parolescritte
interroga:  scripta  ·  bsu  ·  civita

il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Giuseppina Torregrossa, Cortile nostalgia, 2017

concordanze di «La»

nautoretestoannoconcordanza
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2017
oggi, ah? Fai sempre la sconzajoco» la rimproverò l
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2017
Fai sempre la sconzajoco» la rimproverò l’altra seccata
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Ava’, non ti scantare, la puoi prendere». ¶ Quella allungò
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buchini dello sfilato siciliano. La piramide di frutta rovinò
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pavimento in ogni direzione. ¶ La piccola impaurita si ritrasse
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impaurita si ritrasse, incassò la testa tra le spalle
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altra come fosse morta. ¶ La madre osservò la zoppia
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morta. ¶ La madre osservò la zoppia della figlia più
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perfetta. Invece traballava come la gattina a tre zampe
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le propose di portare la piccola dal medico: «Sono
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medico: «Sono sicura che la bambina ha solo bisogno
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minuto con Maruzza, delicatamente la spogliò, la controllò di
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Maruzza, delicatamente la spogliò, la controllò di davanti e
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Ava’, dottore, le tocchi la fronte: pare un fiore
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detto che viene con la febbre» suggerì timida zia
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è bello asciutto, e la gola è rosea come
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un puntolino bianco» insisté la donna. ¶ Quello, senza darle
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tanto di laurea? ¶ Lungo la strada, zia Ninetta cercò
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quello che successe con la lingua?». Ma l’altra
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sua città, non se la passava tanto bene. Lo
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di distanza. ¶ Diviso tra la responsabilità di padre e
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carabiniere, consumò in breve la sua debole voglia di
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gli spazi aperti. Attraversare la strada gli procurava una
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gli mancava all’improvviso. La sua fronte s’imperlava
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giardino degli aromi, attraversava la zona delle palme risalendo
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delle palme risalendo lungo la collina. Superata la scalinata
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lungo la collina. Superata la scalinata del Fuga, si
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in prossimità del Gianicolo. La vista della città distesa
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dava un piacere immediato. La vertigine degli spazi aperti
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bacarozzi lo nauseavano e la signorina Primetta gli pareva
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dal Gianicolo. Gli pesava la sua impotenza: “E che
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con me, ché con la pancia piena tutto sembra
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in pizzo sulla sedia, la schiena dritta, le spalle
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il vaccino, troveranno anche la cura della poliomiel… polomel
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approfittarono, gli scesero lungo la gola, raggiunsero i polmoni
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contradanza, finché gli venne la polmonite. ¶ «Vai a marcare
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pari uno scheletro con la divisa!» gli disse. ¶ «Sono
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ricadeva a precipizio sotto la finestra. Mario bruciava dalla
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le guance scavate sotto la maschera d’ossigeno. Sul
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Una mattina, d’improvviso la febbre calò. I medici
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vedere. ¶ Mario finalmente trovò la forza di sollevare le
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capricci della figlia e la lasciava urlare nel lettino
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urlare nel lettino, chiudendosi la porta alle spalle. Talvolta
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Talvolta sbatacchiava di malagrazia la bambina che impaurita smetteva
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saper tenere a bada la violenza oscura che lo
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l’ha di soperchio la picciridda” si rammaricava. ¶ Quando
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espressione dell’amore materno. La teneva stretta a sé
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a sé per tutta la notte, abbandonato sulla poltrona
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Anche il Professore aveva la bava alla bocca, quello
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In un attimo allentò la cravatta e, slacciato il
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duro che premeva sotto la stoffa dei pantaloni. ¶ «Guardatemi
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travolgere dalla passione. Afferrò la donna con un gesto
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un attimo. Meglio chiudere la tenda, non vorrei che
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natiche erano occhi maliziosi. ¶ La donna armeggiò con fili
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le fu addosso e la prese lì, in piedi
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il piacere. Lui perse la dimensione del tempo e
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contratte in uno spasimo, la mente vuota, il cuore
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i soldi sul tavolo. ¶ La donna rifiutò il denaro
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perdenza.» ¶ Capitolo 8 ¶ Maruzza, nonostante la diagnosi del medico, non
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Zia Ninetta, convinta che la nipotina fosse non solo
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dotata di grandi talenti. ¶ La bimba era interessata all
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sui fiori del giardino, la sua faccina si faceva
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broncio tenero le piegava la bocca. Lo sguardo diventava
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i gridolini di stupore, la testa le cadeva sul
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e, cedendo al sonno, la bambina si spegneva di
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ispidi di tintura. Quindi la metteva nel lettone con
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lettone con delicatezza, neanche la spogliava per timore di
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sdraiava accanto e lasciava la mente libera di vagare
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fare programmi, ché passata la doglia ritorna la voglia
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passata la doglia ritorna la voglia. E poi non
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sei mesi, Maruzza ripose la lingua nel suo alveo
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Mma mma mamma» balbettava la notte disturbando la quiete
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balbettava la notte disturbando la quiete della casa. Melina
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primo gridolino tirava fuori la minna e gliela ficcava
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Guarda che sirruna tiene la picciridda» osservava zia Ninetta
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chiodo fisso della lavatrice. ¶ La piccola aveva fame di
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urlare. ¶ “Si stancherà” pensava la madre e la lasciava
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pensava la madre e la lasciava sbattere. A forza
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sotto gli occhi e la faccia smunta. ¶ Ninetta rimandò
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faccia smunta. ¶ Ninetta rimandò la partenza, non se la
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la partenza, non se la sentiva di lasciarle sole
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lasciò andare. ¶ Zia Ninetta la prese al volo: «La
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la prese al volo: «La picciridda cammina!» urlò. «Sarà
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possibile mai ’sta picciridda?» la rimproverò la madre. ¶ «Nica
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sta picciridda?» la rimproverò la madre. ¶ «Nica è» saltò
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sicurezza. ¶ Melina sbottò: «Insomma, la finisci?». ¶ «Vuole la frutta
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Insomma, la finisci?». ¶ «Vuole la frutta» replicò la zia
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Vuole la frutta» replicò la zia, «tu dagliela e
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il seggiolone. «Pigliala, ava’, la puoi prendere» ordinò alla
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il sederino, tira tira, la mano rimaneva sempre troppo
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troppo lontana dalla fruttiera. La zia la avvicinò fin
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dalla fruttiera. La zia la avvicinò fin quasi al
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sue dita appiccicose sfiorarono la buccia vellutata. ¶ «Eccola, eccola
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vellutata. ¶ «Eccola, eccola» urlò la donna divertita, «eccola, eccola
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alzati che c’arrivi.» ¶ La madre, esclusa dal gioco
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cu’ ’sta camurrìa!» urlò. ¶ La piccolina spaventata nascose gli
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più fortunata» rispose con la voce incrinata dal pianto
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vossia l’ha vista la picciridda?» ¶ «Sì e mi
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l’allattamento e pure la solitudine… Lo sai com
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solo pure lui. ¶ «Porta la picciridda dal dottore e
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dal dottore e con la scusa fai visitare Melina
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aiuto del Signore ce la farete, stai tranquillo. Guarda
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qui ’ntamato?» ¶ Mario varcò la porta con cautela, un
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di certezze e illusioni. ¶ La figlia era adagiata nella
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sulla testolina tonda. Solo la lingua, protrusa all’aria
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fece frusciare le foglie, la bambina allungò lo sguardo
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aria, sembrava felice. Lui la sollevò delicatamente, se la
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la sollevò delicatamente, se la appoggiò al petto e
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pensava orgoglioso. Le baciò la fronte. «Pare una bambola
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esclamò pieno di felicità. ¶ La moglie sull’uscio lo
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di doverlo risarcire per la figlia imperfetta. ¶ Il dottore
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si concentrò sulla bambina, la spogliò con delicatezza, la
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la spogliò con delicatezza, la girò davanti e di
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chiama sindrome di Down. La picciridda rimarrà per sempre
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i propri pensieri. ¶ «Se la malattia è ereditaria, vuol
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di scaricare sul marito la responsabilità di quella situazione
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Stop Vieni subito Stop La picciridda ammalata Stop saluti
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ammalata Stop saluti Mario”. ¶ La zia arrivò nel giro
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me pare perfetta» sentenziò la donna lasciando cadere la
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la donna lasciando cadere la valigia. Prese la bambina
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cadere la valigia. Prese la bambina tra le braccia
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le solleticò i piedi, la fece volare in aria
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lei nell’ingresso. ¶ «E la lingua?» le fece notare
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fa gli sberleffi» rispose la zia. E la sua
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rispose la zia. E la sua risata, sommata a
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tutti qui a festeggiare la picciridda». Nei giorni successivi
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sulla consolle dell’ingresso. “La fine di una festa
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triste.” ¶ «Tieni, Mario, prenditi la picciridda, così faccio un
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Accarezzò con un dito la testolina piena di ricci
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mente una tale minchiata?» la rimproverò posando la picciridda
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minchiata?» la rimproverò posando la picciridda sulla poltrona. Voleva
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stava vacillando. «Non fare la bambina» le disse a
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lamentò lei. ¶ «E basta! La figlia è anche mia
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non riesca a ragionare?» La mano aperta come se
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uscì sbattendo con forza la porta di casa. ¶ Il
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eppure aveva appena minacciato la moglie. Quella scoperta lo
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sincope.» ¶ Camminò per sbollire la rabbia, infine si sedette
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ordine. Due lanterne illuminavano la facciata dipinta da poco
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ancora state rimosse e la zona accanto al liceo
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madre di famiglia, con la vestaglietta a fiori abbottonata
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fiori abbottonata fin sotto la gola. ¶ «Che volete?» domandò
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anni di professione era la prima volta che qualcuno
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Buonasera» salutò Mario portandosi la mano alla visiera. Rimase
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disse Mario sollevando educatamente la tazza tra pollice e
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piegò sulle cosce, con la schiena appoggiata alla parete
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camino, e poi mentre la sua pancia si alzava
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svegliata dalla levatrice che la scuoteva di malagrazia: «Scimunita
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malagrazia: «Scimunita che sei!» la rimproverò. «Tuo figlio sta
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viaggio e tu fai la bella addormentata?» ¶ La ragazza
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fai la bella addormentata?» ¶ La ragazza si scusò: «È
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gambe erano di burro, la schiena intorpidita, il bacino
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e si stava facendo la pipì addosso. ¶ Ricadde indietro
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Matri Sant’Anna!» urlò la levatrice. «Stai per partorire
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levatrice. «Stai per partorire.» ¶ La prese allora tra le
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volte con voce cantilenante, la adagiò sul lenzuolo e
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travaglio per tirare fuori la picciridda, così grossa rispetto
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malochiddire che ti darà!». ¶ La bambina uscì a fatica
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gola. In compenso aveva la testa piena di ricci
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piena di ricci e la funcia di un porcellino
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funcia di un porcellino. ¶ La levatrice la pesò. «Alla
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un porcellino. ¶ La levatrice la pesò. «Alla faccia della
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della neonata: cinque chili!» ¶ La donna aiutò la puerpera
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chili!» ¶ La donna aiutò la puerpera ad attaccarla al
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attaccarla al seno e la piccola cominciò a succhiare
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giorno dopo, quando, smaltita la fatica del lungo travaglio
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quel porcellino roseo con la bocca spalancata. ¶ “Però la
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la bocca spalancata. ¶ “Però la picciridda è sapurita, niente
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Tentò allora di arrotolarle la lingua, la spinse a
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di arrotolarle la lingua, la spinse a forza contro
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due dita. ¶ Zà Enza, la vicina di casa, entrò
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che Melina stesse soffocando la figlia. ¶ «Che fai, scimunita
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urlò strappandole dalle braccia la neonata, che subito srotolò
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neonata, che subito srotolò la lingua fuori e riprese
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erano date di voce: «La picciotta strammìa», e cominciarono
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preparava il bagnetto, provava la temperatura dell’acqua con
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il gomito: «’Nzà mà la picciridda s’abbrucia». ¶ Insaponava
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e roseo, strofinando energicamente la voglia di fragola sul
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di acqua di colonia, la mamma se l’attaccava
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attaccava al seno e la allattava fino a quando
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allattava fino a quando la bambina si addormentava satolla
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Nei giorni a venire, la puerpera dell’imperfezione della
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con sgomento che era la vita a tenerla in
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scoramento, ché nel puerperio la tristezza è più dannosa
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gli occhi annacquati. ¶ «Finiscila!» la rimproverò l’altra. «Con
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che senza pensarci mostrò la foto al maresciallo. ¶ «Guagliò
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subito più leggero, ché la verità alla fine rende
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o core. Perciò io la licensa t’addò ’o
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a mmè: vai, battezzi la piccerilla e torni, siamo
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siamo intesi?» ¶ Mario partì la sera stessa. Zia Ninetta
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a trovarla pure io». ¶ La mattina dopo, il carabiniere
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emozione che gli attanagliava la gola. Si fermò sul
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il primo incontro con la figlia. ¶ «Congratulazioni! L’hai
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terra la bambola, sollevò la coperta ricamata, si sdraiò
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e tirò a sé la ragazza che, svegliata di
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paura. Lui le tappò la bocca con un bacio
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bacio e le sfilò la camicia da notte. ¶ Soppesò
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cosce. Com’era bella, la pelle candida, il viso
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sapeva cosa fare. Girò la testa da un lato
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dell’armadio: aveva ancora la divisa addosso, il cappello
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con le spalle contro la testiera del letto. Rimasero
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scivolò dalla sua parte. La ragazza gli si raggomitolò
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i denti legati e la lingua appiccicata al palato
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passione pazza, in cui la mordeva, la pizzicava. Melina
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in cui la mordeva, la pizzicava. Melina cercava di
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vergogna per intimità. Ma la vera intimità, fatta di
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della vita in caserma; la moglie lo ascoltava, scuoteva
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moglie lo ascoltava, scuoteva la testa per negare o
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testa per negare o la piegava per affermare, ma
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il cuore in pezzi. La capitale lo accolse con
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capitale lo accolse con la solita cinica indifferenza. “Uno
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uno meno” sembrava dire la città eterna, mentre il
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lenirgli le ferite. ¶ Persino la caserma ora gli sembrava
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nelle amicizie virili trovò la stabilità e il conforto
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lo resero sereno e la scontentezza si stemperò nella
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si ripeteva, aveva trovato la quadratura del cerchio. ¶ * * * ¶ A
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aveva sussurrato Melina dentro la cornetta. Sembrava imbarazzata e
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a piangere orgoglioso per la nuova vita, e impaurito
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il suo volubile colon. La testa tra le mani
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forzava l’aria dentro la pancia, che poi svuotava
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Dopo un po’ con la mente calma prese a
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Mi sento solo. E la città mi fa paura
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sembra molto giovane.» ¶ «È la mia fidanzata, sembra più
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da sola. ¶ «Quella accanto, la sorella, ti piace?» ¶ «Non
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mio paese e te la presento. Magari ti innamori
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Il Mancuso non se la sentì più di mentire
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su e giù per la stanza, dilaniato tra amicizia
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nuovo governo Tambroni tracciò la sua linea ipocrita e
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consigliere comunale?” si dannava. ¶ La gente intanto aveva reagito
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possibile. ¶ Gli scontri per la libertà negata cominciarono al
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medaglia d’oro per la Resistenza, studenti e camalli
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con gli animi infiammati. La polizia li caricò. ¶ L
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un picciutteddu sidicino; Rosa La Barbera una madre di
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femmina è come estirpare la radice della vita” pensò
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stai? E il bambino?». ¶ «La mamma è morta» annunciò
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vedere.» ¶ «Non fare così» la rincuorò il marito, «il
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era un gran silenzio, la gente se ne stava
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lei cercò di mantenere la calma. Guardò l’orologio
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orologio, erano le tre, la levatrice sarebbe arrivata di
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aveva finito di pagare. ¶ La sua pancia si induriva
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l’ombelico, aspettando che la doglia scemasse. Si piegò
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cantava certe romanze languide. La melodia penetrava nel cuore
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ricordi affioravano alla memoria: la luce trasparente del cielo
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occasioni importanti della vita: la tenerezza di una madre
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tenerezza di una madre, la protezione di un padre
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di “Cortile Nostalgia”. ¶ Quando la signorina smetteva di suonare
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penso proprio, oramai sono la signora Mancuso» aveva rifiutato
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determinazione. ¶ Così aveva attraversato la via Maqueda, spartiacque tra
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ingresso trionfale all’Albergheria. ¶ La casa le era sembrata
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le era sembrata accogliente, la cucina ampia e luminosa
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al piano superiore, soleggiate. La gattina Olivia saltellò incerta
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li voglio subito; prima la televisione.” ¶ Ragionava come la
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la televisione.” ¶ Ragionava come la pastorella che andava a
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che andava a vendere la ricottina al mercato e
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ignorando che per natura la vita sfugge a qualsiasi
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i soldi delle sigarette. La ragazza ritirava il vaglia
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posta, una piccola parte la destinava alle spese quotidiane
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negarle anche il necessario. ¶ La solitudine non le era
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controllavano che nessuno importunasse la giovane sposa del loro
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aveva appena sedici anni. La chiamavano “donna Melina” per
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qualcosa. Lei rifiutava scuotendo la testa, non voleva contrarre
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aggiravano disorientati nel quartiere. La tolleranza era una virtù
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solidarietà e alla riservatezza. ¶ La domenica a Santa Chiara
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tra di loro per la messa lasciandosi cullare dai
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il suo uomo lontano. ¶ La madre ogni tanto passava
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non consumato» sospirava scuotendo la testa. La ragazza non
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sospirava scuotendo la testa. La ragazza non capiva e
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aveva còlto qua e allusioni, commenti, ma dell
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casa, dal canto loro, la prendevano bonariamente in giro
269
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in giro, ché non la consideravano una moglie a
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allusioni grossolane delle comari la fecero soffrire. Giorno dopo
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quando a Mario concessero la prima licenza. Gli storni
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che all’isola Tiberina la cascatella non faceva rumore
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Quello ubbidiente tirò giù la mano, fece un paio
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parola di commiato infilò la porta. Corse per via
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il vicolo del Cedro, la via della Paglia, finché
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apriva, vasta e inospitale, la piazza di Santa Maria
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metri tra lui e la fontana centrale gli sembrarono
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e il regalo per la moglie: un Colosseo in
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che poi non trovi la strada del ritorno» lo
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uno scompartimento vuoto, appoggiò la testa allo zaino e
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dormire. Ma per tutta la notte non fece altro
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Messina a Termini Imerese la ferrovia correva parallela a
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ancora del tutto fermo. La luce del primo sole
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delle Sette Fate che la prima messa era appena
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era appena finita e la gente sciamava sul sagrato
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punta di piedi, pregustando la sorpresa della moglie. ¶ Nel
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a quattro e spalancò la porta della camera da
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improvviso. Scaraventò per terra la bambola, sollevò la coperta
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la mandò a fare la spesa al mercato di
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dal tepore della primavera, la ragazza risalì con indolenza
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ragazza risalì con indolenza la via Ponticello, seguendo gli
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languore nelle viscere e la testa ovattata come in
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gli occhi, un giovanotto la stava fissando. D’istinto
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fissando. D’istinto allargò la bocca in un sorriso
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desiderio di rivederlo e la paura di incontrarlo di
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di incontrarlo di nuovo. ¶ La mattina dopo, appena girata
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mattina dopo, appena girata la cantunera di via dei
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Pure io» rispose lui. ¶ La ragazza non seppe cos
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così liso che attraverso la stoffa s’intravedeva un
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Mi proteggerà per tutta la vita e i miei
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tremava come se avesse la febbre, afferrò la ragazza
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avesse la febbre, afferrò la ragazza per la vita
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afferrò la ragazza per la vita: che incantevole fragilità
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affidabile, giusto?» ¶ «Giusto» convenne la madre. «Ma ti piace
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po’ di simpatia me la fa…» ¶ E con questa
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E con questa considerazione la ragazza mise il punto
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padre Gaetano. Non era la prima volta che il
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erano più così penose. ¶ La sera a letto ci
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piaceva tutto della fidanzata: la pelle trasparente e le
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il vezzo di calare la testa per dire sì
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momenti immaginava di stringere la giovane fidanzata, di morderla
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e correva a infilare la testa in un secchio
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portò dietro senza risolverlo. ¶ La cerimonia si svolse poche
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partenza per il Continente. ¶ La sposa era graziosa nel
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morire piuttosto che pagare la sarta. Melina però era
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in chiesa. Il pizzo la fasciava come una seconda
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limitare del collo, scoprendo la fossetta del giugulo. Un
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Un velo le copriva la chioma lucida scendendo in
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di Melina, neri come la pece e assenti come
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grandi. ¶ Mario dal finestrino la salutò con un cenno
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Mario si sentì sperduto. La città era grande e
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perché alcuni mesi dopo la fuga aveva ricevuto una
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in cerca di lei. ¶ La trovò in un appartamento
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a viale di Trastevere. ¶ La zia se lo strinse
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e le unghie smozzicate, la fatalona bionda che lo
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una fregatura» lo informò la donna, che per colpa
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utopie” si ripeteva. Soffocare la sua acrimonia era l
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andar via. ¶ «Questa è la tua casa, vieni a
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al petto e piegando la testa da un lato
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un attimo Mario rivide la zia Ninetta seducente e
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nell’animo. ¶ “E se la zia c’avesse ripensato
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scommettere sugli affetti veri. ¶ La camera, uno stanzino stretto
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già pronta da giorni. La notte il pavimento brulicava
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panciuti, cui lui dava la caccia armato di una
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Quegli schifosi coinquilini erano la sua dannazione e quando
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un’anziana zitella con la vocazione e l’odore
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Si siddiano per niente.» ¶ La conosceva anche lei la
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La conosceva anche lei la leggenda: “’Ntra ’stu Curtigghiu
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li Setti Fati, ’nta la vanidduzza chi spunta ’nfacci
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Chiara, vonnu diri ca la notti cci vinìanu sette
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stu magisteriu, e poi la matina spiriànu e un
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parrava cchiu”. ¶ «Shhh, dietro la finestra sono, lo senti
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di fora talvolta avevano la luna storta e facevano
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carnose erano rosse come la passione che cercava tra
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ancora arrivato; nell’attesa la donna si occupava di
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parte opposta si ergeva la chiesa di Santa Chiara
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se nulla fosse successo. La nostalgia questa volta gli
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nelle sue vene. Quando la piena si ritirò, aveva
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quel periodo che abbandonò la scuola per navigare in
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per il verso giusto. La luce intensa penetrava a
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squarci nelle mura bombardate, la cupola della chiesa del
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All’alba, stralunato, infilava la porta e riprendeva a
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due ragazzi gli sbarrarono la strada. ¶ «Di qua non
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pace e si strinsero la mano. ¶ Mario scoprì per
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mano. ¶ Mario scoprì per la prima volta il piacere
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Porta di Castro, sotto la quale scorrevano le acque
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mezzogiorno. Radeva con cura la folta peluria che da
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U Prufissure gli apriva la porta in vestaglia e
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e pantofole e dava la stura alle sue geremiadi
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con Eva. Potevo fare la figura del garruso?» ¶ L
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finestra urlando: «C’è la mappina rossa, corri, Mancuso
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lo raggiunse al finestrone. ¶ «La vedi la mappina? Se
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al finestrone. ¶ «La vedi la mappina? Se è bianca
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dai palermitani. ¶ «Professo’, e la lezione?» protestò. ¶ «Pure questa
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a fiori, all’epoca la divisa di ogni esemplare
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cappello tra le mani. La donna lanciò uno sguardo
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raggiunto il letto e la buttana si era abbarbicata
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le gambe incrociate dietro la schiena di lui, le
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alcun tremolizzo. L’uomo la assecondò finché i loro
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insieme al trotto. ¶ Lui la colpì sulle natiche con
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colpì sulle natiche con la mano aperta: «Arrì, ahh
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redini immaginarie. ¶ Lei scuoteva la testa, i capelli volavano
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suo corpo. Gli girava la testa, lo stomaco era
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era sottosopra e aveva la nausea manco avesse navigato
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vera e propria tragedia: «La mia morte l’avrete
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prima di andarsene sbattendo la porta. ¶ Melina si sentiva
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solo: l’indipendenza economica. ¶ La madre la invitava a
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indipendenza economica. ¶ La madre la invitava a cercarsi un
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più costituisse moneta sonante. ¶ La ragazza a sposarsi proprio
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all’unisono, ed era la prima volta che si
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su qualcosa. Così, finita la scuola dell’obbligo, Melina
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era rimasta a fare la fimmina di casa senza
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Una mattina di marzo la madre la mandò a
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di marzo la madre la mandò a fare la
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corda tirava. “Bene, così la faccio finita” si disse
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Perché non parli, così la facciamo finita?» gli sussurrò
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Dài, dillo, non vale la pena di soffrire per
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più, aveva perso sensibilità, la sua mente al contrario
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dignitosa avrebbe potuto riscattare la sua intera inutile vita
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ma come muori» ebbe la forza di dire. ¶ Quelli
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l’onestà non era la sua vera vocazione, tornando
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come un gagà capriccioso; la nostalgia era la nobile
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capriccioso; la nostalgia era la nobile scusa con la
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la nobile scusa con la quale giustificava i suoi
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di un vecchio commendatore. La differenza d’età tra
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età tra lui e la sua matura fidanzata quasi
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si vedeva più, ché la vecchiaia è una malattia
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pudore. Infine salutava con la speranza di non incontrarle
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Non gli piaceva tradire la fidanzata, di cui adorava
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adorava le grandi mammelle, la pancia rilassata, i morbi
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all’attaccatura della coscia. La carnalità greve lo eccitava
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ancora schiuso. ¶ Si trovava, la donna, in una fase
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fase di passaggio tra la maturità e la decadenza
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tra la maturità e la decadenza, ed era proprio
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era proprio questo che la rendeva attraente, come un
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scomparso di cui rimane la luminosità oltre la linea
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rimane la luminosità oltre la linea dell’orizzonte. ¶ Ninetta
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era messa a fare la bustaia. Cuciva pancere, sottovesti
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imbottiture che chiamava “pescetti”. La sua missione era di
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signore romane ormai facevano la fila per acquistare corpetti
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rendesse unica e indimenticabile la “prima volta”. In quelle
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ognuna di loro riponeva la segreta speranza di essere
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diva del cinema. ¶ Sotto la superficie quieta delle abitudini
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e, quando rientrava, recitava la parte della vittima. ¶ Fu
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Lei lo trattenne per la giacca: «Non ti offendere
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amichevole e gli tese la mano: «Mi chiamo Livia
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le guance imporporate sotto la barbetta rada; d’un
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sembrava aver perso tutta la sua baldanza. ¶ Livia aveva
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prima vista. ¶ Antonio incontrava la ragazza ogni mattina a
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i giovani, le donne, la lotta di classe… «E
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ne capiva niente, ma la ascoltava attento, addentrandosi timidamente
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complicati lo stancavano e la testa sembrava scoppiargli, interrompeva
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sì che va bene.» La ragazza sventolava un giaccone
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gli era stata restituita la giovinezza. ¶ Ninetta non era
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sono tanti” si diceva, “la giovinezza, poi, chiama giovinezza
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Ma alla notte Antonio la riempiva di baci e
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dura, è fortuna” concludeva la bustaia prima di spegnere
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bustaia prima di spegnere la luce. ¶ Antonio però aveva
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nervi, come del resto la prestigiosa clientela che comprava
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prestigiosa clientela che comprava la biancheria senza contrattare. «Borghesucci
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disprezzo. I soldi che la donna metteva di nascosto
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profumi che aleggiavano per la casa, i salamelecchi che
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Ah, la nostalgia!» sussurrò la donna. «Succede anche a
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una scimunita?» ¶ Maruzza calò la testa. ¶ «E tu mi
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Si, sì» rispose con la faccia trasformata dall’attesa
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un dolore…» ¶ «Nostalgia?» suggerì la bambina con gli occhi
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mani grandi e se la strinse al corpo. Emanava
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che mi fa passare la nostalgia. Sai, i primi
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Mi mancavano gli amici, la famiglia. La notte non
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gli amici, la famiglia. La notte non riuscivo a
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Cominciò a scuotere energicamente la pentola, ché la carne
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energicamente la pentola, ché la carne era così secca
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un niente al fondo. La bambina aveva l’acquolina
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disse Madame. «Pollo bicicletta, la specialità della casa. Purifica
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quel calderone di razze, la bambina ci stava bene
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vita le piaceva tutto, la sua casa pulita e
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era un piacere irrinunciabile. La felicità era un brivido
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malandrino che saliva lungo la schiena, l’eccitazione un
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onda sincrona che sollevava la peluria delle braccia. ¶ La
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la peluria delle braccia. ¶ La domenica, dopo la messa
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braccia. ¶ La domenica, dopo la messa, filava in piazzetta
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tappete, uno biscotto!» ¶ Quelli la seguivano con gli occhi
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occhi stralunati e ondeggiavano la testa da un lato
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periodo più spensierato per la piccola Mancuso. La sua
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per la piccola Mancuso. La sua coscienza, non gravata
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essere umano non ama la ripetitività, ché se la
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la ripetitività, ché se la felicità fosse eterna, nessun
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su Ninetta, capì che la quiete era finita. Quando
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allora il prete ebbe la certezza che la catastrofe
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ebbe la certezza che la catastrofe incombeva sull’Albergheria
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bontà divina. ¶ «Sia fatta la tua volontà» sospirò e
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per via Roma con la sua solita andatura malandrina
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di buona fattura per la strada più elegante della
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i polsi legati dietro la schiena, manteneva un atteggiamento
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li percorse senza inciampare. La prima rampa piegava un
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in un pianerottolo quadrato; la seconda, una fila di
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Taccitedda, perciò aveva firmato la sua condanna a morte
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Adesso si avviava verso la fine, tenuto al laccio
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tessuto dell’abito sentiva la roccia scabra della grotta
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uno dei due, strattonandolo. La sua giacca s’impigliò
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sdraiato sul pavimento sporco, la faccia affondata nella terra
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gli occhi al buio, la roccia era così chiara
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le irregolarità delle pareti, la concavità delle sedute disposte
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di fronte all’altra, la convessità delle spalliere; il
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respiro e aspettò con la testa incassata nelle spalle
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m’allordo i causi.» ¶ La voce era piovuta dall
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buio il boss, seguendo la scia di una torcia
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di primavera che scaldava la pelle, un buon profumo
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ultimo rintocco, «sennò chi la sente a mia moglie
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in maniera scomposta, più la corda tirava. “Bene, così
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fatica che faccio! Con la lavatrice sarò più libera
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camurrìa!» esclamò Melina chiudendosi la porta alle spalle. ¶ Capitolo
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porta alle spalle. ¶ Capitolo 16 ¶ La guerra era finita da
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camere e cucina con la cessione del quinto, avevano
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del quinto, avevano sepolto la loro memoria sotto un
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erano emigrati all’estero, la maggior parte in Germania
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che gli aveva rifiutato la prova d’amore, altri
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molta fantasia, stavano modificando la fisionomia del mandamento. Capitava
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dall’oggi al domani la strada, o che un
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era venuta da lui. ¶ La gente del quartiere aveva
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affidava a Dio per la soluzione dei problemi, nutriva
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che l’ignoranza ostacolasse la realizzazione del suo sogno
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perdeva occasione per predicare la fratellanza: «Palermo non ha
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non perdesse per sempre la propria anima. Era infaticabile
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leggere e a scrivere. La raccolta degli abiti usati
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ladri: cittadini del mondo. ¶ La domenica il prete indossava
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Itivinni tranquilli»: era questa la sua benedizione alla fine
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ritornello, curcuma e anice la contromelodia. ¶ Gli stranieri usavano
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per tenere a freno la nostalgia, come d’altronde
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una gran da fare. La gente le invocava di