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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Alberto Moravia, Il letto sul tetto, 1950

concordanze di «La»

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e rimangono ragazzi tutta la vita. Severino, per esempio
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si direbbe vedendolo, dietro la cassa, mentre distribuisce gli
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distribuisce gli scontrini: con la faccia bianca, grassa, pulita
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a fior di pelle, la fronte calva, la bocca
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pelle, la fronte calva, la bocca grave. ¶ Sembra un
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odiava Pianetta soprattutto per la differenza delle voci: in
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vita non aveva che la cassa e le burle
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non soltanto gli presentò la fidanzata, dicendole che il
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giorno che avesse raggiunto la somma che ci voleva
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ciociaro che comincia: "Quando la ciociara si marita a
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spago e a chi la ciocia...", con quel che
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sposava davvero. Precisò anche la data: il venti di
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offrirsi di trovar lui la camera in cui Pianetta
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dal porto di Roma. La stanza era di dietro
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deposito di laterizi. Sotto la finestra, con un dislivello
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un magazzino. Più in si vedevano il gazometro
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per aiutarlo a disporvi la famosa camera da letto
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era un gran che, la camera: un letto matrimoniale
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questi mobili, e spinse la commedia fino a buttarsi
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aveva con Pianetta. Ma la spiegazione di questo mistero
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questo mistero venne presto. La mattina del matrimonio, avviandoci
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del matrimonio, avviandoci per la via Ostiense verso la
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la via Ostiense verso la chiesa, Severino prese a
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Pianetta una burla colossale: la sera, mentre gli sposi
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sottostante alla finestra. Chiusa la finestra, la stanza sarebbe
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finestra. Chiusa la finestra, la stanza sarebbe apparsa, agli
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tu gli vuoi rovinare la prima notte di matrimonio
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le scarpe gialle, e la sposa, in un vestituccio
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un fazzoletto sulla testa. La chiesa era quella del
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una stampa colorata con la Madonna e qualche mazzo
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prete, lesto lesto, sbrigava la cerimonia, Severino che se
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so perché, aveva accettato la burla e anzi la
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la burla e anzi la trovava magnifica, disse sottovoce
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Al pranzo di nozze, la sera, dimenticai Severino e
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sera, dimenticai Severino e la sua burla e non
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erano andati a far la burla e, senza pensarci
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rovinato ogni cosa. Attraversai la strada, entrai in casa
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corsi difilato su per la scala al secondo piano
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che era troppo tardi: la stanza era completamente vuota
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era completamente vuota, salvo, dove stava il letto
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con l’ulivo benedetto. La finestra era spalancata e
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cuscini. ¶ Gridai, correndo verso la finestra: "Fermi... riportate indietro
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mi risposero: avevano scavalcato la finestra e ora camminavano
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tegole qua una seggiola, un’altra, più lontano
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cassettone, e, addossato con la spalliera al muro, il
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mi sentite... portate indietro la roba... se no, vado
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Dal tetto, mi giunse la voce di Severino: "Ma
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che si sporgeva dietro la sua spalla e domandava
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trattenersi e questa fu la ragione del disastro. Finì
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Finì, dal buio, con la sua voce fessa: "... a
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riuscito." Poi, voltandosi verso la moglie: "Ma ora è
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si ritirò e chiuse la finestra. ¶ Restammo a bocca
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facciamo adesso?... restiamo tutta la notte sul tetto?". ¶ Corsero
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arrese e si tolse la giubba restando in sottoveste
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braccia nude. Allora lui la prese per la vita
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lui la prese per la vita e venne con
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tetto. "Dove vai?" domandò la voce di Severino, spaurita
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misurato con l’occhio la distanza, disse: "È alto
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che restare qui tutta la notte". Severino adesso taceva
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piedi, da sportivo. Era la volta di Severino. Prima
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che lui fosse pesante, la grondaia, ad un tratto
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se ne andò con la moglie che era già