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invenzioni verbali


Giacomo Leopardi, Paralipomeni della Batracomiomachia, 1842

concordanze di «Ma»

nautoretestoannoconcordanza
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1842
in Omero il leggerete. ¶ 16 ¶ Ma un tedesco filologo, di
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sappiam, l'altro niente, ¶ Ma nelle chiare ancor dubbi
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piacque ¶ Far; né potean; ma differire a quando ¶ In
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diventàr per lungo affanno; ¶ Ma nessuna ad esempio esser
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serba. ¶ 28 ¶ Né Roma pur, ma col mental suo lume
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inimicizia altrui segua immortale. ¶ 32 ¶ Ma Rubatocchi, poi che della
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Punto indugiarsi al dipartir: ma colto ¶ Brevissimo sopor su
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al topo in ver, ma le diurne ¶ Cure sopian
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di non reo destino. ¶ 7 ¶ Ma già dietro boschetti e
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fuga gli rendea presenti. ¶ 9 ¶ Ma pietà sopra tutto e
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Non sol per se, ma parte e maggiormente ¶ Perché
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gente ignava e trista; ¶ Ma il conte sempre all
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mestier non gli facea, ¶ Ma scherzi non sostien l
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a lui non pertinenti, ¶ Ma chiese da chi date
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dimandi, non sappiam niente, ¶ Ma i granchi, dando alle
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Non equilibrio d'acqua ma di terra, ¶ Rispose il
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un guscio o due, ma con un branco ¶ Rispondenti
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granchio il conte Leccafondi, ¶ Ma qual nume ordinò che
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io pongo in rima. ¶ 38 ¶ Ma detto ho dell'Europa
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quanti ¶ Chiusa non sol ma rimanea celata, ¶ In guisa
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ed ospedali ¶ Vòti sempre, ma grandi oltre misura, ¶ Statue
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finestre intorno intorno; ¶ 9 ¶ Cotal, ma privo del diurno lume
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D'Italia non dirò, ma di chi prezza ¶ Disonesto
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ch'ebbe sempre assai, ma d'altri danni ¶ L
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quei dì per isventura, ¶ Ma di più milioni aver
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estremo parea che minacciasse. ¶ 20 ¶ Ma per quei giorni sospirata
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loco a novi mali, ¶ Ma prestamente il popolo raccorre
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sostener le sue ragioni. ¶ Ma ributtò l'eroe con
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Doria il men degno, ¶ Ma perfetta bontà non consentia
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d'onore appo noi, ma d'odio e sdegno
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il tuo giogo infranto. ¶ 35 ¶ Ma di troppo gran tratto
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questo in pace sol, ma quando esangue ¶ Il regno
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queste nostre ho figurate. ¶ 3 ¶ Ma con la maraviglia ogni
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fin qui furon creduti, ¶ Ma per corruzion sì difettiva
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se ben ben sapesse. ¶ 17 ¶ Ma false o vere, ma
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Ma false o vere, ma disformi o belle ¶ Esser
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non sa né vede, ¶ Ma di veder né di
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di saper non crede. ¶ 20 ¶ Ma noi, s'è fuor
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ancor qualunque uman concetto, ¶ Ma i misteri e gli
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son che abbiam presenti: ¶ 22 ¶ Ma procede da ciò, che
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Non degli uomini sol, ma in ogni lato ¶ D
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si rammenta e piagne. ¶ 26 ¶ Ma il novello signor giurato
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fra' re de' topi, ma contando ¶ Quei di Topaia
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discare a' suoi paesi; ¶ Ma lesse e confermò con
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Dell'acquistata nuova monarchia. ¶ 37 ¶ Ma quel che più rileva
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mio per ogni punto, ¶ Ma il sentiero, a dir
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ben meritati onori assunto. ¶ Ma re fare o disfar
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Ch'essi non fer, ma Dio, siccome è noto
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re questo né quello, ¶ Ma non altro dar lor
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difetto ¶ Supplire ed emendar, ma vuole ancora ¶ La maestà
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riede in un istante: ¶ 11 ¶ Ma il poco onesto e
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al tuo real cappello, ¶ Ma cinquecentomila che ne' porti
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Quale ambedue giudicherete bene. ¶ Ma troppo oggi, saria diminuito
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A se poco gravar, ma che il castello ¶ Con
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sapesse ¶ Egli una via, ma dir non la volesse
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lui stesso avrian disfatto. ¶ 26 ¶ Ma desiato avria che lo
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Questo ai vecchi piacea, ma parve quello ¶ Ai damerini
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soricine. ¶ Come non so, ma né ruscel né fonte
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notte il velo, ¶ Cadde, ma il suo cader non
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pur vera e salda, ¶ Ma imaginata ancor, di te
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te si scalda. ¶ 48 ¶ Ahi ma dove sei tu? sognata
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re gli avea concesso, ¶ Ma dalla corte e dai
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granchi avrian dal trono. ¶ Ma trovar non potendo di
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era almen per fatto. ¶ 9 ¶ Ma con nome e color
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di partir co' suoi. Ma dallo stesso ¶ Cresciuto insino
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contro i lustri interi: ¶ Ma non sostenne poi che
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di rado il timor, ma lo spavento ¶ Vince spesso
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umide parean dalla procella. ¶ Ma sommerse le valli e
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ed or parea fuggito. ¶ Ma s'accorse egli ben
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stagion ch'io canto. ¶ Ma per molto adoprarsi una
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Strano questo vi par, ma certo il fato ¶ Intento
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capolino ¶ Un uom guardando, ma non vide alcuno. ¶ Troppo
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fuor mettesse il gatto, ¶ Ma disceso ad aprir fu
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regal sorte, ¶ Formaggio parmegian, ma di quei vecchi, ¶ Fette
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e pronte ¶ Quegli offerì, ma ricusolli il conte. ¶ 43 ¶ Dicendo
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ragionarvi io mi preparo; ¶ Ma più moderno io non
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che poteva era cortese. ¶ Ma dopo aver così di
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mio stesso. ¶ 14 ¶ Così dicea. Ma che l'uman cervello
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sia, nulla gli cale. ¶ 17 ¶ Ma lasciam gli altri a
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Come, non saprei dir, ma chi veduti ¶ Spiriti ed
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suole il caldo soverchiar ma il gelo. ¶ 23 ¶ Dedalo, io
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fede ¶ Non per udir ma perocché si vede. ¶ 24 ¶ Così
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non pur l'aspetto, ¶ Ma la memoria ancor copron
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Che non ceneri pur ma sassolini ¶ Non percotesser lor
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Qual pare a riguardar, ma meno oscura ¶ Questa o
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sordido lido alcuna via. ¶ Ma gli augelli scacciava uno
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Di grandezza tra lor ma non d'uffici. ¶ Degli
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destinò dopo la morte. ¶ 49 ¶ Ma come solamente all'aure
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spoglia esanime ed immota; ¶ Ma lo spirto immortal ch
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obbliava ed il ritorno. ¶ Ma Dedalo il riscosse, e
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spenti, ¶ Non sol vivendo, ma né men se spoglia
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Veri non crede sol ma d'ogni gente ¶ Natii
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credé viver di fuore. ¶ Ma palpitare ancor le fredde
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ver non vi nascondo, ¶ Ma come vide quel funereo
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far con lunghi danni, ¶ Ma col brando alla cinta
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a cercarli avesse tolto. ¶ 22 ¶ Ma gli convenne incominciar dal
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al mondo degli eroi, ¶ Ma non fan motto, che
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passati all'altra vita. ¶ 25 ¶ Ma primamente allor su per
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palese. ¶ Quegli onorollo assai, ma nulla udire ¶ Volle di
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il conte orando ammorbidire, ¶ Ma tacque il volo e
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dotta ¶ Sperai compiuta ritrovar: ma vòto ¶ Ritornommi il pensiero
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d'un amico intelligente. ¶ Ma di tali scritture ivi