Vittorio Alfieri, Merope, 1782

Scena, la Reggia in Messene ¶ ATTO I ¶ SCENA I

fera doglia... Uno, in Messene intera, ¶ non ho che

donna il trono ¶ di Messene, già tuo. Questa è

Orribil vita ¶ tu in Messene strascini; e mai peggiore

omicida ¶ supplizio ebbi in Messene? Ah! tal pensiero ¶ m

mostravan più che di Messene. ¶ Merope ¶ Oh cielo!... ¶ d

pure? ¶ Egisto ¶ Ei di Messene è figlio. ¶ Merope ¶ Di

è figlio. ¶ Merope ¶ Di Messene? che ascolto? ¶ Egisto ¶ Io

quai parenti era in Messene? il sai? ¶ nobile?... ¶ Egisto

Tu nato ¶ dunque in Messene sei? Tuo padre seco

desio m´entrava ¶ di Messene veder, quasi mia culla

mi dicea, che di Messene ¶ fuggito s´era, e

fianco. Polidoro ¶ son io: Messene abbandonai, quand´altri ¶ la

ha, ritrallo, e in Messene strascìnalo; ¶ strazi, cui dar

portasti il piede ¶ entro Messene, ove hai nemici tanti

il tuo... ¶ come in Messene, in questa reggia?... ¶ Egisto

vie più sempre di Messene agli occhi, ¶ donna, smentirti

di tua bocca spesso ¶ Messene tutta: ognun qui meco

mia. S´anco in Messene ¶ suddito alcuno me rubello

forza il tempo ¶ torni. Messene mormora: mostrarmi ¶ tanto più

temo. Or m´oda ¶ Messene dunque. — Io vincitor qui