici cari. ¶ La Rosina, che non era
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1956
dallo stupore. Ma poiché la matrigna aveva già preso
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1956
con le vacche, con la rocca piena di canapa
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1956
fileremo e ammatasseremo tutta la canapa. Basta che tu
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1956
dica: ¶ Vacchicina, vacchicina, ¶ Con la bocca fila fila, ¶ Con
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1956
annaspa annaspa, ¶ Fammi presto la matassa. ¶ Quando la Rosina
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1956
presto la matassa. ¶ Quando la Rosina ritornò, a buio
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1956
Assunta, a quella vista, la rabbia se la mangiava
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1956
vista, la rabbia se la mangiava viva. Disse alla
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1956
libbre, e se non la fila tutta, legnate. ¶ Ma
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1956
anche stavolta, bastò che la Rosina dicesse: ¶ Vacchicina, vacchicina
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1956
scudieri e partì per la Spagna. Non volendo palesare
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1956
il suo nome e la sua nascita, prese alloggio
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1956
il giorno della giostra. ¶ La giostra si teneva in
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1956
e tutt’intorno di dello steccato s’affollavano
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1956
vedeva il Re e la Principessa in conversazione coi
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1956
Tutt’a un tratto la folla si volta e
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1956
un nuovo cavaliere, con la visiera calata, l’arme
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1956
terzo gli si spezza la lancia: un altro gli
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1956
vincitore e invece infila la porta dello steccato e
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1956
cavaliere venne e ottenne la vittoria finale, andò a
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1956
tribuna reale e quando la Principessa tutta ammirata gli
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1956
di spada si aperse la via e scappò, malgrado
205
1956
Re fece frugare tutta la città, dentro e fuori
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1956
ma poi videro che la sua ferita era fasciata
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1956
via che lui raccontava la sua storia. ¶ Quand’ebbe
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1956
dei vostri averi? ¶ E la Principessa: – Ecco in che
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1956
ancora da vedere come la prende il popolo, io
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1956
trovo convenienza, io accetto. ¶ – La mia idea, – disse il
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1956
i due fratelli con la vecchia madre, e il
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1956
via. Ma Menichino portava la bacchetta sempre con sé
213
1956
e appena fuori porta, la batté per terra. ¶ – Comandi
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1956
invano a scassinarlo tutta la notte, finché le prime
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1956
continuo a uscire con la bacchetta, finisce che mi
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1956
a tradimento e me la portano via. Meglio che
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1956
portano via. Meglio che la nasconda in camera». Così
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1956
avevo buttata! Ora non la vedrà più». Corse in
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1956
Corse in cucina e la scagliò nella brace. La
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1956
la scagliò nella brace. La bacchetta andò subito in
221
1956
cani che correvano dietro la lepre, e ogni cosa
222
1956
egli capì che tutta la sua ricchezza era perduta
223
1956
Pensò meglio avviarsi verso la Spagna, dove aveva pur
224
1956
Rimasto povero, tentò invano la mercatura, e di malestro
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1956
gli sbirri gli fecero la posta e lo presero
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1956
prima di morire con la testa sotto la scure
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1956
con la testa sotto la scure del boia. ¶ (Montale
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1956
il suo sposo erediterà la Corona. ¶ I gemelli montarono
229
1956
una gran città. Conobbe la figliola d’un Marchese
230
1956
ufficiale. Il Re tenne la scatolina senza aprirla, aspettando
231
1956
tagliando i rami con la spada, quando a un
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1956
e chi gli aperse la porta? Una scimmia. Era
233
1956
presero il cavallo per la briglia e lo condussero
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1956
cosicché a me tocchi la Corona. ¶ – Se acconsenti a
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1956
sposare me, Antonio, – disse la voce nel buio, – avrai
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1956
regalo più bello e la Corona. ¶ – Allora sposiamoci, – disse
237
1956
e sarebbe tornato con la sposa. La diede a
238
1956
tornato con la sposa. La diede a una scimmia
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1956
buone notizie e alloggiò la scimmia a Palazzo. ¶ La
240
1956
la scimmia a Palazzo. ¶ La notte dopo, Antonio fu
241
1956
ringraziò e andò verso la capanna. Ma il cane
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1956
in mano; allora sbeccò la pizza e ne buttò
243
1956
che stava covando, e la cartuccia invece di colpire
244
1956
stracciato com’era per la lunga strada, subito volle
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1956
volle presentarsi alla Principessa. La Principessa si mise a
246
1956
parli proprio bene, – disse la Principessa, – però se vuoi
247
1956
che gli aveva detto la Fata e si fece
248
1956
Appena Menichino ebbe finito la Principessa esclamò: – Sì, sì
249
1956
ucciso, e Bello, con la sua morte ti salvò
250
1956
e cominciò a grattarsi la collottola, a prender delle
251
1956
filo e per segno la sua storia, e chiese
252
1956
chiese che fosse mantenuta la promessa reale. La Principessa
253
1956
mantenuta la promessa reale. La Principessa disse: – Be’, hai
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1956
accomodamento. Se ci trovo la mia convenienza, io ci
255
1956
il mondo per mutare la mia fortuna, e se
256
1956
e se non sposo la Principessa bisogna che abbia
257
1956
Anzi, ci guadagni, – disse la Principessa, – diventerai ricco sfondato
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1956
e si fece spiegare la strada per la Montagna
259
1956
spiegare la strada per la Montagna del Fiore. ¶ La
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1956
la Montagna del Fiore. ¶ La Montagna del Fiore era
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1956
e a sentirsi annunciare la visita di un ragazzo
262
1956
Menichino gli raccontò tutta la storia. Il Mago si
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1956
bacchetta fatata. Io te la do, ma guai se
264
1956
ma guai se te la lasci rubare o se
265
1956
lasci rubare o se la perdi. È una bacchetta
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1956
ogni volta che tu la batti in terra e
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1956
di lui. «Questa sarà la prima prova della bacchetta
268
1956
bacchetta fatata», si disse. La picchiò in terra e
269
1956
fatati e fecero tutta la strada fino alla città
270
1956
per tutti. Difatti, con la bacchetta fece apparire un
271
1956
erano ai suoi ordini. La famiglia vi s’alloggiò
272
1956
parlare dei quattrini. ¶ Regnava la contentezza, ma il fratello
273
1956
per scoprire donde veniva la ricchezza di Menichino. Cominciò
274
1956
di rubargliela. Menichino teneva la bacchetta nel cassettone di
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1956
entrò in camera e la portò via. Quando fu
276
1956
stanze, cominciò a batter la bacchetta in terra per
277
1956
perché nelle sue mani la bacchetta non contava più
278
1956
sbagliato: non è questa la bacchetta magica». E andò
279
1956
scoperto, spezzò in due la bacchetta e la buttò
280
1956
due la bacchetta e la buttò dalla finestra che
281
1956
dava sul giardino. ¶ Menichino la bacchetta non l’adoperava
282
1956
subito della sparizione. Ma la prima volta che la
283
1956
la prima volta che la cercò, fu lì lì
284
1956
balzò in petto. Scosse la pianta, i pezzi caddero
285
1956
gran felicità: quella era la sua bacchetta, e anche
286
1956
in tutti i paesi: la sua figlia unica era
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il vincitore avrebbe avuto la mano della figlia e
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pensò che questa fosse la volta buona per diventare
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Pianto, passati nove mesi, la fanciulla addormentata diede alla
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luce si destò. Destatasi la Regina, cadde l’incantesimo
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invidia le aveva gettato la Fata Morgana, e si
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e si destò tutta la popolazione, e la città
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tutta la popolazione, e la città tornò in vita
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erano un po’ stanchi. ¶ La Regina, stropicciatisi gli occhi
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sul comodino, e così la Regina seppe che era
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lui il Principe Andreino. ¶ La Regina, che era diffidente
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che giorno venisti qui la prima volta? Come trovasti
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prima volta? Come trovasti la città? Io dov’ero
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confondersi, a balbettare, e la Regina fu presto convinta
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prendere e decapitare, e la testa tagliata la fece
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e la testa tagliata la fece conficcare a un
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porta della città, con la scritta: «Così accade a
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bugia». ¶ Al Re Massimiliano la Regina Marmotta scrisse un
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e distruggerlo con tutta la sua famiglia e il
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della città vide pendere la testa di Gugliermo, non
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Gugliermo è morto e la sua testa è appesa
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Giovanni, almeno tu dimmi la verità, scoprimi questo tradimento
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prima che io muoia. ¶ – La colpa è stata di
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mai andati e scambiammo la bottiglia ad Andreino. ¶ Il
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dalla speranza. – Suvvia, ditemi la verità. Qualunque sia, parola
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i soldati dissero che la sentenza non era stata
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da star ricco tutta la vita. ¶ Andreino tornò, riempiendo
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il vecchio padre e la Corte, e subito ripartì
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del mio popolo, – disse la Regina. – Tu sarai il
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di gioia, così che la chiamarono l’Isola della
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s’era accoccolato Menichino. ¶ La carrozza fermò alla prima
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per aspettare che passasse la carrozza e saltar su
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e saltar su. Ma la carrozza partì di volata
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si diede a esplorare la campagna. Seduta sul bordo
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ti sei perso? – disse la vecchia. ¶ – Smarrito davvero, nonna
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una stazione di posta la carrozza è ripartita senza
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e non so neanche la strada per tornare a
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aggiunse: – Be’, per dire la verità, il mio babbo
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io andare in Francia. ¶ La vecchia disse: – Bravo, sei
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lo stesso. Se cerchi la tua fortuna, t’insegnerò
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t’insegnerò io dove la potrai trovare, se sarai
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mi direte. ¶ – Bravo, – disse la Fata. – Sappi che il
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trova un indovinello e la tua fortuna è fatta
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come me. ¶ – Oh! – disse la vecchia, – io ti metto
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e un asilo per la notte. Gli aperse una
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Come mai giri solo la notte con un cane
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hai il babbo e la mamma? ¶ Menichino disse: – Volevo
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m’ero nascosto dietro la carrozza e mio babbo
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indovinello e così sposerò la figlia del Re. ¶ La
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la figlia del Re. ¶ La donna, che era un
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disse: – Tieni, questa noi la chiamiamo pizza; io a
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Isola di Buda. Stavolta la nave si fermava mezza
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si chiama Isabella: se la vuoi sarà tua. ¶ Insomma
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passate le dodici ore, la nave salpò senza Giovanni
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e con lui tutta la Corte era in preda
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Ma Andreino gli ridiede la speranza di vedere il
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e il padre acconsentì. ¶ La nave gettò l’ancora
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bella signora: io ho la padrona, Giovanni ha la
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la padrona, Giovanni ha la sorella; se vuoi restare
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vede che avete perso la testa, se non vi
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e spiegate le vele la nave con buon vento
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a tutti dove fosse la città della Regina Marmotta
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casolare e gli palesò la sua ricerca. – Eh, caro
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almeno un mese, e la navigazione è piena di
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nome della disgrazia, perché la chiamano l’Isola del
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non ebbe paura, e la nave sfuggì le unghiate
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schioppo, immobile: gli domandò la strada ma quella restava
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raggi: A Sua Signoria la Regina de’ Luminosi, che
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lei quella che chiamano la Regina Marmotta?» e salì
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erano avviticchiati per tutta la stanza e il trono
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ogni genere avevano invaso la sala. Andreino, cui a
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da un ramo e la morse. Aveva appena addentata
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morse. Aveva appena addentata la mela, che la vista
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addentata la mela, che la vista gli s’oscurò
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tentoni cercava di ritrovare la strada, ma mise i
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e appena ebbe messo la testa fuori s’accorse
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accorse d’avere recuperato la luce. Era in fondo
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fanciulla di bellezza angelica. La fanciulla stava con gli
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gli occhi chiusi e la bocca serena ed egli
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dell’acqua che ridava la vista e una mela
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mela di quelle che la toglievano, e se ne
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e se ne partì. ¶ La nave fece di nuovo
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dell’Isola del Pianto, la notte passata con quella
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fanciulla, e mostrò loro la mela che accecava e
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l’acqua che ridava la vista. I due fratelli
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tradimento. Rubarono ad Andreino la bottiglia e al suo
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spose. ¶ Giunti in Spagna, la contentezza di Re Massimiliano
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può neanche descrivere. Passata la prima furia degli abbracci
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acqua che vi ridarà la vista; e in più
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di cui farò subito la prova. ¶ Tirò fuori la
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la prova. ¶ Tirò fuori la mela e la porse
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fuori la mela e la porse a sua madre
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a sua madre perché la mangiasse. La Regina l
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madre perché la mangiasse. La Regina l’addentò e
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disse Andreino tirando fuori la bottiglia, – ché con un
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di quest’acqua ridarò la vista non solo a
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sostituita dai fratelli, e la vista non tornò. La
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la vista non tornò. La Regina piangeva, il Re
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modo di raccontar loro la sua storia e li
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un’altra volta sarà la mia fine. ¶ Altri mesi
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povero mercante, a rivedere la figlia minore al suo
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e quando lo ritrovò la pietra era nera, tranne
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com’ero. ¶ Bellinda diede la mano al giovane, che
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Re sposò Bellinda e la fece Regina. E così
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ragazzo girò piangendo per la montagna, poi trovò un
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c’era il tovagliolo, la scatolina e l’organetto
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aveva messo in palio la mano di sua figlia
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disse: «Ora posso far la prova della scatolina. Se
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io in fila per la giostra». Cominciò ad aprirla
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fosse imprigionato sull’istante. ¶ La prigione della Reggia era
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Reggia era proprio sotto la sala dei conviti. Appena
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diciannove carcerati che erano dentro lo accolsero con
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mezzogiorno il carceriere portò la solita pentola di fagioli
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mangiamo ora? Questa ce la paghi! ¶ Ma lui: – Zitti
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tutti i giorni trovava la pentola di fagioli rovesciata
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reale. Anzi, se accetta, la invito io stesso e
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dormì una notte con la Principessa, ma senza poter
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parlare né toccarla. E la mattina fu riportato giù
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osteria lì vicina e la pentola di fagioli la
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la pentola di fagioli la versavano sempre in terra
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prima. Così gli diede la scatolina, dormì un’altra
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un’altra volta con la Principessa, senza poter toccarla
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seduti a banchetto. Sentirono la musica dell’organino venir
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Allora il Re chiamò la figlia in segreto e
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altro che no –. E la Principessa promise. ¶ Venne sera
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aperte le finestre? ¶ E la Principessa: – No. ¶ – Guardie, avete
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queste guardie intorno? ¶ E la Principessa: – No. ¶ Il ragazzotto
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due lampadari accesi? ¶ E la Principessa: – No. ¶ Così lui
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garba questo fatto? ¶ E la Principessa: – No. ¶ Allora lui
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Principessa: – No. ¶ Allora lui la strinse tra le sue
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le sue braccia e la baciò. ¶ Quando venne giorno
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pastore che era ebbe la sorte d’acculattarsi un
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trono reale per tutta la sua vita. ¶ (Montale Pistoiese
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sua vita. ¶ (Montale Pistoiese) ¶ 61 ¶ La Regina Marmotta ¶ Si trovava
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per una malattia perse la vista. Chiamati tutti i
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più vecchi disse: – Qui la sapienza medica non giunge
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altri ebbero ognuno detto la sua, il Mago venne
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e conosco, Re Massimiliano, la vostra cecità. E la
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la vostra cecità. E la medicina si trova soltanto
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Il Re chiese: – E la città della Regina Marmotta
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della Regina Marmotta sarà da quelle parti remote
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della Corte: – Finché non la si cerca, non si
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il tuo ritorno e la tua gloria fra tre
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accorgesse. All’ora stabilita la nave sciolse le vele
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dapprima si rincrebbe, poi la compagnia della dama gli
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dama gli fece scordare la malattia del padre e
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al suo dolore per la vista perduta s’aggiunse
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a ritirare con tutta la famiglia, e a lavorare
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famiglia, e a lavorare la terra come un contadino
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rimaste al verde, se la squagliarono tutti quanti. Anzi
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mondo. Abbasseranno un po’ la cresta –. Però, quanto godevano
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lei, quella villana, come la chiamavano, che s’era
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città e sarebbe finita la miseria, quasi diventavano pazze
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sarò contenta –. Le sorelle la presero in giro, ma
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e pensò che tanto la rosa per Bellinda era
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Così, s’avviò verso la sua vigna. Cammina cammina
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un bosco e perse la strada. Nevicava, tirava vento
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di qua, gira di : nessuno. C’era un
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soddisfare anche quello. Scelse la rosa che gli pareva
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pareva più bella e la strappò. In quel momento
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di rubarmi le rose? La pagherai con la vita
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rose? La pagherai con la vita! ¶ Il povero mercante
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il Mostro ebbe sentito la storia, si ammansì e
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così, portamela, che io la voglio tenere con me
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Ma se non me la mandi, perseguiterò te e
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mandi, perseguiterò te e la tua famiglia dovunque siate
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scoppiò in pianto, porgendole la rosa, e raccontò per
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filo e per segno la sua disgrazia. ¶ Le sorelle
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le sue idee strane. La rosa, la rosa! Ora
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idee strane. La rosa, la rosa! Ora dovremo tutti
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piedi e volle partire. ¶ La mattina dopo, dunque, padre
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a piè del letto la cassa con tutte le
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due figlie grandi, egli la nascose sotto il letto
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Mostro le aveva dato la buonanotte e se n
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e dormì tranquilla per la contentezza d’aver fatto
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da chissà quali sciagure. ¶ La mattina, s’alzò serena
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erano cartelli che dicevano: ¶ La regina qui voi siete
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Quello che volete avrete. ¶ La sera, quando Bellinda si
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di no, chissà come la prende!» Poi si fece
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Se ho da dirvi la verità, di sposarvi non
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di sposarvi non me la sento proprio. ¶ Il Mostro
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far parola, le diede la buonanotte e se n
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Mostro veniva a chiederle la stessa cosa, se lo
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le fronde diritte con la punta in su. Domandò
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che ti do: quando la pietra s’intorbida vuol
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andò a dormire: e la mattina si svegliò a
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Bellinda l’anello, con la scusa di tenerlo un
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dito, e glielo nascosero. La Bellinda cominciò a disperarsi
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perché non poteva vedere la pietra dell’anello; e
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mano, lei vide che la pietra non era più
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alzate perché si sposava la sorella Carolina. Anche stavolta
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perché il marito legnaiolo la bastonava tutti i giorni
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per essersi trattenuta troppo la volta prima e disse
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e quando glielo ridiedero la pietra era tutta intorbidita
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a cena; venne fuori la mattina dopo, con l
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nozze e della sparizione. ¶ La notte andando a letto
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il secondogenito si tolse la spada e la mise
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tolse la spada e la mise di taglio in
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parte uno dall’altra. La Principessa non capì bene
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levato, anche lui aperse la finestra, e vide la
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la finestra, e vide la selva lì di fronte
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a caccia laggiù. ¶ E la Principessa: – Ma non ti
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tramutato in statua: e la Principessa non vedendolo tornare
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perso per davvero, e la città di nuovo si
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casa del pescatore intanto la cucina s’era nuovamente
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col cavallo il cane la spada lo schioppo, e
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quali come me? ¶ E la gente: – Che tipo buffo
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Venite sempre a chiedere la stessa cosa? Ma non
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risuscitato, e il Re la Principessa la Corte lo
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il Re la Principessa la Corte lo credettero sempre
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primogenito. Lui pure andò la sera a letto con
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sera a letto con la Principessa e mise la
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la Principessa e mise la spada in mezzo al
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lei dall’altra. E la mattina dalla finestra vide
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mattina dalla finestra vide la selva e disse: – Vado