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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Matilde Serao, Il romanzo della fanciulla, 1886

concordanze di «Le»

nautoretestoannoconcordanza
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1886
nascondendo loro i fastidi, le volgarità, le lunghe noie
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1886
i fastidi, le volgarità, le lunghe noie della vita
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di drappo azzurro, con le maniche e il goletto
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come un giovane ufficiale, le disse: ¶ — Prendiamo un gelato
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Non vi è qui, — le rispose Chiarina. ¶ — Allora, vado
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Così, — fece quella, levando le spalle. — Me ne vado
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parapetto, guardava il mare, le stelle, discorrendo pianamente: qualche
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donna Maria di Miradois, le due ragazze non videro
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il suo fidanzato, che le aveva promesso di venir
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verso Castellamare, scrutando tutte le barchette che si appressavano
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luce era più mite, le tende che lo coprivano
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a un balcone, voltando le spalle alla gente, Felicetta
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e Giovannella Sersale piegavano le teste nell’ombra, guardando
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porcellana. ¶ — Non balli, Angiola? — le domandò Chiarina. ¶ — No, balla
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stanza da pranzo e le camerette degli ufficiali, la
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Innico Althan, il quale le aveva mostrato la sua
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supplicava Giulio Vargas che le regalasse una corazzata, la
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e sul mento, con le fedine brizzolate, appoggiando una
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Tecla, tendendo un po’ le braccia, stringendo le labbra
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po’ le braccia, stringendo le labbra, con una ruga
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con una ruga che le tagliava la fronte, come
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moulinet femminile comparivano, leggiadrissime, le due sorelline Sannicandro, dagli
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occhioni imbambolati nella luce, le due sorelle Gaston, i
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prora, inondando di luce le due testine curve di
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coi ricci nerissimi che le coprivano la fronte e
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un rilassamento di tutte le linee, l’accasciamento di
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triste salone di aspetto, le prime ad arrivare erano
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Muscettola e Chiarina Althan: le accompagnava miss Anderly, la
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la istitutrice di Eva. Le due ragazze non si
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entrava, tutta sola, con le guancie cariche del rossetto
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questo mascalzone dì Massimo? ¶ — Le ragazze preferiscono sempre il
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si fece da parte: le due Sannicandro insieme col
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1886
rose bianche, perchè essa le ama, — soggiunse la seconda
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abbracciato e baciato tutte le sue amiche, una dopo
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1886
quella effusione chiassosa che le persone corrette le rimproveravano
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che le persone corrette le rimproveravano, tenendosi stretto al
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amarsi così pubblicamente. Ora le ragazze, le signore, i
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pubblicamente. Ora le ragazze, le signore, i giovanotti che
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per colpa di Giulia; le aveva fornito, in due
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1886
altrove? chi, altrove? — chiesero le quattro o cinque ragazze
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1886
un legame serio. ¶ E le ragazze, un po’ chinando
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presto, — disse Elfrida, volgendole le spalle e andando a
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1886
con sua sorella che le aveva tolto un marito
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1886
e un misterioso sorriso le fioriva sulle labbra. Era
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1886
vivacità fittizia. Gli occhi le brillavano, ella sorrideva: quando
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delicata creatura rigermogliava, come le fragili rose bianche si
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partiti da Napoli, per le loro nozze, essi si
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1886
una rondinella nascosta fra le pieghe della tunica: una
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di vera Valenciennes. Tutte le mondane…. e le altre
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1886
Tutte le mondane…. e le altre, ne hanno. ¶ Olga
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1886
Maria Gullì-Pausania aggrottò le sopracciglia e scostò la
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1886
cene e quello che le donnine troppo alla moda
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1886
gliene importava proprio nulla. Le ragazze che cucivano, approvavano
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1886
proprio lavoro: che, infine, le ore mattinali, due, tre
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1886
essere sacrificate, lavorando per le povere creature senza pane
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1886
era in Eva, riempiva le sue giornate un po
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1886
libertà che concedevano loro le passioni dominanti; e questo
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1886
era voluto per convincere le sue amiche, per poterle
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1886
per poterle riunire, massime le incompatibili, quella Maria Gullì
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1886
nessuno poteva soffrire, per le sue arie, quella Elfrida
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1886
e Felicetta Filomarino, non le poteva mai indurre a
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1886
rossi, una medesima malinconia le rodeva. Qual era dunque
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1886
miseria che ogni tanto le faceva subire delle umiliazioni
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1886
poter molto amare; solo le due Sannicandro si consolavano
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1886
il petto, gli occhi, le dita! Ma vi farete
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1886
Evuccia, smetti. Forse che le ragazze nobili cuciono? Io
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corazzata russa Swetlana: tutte le navi mercantili, i brigantini
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navi mercantili, i brigantini, le barcacce, le paranze, tutte
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1886
i brigantini, le barcacce, le paranze, tutte le Madonne
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barcacce, le paranze, tutte le Madonne Immacolate, le Divine
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tutte le Madonne Immacolate, le Divine Provvidenze, le Annamaria
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Immacolate, le Divine Provvidenze, le Annamaria Cacace di cui
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piccola e simpatica signora, le due figliuole più grandi
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1886
la sua rarità se le prendeva, una grande curiosità
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1886
prendeva, una grande curiosità le afferrava, si udivano di
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ma nessuno voleva sedervisi, le ragazze e le maritate
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1886
sedervisi, le ragazze e le maritate ballavano come diavoli
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1886
intervalli visitavano la nave; le straniere, provvide, avevano portato
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1886
un piccolo cannone: e le donne per darsi un
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1886
con gli occhi lucidi, le guance accese, divertendosi come
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1886
accanto a Eva Muscettola, le diceva, gridando un poco
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1886
ballava abbastanza, ma più le piaceva di chiacchierare e
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1886
di velluto azzurro, ma le ragazze, indomite, non si
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1886
di broccato rosso, con le scarpette di raso scintillanti
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1886
società napoletana. Willy Galeota le faceva la corte da
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1886
si dicevano di lei le più orrende e le
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1886
le più orrende e le più belle cose: — Willy
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1886
non ballava, passeggiava fra le coppie, facendo ondeggiare armoniosamente
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1886
maggio, fresche: Peppino Sannicandro le dava braccio, unendo alla
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1886
che si preparavano per le corse, questa scioccheria: ¶ — Con
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1886
fra loro; egli non le diceva quasi nulla, nella
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1886
tratto la musica tacque, le coppie si misero in
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1886
un urtarsi di coppie. Le due ragazze Gaston, coi
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1886
rosee, tutte ridenti, portavano le loro amiche al buffet
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1886
finito per istallarvisi, con le due Sannicandro, vestite ambedue
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1886
al pomodoro. E tutte le donne, maritate e fanciulle
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1886
era isolata: i tasti, le macchine, gli isolatori, parevano
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1886
che veniva dal cimitero, le ausiliarie, aggruppate, rimpiangevano Maria
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e grandi, frugava con le dita irrequiete dentro questi
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1886
del filo, l’agoraio, le forbici; facendo una quantità
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1886
il contenuto del cestino le sembrava ordinato o disordinato
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amo Carlo. ¶ — Sì, ma le donne maritate sono più
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tessuto duro duro che le sue dita di ferro
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nella cassa vi fossero le sette meraviglie! Proprio! Ma
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si burlano di noi le sarte viennesi? Non abbiamo
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esclamò Giulia, quasi con le lagrime agli occhi; — lo
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vecchi amici di casa, le zie straniere, i confessori
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1886
chinava come un fiore, le lunghe ciglia castane ombreggiavano
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ciglia castane ombreggiavano delicatamente le guancie, la bocca rossa
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piccolo materasso che trapuntiva. Le due sorelline Sannicandro entrarono
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1886
è in Iscozia, per le corse. ¶ E portò subito
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rocchetto bianco, Eva? ¶ — Hai le piccole forbici, Eva? ¶ Maria
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1886
olimpica: a Eva che le corse incontro degnò sorridere
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1886
capi di biancheria che le sue amiche le passavano
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1886
che le sue amiche le passavano, dopo averli finiti
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di limoni. Ella inarcò le ciglia quando vide entrare
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la duchessa della Mercede le faceva la carità degli
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notte, cenando in tutte le ore, noncurante dei suoi
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1886
capelli arruffati che respingevano le forcinelle. Ella baciò vivamente
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1886
levarono il capo, anche le due bambine Sannicandro. ¶ — È
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1886
nuovi, da marcare, per le cucine dell’ospizio, indecisa
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1886
pieni di fluido, con le guance colorite di un
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si cresimassero. Bisognava trovar le madrine, pregar monsignor arcivescovo
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far da madrina, anche le due Sannicandro lo dissero
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1886
arrossendo, tutta confusa, abbracciando le sue amiche che l
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Eva, la buona, che le teneva un braccio al
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braccio al collo e le veniva ripetendo sottovoce, come
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la mamma: a noi le nostre mamme impediscono il
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Althan. ¶ — Che accesso! Buone, le mamme, affettuose, carezzevoli, sissignore
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una bestia, io, malgrado le mie pretese stravaganze. Ma
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mie pretese stravaganze. Ma le mamme nostre sono le
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le mamme nostre sono le nemiche naturali del nostro
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vedere nessuno, la gioventù le secca, i ricordi sono
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anni, magra, sgraziata con le guancie scarne malamente colorite
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stanza con aria trionfale. Le amiche sue abbassavano il
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Sì, tutte soffrivano per le brutali parole che Anna
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Doria aveva detto: ma le due Sannicandro che ogni
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faccia, tutte pallide, con le boccuccie rigonfie dei bambini
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più aperto di tutte le altre, cercò di mettere
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ma nessuno ci crede. Le mamme nostre ci amano
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suo cestino per trovare le forbici. ¶ Eva impallidì, tacque
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grande imbarazzo regnò fra le cucitrici, parea che nessuna
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da mattino, Carolina; e le sue amiche avevano lasciato
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azzurra, rosa, crema, con le trine di vera Valenciennes
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meglio, la Borrelli. Con le lenti fortemente piantate sul
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ella riceveva sempre, indovinando le parole dalla prima sillaba
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con la bocca arida, le dita sporche di inchiostro
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sapeva trasmettere. Egli dava le volte come il leone
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ma non diceva niente: le ausiliarie erano tutte svelte
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di penne, di carta; le più disadatte alla corrispondenza
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ora ai dispacci, contavano le parole, mettevano i rotoli
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sera di quella domenica, le ausiliarie telegrafiche, tutte presenti
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con gli occhi lustri, le trecce disfatte, la mano
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insensibilmente, dopo mezz’ora le goccioline ricominciavano a cadere
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macchie nere di acqua. Le più prudenti, appena entrate
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Da che erano venute le pioggie, la colazione di
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Galante, la inserviente, e le ausiliarie: esse non pagavano
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esse torcevano il muso: le più educate tacevano, le
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le più educate tacevano, le più pettegole dicevano che
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cui dall’amministrazione scendevano le mesate, ella si tratteneva
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dominio su quelle che le dovevano dei denari. Una
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dovevano dei denari. Una le faceva i cappellini, un
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i cappellini, un’altra le regalava un paio di
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di guanti, una terza le prestava il suo medaglione
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ballare: e questa serva le trattava da compagne, da
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pioggia non vedeva più le isole di Ponza e
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non vedeva più Capri; le comunicazioni semaforiche erano dunque
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e gli disse: ¶ — Con le isole, è guasta ogni
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che impregnava l’aria, le strade, le persone, i
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l’aria, le strade, le persone, i vestiti, le
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le persone, i vestiti, le anime, il servizio telegrafico
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Quando entravano in servizio, le ausiliarie guardavano il cielo
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il corrispondente non sentiva. Le sette ore di servizio
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prendeva a sbalzi, che le dava tregua per due
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convulsioni strane, per cui le macchine parea dovessero spezzarsi
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incertezza, la telegrafista passava le sue ore in sforzi
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Per la pioggia, per le strade cattive, per la
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linea, Torre Annunziata, e le trasmissioni s’imbrogliavano, si
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confondevano, i corrispondenti litigavano, le correnti s’intrecciavano. E
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la vice-direttrice e le disse: ¶ — Non comunico più
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corrisponde più colla Sicilia. ¶ Le fanciulle si guardarono fra
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In quel giorno, tutte le altre linee andavano male
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l’umidità, ma per le scariche elettriche dell’aria
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Signorine, non toccate con le dita il metallo del
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Borrelli, non scherzate con le scariche elettriche: potreste essere
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forte e si vedevano le sue labbra muoversi, come
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se tutta quell’elettricità le si scaricasse nei nervi
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di luglio aveva date le dimissioni e nel mese
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la faccia stravolta e le labbra di rosa morta
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con la vice-direttrice: le ausiliarie la guardavano, subitamente
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1886
dove era andata con le altre ausiliarie. Non osavano
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1886
caduto in città. Tutte le macchine scricchiolarono, a tutti
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1886
alla scrivania della direttrice. Le parlava sottovoce, senza gestire
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scrivania, l’altra che le reggeva la guancia: ogni
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1886
la guancia: ogni tanto le palpebre le battevano, come
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ogni tanto le palpebre le battevano, come se approvasse
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senza alzar la voce. Le ragazze che avevano chiesto
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esauste, spezzate in tutte le giunture, non avevano più
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1886
date pure la consegna. ¶ Le telegrafiste sfilarono, a una
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1886
si avvolgevano al collo le sciarpe, mute, il viso
201
1886
nei capelli biondi e le altre non la invidiavano
202
1886
ma, ora, il desiderio le era passato, e, tolte
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1886
due camelie bianche, se le aggiustava sul petto, nella
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1886
rilasciata nella fatica: fuori le madri, i padri, i
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1886
i padri, i fratelli le aspettavano, per ricondurle a
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1886
incappucciata nella mantiglia che le aveva prestata Clemenza Achard
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1886
l’oppressione del petto. Le ausiliarie si allontanavano per
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1886
ausiliarie si allontanavano per le vie della Posta, di
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1886
se una improvvisa vecchiezza le avesse colpite. ¶ III. ¶ L
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1886
domenica, 8 aprile, erano indette le elezioni generali politiche e
211
1886
giorno di domenica, 15 aprile, le elezioni di ballottaggio: che
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1886
di telegrammi, su tutte le linee, importanti e non
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1886
tre, quattro ore, oltre le sette del servizio ordinario
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1886
e mezzo, innanzi tutte le ausiliarie riunite, presenti direttrice
215
1886
direttrice e vice-direttrice. Le fanciulle ascoltavano, trasognate, con
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1886
affatto. Perchè, per chi? Le trattavano come tante bestie
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1886
che, ma che! Chi le avrebbe considerate? Non erano
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1886
momento all’altro. Se le telegrafiste facevano cattiva prova
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1886
telegrafiste facevano cattiva prova, le potevan rimandare a casa
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1886
quarant’anni il Governo le licenziava, senz’altro: — cioè
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1886
quarant’anni, il Governo le metteva sulla strada, vecchie
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1886
i piccoli torti, tutte le piccole ingiustizie, tutte le
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1886
le piccole ingiustizie, tutte le piccole sofferenze, prendevano voce
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1886
De Notaris, Ida Torelli. Le amiche si davano convegno
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1886
e quelle miti: fra le ribelli aggressive che consigliavano
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1886
superiori nell’imbarazzo, e le ribelli passive che intendevano
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1886
consigliava il servizio straordinario. Le ausiliarie si sentivano pregate
228
1886
dalla direzione, si sentivano le più forti: volevano mostrare
229
1886
pranzo. E così tutte le altre, di ambedue i
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1886
ai segretari comunali, raccomandandosi: le ultime, ferventi, pie raccomandazioni
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1886
i capoluoghi, da tutte le sottoprefetture e prefetture, arrivavano
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1886
serie di dieci. Tutte le macchine, Morse, Siemens, Hughes
233
1886
femminile erano presenti tutte le ausiliarie, ognuna a una
234
1886
lesta come uno scoiattolo, le mani pronte, l’occhio
235
1886
sgorgavano, spuntavano da tutte le linee; su tutte il
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1886
ne restavan fermi cinquantadue. Le ausiliarie erano prese dalla
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1886
aver fastidio sulla nuca, le maniche rimboccate per poter
238
1886
un ciuffo di capelli le scendeva sopra un occhio
239
1886
ogni tanto, Emma Torelli le dava il cambio, per
240
1886
servizio di segreteria. Fra le coppie di hughiste, ambedue
241
1886
per non far udire le sue risposte in ufficio
242
1886
Immersa nell’ombra, con le spalle appoggiate alla poltroncina
243
1886
e immobile sul tasto: le sue amiche, le sue
244
1886
tasto: le sue amiche, le sue colleghe vedevano che
245
1886
quel corrispondente calabrese, che le aveva già scritto due
246
1886
la voglia di chiacchierare; le ragazze si seccavano egualmente
247
1886
piccolo villaggio del Molise. Le augurava buon capodanno, ricordandole
248
1886
con la fronte fra le mani, chi discorrendo con
249
1886
voce bassa, — e non le sgridava più, sentendo la
250
1886
su quella gioventù: non le sgridava: le nasceva in
251
1886
gioventù: non le sgridava: le nasceva in cuore una
252
1886
starnutò due volte. ¶ — Salute, — le disse, lieve lieve, la
253
1886
giorno di festa, che le toccava ogni due mesi
254
1886
naturalezza affettuosa tale che le compagne finivano per non
255
1886
Casale, il giorno prima le aveva detto: ¶ — Achard, te
256
1886
risponderle, che il Natale le importava molto e che
257
1886
il tempo di ascoltare le tre messe di Natale
258
1886
avrà pranzato insieme, verso le tre, poi sono andati
259
1886
all’ufficio, ci trattengono le giornate alla fine del
260
1886
Natale, carnevale. Ci danno le ottantaquattro lire, alla fine
261
1886
dire di no, ma le lacrime le scendevano per
262
1886
no, ma le lacrime le scendevano per le guancie
263
1886
lacrime le scendevano per le guancie, lente lente, senza
264
1886
Ida Torelli, — cacciati sotto le coperte e cerca di
265
1886
Monarcato, che cominciava con le parole: sino a quando
266
1886
quando, e finiva con le parole: in un mare
267
1886
ordine di cose, insultava le istituzioni ed eccitava gli
268
1886
spiriti alla rivolta. Subito le fiammelle del gas furono
269
1886
trasmissione si diffuse per le due stanze, come un
270
1886
il titolo dell’articolo, le parole con cui principiava
271
1886
con cui finiva, insomma le cose più importanti, per
272
1886
fu risposto: ore diciannove. Le fiammelle furono riabbassate, le
273
1886
Le fiammelle furono riabbassate, le ausiliarie si distesero di
274
1886
di bruna, e tutte le ausiliarie, più o meno
275
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Cossa. ¶ La direttrice aggrottò le sopracciglia. ¶ — .... glielo dirò, — soggiunse
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il rigore settentrionale, sgomentava le più audaci. Egli pranzava
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vedeva tutti i ritardi, le disattenzioni, le trascuranze, le
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i ritardi, le disattenzioni, le trascuranze, le macchine insudiciate
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le disattenzioni, le trascuranze, le macchine insudiciate di inchiostro
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egli girava sui tacchi, le voltava le spalle e
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sui tacchi, le voltava le spalle e tirava via
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quel suo ronzare fra le macchine, con quella voce
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il suo posto, maritandosi? Le ausiliarie, secondo il regolamento
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farà un concorso fra le migliori, per il posto
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po’ di silenzio. ¶ Erano le otto e un quarto
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qua: vuole qualche cosa? — le chiese una voce, alle
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Markò, Borrelli, Juliano, Pescara, le altre, guardavano supplichevolmente la
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quel benedetto permesso. Erano le otto e mezzo. La
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in mano e che le destinava, per quel giorno
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una sveltezza singolare, così le esclamazioni piovevano. ¶ — È vero
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E non ringrazi Dio? — le diceva Emma Torelli, una
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ara diritto! ¶ — Ma come le viene in mente alla
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sempre di tre ore. ¶ Le più scontente erano le
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Le più scontente erano le hughiste, le migliori ausiliarie
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scontente erano le hughiste, le migliori ausiliarie che avevano
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di attenzione, in ambedue le impiegate. Ora in queste
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inserviente, Gaetanina Galante, che le facesse questo favore, per
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avuti troppi dispiaceri, che le ausiliarie erano tante sconoscenti
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favori. Giulietta Scarano impallidiva, le tremava la voce innanzi
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mantello, chetamente e guardava le ragazze, osservando che Ida
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troppa veloutine sul viso. Le ausiliarie si davano un
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freddo e l’imbarazzo le vinceva. Ella, la prima
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miope più insolente, rialzandosi le lenti sul naso rincagnato
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lenti sul naso rincagnato. ¶ Le ausiliarie si trattenevano ancora
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grande velo azzurro che le avvolgeva il cappello e
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tre finestre, si vedevano le facce assonnate di quelle
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avevano troppo poco dormito, le faccie smorte di quelle
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quelle colpite dal freddo, le faccie scialbe di quelle
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intese. Nessuna la udì: le poche ausiliarie, malinconicamente condannate
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Concetta Immacolata Santaniello, con le mani in grembo, nascoste
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telegrammi; Adelina Markò con le mani ficcate nel manicotto
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contegno di distrazione che le risparmiava il lavoro; e
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risparmiava il lavoro; e le altre, chi dormicchiava, chi
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beghina scrupolosa. E come le chiamate si facevan sempre
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facevan sempre più precipitose, le ausiliarie, per dire qualche
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sul foglio bianco. Dopo le prime parole ella chiamò
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in tasca, si raddrizzò le lenti sul naso con
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guerra degli uomini, nè le avversità del destino, nè
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Notaris, avvicinandosi. ¶ — Sì, sì, — le fu risposto. ¶ — Oh è
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solenne quelle parole appassionate. Le ragazze stavano a sentire
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di tante scioccherie. Ma le altre erano un po
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i suoi genitori non le avrebbero mai lasciato sposare
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piaceri famigliari. Ma, subito le discussioni cessarono. La direttrice
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la direttrice lo lesse. Le ausiliarie che erano ritornate
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di nulla e, voltate le spalle, andò a buttare
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Se non mettete giudizio, le cose andranno male. Ricordatevi
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tutte pensavano, non riprendevano le loro occupazioni, come intorpidite
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strideva, trasmettendo a Potenza le parole del dispaccio. ¶ — Che
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domandò la De Notaris. ¶ — Le diciassette e trenta, — mormorò
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sua vicina. ¶ E dopo: ¶ — Le diciassette e trentuno, — gridò
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sul dispaccio trasmesso. ¶ Cioè le cinque e mezzo. Era
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mezza. Erano state accese le fiammelle di gas, ma
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poco fare l’uncinetto: le ombre della macchine si
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nè leggere, nè ricamare, le ragazze pensavano. ¶ — Che voleva
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risposto subito che non le dispiaceva di reggere il
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Annina Pescara, che indovinava le parole del corrispondente, a
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dolce fiore, nascosto dietro le trincee e le fortezze
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dietro le trincee e le fortezze della virtù, invoca
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quotidianamente i dolori e le disfatte della lotta per
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stupendo erbario umano, ove le sottili gramigne aristocratiche s
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potente virtù osservativa che le fanciulle hanno? I filosofi
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Santa Maria ove fioriscono le gaggie e gli amori
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un romanzo, tutte quante le vostre voci, o amiche
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a strati successivi, come le tracce della vita geologica
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terrestre, e vi do le note così come le
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le note così come le trovo, senza ricostruire degli
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su, ora, e correggendo le stampe del mio libro
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fanciulla, ho rievocato tutte le compagne della mia fanciullezza
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eroina, ho rivissuto con le mie amiche del tempo
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quella d’allora, scrivendo: le cose mutate erano di
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di nuovo come furono, le cose finite ricominciavano, il
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dalla gelida brezza mattutina. Le rosee guancie pienotte impallidirono
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giunta in ufficio dopo le sette, perchè non aveva
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lire di mesata, tra le sei che se ne
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se ne pagavano per le multe, si scendesse a
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il suo fornelletto, con le cogome sepolte nella cenere
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sarà? — domandò ella. ¶ — Sono le cinque e mezzo, signorina
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Se ne andava, con le lagrime agli occhi pel
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un dolore ingenuo, puerile, le saliva dal cuore alle
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alle labbra, come se le avessero fatto una grande
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affondata nel cuscino e le braccia piegate alla cintura
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Tutte, tutte dormivano ancora, le fortunate. Un’amarezza si
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anima di Maria Vitale: le pareva di esser sola
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e sonno, mentre tutte le altre dormivano, al caldo
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papà: nominava i fratelli, le sorelle, il compare, i
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sul mare in tempesta, le anime abbandonate. Per sè
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spirituale e personale: nulla le si precisava, come bisogno
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con la faccia tra le mani, il cappello venuto
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giù sulla fronte, con le gambe immobili e il
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andare e venire, scostare le sedie, spazzare il pavimento
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un tratto una voce le mormorò nell’orecchio: ¶ — Vitale
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aveva visto succedersi, dietro le sue muraglie profonde, casi
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feroci passioni umane. Ora le sue stanze terrene sbarrate
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largo scalone, Cristina Juliano le raggiunse, le salutò, senza
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Cristina Juliano le raggiunse, le salutò, senza fermarsi. Sembrava
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busto, senza fianchi, con le mani grandi, i polsi
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strabocchevole di capelli, che le tiravano la testa indietro
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anime innamorate. ¶ Sul pianerottolo le raggiunse Adelina Markò e
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cappello di feltro verde, le dava un aspetto di
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passare una giornata fra le umili operaie del telegrafo
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chiesero, quasi in coro, le tre ausiliarie, entrando. ¶ — Ma
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in tanti armadietti, dove le ausiliarie riponevano i cappelli
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ricamo o l’uncinetto: le più studiose o le
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le più studiose o le più romantiche, i quaderni
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fingendo di non vedere le occhiate con cui ella
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de Marco, il gobbo. ¶ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . …Le ragazze, alle undici e
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ballare il cotillon senza le cose che ci servono
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i mazzolini di fiori, le sciarpe, le decorazioni. Le
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di fiori, le sciarpe, le decorazioni. Le ragazze protestavano
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le sciarpe, le decorazioni. Le ragazze protestavano, non importava
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si ballava il cotillon, le mamme avrebbero subito voluto
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all’indomani, per restituirgliela: le steariche avevano soltanto due
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persuaderla a tacere. Pure le due donne fecero buona
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far battere in terra le ginocchia del cavaliere. Era
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in giro il cuscino, le dispiaceva di far cadere
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signora Malagrida, ora, spianando le sopracciglia per qualche cosa
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che la grossa signora le diceva. ¶ Enrichetta aveva adesso
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finale in cui tutte le simpatie ingenuamente si manifestavano
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simpatie ingenuamente si manifestavano, le dichiarazioni d’amore corrisposto
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enumerava la sedia rotta, le corde spezzate, il petrolio
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nolo, senza cavallo, con le stanghe in aria, un
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si era ballato tutte le domeniche di carnevale e
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che il padrone, ammirato, le aveva aperto un’agenzia
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si ballava, da loro; le tre sale erano piene
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falso di Smirne, tutte le sedie scompagnate, nessun candelabro
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Venere di marmo con le braccia spezzate, tutto alla
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di prendere un premio. Le ragazze De Pasquale, con
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scollati in quadrato, con le maniche di velo nero
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nero che lasciavano vedere le bianche braccia, con le
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le bianche braccia, con le treccie bionde sulle spalle
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omaggi, non si maritavano. Le Fusco, Elisa Costa, Gelsomina
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accompagnava dapertutto Annina; ora le scene cominciavano per Adelina
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Borrelli e Annina Casale, le indivisibili, giravano per le
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le indivisibili, giravano per le sale tenendosi a braccetto
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dapertutto. Emma Froggio, per le scale aveva perduto un
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donna Franceschina era scrupolosa. ¶ Le ragazze Sanges, tutte cinque
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passava la vita fra le De Pasquale a far
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di chiacchierare, di dimenarsi: le interrogazioni, le risposte si
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di dimenarsi: le interrogazioni, le risposte si moltiplicavano — quando
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fece un giro per le sale, dicendo soavemente: ¶ — Signore
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Giuseppe Froio. Nel salone le sedie erano preparate come
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la mano di soppiatto: le ragazze erano distratte, prese
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risate, applausi, proteste, commenti, le donne specialmente erano eccitate
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da Gelsomina, tanto che le Sanges sogghignarono, tutte cinque
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chinavano il capo, sotto le mani bianche e gentili
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non aspettò, non prese le sue misure, diede un
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che si rompevano fra le mani. E chi strillava
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non si poteva combinar le cose meglio di così
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de Marco, ma costui le volse le spalle, la
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ma costui le volse le spalle, la sua scelta
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come se fosse lievissima. Le donne passate in prima
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contro Federico Pietraroia, perchè le stringeva troppo il fazzoletto
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governante, lasciando andare innanzi le due coppie, tranquilla nella
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undici e tre quarti, le Sanges rimanevano, ostinate, malgrado
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in Isvizzera, quando tutte le altre ragazze della borghesia
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povere, rimanevano in Napoli. Le Sanges si incocciavano a
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S. Giovanni Carbonara, dove le Sanges abitavano. E una
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abitavano. E una furia le prese, poichè nessuno pagava
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d’India, e mentre le quattro sorelle litigavano fra
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del gas venne, spense le fiammelle, lasciandone una ogni
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di lana cremisi, sfiancato, le due poltrone anche di
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candellieri del pianoforte; ma le steariche erano spente, per
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vita. Bussarono alla porta: le due donne si guardarono
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colonnella, — borbottò la vecchia, — le manca sempre qualche cosa
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un vecchio sciallo, trascinando le ciabatte, andò ad aprire
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chiese la ragazza. ¶ — Voleva le quattro sedie che mi
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ha delle visite. ¶ — Brava! le sedie saranno poche; dove
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alla madre, periodicamente. Ciò le inaspriva, rendeva le loro
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Ciò le inaspriva, rendeva le loro conversazioni intime una
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bella insomma, di tutte le ragazze che venivano a
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era pieno di gente: le mamme, la Galanti, la
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elogio delle proprie figliuole. Le ragazze sedevano l’una
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restavano in piedi, dietro le sedie delle ragazze, parlando
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ad Arturo Aiello e le sarebbe dispiaciuto di perderlo
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era distratta, dovendo ricevere le sue amiche, togliendo loro
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sue amiche, togliendo loro le mantelline e le sciarpe
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loro le mantelline e le sciarpe, portandole sul suo
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di fare delle conquiste, le ragazze amavano i giovanotti
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osando guardare in volto le persone. ¶ Ella sentiva, sì
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di danaro per prendere le professioni onorevoli e lucrose
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per i gioielli e le stoffe di cui la
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camelia: un rumorìo nasceva, le sedie erano respinte sino
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respinte sino al muro, le ragazze e i giovanotti
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minuti: ¶ — Waltzer, en place. ¶ Le coppie si formavano, prima
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no, non avrebbe suonato. Le prime note, stridule, del
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del pianoforte scordato, esilararono le ragazze e i giovanotti
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più a invitarla; tutte le ragazze ballavano il primo
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con Federico Pietraroia, che le faceva la corte. Ma
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dal gobbo sul pianoforte, le coppie si slanciarono, e
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allegrezza della gioventù spensierata, le pareva che tutta la
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dolcissima, dall’aria pretenziosa, le offrì di ballare, egli
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il tiranno, si accapparrava le ragazze, ballava infine più
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l’ingegnere che cantava le canzonette buffe, ebbe un
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arrivò sino a Enrichetta, le chiese a bassa voce
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guardando quelli che ballavano; le Galanti tanto carine coi
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un’onda di amarezza le sconvolse il sangue. ¶ Le
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le sconvolse il sangue. ¶ Le coppie passeggiavano in giro
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in giro per riposarsi; le madri avevano tirati indietro
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i due letti disfatti, le catinelle piene di acqua
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buttati all’aria e le ciabatte trascinanti, trovare un
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dama di compagnia, che le accompagnava dovunque: tacevano, assorbite
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guardandosi intorno con tutte le sue forze, sapendo bene
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piccoli viali sinuosi fra le aiuole e i gruppi
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giardino accanto al mare. Le coppie che s’incontravano
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verso l’uomo, bevendo le sue parole, inebbriandolo col
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rettorica sugli amori inutili. ¶ Le Fusco, i due Aiaci
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loro trionfi teatrali, facendo le disgustate del matrimonio: e
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innanzi al mare, sotto le stelle, nelle indimenticabili serate
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di Métra, che tutte le ragazze hanno ballato, la
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a diradarsi: partivano prima le famiglie più borghesi, quelle
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delle famiglie era lento, le ragazze cercavano di prolungare
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e al teatro; tutte le gioconde attività giovanili le
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le gioconde attività giovanili le erano inibite, questo le
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le erano inibite, questo le dava una grande attrazione
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ma camminando allato, con le mani che si sfioravano
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il suo marito che le dava braccio, dietro, muti
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sua moglie, umilmente, frenando le lagrime che le salivano
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frenando le lagrime che le salivano agli occhi e
499
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era un biondino smorto. Le Fusco, ritornate ai chiarori
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ammattire. E nell’andarsene, le due sorelle e l