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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Giuseppina Torregrossa, Cortile nostalgia, 2017

concordanze di «Le»

nautoretestoannoconcordanza
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la testa in avanti, le sussurrò nell’orecchio: «Ma
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sussurrò nell’orecchio: «Ma le automobili per funzionare hanno
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era a nuotare controcorrente, le stavano sfuggendo i tanti
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i tanti cambiamenti che le avvenivano attorno. ¶ Tra le
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le avvenivano attorno. ¶ Tra le macerie inamovibili della guerra
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privazioni la donna ritrovava le proprie rinunce. ¶ Un fragore
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e impastati di brillantina. Le sopracciglia disegnavano un arco
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quasi non si vedeva. Le cornee bianche viravano all
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sul basamento di pietra, le gambe rannicchiate contro il
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rannicchiate contro il petto, le mani giunte sotto la
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giardino e stava ripulendo le aiuole. Le foglie secche
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stava ripulendo le aiuole. Le foglie secche, ammucchiate in
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cuccioli che ruzzavano tra le piante e si accovacciò
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e la ringraziò con le mani giunte sul petto
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lui. ¶ Melina si morse le labbra e si scusò
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la piazzetta. Melina strofinò le mani una contro l
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ho spiata. È che le tue finestre sono sempre
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Un’onda di diffidenza le era passata sul viso
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sentito male. In ospedale le cure non gli facevano
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serpente gli stava rosicchiando le budella e una voce
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cosa semplice. Basta firmare le cambiali.» Roton le spiegò
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firmare le cambiali.» Roton le spiegò come fare, non
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mandamento dell’Albergheria né le macerie erano state rimosse
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non onorare i debiti. ¶ Le case intorno a Ballarò
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banco libero della chiesa, le pie donne cominciarono a
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non ha mai chiuso le porte, nemmeno agli invasori
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mettevano in bella mostra le sue gambe arcuate, le
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le sue gambe arcuate, le ginocchia bianche. Alcuni fedeli
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accudire i bambini mentre le loro madri lavoravano. ¶ L
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Il silenzio che seguiva le preghiere non durava a
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Aglio e cipolla erano le note dominanti di questa
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nostalgia, come d’altronde le donne del mandamento, che
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lontani. ¶ In quel periodo le Sette Fate ebbero una
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da fare. La gente le invocava di continuo per
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i profumi risalivano per le cappe e le donne
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per le cappe e le donne di fora accorrevano
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un filtro d’amore, le donne partorire nelle notti
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luna piena. ¶ Don Gaetano le indicò un basso dietro
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e finalmente fu dentro. ¶ Le pareti erano annerite, il
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il pavimento, Binah scoprì le mattonelle di graniglia grigia
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alternavano in giocosi arabeschi. Le lavò con acqua e
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un sospiro. L’uomo le prese dolcemente la mano
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vetro colmi di spezie, le ceste di verdure, le
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le ceste di verdure, le trecce d’aglio, i
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peperoncino attaccati alle pareti, le stuoie colorate sul pavimento
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nel cucinino con leggerezza. Le mani grosse armeggiavano senza
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tra coltelli e grattugie. Le unghie bianche facevano capolino
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zucchine, cetrioli e pomodori. Le braccia, sinuosi tentacoli, sfioravano
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stropicciò alcune foglioline tra le dita: erano fragili, indifese
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indifese, proprio come lui. Le ripose in tasca insieme
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la fronte bruciava e le orecchie ronzavano. Un peso
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caserma. Fischiettava con allegria, le labbra arricciate sotto i
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sotto i folti baffi, le sopracciglia cespugliose, che si
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guagliò, riposo.» ¶ Mario sciolse le braccia e le lasciò
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sciolse le braccia e le lasciò penzolare lungo i
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stira, grande risparmiatrice.» ¶ «Ma le vuoi bene?» ¶ «Che domande
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domande fate? Certo che le voglio bene.» ¶ «Come mai
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confidarmi con lei, ché le cose taciute avvelenano le
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le cose taciute avvelenano le relazioni. Se non lo
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Trastevere”.» ¶ «Effettivamente, guagliò, manco le orfanelle di via delle
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del sole, e allora le gambe mi diventano di
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e meno male che le cose ti vanno bene
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pensare, di me non le interessa niente. Basta che
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interessa niente. Basta che le mando lo stipendio a
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che devo amarla per le sue idee e non
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in fotografia.» ¶ Mario incurvò le spalle, il superiore gli
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prima dell’anno nuovo le sorti dell’Italia e
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senza risolversi ad attraversare. Le gambe gli facevano giacomo
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lo accompagnò su per le scale, la guida morbida
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bella impressione. Alto, solido, le spalle larghe, due piedi
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ripiano affollato di carte. Le tende erano tirate e
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voce alta, per favore.» ¶ «“Le città del Nord debbono
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oggi più intenso e le fa più dinamiche, più
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d’oltre Alpe. Così le migliaia di tecnici, ingegneri
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cambiando e bisogna conoscere le ragioni vere di quello
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intelligente e ascoltava rapito le sue parole convolute. ¶ «Per
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gli occhi e tendeva le orecchie. Quell’uomo lo
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lo sciopero degli edili, le tensioni sociali aumentano…». ¶ «Ti
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per niente impressionata, «ché le interurbane costano.» ¶ Erano così
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né mangiava, rifiutando persino le frittatine sghembe, ricoperte di
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buone.» ¶ La picciridda serrava le labbra e tirava indietro
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testa. ¶ «Zizzì, zizzì.» ¶ «Smettila!» le intimava allora la donna
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a quello squittio che le trapanava la testa come
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si consolava, facendo scorrere le banconote tra pollice e
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pure. È allegra, gioviale, le manca solo la parola
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Perché la signorina adora le famiglie numerose, le tovaglie
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adora le famiglie numerose, le tovaglie macchiate, le lenzuola
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numerose, le tovaglie macchiate, le lenzuola aggrovigliate, i calzini
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aggrovigliate, i calzini colorati, le camicie sudate. La biancheria
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La biancheria sporca non le basta mai, e il
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anche molto carina, non le mancheranno certo le occasioni
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non le mancheranno certo le occasioni di aumentare la
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latte, la lavatrice sotto le luci al neon brillava
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brillava come un ectoplasma. Le scale graduate per misurare
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buchi? Servono a smaltire le schifezze che è costretta
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io soffro di intestino» le confidò il commesso. «Ma
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ho notata subito, sapete» le sussurrò all’orecchio. «Siete
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alla mia età?”. Sbattendo le ciglia pesanti di mascara
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e cannella…» Si portò le dita riunite alla bocca
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prima Maruzza. ¶ La zia le annodò un largo tovagliolo
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mise a giocare con le mostrine argentee. ¶ «Scusate» sussurrò
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si disse sfiorandole con le labbra socchiuse i riccioli
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traboccò di rammarico per le occasioni perdute. ¶ «Signorina, signorina
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passi. ¶ «Sono qua, dietro le rose di Natale…» ¶ Antonio
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ora. Aspettate lì.» ¶ Fece le scale di corsa, portò
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si frugò in tutte le tasche. ¶ «Insomma, sbrigatevi» lo
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farmi perdonare.» ¶ Antonio cercò le sue labbra, le trovò
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cercò le sue labbra, le trovò socchiuse, pronte al
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mia famiglia.» ¶ Lui annuì, le loro mani si inseguivano
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una donna come te» le disse Antonio. ¶ «Potrei essere
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un dito. ¶ Lui allora le circondò la vita e
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qualche stupida remora ancora le impediva di abbandonarsi. ¶ «Che
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la gonna sollevata. Antonio le fu sopra e la
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poi, la sera, rimboccate le coperte a Maruzza, correva
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ebbra di piacere. ¶ Quando le campane di San Nicolò
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la morte nel cuore. Le dispiaceva rinunciare a quel
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sugoso che la vita le aveva messo nel piatto
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ritrovando grazia e proporzioni. Le caviglie erano di nuovo
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erano di nuovo snelle, le braccia modellate, la pelle
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un negozio o spezzare le dita di chi non
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alcuni funzionari per ottenere le licenze edilizie. ¶ Una sera
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tornarono, mancavano all’appello le quote di Taccitedda. Convocò
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serrò i pugni dentro le tasche, si chiese se
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di mezzo il boss le relazioni umane non contavano
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mezza parola» disse alzando le mani in segno di
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suo sesso inerme tra le cosce. ¶ «Che hai?» chiese
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per quello ci vogliono le palle. Un tempo ero
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Sul suo viso tirato le labbra erano una fiammata
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la picciridda? Io! Chi le dà da mangiare? Io
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spasso? Io! O chi le racconta le favole?» ¶ «Ho
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O chi le racconta le favole?» ¶ «Ho capito, sempre
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Germania a lavorare, lasciando le mogli qui ad aspettare
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gatti che l’aspettavano, le piante del terrazzo che
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e prese a baciargli le mani. ¶ «Talè, finiscila di
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di una famiglia intera le richieste devono essere formulate
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sono più lacrime per le preghiere esaudite… che dici
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ogni buon cristiano aiutare le famiglie e sostenerle. Perciò
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posto per la lealtà. Le coscienze sono disorientate. La
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slabbrata; i comportamenti ambigui, le parole ambivalenti. Penso che
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quel napoletano basso, con le orecchie a punta, e
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altezzosa alla sua destra. Le alte euphorbie poggiavano i
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giro nella serra Corsini, le vasche da bagno della
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una sughera imponente, affondò le dita tra le rughe
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affondò le dita tra le rughe grigioverdi e staccò
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Mario riprese a piangere. Le lacrime cadevano sul piatto
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fece una smorfia, schioccò le labbra e lo spedì
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il naso affilato e le guance scavate sotto la
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fu più posto per le punture. ¶ Suor Titina, contravvenendo
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contravvenendo alla regola che le vietava di guardare un
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nudo, alla sera sollevava le coperte, tirava giù il
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pigiama e gli massaggiava le natiche scarne per sciogliere
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la forza di sollevare le palpebre, un raggio di
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accecò. Provò a sorridere, le labbra spaccate dalla febbre
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piedi, ti trasporta sopra le nuvole affaccio alla luna
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chetava. Talvolta gli infilava le manine tra i capelli
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con la moglie. Allora le baciava le guance, le
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moglie. Allora le baciava le guance, le mani, i
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le baciava le guance, le mani, i capelli, per
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che con la figlia le cose sarebbero andate diversamente
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occhi come una salamandra. ¶ Le donne di fora non
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donne di fora non le vide mai, ma forse
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come il lettino e le lenzuola croccanti; le sue
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e le lenzuola croccanti; le sue parole erano legnose
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sua giacca scura, come le scarpette di lana che
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scarpette di lana che le arrossavano i piedini e
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cuccioli che ruzzavano tra le aiuole, il rimbombo asincrono
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di alcuni uomini che le sorridevano dal giardino si
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troppo piccola per cogliere le differenze. ¶ Quando i sensi
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sensi si accordarono con le funzioni logiche, Maruzza si
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tardi si accorse che le gambe erano due, la
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a capire come evitare le situazioni spiacevoli e procurarsi
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meraviglia. Va all’asilo, le sto insegnando a leggere
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e continuò a strofinare le pentole. ¶ «Non fai altro
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silenzio, acchiappò la bambina, le infilò il cappottino e
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I frutti di Martorana, le puppacene di zucchero, i
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biscotti di San Martino, le ossa di morto, i
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armeggiavano con delle lenze; le lanciavano in avanti con
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ti bagni.» La zia le rimboccò le maniche e
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La zia le rimboccò le maniche e sedette a
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denso stagnò sui marciapiedi. Le castagne, all’interno delle
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sporca che sembrava assorbire le immagini anziché rifletterle. ¶ Aveva
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di lana leggera che le fasciava i fianchi senza
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Il ragazzo si fermò, le spalle alla chiesa della
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rapido la strada e le andò incontro. I loro
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la seguisse. L’uomo le stava dietro, e lei
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e, aggrappata con entrambe le mani alla criniera fulva
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volta che la nipotina le passava davanti, e intanto
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di talco e barbiere le bloccò le parole in
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e barbiere le bloccò le parole in gola. ¶ «Volete
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girò, il bel ragazzo le sorrise stringendo un pacchetto
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pacchetto di americane tra le dita. ¶ «Perché no?» rispose
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e tornò a dargli le spalle. ¶ «Scusate, ma non
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lunghe notti di solitudine, le era crollato addosso. ¶ «Si
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platino, un rosso sfavillante le disegnava le labbra: era
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rosso sfavillante le disegnava le labbra: era tornata quella
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Prese la bambina tra le braccia, le solleticò i
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bambina tra le braccia, le solleticò i piedi, la
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ingresso. ¶ «E la lingua?» le fece notare Melina. ¶ «Secondo
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non fosse stato per le bombe, sarebbero tutti qui
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era bella e già le voleva un gran bene
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strillò Melina e aveva le pupille ristrette, come un
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Non fare la bambina» le disse a denti stretti
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aria lo fece rinsavire. Le sue tempie pulsavano, un
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fila di piante grasse. ¶ Le macerie di San Pietro
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forma d’amore, che le mogli non erano capaci
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confusione aveva dimenticato pure le buone maniere. ¶ Nica sorrise
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dal culo secco e le mani grandi» rispose lei
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avvicinò e gli poggiò le labbra sulla fronte. ¶ «Come
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un malanno?» ¶ Fece scorrere le mani sulla camicia, era
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e, slacciato il colletto, le sue dita scivolarono sulla
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Si accucciò, gli tolse le scarpe e prese a
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a osservarsi dall’esterno: le spalle attaccate alla sedia
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spalle attaccate alla sedia, le gambe lunghe in avanti
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si avviò alla finestra. Le due fossette al limitare
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fili e cordoni, sollevò le braccia verso l’alto
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braccia verso l’alto, le unghie laccate di rosso
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di rosso spuntarono tra le pieghe del tessuto come
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mordere, con un balzo le fu addosso e la
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eternità. Ricadde all’indietro, le membra contratte in uno
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ambiente attorno a sé. Le piccole orecchie rosee coglievano
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il chiarore dell’alba; le sue palpebre trasparenti sbattevano
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raggio di sole incrociava le ciglia arcuate. Al tramonto
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e un broncio tenero le piegava la bocca. Lo
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di stupore, la testa le cadeva sul petto e
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intera giornata di lavoro, le si sdraiava accanto e
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mmmammma mmma» disse e le sue guance piene tremarono
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novità. Della minna, che le occludeva l’orizzonte, non
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frutta, si agitava allungando le braccia verso una susina
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un gridolino di gioia, le sue dita appiccicose sfiorarono
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incassò la testa tra le spalle ripiegandosi su se
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i fatti suoi, non le piaceva fare il terzo
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disse zia Ninetta e le propose di portare la
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davanti e di dietro, le provò i riflessi e
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sentenziò: «Poliomielite». ¶ «Ava’, dottore, le tocchi la fronte: pare
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avanti e indietro come le scimmie della villa Giulia
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al bordo della fontana, le loro ombre allungate sulla
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sulla superficie dell’acqua. Le tartarughe salivano lente dal
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membrana, i gusci lucidi, le zampe squamose, allungavano i
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resiste al tempo. Intorno, le siepi rabbrividivano al soffio
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sedia, la schiena dritta, le spalle tirate indietro. Anche
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un colpo di reni le fu dentro. Cominciò quindi
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mentre lei scalciava violentemente. Le bloccò le gambe e
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scalciava violentemente. Le bloccò le gambe e si prese
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non gradì, tirò fuori le unghie e soffiò dal
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giorno della partenza, Mario le impedì di accompagnarlo: «Una
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giro a quest’ora!» le spiegò, ma era una
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non bastò a lenirgli le ferite. ¶ Persino la caserma
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aveva negato. Il lavoro, le canzoni al pianoforte, i
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colon. La testa tra le mani, le gambe intrecciate
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testa tra le mani, le gambe intrecciate e puntate
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aveva mai visto. Sciolse le gambe, rotolò sulla schiena
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Ti piace?» ¶ Mario osservò le due signorinelle in posa
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denti un po’ storti, le trecce lunghe. ¶ «Quella magra
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facciamo il matrimonio con le due coppie insieme. Potremmo
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Il battaglione fu consegnato, le licenze sospese per motivi
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sottopeso. ¶ Mario non capiva le ragioni della protesta. “Ma
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Aveva davanti agli occhi le macerie del suo quartiere
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uno che trafficava con le leghe edili; ma gli
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colpita mentre stava chiudendo le finestre di casa. Che
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giorno che Melina sentì le acque bagnarle le cosce
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sentì le acque bagnarle le cosce e mischiarsi al
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Guardò l’orologio, erano le tre, la levatrice sarebbe
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a poco, aveva anche le chiavi del cancello. Gliele
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quella. ¶ Melina si asciugò le gambe, coprì il pavimento
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alterne. Un pistone comprimeva le viscere dall’interno. Lei
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esercitava una contropressione con le mani sotto l’ombelico
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allungò sulla tela ruvida, le scapole sporgenti si adattarono
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adattarono alle fughe tra le maioliche irregolari. Quindi le
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le maioliche irregolari. Quindi le contrazioni cominciarono ad aumentare
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una delle Sette Fate» le aveva suggerito il marito
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fare». ¶ L’altra, intenerita, le diede un buffetto affettuoso
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di mettersi in piedi, le gambe erano di burro
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La prese allora tra le braccia e cominciò a
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da dire” pensò mentre le accarezzava le guance paffute
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pensò mentre le accarezzava le guance paffute. “Se solo
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paffute. “Se solo chiudesse le labbra!” ¶ Tentò allora di
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contro il palato e le tenne fermo il mento
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molto faticoso per tutte le comari che s’erano
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con un rivolo che le colava lungo il mento
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Il senso di impotenza le causò un pericoloso scoramento
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apposta.» ¶ «Sei troppo sola» le disse l’ostetrica preoccupata
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una bambola!» esclamò tra le lacrime ed era così
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alla picciridda, ché appena le cose si sistemano vado
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tranquillo. Guarda, hanno aperto le persiane. Corri, che fai
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era un cecio tra le guance rosse come pomi
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vento improvviso fece frusciare le foglie, la bambina allungò
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opera mia” pensava orgoglioso. Le baciò la fronte. «Pare
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davanti e di dietro, le guardò nella bocca, nelle
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natura resistente, basta guardare le mani: grandi, robuste. Mi
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una impulsività che non le apparteneva, in quelle spalle
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quelle spalle ossute ripose le proprie speranze. ¶ «Mi chiamo
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ti voglio sposare subito.» ¶ «Le cose non basta desiderarle
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genitori. ¶ «Ma ti piace?» le domandò il padre stupito
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sicuro di sé. Anche le notti, ora che aveva
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andava presto e dentro le lenzuola stazzonate pensava a
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Magra sì, ma con le curve al posto giusto
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la pelle trasparente e le piccole venuzze che disegnavano
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e sinistra per negare, le frasi lapidarie che suonavano
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del giugulo. Un velo le copriva la chioma lucida
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ed energia per trasformare le emozioni in sentimenti, e
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o sibilati e strascicati. Le conversazioni erano dialoghi tra
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i capelli imbiancati e le unghie smozzicate, la fatalona
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tornerai» piagnucolò lei giungendo le mani davanti al petto
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piglia’ servizio!» ¶ Lui raccolse le sue poche cose in
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un po’ patetico, con le sue gambette storte e
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cielo sopra al campanile, le balate scurite di pioggia
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dalle calle candide e le pomelie striate di giallo
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idea di aver mancato le occasioni importanti della vita
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all’Albergheria. ¶ La casa le era sembrata accogliente, la
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luminosa, il soggiorno raccolto, le due camere, al piano
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davanti al camino. Melina le diede dei grattini delicati
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dei grattini delicati tra le orecchie e finalmente si
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lavatrice” si riprometteva tra le lenzuola fredde. “Mario è
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autonomia che il matrimonio le aveva concesso, per sentirsi
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Sorridendo scivolava poi sotto le coperte, Olivia le si
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sotto le coperte, Olivia le si accovacciava sulla pancia
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necessario. ¶ La solitudine non le era di peso, anzi
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sposa del loro amico. ¶ Le vicine l’avevano accolta
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amore non sapeva niente. Le vicine di casa, dal
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a tutti gli effetti. Le parole dette a mezza
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dette a mezza bocca, le allusioni grossolane delle comari
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cielo biancastro di Roma. Le piogge non erano ancora
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via della Paglia, finché le gambe non ne vollero
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diserzione.» ¶ Lei si asciugò le lacrime e lo baciò
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vestiti colorati. Osservò emozionato le piante del suo giardino
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piante del suo giardino: le foglie viravano dal giallo
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letto. ¶ Melina dormiva abbandonata, le braccia sollevate verso l
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urlare di paura. Lui le tappò la bocca con
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con un bacio e le sfilò la camicia da
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mare faceva capolino tra le cosce. Com’era bella
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pareva una palude limacciosa. ¶ Le accarezzò con leggerezza le
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Le accarezzò con leggerezza le spalle, le sue dita
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con leggerezza le spalle, le sue dita esitanti scivolarono
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cappello sghembo sulla testa, le scarpe lucide ai piedi
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finché si trovò con le spalle contro la testiera
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con tutte e due le mani per tenerla ferma
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singhiozzava lui e tendeva le braccine per afferrarla. Il
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fantasma svaniva. ¶ «Mamma» sussurrava, le guance bagnate di lacrime
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urina. Si arrotolava tra le lenzuola umide e cominciava
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Smettila, se ti sentono le Fate sono guai. Quelle
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zia Ninetta, preoccupata, ché le donne di fora talvolta
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i guai a chi le chiamava per nulla. Anche
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Shhh». ¶ Prese Mario tra le braccia, pesava niente quel
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addormentarono sospirando. Al mattino le cose sembravano diverse e
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solo alla sera, quando le palpebre diventavano pesanti e
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palpebre diventavano pesanti e le membra si scioglievano nel
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lo smalto color vermiglio. Le sue labbra carnose erano
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passione che cercava tra le bancarelle del mercato. Il
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tendevano fino a spezzarsi. Le discussioni erano all’ordine
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da fare a sedare le risse. ¶ Mario Mancuso era
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guerra, preferiva intrattenersi con le bambine, di cui imitava
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gli sguardi in tralice, le movenze morbide. Gli era
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e atteggiamenti. Adorava infatti le canzonette, i fiori del
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affetto della zia e le attenzioni delle amiche per
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Smise di parlare con le bambine e s’impegnò
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ruppe una alla volta le pigne di ceramica che
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imbrunire tornavano indietro costeggiando le mura puniche ricoperte di
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sotto la quale scorrevano le acque del fiume Kemonia
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lena, i libri riempivano le sue notti insonni. All
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si svegliava poi con le campane di mezzogiorno. Radeva
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un pezzo gli adombrava le guance e alla controra
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controra correva su per le scale del palazzone semidiroccato
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girava un cappello tra le mani. La donna lanciò
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cù» sussurrava agitando ora le mani ora un piede
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e s’infilò tra le tende. «Ah, che paura
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non sei passato per le cosce di una come
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era abbarbicata al cliente, le gambe incrociate dietro la
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la schiena di lui, le mani strette attorno alla
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i pugni serrati dentro le tasche, era turbato. Un
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pomeriggio gli fu chiara: le donne non erano un
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ancora dopo secoli rivendicava le ricchezze degli avi, cacciati
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di soldi e generoooso» le diceva calcando l’accento
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genitori si erano opposti. «Le donne che lavorano nel
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che lavorano nel quartiere le tengono per buttane! Perciò
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proprio non mi sento» le spiegò mettendole in tasca
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caffè» esclamò sorpresa indicando le fragole. ¶ «Signorina, sono primizie
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li fece scivolare tra le labbra. “Succeda quel che
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succedere” pensò mentre con le palpebre serrate succhiava le
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le palpebre serrate succhiava le fragole molli che le
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le fragole molli che le si erano incollate al
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di puntini rossi. Lui le fece l’occhietto. Melina
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toccarono. Un ricciolo malizioso le sfuggì dalla chioma e
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altro dire. Quell’uomo le piaceva, anche se tutto
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dall’uso e con le cuciture sgranate sui fianchi
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cullando un micetto tra le braccia. ¶ * * * ¶ Antonella era una
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che si allargavano dietro le lenti come acqua fuori
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elementi di femminilità che le religiose tendono a nascondere
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la sua Africa” dopo le vicende di Teresina. ¶ Nell
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di Teresina. ¶ Nell’attesa le due donne si erano
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esclamato l’africana con le mani appoggiate sui fianchi
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Antonella. ¶ Si stavano prendendo le misure, mentre intorno a
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urlava di gioia, batteva le mani. ¶ «Io procuro cibo
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di spilli, aveva allargato le spalle e strusciava i
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Salutato il nuovo parroco, le due donne si erano
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via con cura meticolosa le foglie secche, potava le
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le foglie secche, potava le rose. ¶ «Quanti e che
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Aveva poi stropicciato tra le dita dei rametti di
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mamma; sa che lei le assomiglia molto? Era così
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a intortare la gente» le sibilò all’orecchio Mamma
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e bella ma ha le spalle curve, il seno
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il seno nascosto dietro le braccia conserte, le sopracciglia
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dietro le braccia conserte, le sopracciglia aggrottate, i suoi
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guardano in tralice. Nessuno le ha mai fatto capire
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linguaggio semplice e conosceva le parole dell’amore, della
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a prendere il caffè!» le invitò Melina aprendo contemporaneamente
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casa e cuore. ¶ Capitolo 28 ¶ Le tre donne erano sedute
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tavola. ¶ «Buonasera» gli risposero le altre in coro. Mamma
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pace, guardi lì che le abbiamo portato.» Mamma Africa
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cose da fare per le Paoline, solo il Vangelo
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torta!» urlò Daniel battendo le mani, e la prima
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Fufù» disse il bambino. Le donne si scambiarono uno
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divano a fiori. Impettite le donne, con le ginocchia
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Impettite le donne, con le ginocchia strette, le dita
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con le ginocchia strette, le dita che tormentavano l
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orlo della gonna; con le gambe aperte Mario, le
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le gambe aperte Mario, le mani infilate nelle tasche
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che sapeva dove colpirlo. ¶ Le tre donne si guardarono
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di parlarle, ma appena le rivolgo la parola, lei
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oppure è stanca, non le piace la città.» ¶ «Brigadiere
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tensione emotiva a consumargli le energie. ¶ «Brigadiere, dobbiamo fare
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veda che nel quartiere le cose stanno cambiando, ci
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coalizzate e solidali. “Come le contrasto?” si chiedeva. “Ci
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la costrinse a sedersi. Le toccò così di salutare
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triste provò a dire le sue ragioni: «È difficile
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viso dai lineamenti spigolosi, le guance scarne. Sembrava fragile
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sulla poltrona a invocare le donne di fora, era
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allora, e la nostalgia le inumidì gli occhi. Provò
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scusa della misteriosa prigioniera le tre amiche si trovavano
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dopo si appostò sotto le finestre di Mimì Cudicino
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e Mamma Africa appizzarono le orecchie, ché prima o
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orecchie, una frangetta spelacchiata le copriva la fronte; il
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bicicletta» disse tastandole ripetutamente le spalle. La russa sorrise
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aveva smesso di piangere. “Le cose passano” considerò, poi
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i divieti. «Misure cautelari» le chiamò. ¶ «Restrittive» puntualizzò Maruzza
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giornata. ¶ Mise a cuocere le lenticchie, chiedendosi il perché
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a cercare pace tra le piante. Infilò le braccia
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tra le piante. Infilò le braccia nei cespugli di
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nei cespugli di alloro, le foglie frusciarono come se
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Gli aghi del rosmarino le punsero le caviglie scoperte
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del rosmarino le punsero le caviglie scoperte. ¶ Il marito
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a insultarla Mario e le mani gli prudevano. ¶ “Ma
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andato via su tutte le furie e c’era
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scivolò dentro lo stomaco, le rimase un retrogusto dolce
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intanto si era vuotata. Le donne erano entrate in
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uomini tornavano alla spicciolata, le lampade dentro ai catoi
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è, non riconosce più le persone né le cose
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più le persone né le cose. Per farla bere
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è ammalata.» ¶ Amina allargò le braccia desolata: «Quello che
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acconciava i suoi capelli, le lavava il viso con
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femmine» concluse l’altra. ¶ Le campane suonarono i Vespri
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campane suonarono i Vespri. Le suore si ritirarono nelle
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comare tunisina, si tolse le scarpe prima di rientrare
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moschea. Molti secoli addietro le moschee di Palermo erano
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Donna Melina, ho fatto le polpette per cena, come
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cuore» rispose lei affondando le dita nel sugo. Teremun
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in modo fantasioso, usare le spezie con sapienza e
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Melli’, talìa ccà.» Biko le corse incontro stringendo un
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barattolo di Nutella tra le mani. ¶ «Non te lo
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faceva montare su tutte le furie e attaccavano briga
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aveva poco da darsi le arie, ché il tempo
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smoking lucido volteggiava tra le dame spacciandosi per un
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sulle sue gambe. Melina le toccò la pancia, era
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l’indaco del cielo. ¶ Le sarebbe piaciuto rimanere ancora
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piatti in tavola, guardò le stoviglie con un certo
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indietro sul gradino e le fece un sorriso furbo
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chiesa il nuovo parroco le urlò: «Vedi che gli
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come se all’improvviso le si fosse illuminata una
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stretti i pantaloni. ¶ Quando le luci si accesero nel
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bocca, il naso colava, le lacrime scorrevano agli angoli
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chiese affettuosa. ¶ «E pure le sue carezze» aggiunse lui
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sue carezze» aggiunse lui. Le due donne posarono contemporaneamente
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due donne posarono contemporaneamente le mani sui capelli di
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si era intenerito e le due rughe erano scomparse
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è nascosta?» si chiedevano le due donne. ¶ «Di là
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fianco, il respiro affannoso, le pupille dilatate, una piccola
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bolla amniotica affiorava tra le zampe posteriori e un
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cucciolo già strisciava tra le lenzuola. ¶ «Ti avevo preparato
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abbandonata, gli occhi chiusi, le orecchie abbassate. La bolla
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calda e fissò arrabbiata le lenzuola sporche: «Tu guarda
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occhi a fessura dietro le spesse lenti da miope
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dall’alto la città. Le palme della villa Bonanno
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ricci come una signorina, le corde del collo tese
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erano così incamminate per le vie del centro tenendosi
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usava in grandi quantità, le dita magre e nodose
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lieve. Era raro che le due si trovassero così
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via impaziente, ché non le piaceva mai nulla. Al
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poco dopo portando tra le braccia una grossa scatola
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si annacava scavalcando abile le pozzanghere e girava su
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la rendevano crudele. ¶ Mario le aspettava ansioso in giardino
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a non macchiare con le lacrime il prezioso camoscio
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il prezioso camoscio. ¶ Capitolo 26 ¶ Le celebrazioni dell’8 maggio erano
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il quartiere intero, comprese le autorità. ¶ In quel triste
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urlò il parroco con le mani unite a mo
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su una gamba sola, le braccia incrociate al petto
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in segno di rifiuto. Le labbra strette erano diventate
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nel pianto. ¶ «E chi le vuole le tue vasate
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E chi le vuole le tue vasate?» urlò di
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bene che la vita le aveva concesso. Lui sua
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nascosto. Melina di rimando le faceva certe scenate. A
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qualche minuto più tardi. «Le relazioni umane sono peggiorate