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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Sandro Veronesi, Una giornata con Manlio Cancogni [introduzione a "Azorin e Mirò" di Manlio Cancogni], 1996

concordanze di «La»

nautoretestoannoconcordanza
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avevo un regno. Facevo la villeggiatura a Fiumetto, e
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per mezzo isolato lungo la via Colombo, attraversava l
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fino all’incrocio con la litoranea per un altro
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particolarmente spettacolare nel rastrellare la spiaggia, era amico del
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barca a vela con la qualifica di pruaccino, termine
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altra fino al bagno La Perla, che aveva altalene
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e Chiarugi. Al di di quei confini, per
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È stato, quel regno, la cosa più bella che
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per poi andarsene con la moglie a svernare a
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lui, a ottant’anni, la sua la vive adesso
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ottant’anni, la sua la vive adesso; io, a
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io, a trentasette, per la mia devo ancora aspettare
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accanto alla sua che la sogno. ¶ Tutto questo per
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indirizzo, e per spiegare la difficoltà che ne è
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sicuro non sono io la persona adatta per questo
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di alzare un poco la serranda. Appena cominciato a
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confidenza. L’amore per la Versilia, d’accordo: ma
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per il Bologna, per la geografia, per l’Australia
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ha fatto irruzione con la fulmineità di una fiocinata
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E troppo poca, certamente, la mia professionalità per riuscire
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molto vicino proprio durante la lettura di Azorin e
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percettibili che tiene insieme la formidabile amicizia tra Azorin
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è perfetto per raccogliere la forza pura, altera, infantile
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talmente radicale che anche la ribellione, così sgargiante e
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quanto tiri al tragico la solitudine che ne consegue
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solitudine che ne consegue. La grazia che ispira Azorin
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quanto il disimpegno, e la letteratura popolare quanto quella
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di periferia per appagare la loro personale estetica dell
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del genio inavvertibile che la ispira, sempre sfuggendo alla
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Mirò, comunque, scritto durante la guerra, fu rifiutato dagli
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dagli editori, tanto che la sua comparsa ebbe luogo
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dopo riuscì a vedere la luce in volume, insieme
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racconto lungo, Dov’era la verità, e a un
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passare perché nel 1968, con la riedizione di Rizzoli, Azorin
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convinto rimescolamento dei paesaggi, la storia dell’amicizia tra
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personaggio di Mirò, con la poetica del sub-limine
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chiave definitiva per penetrare la laconica radicalità di uno
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sfortunato romanzetto giovanile, anche la visione del mondo di
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reso ancor più personale la mia lettura di Azorin
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rende ancor più imbarazzante la prospettiva di parlarne con
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ritrova semmai a recitarne la parte conclusiva, dopo che
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che per mezzo secolo la vita vera è andata
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po’ in su», è la risoluzione che ci sbarazza
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da due rovinose alluvioni, la seconda delle quali appena
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dei torrenti sfondati, anche la recente buriana d’agosto
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sopravvive tra le rovine. La strada per proseguire, ci
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posti, infatti, dove faceva la villeggiatura negli anni Venti
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della Pania della Croce. La sua altezza e la
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La sua altezza e la sua compattezza l’hanno
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è voluto ritornare. Lasciata la macchina, mi guida in
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anticipandomi a ogni incrocio la vista vertiginosa che si
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cosa prova, dev’essere la stessa cosa che ho
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da bere, assicura Cancogni, la troveremo lungo la strada
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Cancogni, la troveremo lungo la strada. La salita, affrontata
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troveremo lungo la strada. La salita, affrontata con passo
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delle domande, sulla guerra, la Resistenza, su Cassola, sulla
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perché, a Firenze, dopo la guerra, per un certo
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a proposito di tirare la bomba atomica su Mosca
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delle prime elezioni repubblicane, «La Nazione» si era schierata
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Così anche Cancogni scelse «La Nazione»: ma senza rendersene
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comunista, e conoscevo bene la loro strategia, quel loro
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un vero irresponsabile. Se la Democrazia Cristiana non avesse
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per me sarebbe stata la fine». Poi tace. «E
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radicale. Ma niente, me la cucirono addosso e via
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una strada asfaltata, ma la abbandoniamo quasi subito per
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quasi subito per riprendere la mulattiera, che comincia a
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tanto s’intravede oltre la boscaglia. Non c’è
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distinguono Terrinca, Levigliani e la strada di Arni: e
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meraviglioso, val bene tutta la fatica fatta per raggiungerlo
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è lui che accusa la coincidenza. «Io lo leggo
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a declamare a memoria la preghiera di Jacopo del
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Anche se non grida la sua voce risuona in
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voce risuona in tutta la vallata, moltiplicandosi in morbidi
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mi salta agli occhi la lampante analogia tra questa
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lì». Poi, dato che la mia stanchezza dev’essere
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il suo ultimo balzo la scabra parete della Pania
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Croce, che incombe con la sua vetta sempre immersa
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tende, sparse qua e , e un rifugio in
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di tornare indietro. Sopra la porta c’è un
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che non dovrei, ma la sete non si placa
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mi chiedo se ce la farò a tener dietro
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alpino. Sì che ce la farò, mi rispondo: di
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puri nervi, ma ce la farò. Lo seguo tignosamente
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da lì in poi la sua andatura si fa
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quel tanto che me la rende sopportabile senza fatica
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di cammino, quello sotto la strada asfaltata. Ci raccontiamo
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in Georgia, a vedere la casa di Flannery O
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un finto reportage scritto la settimana scorsa. C’erano
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mio è Belacqua, con la sua meravigliosa pigrizia, e
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nella condizione di Belacqua la vera beatitudine, e per
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vau cantan;/ consiros vei la passada folor,/e vei
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temps de ma dolor». ¶ La campagna apuana ridiventa Versilia
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secondarie, a ognuna associando la rispettiva reminiscenza dei tempi
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finestrino della sua fuoriserie, la furia incontenibile di un