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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Carlo Bernari, Speranzella, 1949

concordanze di «Ma»

nautoretestoannoconcordanza
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santi non sono ancora, ma sperano di diventarlo offrendo
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i suoi parrocchiani. ¶ «…Fioriranno. Ma c’è roba che
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il loro mese, maggio. Ma questo è pure il
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tutti rose e fiori. Ma so’ poi veramente Rose
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dobbiamo diventare tutti santi, ma almeno che ognuno di
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e rose di pezza, ma non coltellate! E questo
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pensieri. Era il cuore, ma lei ancora non lo
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sangue sotto il palato, ma credeva che fosse il
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questo sarebbe ancora poco: ma del seme di un
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uomo, attaccato alle gonne. Ma chi? Questo non le
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tempo, oppure in sandali, ma senza calze, per le
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toilette con questo grido: «Ma si può sapere perché
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l’antifona o no? Ma se io ti metto
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fuggiva. ¶ Era andata liscia. Ma pochi giorni appresso doveva
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era scucito o lacerato; ma impedito dalla rotondità della
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che fa? E vero? Ma non fa niente: siamo
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non le interessassero granché. ¶ Ma ecco un giorno capitarle
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sapere il giorno nostro, ma come cosa tua, glielo
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però era in italiano, ma un italiano che neppure
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ancora conservato, quel giornale, ma chissà dove, ed è
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ci pensi!» esclamò Nannina, ma il tono della sua
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più belle di lei. Ma la Cafettèra capì e
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ti trova un americano, ma un uomo, mi hai
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ospizio, seppure mi vogliono. Ma la mia profezia te
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spinse lo sguardo lontano: «Ma il mio presentimento…». ¶ «E
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c’erano certi professori, ma come parlavano bello Nannì
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Avete capito il fatto?» ¶ Ma a questa certezza essa
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eccola, intrepida, a lacerarlo; ma non era mai sicura
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ciò che era accaduto. Ma dovendo ripetere ad una
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figlio adesso è re.» ¶ Ma il celebre chiromante, sopraggiunto
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per dire qualche insolenza ma la parola inciampò tra
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balbuzie e subito proruppe: ¶ «Ma, insomma, si può sapere
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mia, e che calore!”. Ma i due ragazzi dormivano
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italiano, rendendola quasi incomprensibile. Ma la tristezza che fioriva
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che l’hanno inventato. Ma io non ci credo
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manovra dei traditori comunisti, ma dalle sue labbra si
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del grembiule, poi disse: ¶ «Ma che sarà buono o
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la vedete la cosa.» ¶ Ma non gli badarono troppo
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un po’ di riposo! Ma lascia le cose calme
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parla e si agita ma senza voce; le sue
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i morii, uh mamma ma’. ¶ 2 A detta di Diomede
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dire: affanno o agonia, ma: lux perpetua, la luce
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dormire” – arrivò a dire, ma uno strillo di donn
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Quartieri a buon prezzo, ma con un gemito nella
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della Cafettèra per chiedere: ¶ «Ma come? Voi siete già
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parte del Comitato organizzatore.» ¶ Ma le comari, che scorsero
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con aria più ingenua: «Ma che, so’ spariti tutti
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verso là» disse Carmilina. «Ma non v’arrabbiate.» ¶ «Chi
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un nuovo radiatore camuffato. Ma la prima trasformazione avveniva
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direttamente agisce sulle ruote. ¶ Ma a che doveva servire
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di Michele è incomprensibile; ma si leva a malincuore
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G” per il “Gragnano”, ma di questo non preoccuparti
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e riprendeva a mangiare; ma il pane aveva perduto
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mezzo a quel filo, ma non si era sentito
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notare, ad ogni costo. Ma di lui già si
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se vi chiamo cosi, ma questa è stata la
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secco rifiuto il colloquio, ma temendo di mostrarsi troppo
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devo ripetere alla Pizzicatella? Ma ci avete pensato bene
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aveva allargato le braccia; ma di nuovo avendo temuto
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a chi devo rivolgermi.» ¶ Ma il giovane magliaro aveva
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bisogno di quella miseria? Ma il re lo sa
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uscire un bel momento!” ¶ Ma non “uscivano”; dalla casa
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esistenza di quei soldi; ma saranno poi veri? “Esisteranno
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domandate a don Tremendina.” ¶ Ma don Tremendina tace; forse
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agitava intorno a lei; ma non si immaginava proprio
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visione di questa partenza, ma sul vapore stavano già
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indietro, e piangeva, piangeva… ¶ «Ma chi piangeva, il luciano
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un bacio, donn’Elví…» ¶ «Ma che m’ha fatto
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avevano letto o riferito, ma era uguale per lei
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gli occhiali e leggeva; ma in quei trafiletti politici
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influsso della sua allieva; ma temendo sempre di sfidarla
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di quello che fate. Ma state lavorando? E che
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Quello non ci sarà; ma Monarchia sarà», dondolandosi nelle
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magnetico di primo ordine, ma come si fa a
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merce è buo buona, ma i clienti?…» ¶ Su quell
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Eh, perché no, fammelo… Ma mi raccomando, Nanninè, fallo
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facendo felice mezza Napoli… Ma che ha questo caffè
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aveva risposto don Giosuè. Ma un’altra ombra era
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pranzo del signor Mele. ¶ «Ma li contate mai quei
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che diavolo si trattava!» ma s’era turbato. «Mi
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un po’ dovunque, Elví. Ma per quanto riguarda l
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non vi vede!» ¶ «Elví…» ma era turbato: «Elví, a
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trovava, innocentemente, in mezzo. Ma tu come hai fatto
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nascondere niente!… Sei pericolosa. Ma ora, per tornare al
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fatto e avresti detto; ma io, ti posso assicurare
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era mess’inmente? Dice: ma come, noi dobbiamo dare
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dire quello svergognato? Dice: ma come è il re
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soldo, dalle mie mani!» ¶ «Ma il vestito a Nanninella
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le scarpe a Pascalotto, ma quando sarà il momento
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quando sarà il momento…» ¶ «Ma che ne vuoi fare
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affacciato così dalla porta, ma don Giosuè lo aveva
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di domandare di Michele, ma la cera stessa della
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neppure quello che penso! – ma non disposta a riconoscere
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avesse negata l’assoluzione, ma forse appena sospesa, appoggiandosi
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non era uno qualunque ma era uno scicco assai
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parrocchiani, senza sforzo visibile; ma aveva dovuto essercitarsi in
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del vecchio lo sconcertavano. «Ma vorrei vedere voi, al
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uscire?» ¶ «Un delinquente.» ¶ «Addirittura! Ma tu ci sei diventato
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fare un bel mestiere, ma difficile?» insistè con la
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dovere di perfezione.» ¶ «Si, ma io dico, mi avete
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non si sporca tanto, ma che lo conoscono poca
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qua, forse?» ¶ «Meglio no, ma statti attento a te
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botteghe, a notte alta; ma voci che gemono, dopo
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volendo interrompergli il sonno. Ma Michele si era ormai
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vincè.» ¶ «Ti hanno svegliato!» ¶ «Ma che succede?» ¶ «Michè, mi
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sospiro, che vuol dire: “Ma guarda che si passa
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una bella vita questa ? Ma il ragazzo fu tenace
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Un inferno, lasciatemi sta’.» ¶ «Ma perché, parla, io ti
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uno proprio ci rinunzia.» ¶ «Ma chi era, papà o
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mammà?» ¶ «Tutti e due; ma essa, essa…» ¶ «Che ha
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te le sei pigliate. Ma s’era scordata che
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chi? A tua madre? Ma ti pare una bella
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e ne era sbigottito. ¶ «Ma tu, disse poi, le
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ha insegnato il professore.» ¶ «Ma le centomila lire…» insisteva
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questo la rabbia mia. Ma come? Noi viviamo Dio
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dico anch’io: Qualcuno. Ma lo scemo, lo scemo
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che fanno gli uomini. Ma quello che è uomo
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gliele avrà date.» ¶ «Sì, ma io dicevo innocentemente. Che
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qualcuno ci deve pensare!» ¶ «Ma chi non ci ha
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Michè, tu sei giovane; ma fatti capace d’una
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Ah» rispose il ragazzo, ma non aveva capito. ¶ «I
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cuscino e dormire tranquillo… Ma forse non ci hai
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per capire ho capito, ma non mi faccio ancora
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capito, perciò è monarchica; ma uno non potrebbe essere
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l’arguzia del proverbio. Ma la sua risata rimase
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e se lo accese. Ma dovè toglierselo di bocca
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arrangio, amici e compari, ma se metto la testa
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con voce amara Michele. «Ma io so’ giovane, io
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fece il ragazzo trasognato. «Ma poi io voglio un
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mano, sa quanti sfottò. Ma voi, come avete fatto
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Michè.» ¶ «Leggendo va be’, ma che cosa? E poi
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offèndete» disse il ragazzo «ma voi sareste per caso
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del re stampato sopra…» Ma era visibilmente infastidito dell
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questo, mi dovete credere… Ma… è difficile?» ¶ «Tutto è
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si batté la fronte. «Ma se ci hai questa
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il ragazzo con slancio. «Ma ci vuole pure l
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d’altro per mesi; ma se ne parlò quasi
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vero, biasimo per Michele, ma insieme anche una condanna
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Tutto quello che volete, ma ad un certo punto
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fin dei conti detestava. Ma questa volta le era
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non per risentimento personale, ma nell’interesse stesso della
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si è già stancato. Ma per capire l’indole
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il vecchio. ¶ Michele annuiva, ma oscuramente sentiva che non
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delle volte neppure quella, ma appena i due lungheroni
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è un’Idea, forse?» ¶ «Ma quello è principe, non
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li dovevo portare io, ma lei ha detto che
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speso già diversi milioni…!» ¶ «Ma voi, allora, siete ricco
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metto neppure la firma. Ma come sarebbe, a me
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Nannina non aveva capito, ma fece ugualmente di sì
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più bella dell’altra!… Ma Nannina era anche stupita
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seguì a questa frase; ma il colpo che sembra
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voce di Ciccillo: ¶ «Uèh ma tu lo sai che
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onesta mi dovevi trovare!…» «Ma… non è detta l
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della coperta di filo. ¶ Ma Nannina, da fuori, non
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uscio e bussò disperatamente; ma il portello cedette. ¶ «Permesso
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si regge i pantaloni. ¶ Ma durò poco il serafico
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di che si tratta». ¶ «Ma prima però, hai visto
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E vabbe’ la finisco, ma tanto la canzone se
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fra le sue mani. ¶ Ma appena donn’Elvira vide
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colpa dei suoi sguardi; ma egli non si rendeva
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giudicare il suo sentimento, ma fortemente attratto, se la
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la divorava di sguardi. ¶ «Ma che te ne devi
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hai saputo chi è?» ¶ «Ma sono o non sono
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piglia i guai miei! Ma tu piuttosto, che vuoi
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signora. ¶ «Sono fatti miei!… Ma insomma!…» Lunga pausa; poi
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si trattava di Michele. Ma appena fuori si penti
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è logico, pensò Ciccillo. Ma la Cafettèra non poteva
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risolse a dire infine «ma che c’entra?» ¶ «E
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la conclusione della lite; ma si fermò anche lui
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una lunga marcia. «Neh, ma questo che tiene?» chiese
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per rispetto alla Cafettèra, ma sorridevano felici nel vedersi
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Concordia o di Cariati, ma doveva essere una pulce
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l’avevano adibita. Imbronciata, ma servizievole essa versa caffè
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fu un serra serra; ma poi la gente tornò
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non si distingue niente. ¶ «Ma sapete chi sono?» disse
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da altre mille ombre; ma risorgeva sempre, più paurosa
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un po’ a tutti, ma era un mostro, faceva
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Nannina scese dalla sedia ma si fermò sulla porta
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che combinano lo scherzo.» ¶ «Ma è stata una cosa
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in campagna, fuori Napoli. Ma domani mi sente quella
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capita!» disse il mago. «Ma si vede che non
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arrivare?» ¶ Il chiromante sorrise: «Ma no, che state dicendo
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si tratta di magna ma di magne, viene da
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ce ce ce cervello. Ma noi, professori del mestiere
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porta era stata chiusa, ma non del tutto. Un
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di quell’interminabile giornata, ma le palpebre non s
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vie dello scherzo, Mastrovincenzo; ma il ragazzo, seccato anche
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chiedervi la branda.» ¶ «Sicuro!… Ma, dimmi una cosa, però
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mamme e padri sono». ¶ «Ma quella, la mia, non
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la mano gli tremava. ¶ «Ma che t’ha fatto
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pezzente, che lo perdi” – ma non ti devi scordare
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dove andavo a sbattere?» ¶ «Ma invece io sto qua
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nel fondo di Nannina, ma è una donna ormai
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quel richiamo a Zazà, ma solo attrarre l’attenzione
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guardò le parole incomprensibili, ma certamente ostili, che andavano
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rinuncia ad ogni colore, ma Nannina scambiando per disprezzo
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la salita di Posillipo. Ma accorgendosene fu un grido
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gridò nel vento Nannina: «Ma io tengo che fare
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nel palmo della sinistra. Ma l’americano non capiva
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da quel lato si; ma non signorina come dite
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la rendesse più piacente. Ma l’americano non si
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percorsa. Gesù, si disse, ma qui è campagna. Dai
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Nannina egli non era; ma neppure antipatico. Un fascino
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Un fascino l’aveva. Ma quella puzza sotto il
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istruzione! ¶ «Sentite…» cominciò Nannina, ma si arrestò sgomenta. “Vediamo
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letto di foglie marcite, ma tornando presso l’auto
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sé. Ne provò vergogna, ma fu costretta a ridere
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a comprare quelle scatolette, ma volessero ad ogni costo
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rovesciava dietro l’albero. Ma erano bastati pochi sorsi
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tanto perché avesse caldo, ma per mettere in vista
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dove s’è ficcato?) Ma l’americano non aveva
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voleva seminate di pepe. Ma balbettava; Nannina capiva anche
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accarezzò, persino, per calmarlo. ¶ Ma sentì che le due
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collo; gentile quella stretta; ma poi sempre più decisa
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col braccio al pericolo, ma nessuno che era intorno
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faceva “là” col dito. ¶ «Ma dove? Che vedete?» ¶ Là
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e spiritistiche della Cafettèra, ma nessuno a quell’epoca
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aveva già aperti, veramente, ma rivolti verso l’interno
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non c’entrava niente; ma se la Pizzicatella gridava
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Elvira rispettava la Pizzicatella, ma può dirsi che per
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Uh, davvero, don Ciccillo!» ¶ Ma Elvira faceva di sì
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al quarto vi riuscì; ma il gemito del legno
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verso il suo tesoro, ma sopraffatta da un’altra
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le sollevò il mento: ¶ «Ma questa è proprio svenuta
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Anche lui sembrava scontento, ma di che; si domandava
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mani gialle del Joe. Ma poi perché gialle? Non
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disse Ciccillo entrando affannato: «Ma si può sapere che
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quei deliqui della moglie; ma non aveva mai fiatato
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paura se lo mangiava. Ma appunto perché vergognoso della
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gambe: «Che brutta impressione…!». ¶ «Ma che è stato, si
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il debole di Elvira; ma la sua carezza sapeva
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ancora nel suo calendario, ma Elvira che sapeva dove
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Dopo» disse la Cafettèra. ¶ «Ma che t’è successo
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tu non puoi capire, ma ti assicuro io che
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è brutto, brutto assai!». ¶ «Ma che cosa è brutto
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Ciccì, s’è avverato. Ma in una maniera forte
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sentita tutt’insieme svenuta, ma vedevo, vedevo e non
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americano!» ¶ «Si ho capito; ma Nannina chi è?» ¶ «Nannina
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qua attorno. La conoscerai… Ma capisci la cosa? Quella
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all’ingresso della ragazza, ma non sollevò neppure la
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ultima, e poi chiudo». Ma non era mai l
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evitare il vostro sguardo, ma poi siccome è fesso
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di voi, vi addormenterà; ma se voi siete più
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vedrete chiudere gli occhi ma senza cedere; e allora
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ci riuscite» ¶ «Donn’Elví, ma vi pare. E quest
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il fatto.» ¶ «Chi? Io? Ma se non faccio altro
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se sempre ci provo, ma la riuscita, e vattelapesca
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suo strapuntino. ¶ «Io? Niente… Ma se vi siete mess
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quella disattenzione col figlio ma era troppo sconcertata per
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ogni sabato faceva segretamente. Ma era un segreto di
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primo estratto, il terno, ma forse val la pena
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e accettava la società; ma quella settimana donna Filomena
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voluto per questa settimana. Ma questi sono i numeri
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ha una bell’età?» ¶ «Ma dice che ci sono
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ha bisogno, penso io. Ma, dice, che so, che
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sentimenti politici della cliente; ma donna Filomena forse per
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ce l’hanno tutti.» ¶ «Ma quella del re non
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che ci vuoi fare.» Ma già parlava meccanicamente con
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ombra, diceva la madre. Ma più dell’ombra, che
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solo, per colpa vostra.» ¶ «Ma perché ti vuoi prendere
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fuoco, diceva ogni tanto; ma a caffè a caffè
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a lungo di tutti; ma Nannina e Pascalotto erano
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potessi fare a meno… Ma l’offesa non mi
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mi piace, signor Me’…» ¶ «Ma tu li avanzi o
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sarebbe, non li avanzo? Ma che c’entra, se
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la mossa di pagarti; ma oggi posso pagarti sul
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al viso: ¶ «Signor Me’, ma questo è straordinario, è
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straordinario, è un sogno.» ¶ «Ma questi» disse don Giosuè
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di mille lire alleate. «Ma questi non sono un
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dove sta?». ¶ «E uscito… Ma perché, perché? Lasciate stare
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ho mandata per servizi.» ¶ «Ma dove?» ¶ «Uh, mamma mia
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siete curioso. Signor Me’, ma veramente ci avete messo
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devo sposare?» ¶ «Non so ma voi mi fate certe
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Si dice, signor Me’, ma voi siete ancora giovanotto
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che non m’interessano. Ma sai com’è: che
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lo volete proprio sapere… Ma è inutile, io non
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Per starci ci sta, ma non conta niente.» ¶ «Perché
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bella razza di traditori. Ma come, prima fanno l
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Togliatti, e chi so’? Ma chi li conosce? Da
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agito male gl’inglesi… Ma pure gli americani non
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mangià lo chiamo papà.» ¶ «Ma siete d’accordo? Questo
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mangia pane e onore ma tiene una parola sola
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Non è molto chiara, ma insomma ti sei spiegata
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dovevo mettere i manifesti?» ¶ «Ma a una che conoscete
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cielo cominciò a gridare: ¶ «Ma allora è vero. Allora
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lato il suo fianco. Ma nello spazio prossimo a
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capace di fare! Uèh, ma intendiamoci, mia signò, fino
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di così, basta così. Ma i tacchi, su cui
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non doveva capire subito; ma doveva tener tutto soffocato
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qualche cosa. ¶ «Dunque?» ripeté. ¶ «Ma se non mi state
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su di una sedia. Ma nel momento di accasciarsi
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janara di tua sorella!» ¶ «Ma voi mi dovete aiutare
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non doveva essere importante, ma un sergente certamente.» ¶ «Non
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pezzo di giovane… Benedico!… Ma che bei giovani, dite
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Nannina. ¶ «Vai a capirli! Ma… Che ce ne importa
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vorresti portare qui? Picciré, ma lo sai che questa
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pure piacere a qualcuno. Ma ho sempre preferito andare
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che aspetta la malasorte… Ma ora dimmi una cosa
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quel chiodo al petto.» ¶ «Ma io ci ho due
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cosa sporca.» ¶ «Per te… Ma gli uomini vedono le
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Nannì» disse risentita Elvira. ¶ «Ma chi volete che ci
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così disgustata di tutto, ma così disgustata che me
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e fissò la pioggia. «Ma tu che necessità ci
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cliente nel tardivo saluto: «Ma mi volete spiegare queste
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Cafettèra liberata dall’incubo. ¶ «Ma io scherzavo» fece don
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non ve ne accorgete… Ma io si perché segno
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sono neppure cinque minuti, ma voi lasciatemela ripulire un
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viene proprio uno zucchero.» ¶ «Ma non è cosa per
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uscito l’Arcangelo Gabriele. Ma Quella cosa lì – si
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La porta si aprirà, ma il più tardi possibile
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panni distesi nella pioggia. Ma che importa? La candida
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cioccolattina, a chi aspetti; Ma io non ne ho
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accennò ad un sorriso: ma sorrise come se le
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l’altra. Era spiovuto, ma dai vicoli a monte
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Speranzella ne era sommersa, ma saggiamente ridistribuiva le acque
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Nannina; nulla di male, ma i loro zoccoli strascicati
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due strane parole, forse – ma chissà se ricordava bene
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non era più pellicciaio, ma del pellicciaio conservava ancora
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gialle. Le braccia sottili ma poderose, come due funi
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tasti neri di pianoforte. «Ma tornerà il mio mestiere
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Elvira…» ¶ «Già, anche lei… Ma che se ne fa
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fa? Ormai! Capisco io, ma lei? È un’ora
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è questione di tempo, ma tornerà.» ¶ «Embè? Dovete credere
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e perciò parlo cosi. Ma se vi dico che
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quanti ne ha salvati! Ma solamente con la sua
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ora si vuol salvare, ma se non ha fatto
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Il professore è specializzato, ma per le cose importanti
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hanno rimesso la vita. Ma per esempio che peccato
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in un gesto severo ma professionalmente impeccabile le rammentò
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buono, si presenta benissimo». Ma Nannina non comprese il
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andassimo a passeggio! Neh, ma dimmi un poco, tu
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Tu non lo sai ma io te lo leggo
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disposizione. Quindi sarete amata, ma controllate il cuore. La
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attenta, una breve malattia, ma camperete ottant’anni. In
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scongiuro». Stava per alzarsi, ma Nannina lo fermò. ¶ «E
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me ne fido più.» ¶ Ma non chiudeva; si limitava
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brutta bestia.» ¶ «Don Lui, ma quando lo gettate questo
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quanti fastidi mi dà… Ma indovinate dove mi va
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per elencare altre spese ma si arrestò come assalito
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un fiotto di parole: ¶ «Ma sicuro… Sicuro e certo
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Troppe officine!» ¶ «Saranno troppe… Ma quelle che sanno lavorare
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Caffè Babilonia è gremito, ma bastano quattro o cinque
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della penicillina per Nannina. Ma la gente ricorda più
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Non possiede un registratore, ma la finzione della cassa
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dormire, di giorno operaio ma solo per lavori sedentari
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sente di amara sarcinella, ma spande un odor di
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chiromante di vico Fato. Ma non imbocca mai il
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Elvira non era brutta, ma non poteva attrarre un
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s’accorgeva di lei. Ma lei dal suo spiraglio
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allo sguardo del curioso; ma chi ci dorme in
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lo fu della moglie, ma sa stare nella sua
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ocra sul piattino screziato. ¶ «Ma vedi un po’ se
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i quattro specchi; irritato ma pronto alla cortesia dice
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No, ho parlato io.» ¶ «Ma voi dite seriamente?» ¶ «Nannì
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eccome!» ¶ «E ben bene? Ma se quello ci ha
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questione di giorni, forse, ma tornerà. Si tratta di
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di chilo di stracci, ma devono essere bianchi. Sceglili
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la sospingono alla strada, ma come il presagio di
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ed è cosa fatta. Ma Nannina cerca di trattenere
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onesto giovane di borgata, ma un operaio maturo che
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passata. ¶ Lonegro balbettava spesso, ma come se la parola
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gli sussurrò: ¶ «Sei ammattito?» ¶ Ma il soldato Lonegro forte
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imperatore e dimenticò Lonegro; ma il soldato Lonegro non
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consultare: ottenne un’udienza, ma il Principe non volle
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poco. Vivrete a lungo ma Re sarà vostro figlio
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sormontata dalla corona sabauda; ma appena un freddo saluto
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non se ne lamentò; ma gli rimase una segreta
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Quartieri di sopra Toledo; ma il popolino di quei
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egli spiegava: ¶ «Monarchia sarà, ma Quello non ci sarà
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Quello non ci sarà, ma Monarchia sarà.» ¶ E i
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si sbrigassero a venire» ma appagati gli appetiti più
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per decidersi al cammino! Ma alle labbra saliva più
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straniero si facevano restii, ma il passo, seppure cauto
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sorella appena a casa; ma la sorella non poteva
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divisa del milite postelegrafonico. Ma gli stessi americani che
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domandavano ad ognuno. ¶ «Io» Ma quando mai» diceva uno
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pazzi» diceva un altro. ¶ «Ma che, ci ho la
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alla fine quasi nudo ma carico di doni. Cominciò
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li la sua fortuna: ma ebbe un’effimera durata
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a croce sul petto, ma il brivido continuò a
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come deposito di sigarette, ma fastidioso al suo petto
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le munse le mammelle. Ma ritrasse subito le mani
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allineati contro il muro, ma ben eloquente per i
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Che mi dovevano trovare?» Ma lei sapeva ciò che
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capezzolo livido di succhiate, ma non comprese il richiamo
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questa valle di lacrime”; ma rapido quanto sia – parve
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là, pensava la Pizzicatella. Ma l’illusione di trovar
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pensò “su questa paglia.” ¶ Ma allorché il suo sguardo
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Umberto e Maria José. Ma quanto cambiato Umberto, che
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matura di sguardo malinconico, ma ancora bella, che faceva
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uomo affrettando il passo. ¶ Ma lei voleva dire altro
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fanno i soldi, teh!» ¶ Ma quasi avvertissero il veleno
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udire tra la folla. ¶ Ma già i picchetti armati
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la Pachiochia, e brava! Ma ci vediamo, sai!» ¶ La
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il bianco degli occhi ma tenne il naso fisso
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appresso ai comunisti, poi?». Ma dopo pochi passi ecco
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con il re. Neh, ma che male ho fatto
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botte e ci sparpagliano”. ¶ Ma la Cafettèra in testa
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si ristabilì l’ordine. Ma i reparti che erano
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una mano nel saluto, ma il braccio le rimase
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donn’Elvira alla Voce. Ma la Voce rappresentata da
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Lei è stata, sì, ma c’ero anch’io
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vedo neppure tanto bene, ma ho visto bene che
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un angolo all’altro, ma come ne mutava l
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Pizzicatella, essa si rivestiva, ma di serpi, di spilli
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si accostò: ¶ «Belli gio’, ma che cercate? Dite a
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aggiustarsi con la legge. «Ma vi hanno imbrogliato certamente
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doveva dire Speransella si, ma vigoletto. La Nannina che
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diciamo noi alla buona, ma Gamillo Porzio. Mi so
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l’abito per Nannina. Ma dopo un trionfo come
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donn’Elvira, d’accordo, ma la temono sempre come
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le teneva?» e insinuando, ma non con l’idea
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Cafettèra fa e dice, ma non fa e non
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di porta della Cafettèra. ¶ «Ma allora voi dite che
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di sfidare quella potenza? Ma se lei non si
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e trasse un sospiro. «Ma allora s’ha d
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la Cafettèra aveva intuito. Ma poteva esser sincera quella
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Posa quella bandiera!» ripeteva. Ma il ragazzo testardo la
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pazienza! Nascondi quella bandierina!» Ma Pascalotto imperterrito, per nasconderla
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Cafettèra accelerò il passo: «Ma guarda che faccia tosta
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la porse al ragazzo: ¶ «Ma ora conservatela, se no
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ora?» ¶ «Non lo so, ma certo qualche guaio hai
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Nannina?» voleva fingersi indifferente, ma non toccava giusto: «Nannina
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sentirai; non aver paura.» ¶ «Ma si sa,» cominciò Ciccillo
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ha chiuso la porta ma nessuno si muove, dicono
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di poterla impiegare utilmente. ¶ «Ma che è successo?» gli
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la sua corsa. ¶ «Dottore? Ma che è? Per te
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che non le badava. Ma il vecchio dovette accontentarsi
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del ricco, il denaro». Ma la ragazza lo guardava
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almeno! Questa sta piangendo. Ma che t’è successo
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assorto silenzio dei due. ¶ Ma Pascalotto dall’angolo opposto
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Sì, sì, vi sento. Ma non credo a quello
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passò così quel giorno. ¶ Ma in breve la notizia
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virgole.» ¶ «Quale altra?» ¶ «Michè, ma tu allora non hai
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che ho capito, sì. Ma stavo pensando anch’io
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Che ne so io?» ¶ «Ma dice che quella è
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si fa a dire? Ma è sana… come l
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Dio», aveva detto Ciccillo: «Ma io, mi domando, com
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una scorticatura, un foruncoletto… Ma lo sai che puoi
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era un gabinetto attrezzato, ma un salotto adattato alle
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per l’altra parte; ma forse aveva temuto per
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lascia sta’ la politica, ma di febbre?» ¶ «Forse qualche
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febbre?» ¶ «Forse qualche notte… Ma credo perché c’era
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Qualche mal di testa… Ma leggero leggero… Come…» ¶ «Ho
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di residui di adenopatie… Ma il dottore ogni volta
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lui, infermiere, doveva capirle… ¶ Ma Ciccillo ormai si grattava
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sbigottita, «non si muore, ma uno non può dire
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la trasmette ai figli, ma la donna si… Però
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Ne so quanto voi. Ma, dicono, negli ospedali V
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Poi maliziosamente aveva soggiunto: «Ma trovarla! Qui ti voglio
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Noo! Chi la conosce! ¶ Ma chiusa la porta di
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che si sente forte… Ma voi, se siete uomo
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ricordava e non ricordava, ma le assicurava di aver
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questa sera al massimo, ma domattina via. Il letto
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subito» disse Michele imbronciato. «Ma in quella casa nemmeno
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li siete già scordati? Ma io no.» ¶ «Michè, la
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e tata non scotta.» ¶ «Ma quella sì, scotta.» ¶ «Se
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ora.» ¶ «Avevo capito male. Ma sai come dice il
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Cafettèra all’ultimo momento, ma dopo una disamina scrupolosa
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dall’altra parte, così.» Ma Ciccillo non rinunciava mai
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alfine, estraendo l’ago. Ma non staccava la mano
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la pelle di Nannina. «Ma sai che stai proprio
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la penicillina per salvarsi? ¶ «Ma voi gli dovete dire
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vedeva certe brutte cose, ma non riusciva a dirle
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precipitò per le scale. ¶ «Ma che diceva?» chiese ansiosa
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giovane passavo per assistita. Ma quella, che so, vede
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lamentandosi continuamente del buio, ma i suoi occhi la
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e disse: ¶ «Curioso veramente… Ma sapete forse da che
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alla notizia del male. ¶ Ma chissà poi se dormiva
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rifiuto non volendo offendere. «Ma lascia stare, santo Dio
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sempre sotto la cenere…» ¶ «Ma chi pensa a queste
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Staremmo freschi noialtri medici…» ¶ «Ma io vi conosco a
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il consulto, fallo pure; ma per me, vedi che
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anche quell’alterazione psichica? Ma se è così si
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Il risultato è dubbio, ma se vuoi provare…» ¶ Questa
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prima. Tornò dapprima timido, ma presto si fece padrone
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c’era stato, lui); ma non rideva chi essendo
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manca ora…» disse Nannina. ¶ Ma la Cafettèra sussultava di
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lei non solo udiva, ma li vedeva i fatti
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aver servito il re, ma in verità aveva votato
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votato per il re, ma insieme per i socialisti
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se non tutto chiaro. Ma, come sempre, ignorò quel
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nemico, siamo stati traditi, ma lei non riusciva in
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re mangio lo stesso! – ma la moglie, non la
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Cafettèra d’una volta, ma qual era ridotta adesso
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non camperemo più tranquilli! – ma in cuor suo aveva
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impersonata dalla propria moglie. Ma quando furono nella cabina
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come diceva la Cafettèra. ¶ Ma subito a casa, non
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tener lontani i curiosi. Ma si fermavano sulla porta
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bassa: «Un caffè» chiedevano. Ma era una scusa, volevano
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quel che lei diceva. Ma donn’Elvira diceva poco
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meno quel che vedeva. Ma i vicini, caparbi; e
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essa chiese uno specchio; ma Ciccillo con la mano
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medico glielo aveva proibito, ma Ciccillo incitò Nannina ad
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incitò Nannina ad accontentarla: ¶ «Ma sì, che gli fa
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il nome del figlio, ma come in sogno; e
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bocca aperta quasi affannasse, ma non affannava: il respiro
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tua?» ¶ «No, di me.» ¶ «Ma tu sei sempre il
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una mano di Michele, ma non ce la fece
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rinuncia il suo pensiero: «Ma tu sei sempre Michele