Egisto Roggero, I racconti meravigliosi, 1901

in quei dintorni, mastro Matteo. Era sulla cinquantina; non

strani, bizzarri, mai visti: Matteo aveva preso da lui

giardiniere mio vicino: mastro Matteo. Egli portava il solito

accertatomi dalla finestra che Matteo era nel suo giardino

per i fiori. ¶ Mastro Matteo non rispose: attendeva. ¶ — E

vostro giardino, – conclusi. ¶ Mastro Matteo pareva indeciso. ¶ — Sono entusiasta

piante!... ¶ — Entrate, – mormorò rapidamente Matteo. ¶ E fu così che

inaudite, fantastiche, paradossali!.... ¶ Mastro Matteo ne aprì con lieve

le figliuole» di mastro Matteo. Egli, ritto in mezzo

semoventi... ¶ Ed egli, mastro Matteo, passava su di loro

divenni amico di mastro Matteo. ¶ Egli mi permise di

avreste trovato in mastro Matteo il realizzatore dei vostri

un rospo, – esclamai. ¶ Mastro Matteo alzò la mano, e

diretta derivazione. ¶ E mastro Matteo mi piantò in volto

occhi! – gridai impallidendo. ¶ Mastro Matteo sorrise, trionfante. ¶ Io tenevo

dell’orribile serra. ¶ Mastro Matteo mi tenne dietro. ¶ * ¶ * * ¶ Fuori

dentro! – mormorai a mastro Matteo per scusarmi. – Pare di

di esso. ¶ Fu mastro Matteo che ruppe il ghiaccio

binoccolo osservai meglio. ¶ Mastro Matteo stava scuoiando un grosso

sepoltura! – gridai. ¶ — Guardate, – rispose Matteo senz’altro. ¶ E sollevando

loro pasto! – esclamò mastro Matteo. ¶ * ¶ * * ¶ Terminata l’opera per

più parlare di mastro Matteo. Così finii per dimenticarlo

dovesse trattarsi di mastro Matteo, il mio vicino. Occupato

il giardino di mastro Matteo era stato trasformato in