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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Enzo Striano, Il resto di niente, 1986

concordanze di «Ma»

nautoretestoannoconcordanza
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lavorare.» ¶ S’interrompe, incerta. ¶ «Ma occorre star bene attenti
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principio di fisica elementare.» ¶ «Ma tu, Lenòr, sei davvero
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via. ¶ «Scusami» spiega, ansando. «Ma stavi per rimetterci il
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comportarsi, l’untuosità servile. Ma adesso ha momenti smarriti
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Recita per la gente, ma non ne ha voglia
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amico. È dei nostri.» ¶ Ma s’è fatto tardi
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l’ha percorsa mai. Ma se l’immagina: scura
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ripete. Fa il caffè, ma lei rifiuta, vuol dire
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Non sei la sola. Ma di qui a... Non
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sarebbero venuti ad arrestarla. ¶ «Ma no» insiste Gennaro, cingendola
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te lo giuro. Anzi. Ma non sopporto il pensiero
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città: una costruzione vecchia. Ma è destinata ai comuni
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di macchie brune. ¶ «Grazie’, ma tu che tieni?» domanda
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Madonna te possa benedicere.» ¶ «Ma che hai fatto? Vuoi
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lei la guarda, stanchissima. ¶ «Ma quando sei uscita da
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mettere paura: so’ impestata, ma non mischio.» ¶ Con tono
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Li primme tiempe sì. Ma dopo tre, quatt’anne
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nuova. Tenta di nasconderlo, ma è preoccupato. Che starà
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sembrano vivere d’esaltazione. ¶ «Ma mi volete dire?» ¶ «Appena
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cielo s’è schiarito, ma la tramontana punge, dalle
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vecchia, tracciandosi la croce. ¶ «Ma nuie tenimmo li chiappetielle
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vonno accidere lo re?». ¶ «Ma no!» ride Gennaro. ¶ Scuote
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nuove tele ai soffitti, ma è luminoso ed ha
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Domani succede la guerra». ¶ «Ma che guerra, Grazie’?» ¶ «Non
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Grazie’?» ¶ «Non lo saccio. Ma succede. Poveri figli de
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io de non veni’. Ma a me me fai
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campano tutti li juorni.» ¶ «Ma non è questo il
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improvvisa, muta discorso: «Signo’, ma tu e don Gennaro
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siete ’no poco eguali. Ma isso sempre ommo è
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Graziella, seria. ¶ «Io no, ma gli altri sì.» ¶ «Ma
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ma gli altri sì.» ¶ «Ma manco loro sapevano leggere
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Li ppovere gente. Signo’, ma a te che te
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Grazie’» le chiede, scontenta. «Ma tu hai mai desiderato
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argomenti, per esempio: «Signo’, ma perché don Gennaro se
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ride e s’irrita, ma Graziella la guarda con
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signo’. Liegge, scrive, parle, ma a me me pari
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a diffondere idee giuste. Ma come può un prete
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fare giornali facili, chiari. Ma se il popolo non
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agitanti picche, canne, randelli. ¶ «Ma che accade, Gennaro?» chiede
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I lazzari si preparavano, ma il re ha ordinato
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Carolina?» ¶ «Starà schiumando rabbia, ma quel che dice Nelson
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t’ammaleresti di nuovo. Ma quando torno ti racconto
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bbuono a chesta casa! Ma,» aggiunge, perplessa «perché don
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devi aver paura, Grazie’. Ma che ti credi chi
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notte, Graziella ha equivocato. Ma del tutto? ¶ Dalla cucina
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solo buttare la pasta. ¶ «Ma ’sto don Gennaro che
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Ha aria stanca, gonfia, ma lieta, scherza con Graziella
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Ansa, commosso. Lei tace, ma ha provato brividi. Graziella
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un dito al petto. ¶ «Ma tu chi sei!» sbottò
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Vi credete liberi, padroni, ma di che? De la
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a Napoli.» ¶ «Magari!» esclamò. «Ma è successo ben altro
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i poveri dei bassi.» ¶ «Ma voi, la parte di
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in Francia.» ¶ «Don Edua’. Ma a voi piacerebbe se
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siamo come i lazzari. Ma solo in questo. Ascoltate
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la più bella cosa. Ma si paga con la
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arida famiglia senza amore, ma possessiva, intrigante. Discussero accaniti
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piace a noi,» rise «ma in Napoli, al momento
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rivoluzione. Come in Francia.» ¶ «Ma quando mai!» rideva Cuoco
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Vedete? Cuoco è giovane, ma dice cose ch’io
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faranno correre dei rischi. Ma, se vuoi, te ne
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note, antiche e recenti.) ¶ 2 Ma se mi stai spiando
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Basta e fammi entrare. ¶ 6 Ma che ti porti? La
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turchine: come in passato. ¶ Ma le parve di notare
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alla fine della festa, ma già, ciascuno per proprio
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non ne saccio niente.» ¶ «Ma è facile, darling.» ¶ «Come
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di calzar la parrucca, ma la teneva storta sui
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Ettore» fece Moliterno, serio. «Ma tu parli troppo, tieni
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Lord Hamilton era vecchio, ma imponente nella giamberga di
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Emma si levò, ansante ma giuliva. Fece una bella
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tirata. Nelson pareva dormisse, ma l’unica mano, sul
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avete consapevolezza di sogni. Ma ancora qualcosa v’alita
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io: della stessa malattia.» ¶ «Ma quale malattia?» ¶ «Vedete, Lenòr
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della medicina nuovi, misteriosi. Ma sono i più importanti
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i corpi va bene, ma esistono malattie che non
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se possiedano alcune facoltà. Ma non è questo. Le
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La riduce all’essenziale. Ma il fenomeno veramente strano
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abbandono. È difficile spiegarlo, ma l’ho notato nella
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agio: senza responsabilità superiori.» ¶ «Ma facciamo tutti così» mormorò
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qui tutto va cambiato.» ¶ «Ma Sanges è per la
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paura anche di noi. Ma noi dobbiamo lavorare per
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colpe.» ¶ «Io forse no, ma Ferdinando, Maria Carolina, il
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abbandoneranno?» ¶ «Resteranno i re. Ma noi avremo, comunque, fatto
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si toglie dai pasticci. Ma questo Matrimonio è un
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la mia pessima interpretazione.» ¶ «Ma no, Ignazio. M’avete
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va bene,» ride Ciaia «ma fa troppo caldo. Rimandiamola
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marsala ghiacciato coi biscotti, ma Monzù Onofrio, il proprietario
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scheggia d’alice salata. Ma quel basilico ha foglie
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destinato a dei re. Ma quelli del Portogallo resteranno
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discorsi di titìo, papài... Ma, a quei tempi, il
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chiesto aiuto al vocabolario! ¶ Ma non era neppure questo
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i poeti della Rivoluzione, ma fa rabbrividire la descrizione
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La gente va informata, ma non occorre darle il
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saranno cento, mille rivoluzionari, ma, se li vai a
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esercito sarebbe ben disposto. Ma io poco ci credo
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Caracciolo non s’espone. Ma che la regina e
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Napoli fra duecento anni. Ma con quali mezzi? Io
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s’era stempiato assai, ma continuava a non usar
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incupì. ¶ «Nel cuore, sempre. Ma le cose cambiano. Gli
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vivi più che mai, ma i mezzi per conseguirli
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incontrano di nuovo, certo. Ma come donna non esisto
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il poeta di Corte, ma aveva anche aperto, in
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Sei un po’ sciupata. Ma ti vedo bene.» ¶ «Tu
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eh?» ¶ Appariva sinceramente seccato, ma riprese subito il tono
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loro gusti.» ¶ «Oh, grazie! Ma perché non vuoi comporla
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tossiva, respirava con difficoltà, ma volle salutare uno per
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suo modo convulso: «Signo’, ma che ci sta di
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la zarina non venne, ma c’erano i granduchi
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Tentò di domandarle: «Grazie’. Ma... a te ti piace
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A le vote no. Ma tu, signo’, veramente non
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strillava, raccapricciata, li buttava, ma si dovette rassegnare. ¶ Una
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Agropoli, lui a Roccamonfina. Ma se ne infischiano e
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prima volta, cose sue. Ma allora era bambina. E
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sì dall’altra parte, ma puoi anche smettere, se
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di qui, se vuoi, ma poco facilmente. Il re
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Cirillo disegnasse tanto bene. Ma forse le illustrazioni sono
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essi pure conquistino potere. Ma è potere immorale, conseguito
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sarà un mondo nuovo, ma nel Regno siamo indietro
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1986
è abruzzese di nascita) ma più degli altri insiste
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né itala né mente, ma ardita sì. Comunque un
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m’ha scritto Gorani? Ma non andate in giro
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solo dei casi nostri...» ¶ «Ma così dev’essere. Quando
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d’Italia è possibile, ma non con le armi
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Deux ou trois siècles! Ma a voi piace questa
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piace» replica Sanges, serio. «Ma non voglio prenderla in
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di detestare Maria Carolina. Ma adesso la regina ed
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Dai Serra balconi spalancati, ma le candide ali delle
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Coltellini (non è bella ma spicca, mezzo nuda com
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il colore di moda. Ma niente vestiti all’ateniese
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direzione sono imperfetti, madame. Ma dev’esser delizioso staccarsi
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parlarvi in questo modo. Ma vi amo. Soffro tanto
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lo fedelissimo puopolo napoletano». Ma forse Sanges aveva ragione
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fa’ le cose belle, ¶ ma vace cchiù de tutte
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a cavallo. ¶ «Sior sì. Ma che no se trati
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Constitution à la France!» ¶ «Ma leggete gli altri! I
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al clavicembalo. ¶ Faceva freddo, ma dalle impannate filtravano riverberi
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la facevano in Francia. Ma qua... ¶ Non era facile
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strano ragazzo. Studiava medicina, ma all’Università non andava
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nudi. ¶ In genere ascoltava, ma se apriva bocca bruciava
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genera corruzione, miseria, violenza.» ¶ «Ma come potreste imporre il
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umido gonfiavano nel fondo. ¶ «Ma perché non c’è
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dire “i gatti”?». ¶ «Sì. Ma per loro significa gli
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santo. Dice lo santo».1 ¶ «Ma si me stai smiccianno
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spaventata, Gennaro la sostenne. ¶ «Ma che te puorte? La
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addosso. Dobbiamo far presto.» ¶ Ma i ragazzi non erano
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un elogio di Napoli, ma sentì che sarebbe stato
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restituire la cortesia aggiunse: «Ma pure voi venite da
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assumere aria disperata, esclamò: «Ma no. Non è che
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Non ne abbiamo parlato, ma non sarà un problema
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ottanta ducati non possiamo, ma son sicuro che saprai
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fatto collocare qualche pianta, ma la gente occhieggiava alle
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chiesa. Scarsi i fiori ma, con quel freddo, i
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che siete una letterata, ma vedo che siete anche
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Durante. Aveva patina antica, ma era bella. A tratti
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salvare la propria libertà. Ma come avrebbe potuto? Davvero
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capite?». ¶ «Sì» rispose seccamente. Ma solo perché erano i
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suo fianco. ¶ «Eleono’» disse. «Ma che canchero, tu non
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non mi chiama Pasquale, ma dice Pas-cual. Alla
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e non lo sento. Ma tu non hai mangiato
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gonfiore del sesso. ¶ «Scusami, ma io non ce la
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per lo strano rifiuto. Ma Tria era energico, esperto
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O, meglio, ansioso, piccolo, ma costante vibrare. ¶ L’angoscia
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di sé, lo attrasse. Ma lui le giaceva addosso
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spossatezza un po’ delusa ma, al tempo stesso, remissiva
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morti. Tutti e tutto. ¶ Ma già tutto era morto
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travaglio e d’urla. Ma era valsa la pena
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s’era lievemente allentata, ma la bocca emetteva suoni
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già dovuto capirlo allora. Ma lei era portata a
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vedere. Li aveva rivenduti. ¶ «Ma io devo pagare le
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il palazzo della Pignasecca. ¶ Ma lassù era libera, con
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contatto con gli amici... Ma con quel marito... ¶ A
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momento: per difenderlo, salvarlo. Ma come si poteva, con
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violento conato di vomito, ma non riusciva a sputar
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l’alito appena percettibile, ma regolare. ¶ «Meu Deus, fa
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e si sentì colpevole. Ma meno che in passato
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grasso. Amico caro, fratello: ma lo stancava con silenzi
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cortile. Avrebbe pagato doppio, ma d’acqua ora ne
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capo prendesse a vaporare. Ma non aveva niente da
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grigia. ¶ Continuò a studiarsi. Ma, forse, alcune di quelle
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diventato di colore incerto. Ma uno nuovo avrebbe potuto
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Vergognoso lasciarsi andare così. Ma perché avrebbe dovuto riguardarsi
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la stirpe dei Fonseca. Ma a lei cosa importava
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duecento: nel 1983, meu Deus! Ma di me? Nada de
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primi vestiti senza panier ma con tournure. ¶ Anche per
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fior fiore.» ¶ «Lo farò. Ma dammi un po’ di
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Provo desiderio di ricominciare, ma non più come prima
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è Alfieri» suggerì Vincenzo. «Ma forse questo è tempo
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fare ciò che voglio. Ma son sola. Non ho
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ne posso più dare». ¶ «Ma l’hai data. Il
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Chillo muorto de famme. Ma io li vado accidere
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forte e provò rimorso. Ma quella s’era calmata
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la merda de jatta, ma non se levano. Se
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li frùngole te passano.» ¶ «Ma tu me fai torna
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se tu non vuoi». ¶ «Ma io vorrei, Luigi...» gli
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parte.» ¶ A volte urlava: «Ma se volevi rimanere vergine
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ebbe un po’ paura, ma il mulo andava piano
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pittare. Da cent’anni.» ¶ «Ma tu sì. Pure l
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d’allontanare i ghiribizzi, ma lei s’accorse d
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giù, nella città rumorosa ma familiare. ¶ Ebbe émpito di
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erano accesi i fuochi. Ma per attimi, in circostanze
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letto, a fingere salute. ¶ Ma come poteva fermare mani
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vapori e l’afa, ma anche con i venti
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missiva della gonna bamboleggiando, ma allarmato. Strano come ora
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il vecchio infreddolito, lontano, ma proprio lui aveva destato
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Sì. E tu?». ¶ «Ah, ma io non sono mai
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non riuscivano a durare.» ¶ «Ma noi siamo mortali» osservò
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lui, incupendosi un poco. «Ma bisognerebbe esser molto forti
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di carta. ¶ «Mon Dieu, ma chère! À la bonne
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Lei cercava di trattenersi, ma esplose: «Incroyable! Incredibile quel
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sempre» sorrise Giulia Carafa. «Ma non farci morire, Chiaretta
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La Pignatelli parve infastidita, ma sorrise, con cortese eleganza
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ch’è stato durissimo, ma non puoi andare avanti
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1986
ch’egli ha creato». Ma lo pensavano anche Gassendi
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farsi decisa, senza scrupoli. ¶ Ma come avrebbe potuto? Con
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di sloggiarla di là. Ma non dava fastidio: era
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1986
Ho saputo. Mi spiace. Ma sono anche contento di
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che procurava tedio, dolore. ¶ Ma lei pure portava a
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tarantelle e una giga, ma le ballarono in pochi
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casa non valeva molto, ma per il resto aveva
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coscienze e dei corpi, ma dalle menti illuminate. ¶ Tale
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umili, consolava gli oppressi. Ma bisognava esser saggi, attenti
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nuovi. Certo, un compromesso. Ma la vecchia società, i
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lui massone. E Sanges... Ma era sparito. Verso di
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era andato a Pietroburgo. Ma anche Cimarosa non s
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alle donne non piace. Ma nemmeno agli uomini. Gli
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nei postriboli della Cagliantesa. ¶ «Ma...» azzardò. «Una cosa così
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appurata.» ¶ Poteva pure darsi, ma ormai non parlavano che
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Ferdinando è ’no turzo, ma in quanto a questo
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scale doppie alla Sanfelice ma strettissime, puzzolenti di gatto
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1986
montagna di merda» rispose. «Ma adesso mi fa comodo
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1986
non era male, invece. Ma anche in queste cose
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1986
Posso domandarti una cosa?» ¶ «Ma certo.» ¶ «Ti sei fatto
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1986
rango: un po’ anziano, ma di buona famiglia. Abitava
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1986
che condannò Giannone» aggiunse. «Ma vive a Roma.» ¶ Nuova
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1986
di prendere dei fiori, ma costavano troppo: avrebbe rimediato
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1986
Per riprendere poi, immediatamente, ma diversa. Come Lenòr fosse
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1986
fosse meno di marchesa. ¶ Ma, mio Dio, com’era
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1986
i capelli un inferno. Ma non sembrava che la
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1986
era truccata con cura, ma poco. L’eterno vestito
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forse oltre i quaranta, ma aveva aria ancora fresca
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1986
bassino, brusco nel fare. Ma era più bello di
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1986
Certo che lo farò. Ma non cambiare discorso. Hai
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1986
tiene in pugno Tanucci, ma questa figlia di Maria
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1986
spregiudicata come tutte, oggi, ma è intelligente, colta. E
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1986
perché profittano dei tempi, ma Chiara è diversa. Fra
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1986
di paura e fastidio. ¶ Ma, forse, il giorno che
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1986
la trattavano col caro, ma distratto riguardo che s
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1986
Solo due in primavera, ma, dopo, da slacciare i
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1986
poetessa”. Belforte appariva freddino, ma si prodigò. Una copia
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1986
chiesto, ingenuamente. ¶ «Sì, certo. Ma questa è un’altra
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1986
nell’al di là, ma vero: da toccare, godere
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1986
annuendo appena. ¶ «Sì, certo. Ma non ora. Quando sarà
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1986
mondo che noi sogniamo». ¶ «Ma voi... Voi siete abate
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1986
Giuseppe. Odiano i preti, ma accettano padre Caracciolo. Detestano
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1986
anche piena di banchieri». ¶ «Ma che fanno?» ¶ «Per quanto
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1986
Dicono di far beneficenza, ma ci credo poco. Beneficenza
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1986
fra loro s’aiutano.» ¶ «Ma Jeròcades...» ¶ «Jeròcades è un
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1986
ne combina anche lui! Ma senti un po’: ho
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1986
a me d’entrarci, ma c’è troppa gente
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dello spirito va bene, ma prima d’ogni altra
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se violentato dalla necessità? Ma le vie che il
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1986
Naturalmente non un borghese, ma a Napoli c’era
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1986
infelice nel pensare ciò. Ma come sarebbe potuta andare
263
1986
Così niente libertà, Lenòr. Ma libertà di che? Di
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del papa, per esempio. Ma non basta. La libertà
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1986
più facile. E comodo». ¶ Ma lei, in fondo, si
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1986
senza dare in cambio. Ma se in cambio chiedono
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viso dolce a Belforte, ma costui era scomparso. Infine
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più». ¶ Avrebbe voluto rispondergli, ma entravano le Loro Maestà
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al salotto dei Cassano. Ma non aveva neppure molta
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il brulicare dei rimorsi. ¶ Ma non era avvenuto a
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Le statue s’avviarono. Ma Gesù si divertiva a
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te ne vai fujenno.» «Ma io pure la cerco
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al Purgatorio ad Arco... Ma non era per questo
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quella proterva del male, ma spesso ne veniva sconfitta
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somiglia perché è figlio, ma è pure diversissimo. Così
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greco, gli Esuli tebani. Ma appariva distratto, inquieto: Chiara
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ben venga l’appannaggio. Ma poi cercate di non
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voi volete la Repubblica?». ¶ «Ma no. Ho detto: se
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accorse che lei parlava, ma aveva altrove occhi e
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era un po’ assuefatta, ma nei primi tempi... Notti
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Si girò dal finestrino, ma non vedeva. Provava voglia
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mormorato: «Lenòr» e basta. Ma non era necessario parlare
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l’indurirsi di lui. Ma Luigi le sorrideva, nel
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a comporre o dipingere, ma affermava, con lealtà: «Solo
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faccio per la gente. Ma di qui al dirmi
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di Young, di Ossian. Ma noi non potremo mai
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lo pensava lei pure. Ma non poteva farci niente
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avrebbe avvelenato l’esistenza. ¶ Ma se Luigi fosse stato
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sforzandomi non d’imitarlo, ma di carpire il segreto
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stava facendo “ben colmo”... Ma intelligente, colta. ¶ Bussarono alla
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progresso» ribatté freddamente Giordano. «Ma la gente come te
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tu dici di volerli. Ma quelli come te, con
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niente economisti! Troppi sognatori! Ma quale repubblica ateniese o
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Nemmeno nella civilissima Francia». ¶ «Ma Napoli fa schifo lo
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a fatica: «Pagano, te?». ¶ «Ma voi che avete fatto
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Giordano è prepotente. Fanatico. Ma intelligente. Pensa ch’è
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questa Terra. Dei privilegiati. Ma è tempo di mutare
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prego, titìo. Rimani ancora.» ¶ «Ma è tornato tuo padre
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chinea?» ¶ «Bem» sorrise lui. «Ma in fretta. È dai
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spiegò Vincenzo, con pacatezza. «Ma mi fa paura. È
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vive da raffinato signore ma si scolpa con Dio
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franchezza. D’impulso esclamò: «Ma anche voi, Vincenzo... Siete
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Privo di malizia, accattivante. Ma con voi sincero». ¶ «Grazie
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dovrebbe sopperire a tutto. Ma non sa produrre niente
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anche molto buona» sorrise. «Ma le città non servono
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prodotti dell’agricoltura?» ¶ «Sì. Ma dovrebbero anch’esse produrre
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molto esperto in proposito. Ma qua nessuno ne sa
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ladri, morti di fame. Ma più orgogliosi d’un
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loro, vende il pesce...» ¶ «Ma no!» ¶ «Dicono. Io non
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non l’ho visto, ma non ci sarebbe da
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no. ¶ «Non sopportano intrusioni.» ¶ «Ma dove sono? Voglio vederli
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e provocatori, sono Luciani». ¶ «Ma questi che vedo sono
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lei, scotendo il capo. «Ma non vale nemmeno per
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due fregate da guerra. Ma fra poco saremo a
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alieni. Ai rituali incomprensibili. ¶ «Ma quando si mossero,» sorrise
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e bruciato la casa. Ma adesso cerchiamo di ficcarci
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vacca sozza di letame. ¶ «Ma sì» confermò Vincenzo. «Sul
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meschino) acquistava preziosità inestimabile ma, al tempo stesso, non
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li succhiavano col latte, ma ce n’era per
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due o tre figli, ma anche un esercito di
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in cerca d’aiuti. ¶ Ma Sanges, dopo il sonetto
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più d’ogni altro, ma anche Pagano, don Michele
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stinta, parrucca per traverso. Ma gli occhi infossati sotto
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non le conosce nessuno». ¶ «Ma ne fanno parte Belforte
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romana: quella di Metastasio.» ¶ «Ma io ormai sono già
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Cosa volete che importi? Ma state alla larga da
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riprese Mariantonia Popoli, seria. «Ma c’è una battuta
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Perché ridono tanto?». ¶ «Oh, ma avete ragione, mia cara
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leggere e a scrivere.» «Ma va’! Almeno questo, Sannicandro
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è veramente un Regno. Ma non perché fa... la
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cupa, Galiani lo sgridò. ¶ «Ma che canchero tieni, Giova
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allevare castrati. Come Farinello.» «Ma perché ve la pigliate
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chiedeva arte, bellezza, intelligenza. ¶ Ma erano entrati a teatro
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arte, però radi, fragili. Ma gli occhi... Grandi, fermi
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scena che strappava applausi. Ma non si poteva se
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da fare, nel futuro... ¶ «Ma cosa?» ¶ «Hai visto, tanto
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cordate palpitanti d’intestini. ¶ Ma le piaceva osservare la
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strinse al padre, spaventata. Ma non sarebbe andata via
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capo con aria cupa. ¶ «Ma che cosa c’è
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quali poi venivano rimproverati. Ma così aveva conosciuto l
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lì. ¶ «Noi siamo Portoghesi, ma dobbiamo vivere qui. Vogliamo
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di’ “pulentara”,1 innocenza bella! Ma chi è che parla
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malandro!» s’accese vovó. «Ma sono felice. Non vedevo
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con sospetto, tia Michaela. ¶ «Ma per tutti!» fece papài
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tutte!» stridette tia Michaela. ¶ «Ma certamente, meu Deus! Bisogna
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certo» mormorò pazientemente papài. «Ma le nostre patenti non
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parsimonioso: «Muito bem, Lenòr». ¶ Ma adesso... Forse è naturale
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po’ chiuso e solitario, ma dolce, rigoroso. Un giorno
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di ricordare, nella piccola ma tenace memoria. ¶ Continuavano a
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cartella in seta viola. ¶ Ma papài aveva detto: «Il
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re somigliasse a Miguelzinho, ma biondo. Indossava una giamberghina
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la confusione dei sentimenti, ma pian piano, mentre la
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che di queste paludi, ma il nome stesso, forse
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bufali» spiegò tio Antonio. ¶ «Ma ci sono anche uomini
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pulviscolo d’insetti, leggero ma fastidioso. I viaggiatori si
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stordita gioia senza ragione. ¶ Ma tutti, nella diligenza, parevano
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parlata dei Napoletani, pensò. Ma era chiarissima, si capiva
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Miguelzinho ripeté: «State buono». Ma diceva stretto, senza i
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come ruote di carro. Ma quel pane era magnifico
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aria intenerisse di rosa. Ma a Caserta s’incantò
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splendido avanzo del tramonto. Ma la luce solare era
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un po’ di paura, ma finalmente, in uno slargo
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fosse del tutto vera. Ma un pochino fantastica, e
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quasi tutti i denti, ma sorrideva sempre. ¶ «Jammo, Zizi
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sbattute freneticamente tra loro. Ma sembrava che tutto fosse
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lucide pentole di rame. ¶ Ma anche acido di letame
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aperta. Credette fosse morto, ma gli altri della casa
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che voleva dire “accidenti, ma guarda!”, “’no cuofano”, cioè
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i bassi erano aperti, ma la fanghiglia s’andava
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balcone ne scorgeva parte, ma sentiva intero il clamore
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di peluria al labbro. ¶ Ma qui non era come
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procurarti qualche libro adatto.» ¶ Ma se ne dimenticò, lei
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che sgorgavano con facilità, ma apparivano irrimediabilmente imitazioni rolliane
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a impartirle qualche lezione, ma con minore impegno. Le
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cose v’erano accennate ma non chiarite, come il
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Copernico, s’esponeva Keplero, ma nulla sull’origine del
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vecchio d’un secolo, ma che l’appassionò più
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una colonia d’Arcadia.» ¶ «Ma cosa dovrei fare, mio
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non potrei mai farlo.» ¶ «Ma sì che puoi, Lenorzinha
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vovó un po’ stanca ma contenta chiacchierava con un
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un sorriso di sussiego. ¶ «Ma certo» approvò titìo. «Bene
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Lenòr, non fatevi pregare.» ¶ «Ma no» gli rispose, con
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è maestra del mondo. Ma non dovete fermarvi a
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giovane. Bisogna avere scrupoli.» ¶ «Ma quali scrupoli!» strillò l
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I capelli lunghi ingrigiti, ma ariosi, il bel viso
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sebbene mostri aria triste ma ha recuperato antico garbo
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sempre accanto ai servitori. ¶ «Ma chi ce li ha
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loro crepano dalla fame?» ¶ «Ma tacete voi, che del
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le faccende di Corte. ¶ «Ma lo sapete che a
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tutto quel che volete, ma non parlate di poesia
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non parlate di poesia.» ¶ «Ma a che serve, oggi
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a prendere un piatto, ma non a rompere la
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all’assedio di Tolone, ma un generale repubblicano, certo
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famiglie si disperavano, rabbiose. Ma Napoli era tutta disperata
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a ritirarsi i soldi, ma il re aveva ripulito
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ancora maturi, tutto qui. Ma venne la lettera scritta
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stranissima, d’allucinata angoscia. ¶ «Ma come, come potrò dirlo
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in punta di piedi, ma non vede, si sono
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della gente. ¶ È inorridita, ma Gennaro mormora: «Fa parte
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tener fermo il condannato, ma il ragazzo continua a
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Invece dovevamo, mia cara.» ¶ «Ma perché? Perché? Che senso
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guarda sempre in avanti. Ma perché? ¶ Quali sono le
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sforza di parlare, sorridere, ma soffre. ¶ “Acino” fa del
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cuore d’un giardino. ¶ Ma non c’è entusiasmo
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lei, asciugandosi gli occhi. «Ma, in attesa che vengano
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per aria la casa, ma lui non ci teneva
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Sta calando il crepuscolo, ma confusione e ressa non
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corsa. ¶ «Aspettiamo» dice Gennaro. ¶ «Ma da chi bisogna andare
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verde, con le falde, ma sotto ha camiciotto di
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fatigué?» ¶ Roccaromana è bellissimo, ma insensibile alle donne. Almeno
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volta il cervello?» ¶ «No. Ma nella sostanza è vero
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O crede di sapere. Ma il popolo si sente
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Cuoco,» replica Marra, beffardo «ma dico che nella migliore
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il congedo dall’esercito, ma il re gli ha
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non l’ho visto. Ma dicono sia piccolo, bassino
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in capitolo. Anche troppa. Ma la società resta amministrata
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più vedere.» ¶ Jeròcades uscì, ma scappò subito in Calabria
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obbedire al mio re.» ¶ Ma è inquieto, indispettito: da
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carne, trasparente. È incinta, ma il pancino si nota
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morto carico di debiti.» ¶ «Ma ha i parenti. La
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che soffoca ed opprime. Ma ha appena capacità di
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Sta male, proprio male. Ma è inutile farsi sentire
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le parve si ripetesse. Ma esistono mille altri rumori
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una cantata per sé. Ma da chi? Gennaro era
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franca grazie al Grottone, ma ci riproveranno. Chiuditi dentro
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può andare avanti così. Ma non s’occupano, qui
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testa. Si sente debolissima, ma non vomita più. Una
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labbra tumide. Parla italiano, ma con accento straniero, indurito
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fissa con occhi deboli, ma ironici. ¶ «Nel menù della
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sorridere. Cerca di levarsi, ma la testa gira. ¶ «Io
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sue. Lei prova irritazione, ma è anche commossa. Fino
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come peso di ferro. Ma pensò che bisognava mantener
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Lo riesto de niente.» ¶ «Ma addo’ te portano, signo
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abitudini nuove, ricavandone sciocca, ma necessaria sicurezza. ¶ È in
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giornate ai miti Napoletani.» ¶ Ma perché il Guidobaldi fantasma
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Sì» balbettò, scontenta, vuota. Ma si poteva far diversamente
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protestare, spezzare quel monotono ma invischiante discorso, l’altro
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come vuol dire veramente. Ma è semplicemente una formula
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Gennaro stava lì sotto. Ma che intendeva dire il
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c’era condanna capitale? Ma son cose che non
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con lo stesso mezzo.» ¶ «Ma si può fare?» ¶ «Se
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spaventata per la ragazza, ma costei proseguiva tranquillamente: «E
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aveva scritto: ¶ Du courage, ma chérie. Capeto est parti
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et d’abord toi, ma chère, douce, courageuse Lenòr
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notizie nuove. ¶ Sembrava incredibile, ma Capeto era riuscito a
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suore, un monotono rosario. «Ma non vi appaurate. A
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una cràstola di specchio, ma non vuole. Ricorda quanto
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moleste di futuro, pigro ma inesorabile il liquame dell
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come fa quasi sempre. Ma non dev’essere il
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non fece la riverenza, ma era ancora straniera, non
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Crezia non dice niente, ma si capisce che qualcosa
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Paliermo, la regina pure. Ma ha dato ordine d
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la sua porta trema. Ma lei nessuno la cerca
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lascia andare in terra. ¶ «Ma chi è?» ¶ «E chi
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osserva, alza le spalle. ¶ «Ma addo’ sta chella lume
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acciuffare, cerca di resistere, ma la mano che tira
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audace, abilità d’attore? Ma è Napoletano anche lui
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te ne puo’ fottere. Ma chisto è marenaro, la
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i palazzi sono chiusi ma alcuni mostrano avanzi d
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dà amorevolmente del tu. ¶ «Ma chérie, tu as beaucoup
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a versarle del vino. «Ma è presto detto. Dopo
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del re.» ¶ Lei sorride. ¶ «Ma i Francesi adesso dove
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È perplessa, non capisce. ¶ «Ma perché i Francesi vogliono
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Francesi restituiranno quel danaro: ma alla Repubblica napoletana.» ¶ «Ed
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mari. Une vraie désolation.» ¶ «Ma... Con Ciaia?» ¶ «Oh, con
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ci si possa fidare. Ma lassù, al Monte, la
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di decisivo, di storico, ma non se ne vede
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non ce n’era. Ma i topi! E il
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Delfico, esclamando: «E settimo, ma primo per importanza! L
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Logoteta chiede vanamente silenzio, ma Fasulo gli agita contro
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superficiali, anche se lodevoli.» ¶ «Ma tu stesso hai detto
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brusco segnaccio di tacere. ¶ «Ma quale azione? Una corsa
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col cittadino generale Championnet.» ¶ «Ma per dar poteri a
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Roccaromana, che sembra stanco, ma fa col capo cenni
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emerge con urla acutissime. ¶ «Ma ho detto o no
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forte centinaia di lazzari. Ma il cittadino Nicola è
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farete parte della delegazione. Ma qui ci sono tanti
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abbiate progetti.» ¶ «Pardonnez-moi, ma chérie. J’ai oublié
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anche menar le mani, ma, in quanto a scrivere
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ricevuto l’avrebbe preoccupata, ma eccitata con vanesio tumulto
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facce appaiono calme, normali. Ma sentono anche loro, sì
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m’è stato imposto. Ma tutto ci viene imposto
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Virgilio» osserva, perplessa. ¶ «Sì. Ma anche se fosse Tacito
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per essere felice» sogghigna. ¶ «Ma sapessi che vanno proponendo
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i balconi sulla tersa ma gelida giornata di gennaio
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s’ispirino entusiasmo, fiducia. Ma chi lo leggerà, il
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esaltare gli esseri mortali. Ma sono molto onorata di
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Pignatelli. «E dei feriti. Ma è stata un’impresa
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Pignatelli di farla scendere, ma in quel momento il
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cavalli ansano, tremano. ¶ «Mario, ma non ci conveniva venire
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per qua va bene. Ma a salire... Per di
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lezione che si meritano.» ¶ «Ma no» fa Gennaro. «Ci
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ha preso anche Castelnuovo! Ma che macello...» ¶ «Quel che
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Je veux une femme”. “Ma comme?” fanno i lazzari
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lenzuola, un po’ lise, ma pulite dall’energia di
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gli angoli dei vicoli? Ma forse torna, quando meno
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di tanto tempo fa. Ma qui ci sono le
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Il letto è sfatto. Ma son venuti all’alba
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Francesi li portavano strettissimi, ma Championnet sembrava addirittura nudo
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venuti come vostri nemici, ma come li vostri amici