parolescritte
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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Marco Missiroli, Senza coda, 2005

concordanze di «Le»

nautoretestoannoconcordanza
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scritte a macchina. Pietro le lesse: “Augusto Mitiello”. ¶ Lo
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benedica sempre”. ¶ Luigi ripeté le stesse parole a voce
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spiegò Luigi facendo frusciare le banconote vicino all’orecchio
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macchiata!” fece Pietro con le mani sulla bocca. ¶ Luigi
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Lo guardò prendere tra le mani la busta e
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col sedere che sfiorava le mattonelle un po’ bucate
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dentro il metallo: brillavano, le ruote della Bianca stavano
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lucida. ¶ “Tieni, con questo le asciughi,” aveva detto poi
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panciotto e si arrotolava le maniche della camicia. Poi
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molto veloce. E fare le curve strette così mamma
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e si stava strofinando le mani bagnate in un
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biscotti. La musica e le voci erano dappertutto. ¶ Poi
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per l’ennesimo… ¶ …verso le due e trenta, in
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molti uomini. C’erano le macchine fotografiche e le
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le macchine fotografiche e le luci bianche. Un’automobile
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il sangue sul sedile. ¶ Le immagini passavano una dietro
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cantava senza voce, muovendo le labbra e un po
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labbra e un po’ le mani. Si era fermata
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ascoltata. Era schizzato fuori, le scarpe che battevano sulla
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ferro. C’erano anche le tenaglie, appoggiate alla sedia
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alla fontana e salì le gradinate di casa. Sua
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non ci sono più le finestre!” disse Pietro tutto
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anche senza conoscere tutte le parole a memoria. Era
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con i cappelli tra le mani e la faccia
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pelle nera c’erano le manette. Le aveva viste
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c’erano le manette. Le aveva viste nei film
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mento a punta e le guance scarne. La sua
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la sua gentilezza, per le sue carezze, per come
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borse della spesa tra le mani. Toni fece un
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bucata. Lo faceva con le mani, con un lembo
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sul ripiano del mobile. Le sue piccole dita si
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che il palmo e le dita cominciarono a sudare
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lo stesso foglietto e le quattro banconote verdi con
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dove sono finite tutte le quattrocentomila lire dopo che
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pensieroso. ¶ “O forse se le è tenute tutte Carmine
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Sbrighiamoci che è tardi!” ¶ Le gambe di Luigi si
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figlio del pasticcere pulendosi le ginocchia sporche. ¶ “S’arrabbia
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strano. ¶ “Dove hai messo le mie code? La casa
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disse Nino. ¶ Non scesero. Le lacrime che aveva proprio
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di non muoversi. Arricciò le dita dei piedi e
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lacrima, perché tanto nessuno le vedeva. ¶ “Quando torni?” sussurrò
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orecchio a Nino. ¶ “Quando le vacanze finiscono.” ¶ Pietro si
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ricominciò a sbattere contro le sue spalle, mentre le
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le sue spalle, mentre le gambe lo portavano verso
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strada. Lo vide, con le sue mani bianche appoggiate
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sedere sul divano con le zampe da cane di
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essergli familiare. I muri, le bottiglie vuote, l’oscurità
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vide la lettera tra le sue mani, restò in
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il viso paonazzo e le mani strette. ¶ “Bella grossa
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il fiato. Quando parlò le parole uscirono strozzate: “Passami
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della coda ti taglio le orecchie, visto che le
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le orecchie, visto che le hai belle grandi!” Rise
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detto?” facendo dondolare tra le dita il pezzo di
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pancia di Nino contro le sue gambe. E il
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Dall’alto vide sfilare le mattonelle mezze bucate e
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Sta ancora male?” ¶ “Ha le croste in faccia.” ¶ “Mi
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televisione con lui.” ¶ “Tutte le sere?” ¶ “Sì.” ¶ “Ti piace
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aveva appoggiato a terra le forbici per ripulirle dai
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dai rami incastrati tra le lame. ¶ “Il sangue?” ¶ “Sì
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guardo!” ¶ Nino bestemmiò. Poi le tenaglie ricominciarono a lavorare
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hanno colpe.” ¶ Nino scrollò le scarpe ricoperte dalle foglie
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ricoperte dalle foglie. Bloccò le braccia. ¶ “Tieni. Prova tu
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Prova tu,” disse offrendogli le grandi forbici. ¶ Pietro perse
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raddrizzò con una mano. ¶ Le due lame affondarono nel
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irriconoscibile per lo sforzo, le forbici si allargarono all
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testa. Fissò la terra, le foglie, Nino che si
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per un attimo tra le due rose di legno
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crepa si vedeva appena. ¶ “Le tenaglie sono pericolose, non
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pericolose, non voglio che le usi più. E non
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cartella a terra, tra le gambe. Poi alzò gli
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la coda o tutte le hai tagliate?” Un sorriso
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che si era portato le mani unite alla nuca
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alla nuca. ¶ “Tutte… tutte le ho tagliate.” Strofinò il
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il naso, poi agitò le braccia in aria e
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e molto noiosa perché le parole sembravano sempre uguali
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fianco del divano con le gambe da cane. ¶ Lo
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Diede un morso, con le briciole che cadevano sopra
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lampi; ma ora verranno le stelle, le tacite stelle
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ora verranno le stelle, le tacite stelle. Nei campi
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gre gre di ranelle. Le tremule foglie dei pioppi
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temporale mi infilavo sotto le coperte e ci rimanevo
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la porta a farmi le voci strane.” ¶ Pietro sorrise
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chinando la testa tra le gambe. ¶ “Questa è per
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zoccoli di Toni scese le scale con loro. Ogni
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la palla rossa tra le mani. La passò al
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occhi e quando abbassò le mani vide la faccia
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mentre parlava lentamente, bagnandosi le labbra a ogni parola
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di sé con tutte le sue forze. I cardini
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tempo,” disse Luigi con le dita sul lucchetto. ¶ Pietro
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rosso e fece scorrere le pagine. ¶ Luigi si spostò
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la mano di lato: le due ali della busta
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punta di piedi, con le dita che premevano sulle
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guance. ¶ “Fatto!” E già le mani di Luigi erano
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carta. Strinse tutto tra le dita e tirò fuori
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aprì per intero. “Non le avevo viste mai…” ¶ “E
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tre uguali!” esclamò Pietro. ¶ Le guardarono insieme. Quattro banconote
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il muro e con le punte dei piedi che
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e lì si strofinava le zampe per qualche secondo
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e basta…” Luigi staccò le mani dai braccioli, impennando
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mai.” ¶ “Promesso,” rispose Pietro. ¶ Le loro mani si intrecciarono
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e si appiattirono contro le siepi. Da lontano videro
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siepi. Da lontano videro le due macchine uguali. Poi
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Non lo dice mai.” ¶ Le due automobili fecero il
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lettera… tu sai dove le tiene?”. ¶ “Forse non l
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li aveva visti salire le grandi scale di fronte
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e grossi e con le copertine marroni. Nell’angolo
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la macchina da scrivere le erano a lato e
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Pietro conosceva ogni cosa. Le volte che suo padre
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Quando non voleva ascoltare le urla, puntava gli occhi
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spalla. ¶ Avanzarono insieme, con le orecchie pronte. Pietro sentì
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orecchie pronte. Pietro sentì le guance avvampargli. ¶ Un piede
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fece Pietro sottovoce, agitando le braccia. ¶ “Aspetta un attimo
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rosso della scrivania. Strisciò le dita fino alla cartellina
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di legno intarsiato copriva le gambe a chiunque si
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chiunque si sedesse. Guardò le due pile di cassetti
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qui!” disse Luigi strofinandosi le mani. ¶ “Ti prego, andiamo
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Ti prego, andiamo, and…” ¶ Le voci nel corridoio gli
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nel corridoio gli strozzarono le parole in gola. Voci
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tirò proprio lì dove le gambe di suo padre
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porta si aprì, entrarono le voci. ¶ “Il bambino è
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che si ingrandiva tutte le volte che un piede
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dalla vita in giù. Le loro gambe a tratti
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Non avevano vene che le sporcavano, erano gambe di
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bianco che danzavano tra le pieghe mosse della veste
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della veste nera. ¶ Pietro le seguì. Si fermavano alle
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sapeva più quali erano le sue gambe, e le
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le sue gambe, e le braccia, e tutto il
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Uno schiocco violento e le gambe di velluto bianco
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i pantaloni scuri con le scarpe lucide avanzavano. ¶ Pietro
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cornice finire a terra. ¶ Le gambe di velluto bianco
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mise la faccia tra le ginocchia cercando di tapparsi
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ginocchia cercando di tapparsi le orecchie. Ma i pianti
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Nessuno, in quella penombra, le vide. Si mischiavano al
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il respiro gli rompeva le parole. ¶ Sua madre provava
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si mosse, lasciandogli libere le gambe. Con un piede
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e Pietro strisciò con le braccia sotto il petto
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braccia scoperte. ¶ Pietro arricciò le dita dei piedi. Il
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per la stanza. Illuminava le gambe della sedia e
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buono con lei come le volte che le dà
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come le volte che le dà i bacetti sul
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bacetti sul collo e le regala anche i fiori
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tornava da un viaggio le regalava pure dei gioielli
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ride. ¶ 11. ¶ Nino aveva affondato le mani nell’erba e
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mentre bestemmiava e diceva le parole più sporche che
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e nel buio ripeté le parole di ogni volta
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la porta e riprendi le chiavi.” ¶ Si passò una
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Io a casa torno. Le chiavi, mi raccomando…”. ¶ “Va
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e macerie sparse dappertutto. Le macchine non ci passavano
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Guardavano a tratti oltre le case diroccate, dove la
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lingua di terra fra le recinzioni era un metro
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muri, la luce e le scale. L’aria di
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insormontabili. Erano altissimi, e le gambe gli pesavano come
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un passo alla volta. Le scarpe salivano, si fermavano
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si fermavano e salivano. Le vide attraversare il primo
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e il secondo piano. Le vide ferme al terzo
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con la palla tra le mani. ¶ Una boccata di
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bottiglie vuote. ¶ Gli tremavano le ginocchia. Fissò fuori dalla
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Fissò fuori dalla finestra le nuvole che viaggiavano veloci
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si accendeva. Gli piacevano le piastrelle sopra il fornello
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blu a punta e le guance tutte rosse. E
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sigaretta gli fumava tra le dita. L’altra stringeva
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hai già chi te le fa le cose a
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chi te le fa le cose a casa. Camerieri
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vuoi?” ¶ Non fiatò. Fissò le sue scarpe sporche di
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mosse, sgranò gli occhi. Le pupille di Carmine erano
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il naso schiacciato tra le guance bucate dall’acne
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guance bucate dall’acne. Le labbra si muovevano in
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si allungava per afferrarti. ¶ Le parole di Carmine sibilarono
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del frigorifero. ¶ Pietro arricciò le dita dei piedi, solo
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Non mi piacciono molto le arance.” ¶ “Affari tuoi,” disse
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spicchio in bocca. ¶ Pietro le guardò per tutto il
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dalla prima volta che le aveva viste da vicino
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Paffute ma senza segni: le mani di Carmine erano
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qualcuno gli avesse staccato le mani pelose e rovinate
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dentro il muro tra le due stanze. Fermò le
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le due stanze. Fermò le gambe dondolanti sotto la
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stanza. ¶ Pietro si sentiva le mani bollenti e umide
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e umide. Anche sotto le braccia era caldo e
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Il fumo gli attraversò le narici uscendo denso e
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dentro e strinse con le mani qualcosa che faticò
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Sussidiario di italiano per le scuole elementari. ¶ “L’hai
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e rigida. Come tutte le altre prima di lei
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passare e ripassare tra le mani. ¶ Si voltò. Non
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padre. E digli che le cose stanno bene così
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da terra e agitare le mani. “Non ha gridato
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immerse ancora una volta le mani nell’erba. ¶ Luigi
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Pietro. ¶ “Ma se tutte le volte che ce l
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in mano ti tremano le gambe!” Luigi ridacchiò. ¶ “Non
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piedi e con tutte le braccia cariche. “Va bene
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altro…” ripeté Luigi mordicchiandosi le unghie nere di terra
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Devi fare così con le forbici,” rispose Pietro, inclinando
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delle grosse tenaglie tra le mani. “E poi mi
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macchina come questa fra le mani ce ne andiamo
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per il viaggio incrociando le braccia e allungando le
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le braccia e allungando le gambe fino in fondo
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vento soffia in tutte le direzioni ed è fortissimo
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i capelli neri che le coprivano il viso e
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lungo e leggero, oltre le ginocchia. ¶ Pietro lasciò scivolare
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ginocchia. ¶ Pietro lasciò scivolare le mani dal volante. ¶ All
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respirare. Camminava lenta, con le mani sulla gola. Arrivò
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a loro. Prese fiato, le guance toccate da un
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perché quando ci sono le immagini che fanno paura
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cercava di toccarla con le dita. Sfiorava lo schienale
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giù fino a stringere le gambe di ferro, come
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il posto dove fanno le leggi, si trova a
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tu, così poi fai le leggi.” ¶ “Roma è lontana
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che faccia ha. Guarda! Le riconosci le facce dei
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ha. Guarda! Le riconosci le facce dei ladri?” ¶ Pietro
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a sedere. ¶ Sullo schermo le immagini passarono veloci e
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Qualche volta, di nascosto, le aveva sorriso, e lei
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gli occhi aperti perché le palpebre pesavano il doppio
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capire cosa stessero vedendo. Le orecchie rimasero squarciate da
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al suo fianco. Aveva le piume sulla testa e
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e l’arco con le frecce sulle spalle. E
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indiano buono e difendeva le persone deboli. Era arrabbiatissimo
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ferro del letto. Strinse le mani una contro l
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Così non sbaglio. ¶ Intrecciò le dita, le portò alle
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sbaglio. ¶ Intrecciò le dita, le portò alle labbra. ¶ Ti
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seguire con l’indice le gocce che scendevano lente
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rumore della ghiaia sotto le ruote si mischiava allo
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i cappelli bagnati tra le mani. ¶ Pietro si attaccò
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giù. ¶ Restò fermo, con le dita strette al sedile
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e del tettuccio, mentre le ruote schiacciavano l’acqua
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ruggire, i freni rallentarono le ruote. ¶ Sua madre si
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madre si voltò allungando le braccia: “Vieni qui amore
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Si accovacciò e strisciò le mani sullo sporco. Poi
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e morti. Quelle erano le zanzare più grosse che
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sceglievano il cibo tra le mosche impazzite. Accelerò ancora
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e orina impregnava tutte le cose e si attaccava
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si piegava. Aveva sempre le mani bianche di farina
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all’improvviso. ¶ Sentì addosso le sue mani veloci che
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e lo aiutò, sfilando le braccia dai due lacci
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cartella. Poi ci tuffò le braccia dentro e rovistò
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solo se avesse avuto le chiavi. Ma quelle, le
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le chiavi. Ma quelle, le aveva Toni. Lui e
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L’odore acre superò le dita e gli arrivò
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con forza. ¶ Pietro sentiva le scarpe di Luigi dietro
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dei topi. Si mise le mani sulle orecchie e
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mani sulle orecchie e le tolse soltanto alla fine
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che stava scrollando tra le mani. Un tintinnio metallico
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laccate. Si alzò che le mani traboccavano di bottiglie
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di contenitori di tutte le misure. Li appoggiò sulla
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antipatici tu?”. ¶ Pietro arricciò le sopracciglia, incrociando le gambe
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arricciò le sopracciglia, incrociando le gambe sotto la sedia
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è nuova. Serve per le foglie.” ¶ Pietro si avvicinò
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gli occhi nel contenitore. Le bollicine scoppiavano una dietro
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con tutte e due le mani. Lo strinse, il
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che gli strideva tra le dita. Ritornò al vaso
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bicchiere sopra la testa, le braccia tese, e quando
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passandosi il sapone tra le dita. Le sue mani
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sapone tra le dita. Le sue mani corte erano
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grattavano qualsiasi cosa toccassero. Le sciacquò una volta sola
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insaponarle, voltandosi verso Pietro. Le dita entravano tra le
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Le dita entravano tra le dita, i palmi si
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fino a morire contro le pareti del secchio. ¶ Nino
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secchio. ¶ Nino si scrollò le mani e le asciugò
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scrollò le mani e le asciugò sulla tuta verde
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colpendo la sedia con le gambe. Per non cadere
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schiena sottile scomparire oltre le siepi. Allora rientrò in
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accanto al frigorifero. Allungò le braccia sotto la sedia
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Il coltello mancava. ¶ Afferrò le cose e le incastrò
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Afferrò le cose e le incastrò tra il braccio
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erba. E la fontana, le grandi scalinate, la stalla
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i passi, i fruscii, le voci dei domestici, il
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quella cosa, dentro. ¶ Con le gambe impazzite, Pietro sentiva
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tornava a sbattere contro le mattonelle rosse mal livellate
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dita. Lo afferrò tra le mani. Ci si aggrappò
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e liscia. Fece scorrere le dita sulla portiera fino
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per fare brillare tutte le spie insieme o una
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adagiata, dritta e innaturale. Le gambe tese, a sfiorare
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riusciva a vedere. E le due mani, aggrappate al
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2005
fianco e si arrotolò le maniche della camicia. Chiuse
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la stanza, salendo per le pareti. ¶ Strinse la leva
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2005
sinistra. Sulla plancia tutte le luci si accesero e
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la Bianca prese velocità. Le ruote con i cerchi
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evitando il pozzo e le siepi solo all’ultimo
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madre per prima. Agitava le mani e sorrideva. Anche
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2005
Anche lui rideva e le lanciava un bacio dietro
279
2005
suo giubbotto della domenica. ¶ “Le avevi lasciate da me
280
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Si era addormentata, come le mani di Pietro. Erano
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Pietro. Erano gelide, se le strofinò con forza e
282
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con forza e se le mise sotto il sedere
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2005
portiera. L’altro, tra le gambe. ¶ Si lisciò la
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coltello al vecchio, allungò le gambe sui pedali e
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2005
fece ripetere due volte. Le sue mani erano impazzite
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Nino si attaccò con le mani al cruscotto e
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canticchiava il giardiniere agitando le mani sopra il parabrezza
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chiese Nino. ¶ Pietro alzò le spalle. “No.” ¶ “Allora vorrà
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il piatto bianco con le fragole. Se lo trovò
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non vuole che guardo le cose cattive che la
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capito che per Luigi le cose erano diverse: bravissimo
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Pietro annuì. Poi arricciò le spesse sopracciglia. ¶ Qualcosa gli
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A. ¶ Pietro si grattò le orecchie e il naso
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aggiustare tutti gli errori. ¶ Le loro mani filavano veloci
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veloci sulle pagine bianche. Le gambe immobili, quasi a
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superata la fontana e le siepi. Là, nel bosco
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accecava ogni cosa, superava le foglie degli alberi e
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passo felpato e con le mani allacciate dietro la
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grandissima!”. ¶ Pietro gli afferrò le mani. “Ce l’ho
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disse Luigi saltellando con le mani strette. ¶ Pietro lo
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coda che dondolava tra le dita di Luigi. “Prendila
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di piedi e quando le fu di fronte la
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erba. La coda tra le mani di Pietro che
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alzati là dove cominciavano le foglie, si chiedeva e
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incollato al legno scuro. Le gambe, le braccia, tutto
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legno scuro. Le gambe, le braccia, tutto il corpo
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del grande albero. ¶ Poi le sue mani grattarono via
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via poche schegge leggere, le dita strinsero il vuoto
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dita strinsero il vuoto, le gambe tagliarono l’aria
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caduto. La faccia contro le crepe secche del terreno
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che lo fissava. Allungò le gambe, poi le ripiegò
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Allungò le gambe, poi le ripiegò come facevano gli
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di legno, il coltello, le due piccole code dai
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raggrumato. ¶ Luigi si bagnò le dita e ripulì il
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più sottili. Il terreno, le foglie, tutto sembrava più
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Dalla piccola casa, oltre le siepi, vide suo padre
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andarono ad accucciarsi dietro le siepi di fiori bianchi
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asse di legno e le code. ¶ Ripartirono in direzione
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padre lo teneva tra le dita sottili, facendolo rigirare
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i loro cappelli, con le loro camicie tutte uguali
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padre è sempre tra le sue torte?” ¶ “Sì.” Aspettò
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E continuò: “Però adesso le fa per noi e
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dovuto chiudere”. ¶ “Ah, già. Le fa ancora così buone
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anche un ottimo studente. Le so certe cose, io
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del mostro che trasforma le persone in pietra con
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io ho visto tutte le macchie nere che erano
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e sulla pancia. Quando le ho viste mi veniva
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ho stretta forte perché le macchie fanno molto male
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leggeri. Certe volte papà le fa venire anche a
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Anche Carmine dorme, anche le lucertole vicino al muro
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riposano e fumano dentro le loro macchine verdi. ¶ Fa
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E che potevo fare? Le ho buttate. Erano diventate
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il telo di plastica, le code erano scomparse. ¶ “Siediti
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scomparse. ¶ “Siediti che prepariamo le medicine, così le piante
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prepariamo le medicine, così le piante non si prendono
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piante non si prendono le malattie,” aggiunse Nino rovistando
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di Nino che ancora le mani gli bruciavano. Lo
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pancia grande gli sfiorò le spalle, che ritornò con
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avvolse i palmi e le dita al legno del
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la polvere e lui le fu subito sopra, impastando
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sistemata nel barattolo, con le altre. ¶ Ma d’un
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e sbattuta. Tutto girava, le gambe cedettero. Cadde proprio
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male. E anche dopo. Le macchie nere fanno male
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sempre buono e tutte le volte che catturavo le
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le volte che catturavo le code diceva che io
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la mia coda e le cose mie, fa’ che
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po’ alla volta. ¶ Siccome le chele potevano anche scattare
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lo sguardo. E se le vide davanti, quelle bocche
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denti, scivolare unta contro le guance e tra le
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le guance e tra le gengive fino a tacere
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rovesciò d’un fiato le sue bianche interiora. ¶ Si
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Poi un altro, rispettando le regole: la schiena dritta
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regole: la schiena dritta, le gambe ferme. I gomiti
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il pasto.” ¶ Pietro mise le sue piccole mani dietro
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tre volte spinsero contro le sue labbra serrate. ¶ “Non
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per un attimo con le guance gonfie a guardare
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sputò tutto, da dentro le budella salivano. Gli venne
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il tovagliolo, e quando le cameriere si affrettarono al
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tutti bianchi. E anche le piovre nere e i
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mettere sul divano con le zampe di cane, quello
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sala della televisione. Scese le scale fino alla fontana
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la ghiaia e attraverso le siepi, i pugni stretti
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i pugni stretti e le gambe sottili contro il
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caldo e polveroso. Schivò le siepi con i rami
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rami corti e con le foglie tutte verdi. Finì
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l’erba. Non trovò le cose. L’asse di
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Si muoveva lenta tra le foglie pelose dei pomodori
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una grande pianta con le gambe. Tossì, per via
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barba grigia che sfiorava le foglie nate da poco
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di innaffiare,” disse. ¶ “Nino, le mie cose non ci
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grandi come lenzuoli. ¶ “Me le hanno rubate!” gridò, e
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lo guardavano straniti. ¶ “Nino! Le hanno rubate!” ¶ “Nessuno ha
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niente.” ¶ “Sì! Hanno preso le cose mie, papà non
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mie, papà non me le ha fatte portare in
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in casa e se le sono prese!” ¶ “Ascolta a
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mani! Che ci tieni, le mosche?” ¶ “Non lo sapevo
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ammorbidì. Gli piacevano tanto le tenaglie rosse con la
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tavolo della cucina e le lunghe forbici per i
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altro. E alle pareti le fotografie di gente allegra
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Aderita usava per fare le crostate, ma dentro al
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schiena, poi si portò le mani alla fronte, sentì
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fazzoletto, si tirò su le maniche larghe della tuta
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verde e si strofinò le mani sotto l’acqua
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era quello fondo con le banane corte e verdi
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Pietro la strinse tra le dita. Si arrotolò le
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le dita. Si arrotolò le maniche della camicia. Curvò
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lire sono…” disse Luigi. ¶ Le banconote erano quattro. Verdi
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pochi centimetri da loro, le lettere di ogni parola
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mai. Si sentì gelare le mani. ¶ Pietro si voltò
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Luigi ripiegò con foga le quattro banconote e strappò
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dentro la sua testa. Le sue guance erano diventate
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chiavi che gli occupava le mani. Quelle che avrebbero
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si era portato via. Le chiavi che ogni volta
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mezzo passo. Si mise le mani in faccia come
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proteggersi il viso con le mani, ma la furia
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aveva mai visto con le lacrime. E non pensava
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gli occhi e arricciando le dita dei piedi. Si
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piedi. Si aspettava addosso le stesse mani e quel
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tasca dei pantaloni, tra le pieghe larghe e sformate
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per un attimo, salendo le strette scale che lo
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foglio. Poi tirò fuori le quattro banconote verdi dalla
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cuscino. Dagli occhi chiusi le lacrime scendevano sulle guance
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era accanto e con le dita raccoglieva le lacrime
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con le dita raccoglieva le lacrime che continuavano a
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e la seguì con le labbra, ma senza la
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contro il cuscino. Poi le sue mani si cercarono
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sbattendo i piedi contro le scarpe. Quando fu davanti
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i denti e, appena le fitte finirono, cercò il
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appoggiato sopra il coperchio. Le altre cose, in giardino
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non c’erano più. Le aveva trovate una domestica
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telo di plastica e le aveva buttate, così gli
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padre. Tremò nel portarsi le scarpe ai piedi. Dovette
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venne meno. E mentre le sue dita provavano a
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bianco della sua maglietta. Le avvolse la testa con
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avvolse la testa con le mani. ¶ La schiena di
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con la sigaretta tra le dita, con l’orologio
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sulla camicia bianca. E le scarpe lucide. ¶ “Prima che
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sorridendo. ¶ “Va bene signore.” ¶ Le scarpe erano davvero quelle
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padre, confusa e pacata. Le parole erano troppo deboli
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dondolare la sacca tra le mani, aveva gli occhi
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corridoio. Assieme a tutte le risposte che avrebbe voluto
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al letto di ritirare le gambe e chi era
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perché nella sua testa le immagini buone che aveva
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pensa se ti tagliavano le gambe.” ¶ Pietro non si
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camminò a fianco, con le tenaglie in mano. Scomparve
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dentro, non pregò. Con le mani giunte, si nascose
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a nessuno. Aprì appena le dita e guardò quel
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ebbe finito di ripetere le solite frasi, parlò per
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Il corridoio finì presto. Le porte sfilarono una dietro
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dagli occhi e anche le lacrime. Si fermava sul
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collo sottile. Poi con le mani stringeva i suoi
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male se ne andrà. ¶ Le palpebre restavano aperte. Se
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restavano aperte. Se Pietro le chiudeva, le immagini diventavano
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Se Pietro le chiudeva, le immagini diventavano ancora più
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tempie e negli occhi. Le gambe che tremavano, il
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si liberasse da sotto le pieghe della veste di
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strinse il viso tra le braccia, poi lo cullò
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soldi a cosa servivano?” le lacrime scesero sulle guance
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finestra e passava attraverso le grate di ferro battuto
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in fondo al materasso. Le molle cigolarono solo alla
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appoggiava al muro, mentre le lacrime ritornavano a scendere
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di nessun gemito che le accompagnasse. ¶ Pietro rallentò davanti
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dorso delle mani contro le guance. E, senza muoversi
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alla fine del letto, le mani incrociate sulla pancia
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mani incrociate sulla pancia, le gambe appena divaricate. ¶ Fece
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scuoteva il petto. ¶ Chiuse le mani. L’unghia si
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era appuntita, quasi verde, le labbra sottili, gli occhi
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Poi, all’improvviso, arrivarono le mani di sua madre
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accarezzarono la nuca e le spalle. Gli tolsero le
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le spalle. Gli tolsero le lacrime. ¶ Pietro si voltò
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guardare il barattolo con le code sul comodino. Le
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le code sul comodino. Le aveva contate e ricontate
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il vetro. Aveva aspettato le carezze e il bacio
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vengo da voi. ¶ 26. ¶ Ora le lucertole erano dappertutto. Comparivano
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dal niente. Aveva frustato le sue dita con la
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legavano tra loro con le code, volavano da una
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gli si appiccicavano addosso. ¶ Le aveva catturate, le aveva
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addosso. ¶ Le aveva catturate, le aveva strette tra le
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le aveva strette tra le mani e aveva tagliato
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ancora e ancora. ¶ Adesso le stava seguendo mentre uscivano
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mentre uscivano dalla stanza. Le fissava una per una
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penombra del corridoio. Poi le sue mani si aprivano
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facevano a pezzi, mentre le labbra bagnate sussurravano parole
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uno spasmo intenso, verso le lucertole che scappavano in
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Doveva diventare lucertola. Così le arrivò vicino, attento a
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sentire. Si fermò che le era quasi a fianco
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afferrò, la strinse forte, le montò sopra senza neanche
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meno di un secondo le aveva tagliato la coda
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di nuovo in piedi. Le sue dita stringevano ancora
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più possibile, così finalmente le lucertole cattive non avrebbero
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lunghissima che strozzava tutte le persone buone che ci
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una, pensò Pietro strofinandosi le labbra. ¶ Forse una di
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con l’orologio e le sigarette. Di fronte, la
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già aperta, sopra tutto. Le lacrime asciutte, dentro i
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contro la vestaglia leggera, le mani strisciarono sulla testa
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furono il letto scosso, le lenzuola vive. Poi lei
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stomaco che si stringeva. Le sue grida unite alle
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strinse il muro con le mani, tastò il legno
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il cappello della lampada. Le dita afferrarono il cordone
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il pavimento. La camera le sembrò vuota e silenziosa
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di Pietro strillò forte. Le arrivò flebile e poi
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stringeva che sembrava spezzarlo, le dita quasi a entrare
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Il corridoio finì. ¶ Quando le gambe gli cedevano, lei
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occhi mangiati dal pianto. ¶ Le dita di lei si
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lo sguardo al muro, le mani sulla testa. ¶ Adesso
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Adesso voleva solo fissare le gambe di sua madre
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grilli che cantavano. ¶ Ora le era in braccio, la
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poteva ascoltarle il respiro, le attraversava la schiena e
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ogni tanto gli baciavano le spalle nude. ¶ L’acqua
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guardare, ad alzare appena le palpebre: il nero aveva
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fare il bagno con le scarpe così non ci
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fatto il bagno con le scarpe trasparenti e mi
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mi faceva ridere vedere le scarpe dentro l’acqua
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busta, cocciutamente sigillata, tra le mani? ¶ Quel pomeriggio di
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e uno che con le parole non aveva ancora