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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Federigo Tozzi, Gli egoisti, 1923

concordanze di «Le»

nautoretestoannoconcordanza
1
1923
di pane per mangiare, le cose più dolci e
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1923
a farsi noto. Dopo le prime esaltazioni, aveva sentito
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1923
cinica; poi aveva preso le cose con più calma
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1923
intelligente; rinnovata da tutte le regioni d’Italia. Se
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1923
il sole ficcarsi dentro le cose. ¶ In Piazza della
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1923
che il sole e le ombre non volessero farlo
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1923
lungo una parete, sopra le loro colonnine, fino in
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1923
e si grattava, con le unghie, i capelli folti
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1923
rimasto soltanto dove erano le cuciture dei bottoni, si
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1923
smise di grattarsi, pulendosi le punte delle dita con
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1923
più magro; gli venivano le occhiaie, e i suoi
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1923
non aveva nè meno le curiosità faticose dei primi
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1923
vero; non ci credeva. ¶ Le cupole delle chiese di
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1923
di luna faceva distinguere le facciate e i muri
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1923
seduta in terra, con le spalle al muro, smoveva
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1923
guardava fisso; mentre sopra le ciglia, quasi dentro gli
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1923
stato a trovarla, se le aveva detto di aspettarlo
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1923
tre uomini dormivano tra le colonne della chiesa di
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1923
si sporse a prendere le persiane per chiuderle. ¶ Un
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1923
stelle sempre uguali, sempre le stesse. Il sentimento di
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1923
sua nevrastenia; quando tutte le cose ch’egli vedeva
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1923
essere un musicista. E le rispose: ¶ — Te lo dirò
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1923
amor proprio abituale. Perfino le mani di Albertina, un
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1923
bigia, tutta uguale, con le due punte del petto
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1923
un cappello bianco; che le lasciava scoperti i capelli
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1923
grande, quasi infinita; con le campagne ombrate soltanto dalle
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1923
cupo. E, su per le cime, invece, sembravano trasparenti
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1923
non obbediva alla volontà, le gridò: ¶ — Stanotte, scriverò la
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1923
costretto a obbedirle. Tutte le volte ch’era riuscito
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1923
violenze di melodie, durante le quali gli pareva di
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1923
volse a guardare Roma. Le case, sotto la nebbia
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1923
orizzonte, c’erano soltanto le cupole delle chiese; quella
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1923
venne da piangere; perchè le stesse sensazioni della notte
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1923
di vederla subito; baciandole le mani, facendosi prendere le
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1923
le mani, facendosi prendere le tempie. ¶ Ma dopo, mentre
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1923
stordimento della voluttà, egli le disse: ¶ — Stanotte ho lavorato
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1923
chiari; s’inumidirono. ¶ Allora le disse scherzando, ma con
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1923
subito, e voleva che le chiedesse scusa. ¶ Lasciata Albertina
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1923
dal Foro Traiano. ¶ Tra le colonne avevano falciato l
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1923
e gli brillavano sempre. Le mani piuttosto affilate e
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1923
non si tagliava mai le unghie; soltanto quando la
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1923
Il Carraresi, che odiava le ambizioni del Gavinai come
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1923
del Gavinai come tutte le vanità, rispose: ¶ — Io preferisco
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1923
gli si vedevano tremare le mani. Si levò la
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1923
gli cadesse di tra le dita, la spense e
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1923
d’una immensa fogna. Le donne, dico le signore
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1923
fogna. Le donne, dico le signore, hanno l’aria
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1923
non ci potrei stare! Le signore mezze nude, gli
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1923
gli anelli alle dita! Le automobili che corrono! ¶ Dario
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1923
si fece giocondo: anche le rughe sembravano un sorriso
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1923
che io ammetto soltanto le donne oneste; quelle che
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1923
credi? ¶ — Sarà come tutte le altre che fanno come
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1923
Al Carraresi tremavano ancora le mani; nei suoi occhi
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1923
fissava sovente, da sotto le ciglia; e il suo
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1923
da quanto gli tremavano le mani, quelle mani che
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1923
scema, Dio facesse piovere le fiamme. La disprezzo perchè
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1923
Ma si placò guardando le sponde del Tevere; larghe
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1923
branchi, usciva di tra le piante basse; a cui
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1923
che andava in polvere. ¶ Le pecore scesero a bevere
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1923
per tutto, affondavano con le zampe. E il greto
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1923
salti. Il pastore picchiava le più tarde e quelle
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1923
alle più lontane tirava le zolle. Sul ponte, il
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1923
piena di osterie, tra le quali cresceva soltanto l
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1923
salita della Camilluccia; con le insegne di legno e
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1923
i convolvoli appassiti e le rose sfiorite al sole
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1923
più fitti, apparivano dietro le fronde dei platani come
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1923
Una ragazza balzò verso le tenebre della Passeggiata di
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1923
di tutto per guarirlo. Le veniva anche da piangere
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1923
a sorridere; e, tutte le volte che Albertina voleva
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1923
soltanto qualche eucalipto, con le foglie inaridite, quasi gialle
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1923
strisce e a brandelli. Le cornacchie volavano basse, dove
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1923
il vestito nero come le cornacchie. Mentre le bardature
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1923
come le cornacchie. Mentre le bardature dei cavalli, che
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1923
piccolo cerchio di lecci. Le case avevano i tetti
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1923
e i davanzali sotto le finestre. Sulle terrazze, rosseggiavano
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1923
antica, un orologio con le lancette di ferro arrugginito
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1923
meglio. Un astore, con le ali tese come se
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1923
il sole passava tra le foglie. ¶ Dario era ancora
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1923
con quella bontà che le piaceva tanto: stava per
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1923
tanto: stava per battere le mani dall’allegrezza; incoraggiandolo
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1923
E perchè Dario non le parlava ancora? ¶ Pareva che
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1923
un poco verdastri! Mentre le ombre delle case di
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1923
come l’acqua; e le nuvole si riflettevano, ingrandite
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1923
desiderio: la baciò e le morse tutta la bocca
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1923
voleva trattenerlo, ed egli le disse: ¶ — Oggi ti amo
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1923
e strinse, con ira, le mani di Albertina. Gliele
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1923
amare! ella disse. ¶ Allora le baciò le mani, dentro
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1923
disse. ¶ Allora le baciò le mani, dentro le palme
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1923
baciò le mani, dentro le palme; come se fossero
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1923
tanto buona! Perchè non le comprava, in Piazza di
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1923
tanti fiori da indolenzirsi le braccia. Come gli era
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1923
che lo turbava; con le gambe un poco magre
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1923
ricordandogli, al movimento, tutta le persona. Si sarebbe avvicinato
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1923
piangere dalla tenerezza: E le avrebbe detto, sotto voce
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1923
si fosse alzata allora, le si appiccicavano le labbra
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1923
allora, le si appiccicavano le labbra insieme; e i
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1923
i capelli ossigenati e le unghie lucidate; i piedi
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1923
specchi che pigliavano tutte le pareti. ¶ Dario si sentì
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1923
mi sento proprio pacifico! ¶ Le vene delle sue tempie
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1923
che gli lustrava; e le labbra come ingrossate da
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1923
acuminato. Guardandolo, si sentivano le sue ossa. I denti
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1923
E bastava che muovesse le dita, coperte di ciuffi
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1923
Accorsero due camerieri; e le grida si acquietarono. Il
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1923
contare, puntando lesto lesto le dita su ogni moneta
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1923
allontanarsi da Dario. ¶ Ma le veniva da piangere; e
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1923
questa decisione. Anzi, tutte le volte che aveva pianto
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1923
durante lo stesso giorno le cose sarebbero andate in
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1923
a lui; che, forse, le avrebbe imposto di rassegnarsi
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1923
dolce. Proprio come quando le dispiaceva che suo padre
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1923
suo padre facesse cogliere le rose del giardino, ch
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1923
l’intera giornata che le restava prima di lasciare
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1923
da ogni parte, su le sponde, le vetrici, quasi
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1923
parte, su le sponde, le vetrici, quasi dello stesso
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1923
toccando l’altro con le chiome rotonde, benchè fossero
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1923
è vero. ¶ Egli, allora, le notò: ¶ — Tu hai sempre
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1923
fosse già il rimorso, le gridò: ¶ — Quando sarai tornata
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1923
che tra lui e le cose ora c’era
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1923
campagna, attorno, sbiadiva; lentamente. Le ombre cadevano dalle colline
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1923
onesta, e buona. ¶ Come le dispiaceva di lasciare Dario
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1923
mai; e, qualche volta, le pareva di tornare a
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1923
sè, come se egli le avesse dato un appuntamento
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1923
voleva trovare. ¶ Quando giunse, le parve impossibile che le
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1923
le parve impossibile che le parlassero quelli della sua
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1923
Per tutta quella giornata le parve anche di essere
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1923
nella sua casa tutte le cose intatte come una
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1923
volta; come se non le avesse lasciate mai. Con
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1923
piacere così tranquillo; che le pesò su la coscienza
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1923
come una sbarra che le volesse impedire di aprire
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1923
dell’alba facesse staccare le nuvole dalle montagne; dove
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1923
con tutte e due le mani. La rosa, arrampicata
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1923
la punta, entrarono tra le stecche della persiana e
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1923
avrebbe voluto mettersi sotto le ruote del treno. Credette
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1923
grigio pallido. Mentre, invece, le due cupole delle chiese
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1923
anima s’aprisse come le nuvole nel cielo d
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1923
sempre a lei, e le fosse stato fedele come
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1923
senza volere quasi tutte le strade dove era stato
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1923
un caldo afoso; e le stelle erano velate senza
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1923
senza nessun colore, lungo le mura Aureliane. ¶ Un suono
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1923
ira e a tutte le volte che gli pareva
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1923
di martoriarsi. ¶ CAPITOLO XI. ¶ Le giornate del Gavinai erano
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1923
prudenza, non voleva mandarle le lettere a casa. Sperava
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1923
desiderio vivo, di come le baciava la bocca e
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1923
bocca e di come le sue mani entravano dentro
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1923
l’acqua verde come le foglie degli alberi; tra
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1923
la Villa. Allora egli le prese la mano, che
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1923
di non osare più, le baciò la mano. Ella
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1923
evitando di guardarlo, benchè le paresse di vederlo lo
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1923
prima di aprirsi; con le mani belle perchè erano
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1923
pieno di acqua, che le pesa e la sente
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1923
e degli stroppioni; con le foglie pungenti. Gli piaceva
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1923
qualche volta sentiva ravvivare le cose lontane della giovinezza
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1923
si sa dove passi le giornate! ¶ — Ti lascio dire
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da ieri, trovasse chi le volesse bene da vero
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fossero sorelle, anche se le conosco poco. ¶ Dario lo
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1923
facesse per lui. Lasciando le ultime case gli pareva
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deserto come la campagna. Le macerie s’erano coperte
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1923
da per tutto, tra le pietre. ¶ Credette che il
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avesse dovuto rivederle più, le statue grigie sopra la
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1923
un grano di polvere. Le statue sopra la Basilica
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1923
ne sentiva appagata: tutte le volte che restava un
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1923
restava un momento sola le veniva il desiderio di
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1923
dove ormai era? Forse, le piaceva assicurarsi che certe
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1923
quella! ¶ Agli ippocastani cadevano le foglie; e, pochi mesi
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e, pochi mesi prima, le aveva viste spuntare! Il
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muricciolo del giardino serbava le stesse scalcinature, gli stessi
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1923
una dolcezza violenta; che le pareva malvagia. Ma che
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1923
a dietro; perchè non le sembrasse troppo piccola; finchè
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1923
come s’immaginava che le avrebbe dette Dario; e
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non lo dimenticava mai. Le pareva di sorprenderlo per
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distacco; che, qualche volta, le faceva paura come un
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egli non avrebbe letto le parole; ma vi avrebbe
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sentirsela bagnare dalle lacrime. ¶ Le lettere che dovevano essere
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e anni. ¶ Ed, ormai, le prime impressioni, di quando
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di quando era tornata, le sembravano sciocche; come se
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alcuni ricordi di Roma le parevano di una dolcezza
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restava come trasognata; con le braccia e le gambe
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con le braccia e le gambe ferme nella medesima
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per Dario che non le dava più modo di
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staccata da ogni realtà. Le dispiaceva anche di dover
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cosa; perchè nelle mani le era restato come un
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desiderio di Dario; e le cose tentavano di scuoterla
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potè più sopportare che le parlassero. ¶ CAPITOLO XIV. ¶ Da
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poi lo stesso come le prime, che invece avevano
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di cornacchie, fitte come le pecore, e dello stesso
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propria forza; e guardando le cose con altri occhi
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sporgendo fuori, a mazzetti, le bacche rosse della siepe
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siepe secca. ¶ Sul prato, le zanzare, grandi, con le
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1923
le zanzare, grandi, con le zampe nere e le
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le zampe nere e le ali che non si
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1923
allora, volevano tenersi ritti. Le gambe, troppo lunghe, si
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ed essi ricadevano picchiando. Le madri, belando, li lambivano
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di veder morire tutte le cose insieme con lui
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fece più oscura e le nuvole sbiadirono. Sentiva ancora
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lontano da Roma, quando le stelle già scintillavano. Allora
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a quel chiarore, lustrarono le staccionate su per i
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sentì spersa; come non le era mai avvenuto. ¶ Tuttavia
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con un desiderio cupo. Le pareva che Roma la
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benchè sempre di più le paresse difficile. ¶ Era piena
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vestì in fretta, con le mani tremanti; scegliendo un
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il cappello, ma non le riesciva più ad accomodarselo
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dinanzi allo specchio; tenendo le braccia alzate; nervosa e
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Veneto. Perchè era escita? ¶ Le nuvole grigie, un poco
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1923
erano così fitti che le parvero quelli della pioggia
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nè meno una nota. Le pareva d’essere ancora
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non capiva quel che le dicesse la cameriera quando
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1923
volta in camera sua, le parve di cominciare a
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1923
musica e della gente. Le parve anche che la
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1923
anche che la cameriera le avesse parlato gridando. ¶ Come
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lampadina elettrica; aspettando battere le ore a un orologio
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che non riposava mai, le pareva che facesse più
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quel che fare; e le note della suonata, che
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vestito di rosso e le mani legate; dietro un
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bontà. Anche con Albertina le cose dovevano cambiarsi completamente
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vide allo specchio che le tempie cominciavano a imbiancarsi
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l’abbracciò. Ancora non le aveva visto la faccia