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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Lorenzo Marone, La tristezza ha il sonno leggero, 2016

concordanze di «Mi»

nautoretestoannoconcordanza
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esperienza, anche quella volta mi rigirai nel letto tutta
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sensazioni che quel posto mi regalava, perciò rimasi sotto
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era come se istintivamente mi accontentassi di passare il
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so più quanti fratelli, mi aveva spogliato del ruolo
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Si accese una sigaretta, mi sorrise e si sedette
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suo italiano ancora stentato, mi chiese: «Sei triste che
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il concetto di radici mi era estraneo. ¶ «Te sei
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Sai, forse a Natale mi hermana ce verrà a
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a trovare en Italia.» ¶ Mi girai di scatto, con
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che rispondere, perciò lei mi schioccò un bacio sulla
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speranza di rivedere Clarinda mi tranquillizzò. Seguii Rosalinda e
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tranquillizzò. Seguii Rosalinda e mi infilai nel letto, dove
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infilai nel letto, dove mi persi dietro un nuovo
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insolito rammarico. Per anni mi ero afflitto al pensiero
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tutto mia, ora, invece, mi trovavo a pensare che
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di Clarinda. Lei sembrava mi stesse aspettando perché non
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sorpresa. Nonostante il cuore mi dondolasse nel petto, tentai
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i pochi passi che mi separavano da lei. Quando
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chiusi gli occhi e mi lanciai sulle sue labbra
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Clarinda indietreggiò avvampando e mi guardò sbalordita. Poi sussurrò
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voce di Rosalinda che mi cercava, e per l
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volto. ¶ La vita successiva mi ha poi spiegato alcune
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la volta buona che mi buttano fuori. Devo ricordarmi
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con serenità quel che mi resta da vivere.» ¶ A
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vivere.» ¶ A questo punto mi sento in dovere di
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suo anfibio. ¶ Erri, insomma, mi vuoi chiamare? ¶ Un nuovo
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Che problema? ¶ Grave, fratellone. ¶ Mi alzo dal posticino che
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alzo dal posticino che mi ero ritagliato, accovacciato sul
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bordo del divano, e mi allontano. Se non conoscessi
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Se non conoscessi Flor, mi preoccuperei. Invece resto calmo
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se le sue parole mi incuriosiscono. ¶ Mario nel frattempo
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Ci metto un secondo.» ¶ Mi avvio verso il gabinetto
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Le parole di Valerio mi arrivano attutite mentre percorro
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solo che altrimenti non mi avresti telefonato.» ¶ «Flor, senti
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Ah sì? Allora adesso mi apro una bottiglia di
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bottiglia di vodka e mi ubriaco, così ammazzo la
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dalla porta del bagno mi costringe a uscire. ¶ «Che
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sculetta nel corridoio e mi fa tornare in mente
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animalista, ma perché Ernesto mi dà la possibilità di
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Lì per lì non mi chiesi cosa ci facesse
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faceva nemmeno caso. ¶ Flor mi è sempre piaciuta, sia
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salire sul divano?» ¶ Matilde mi dedicò una delle sue
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svuotava la vescica, io mi perdevo nella contemplazione dell
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che chiamiamo case, e mi chiedevo, oggi come allora
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E allora come oggi mi dicevo che forse il
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davanti. La guardai e mi misi a ridere. Matilde
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in piedi a guardarci, mi vidi costretto a chiedere
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Ernesto.» ¶ A quelle parole mi bloccai mentre Matilde sfoderò
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ogni giorno di più. ¶ «Mi devi fare una promessa
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rigò la guancia. Allora mi feci serio e mentii
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di una spagnola che mi sorrideva gentile e ogni
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ma che sapevo non mi avrebbe mai amato come
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di mia madre. Eppure mi sembrava di volerle bene
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chiedere un consiglio. ¶ Lei mi indirizzò dal suo vecchio
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avevo ben poche, perciò mi feci dare il numero
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a recuperare l’irrecuperabile. ¶ Mi accolse un uomo bassino
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che alla seconda seduta mi interruppe per chiedermi come
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mano al volto e mi squadrò; aveva capito di
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vivere. ¶ «Capisce cosa intendo?» ¶ «Mi sta dicendo che devo
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Ma la persona che mi trovo davanti, e che
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una risposta, ma lui mi anticipò: «La verità è
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Non sai quante volte mi sono svegliato per le
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le sue urla.» ¶ Clara mi fissa e ribatte: «Scusami
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sa essere davvero insopportabile!» ¶ Mi viene spontaneo sorridere e
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di vostra madre: se mi permetto di dire qualcosa
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Già, è così.» ¶ Clara mi guarda e non capisco
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cosa voglia da me. «Mi piacerebbe poter parlare così
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solo che la vita mi ha spinto per forza
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certo senso critico.» ¶ Lei mi fissa, si vede che
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Era inizio agosto e mi trovavo nell’assolata Andalusia
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ascoltavo perdersi nella storia, mi chiedevo come facesse a
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non volevo partire, non mi andava di allontanarmi da
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uomo che a stento mi rivolgeva la parola. Ne
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importava poco del caldo, mi bastava avere i miei
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proprio di qualcuno che mi chiedesse il perché dei
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prima di capire cosa mi passava per la testa
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di dirmi cosa fare. ¶ «Mi scoccio» fu la prima
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fu la prima risposta. ¶ «’Mi scoccio’ non è una
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nel salotto. Quando tornò, mi confessò: «Sai, è una
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lo ascoltavo, allora lui mi porse una macchina fotografica
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porse una macchina fotografica. «Mi faresti la cortesia di
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potremo guardarle insieme e mi sembrerà di essere stato
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gigantesco che tante volte mi ero fermato ad ammirare
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della casa. ¶ «Dai, prendila!» mi esortò. ¶ Allungai la mano
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me, quanto ci tengo. Mi raccomando, abbine cura come
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barba. Lui rise e mi scompigliò i capelli, poi
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altro fratellino ad accoglierti». ¶ Mi bloccai e chiesi preoccupato
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un grande fotografo.» E mi fece l’occhiolino. ¶ Un
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e lo spettacolo non mi lasciava indifferente. Papà, invece
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arrivati a destinazione, quasi mi dimenticai di mamma, Mario
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ingoiai la saliva che mi si era fermata in
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canterino di parlare che mi conquistò subito. ¶ Quei dieci
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fare con la matita, mi pregò di farle un
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lei sembrò comunque contenta. ¶ Mi scordai del compito assegnatomi
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letto, finché Clarinda non mi chiese di insegnarle a
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lei e a stento mi accorgevo degli altri, a
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un’altra donna. Invece mi accontentai di fare l
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con riluttanza, come se mi stesse facendo un favore
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stesse facendo un favore. Mi prendevo brandelli di sesso
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di dignità, sennonché, mentre mi strusciavo contro il suo
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il suo corpo, lei mi passò una mano in
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attendere la mia risposta, mi disse che si era
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Accesi la luce e mi passai una mano fra
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due i motivi che mi hanno spinto a prendere
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di Valerio, ma adesso mi preme tornare alla nostra
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unita...» ¶ «No, adesso tu mi spieghi cosa volevi dire
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in tono ironico, e mi strappa un sorriso. ¶ Mario
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noi. Dicevamo del poker...» ¶ Mi giro per cercare Arianna
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comodità relative all’orario (mi potevano lasciare lì fino
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faccia che la vita mi ha dato sarei cascato
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Se mai un giorno mi troverò ad abbottonare il
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convinse che gli scout mi avrebbero aiutato a crescere
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sedile posteriore che ancora mi asciugavo le lacrime, «ma
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concentramento! Le regole... ma mi facessero il piacere, loro
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l’unico fattore che mi ha reso diverso dai
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al mio fianco e mi leggeva i fumetti di
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andava di leggere e mi raccontava le favole dei
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e con la mano mi accarezzava i capelli. ¶ È
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È da allora che mi servo della fantasia nel
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Chiudo la porta e mi avvicino, ma lei non
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nascondermi le lacrime. Io mi pulivo la bocca e
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altri. ¶ «Quando da piccola mi chiudevo qui con te
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chiudevo qui con te, mi sembrava di essere felice
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quel mondo bizzarro e mi dimenticavo per un po
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più niente qui che mi appartenga, nemmeno un disegno
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piantata sul viso e mi chiese se volessi vedere
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annuii, mentre il cuore mi sobbalzava nel petto. Arianna
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il viso, chiedendomi se mi piacesse. ¶ «Sì» riuscii a
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a chiudere occhio e mi rigirai per ore nel
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nel letto. ¶ «Certo che mi ricordo» rispondo. ¶ «Ero una
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sei stupido» fa, e mi sfiora la punta del
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lo stesso. ¶ D’improvviso mi abbraccia e fa: «E
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con la testa e mi fermai con un mattoncino
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madre. Le sue parole mi provocarono un piccolo brivido
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avermi toccato di nascosto.» ¶ Mi girai a guardarla incredulo
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chiesi poi. ¶ «Dirò che mi ha messo le mani
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sbottonato i pantaloni e mi ha mostrato il pisello
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ho imparato. ¶ «Tu non mi sei niente, eppure per
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lascia la stretta e mi guarda seria prima di
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esce dalla stanza e mi lascia solo con i
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che nascesse Valerio, Arianna mi portò fuori, sul balcone
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la capivo. La cosa mi faceva paura e mi
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mi faceva paura e mi affascinava, rendendola ai miei
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nostri giochi. ¶ Lei, però, mi afferrò il braccio e
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a me sul divano, mi posò la grossa mano
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per esempio, se non mi fossi separato, non avrei
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pomeriggio sul muretto Arianna mi aveva raccontato una enorme
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cosa stavo provando, cosa mi attendeva. ¶ Avrei potuto chiedergli
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po’ di fascino. Invece, mi venne spontanea una sola
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di una moglie». Poi mi offrì una sigaretta e
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sua. ¶ Dopo un po’ mi venne in mente la
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tempo?» ¶ Lui stavolta non mi guardò nemmeno e rispose
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trasloco». ¶ Prima o poi mi sa che dovrò ringraziare
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nuovo PAUSA. La vita mi stava mettendo alla prova
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di tornare a casa mi ero fatto una canna
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erba, persino mia madre mi sembrava affabile. ¶ «Ah sì
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chiamo tuo padre e mi faccio dire la verità
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volta, però, Renata Ferrara mi sorprese. Non telefonò a
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diretti interessati. ¶ E così mi trovai ad affrontare Mario
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genitori. Di lui, infatti, mi fidavo, sapevo che voleva
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mio bene e non mi avrebbe obbligato a intraprendere
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una strada che non mi interessava. Perciò, feci proprio
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mia madre si aspettava: mi sedetti buono buono e
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che le sue parole mi instillassero il dubbio che
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Se Mario quella sera mi avesse obbligato a continuare
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in ogni caso, nulla mi vietava di continuare a
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di cannabis che ancora mi scorreva nel sangue, che
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il mio dio non mi evita di dubitare di
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a volte sembra che mi manchi il respiro, ho
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ho incubi ricorrenti e mi sveglio di soprassalto. ¶ Se
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ho il sonno leggero, mi sento consigliare della camomilla
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e iniziare a russare mi servirebbe un potente infuso
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Ma certo, come no, mi sembra giusto. E che
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in questioni che non mi riguardano, la scelta è
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la mia, Luisa non mi sembra proprio il nome
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lo so, è che mi farebbe piacere per la
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Le vostre decisioni non mi riguardano. Però se un
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sia femmina. Io, invece, mi auguro che sia un
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sera in cui Matilde mi rese partecipe della sua
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mattina di dicembre, pertanto, mi venne la folgorante idea
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di farle una sorpresa. Mi intrufolai fra i ragazzi
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mia fidanzata. Non trovandola, mi infilai in una classe
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mia scarsa morale e mi unii al trio che
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abbozzare un sorriso, e mi accorsi che era mano
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all’epoca ancora nessuno mi era venuto a spiegare
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di quella fatidica passeggiata mi imbattei in Orlando, che
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Il mio caro amico mi offrì una canna e
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mangiare, ballare. Quella sera mi convinsi che la vera
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il fidanzato e io mi rifugiassi tra gli spinelli
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della mia famiglia non mi avessero costretto a una
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attenzioni che loro non mi avevano dato, non avrei
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avrei lasciato Giulia e mi sarei lanciato alla conquista
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che prima o poi mi toccherà. ¶ «L’altro giorno
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tieni un attimo?» e mi porge Renata ancora con
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Clara riprende la figlia, mi guarda negli occhi e
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Già» risponde lei e mi fa l’occhiolino. ¶ Poi
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meno tollerante, meno donna. Mi dispiace per Giovanni, costretto
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Non che la cosa mi fosse dispiaciuta, anzi, l
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che la giovane stagista mi girava attorno un po
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proprio carina.» ¶ «Dici?» ¶ «Dico.» ¶ Mi voltai di nuovo verso
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è profondamente ingiusto o mi sa tanto che io
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hai una F?» ¶ Lei mi guardò negli occhi e
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un’orfana e quasi mi sarei messo a piangere
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labbra, e attesi che mi rivelasse il segreto. ¶ «Odio
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in auto e non mi rivolse più lo sguardo
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sguardo. ¶ A casa mamma mi abbracciò e mi chiese
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mamma mi abbracciò e mi chiese se Mario mi
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mi chiese se Mario mi era simpatico e se
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frase buttata lì mamma mi aveva appena comunicato che
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la frase di Arianna mi rimbombò nel cervello. Mi
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mi rimbombò nel cervello. Mi chiedevo perché odiasse mia
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alcuni compagni di classe mi erano antipatici e lo
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mai la voce e mi portava sempre a vedere
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nuove. ¶ Una domenica pomeriggio mi portò agli Astroni, il
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gracidavano placide sulle ninfee. Mi immobilizzai, euforico, e indicai
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un tronco spezzato e mi sistemò sulle sue gambe
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dovrebbe tornare?» ¶ «Così...» ¶ Lei mi mise a terra e
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mise a terra e mi fissò a lungo. Infine
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e gliela lisciai. Renata mi diede un bacio sulle
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sulle labbra, si alzò, mi prese per mano e
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Siamo al dolce quando mi vibra il cellulare nella
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infine io, ma mamma mi zittisce per urlare che
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siete gli unici che mi date delle soddisfazioni», che
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vita. Per quel che mi riguarda, il benessere psicofisico
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fuori le parole che mi servono. ¶ Non so cosa
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spalle. ¶ Il suo gesto mi lasciò, manco a dirlo
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gli stati d’animo mi è stata data in
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suo. Ma siccome non mi va di passare per
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teoria per la quale mi sono battuto per mesi
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vena di rivelazioni, mamma mi spiegò il perché di
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somigliare. ¶ A questo punto mi preme specificare un dettaglio
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scelta e portarla avanti. ¶ Mi illudevo. ¶ «Allora, che ti
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capitava spesso che Mario mi spiegasse qualcosa o mi
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mi spiegasse qualcosa o mi aiutasse, in matematica o
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e in quei momenti mi sembrava addirittura bello studiare
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sembrava addirittura bello studiare, mi sembrava perfino possibile diventare
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grande e buono che mi ritrovavo accanto. Ricordo che
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l’antitesi della serenità. Mi chiedevo cosa avessero in
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un bacio. ¶ Le idee mi si schiarirono un giorno
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molti anni dopo, quando mi ero allontanato da Matilde
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Allora, fratellone, che novità mi racconti?» ¶ Per fortuna Renata
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Giovanni. Per quel che mi riguarda, la mia carriera
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esame di maturità, dove mi produssi in una scena
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vent’anni e ancora mi chiedo con chi ce
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Ma come al solito mi sono perso nelle mie
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che il giorno prima mi aveva costretto a un
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Piccola riflessione sulla speranza ¶ «Mi chiamo Erri Gargiulo e
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chiamo Erri Gargiulo e mi faccio di speranza da
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a cinque anni, quando mi illudevo che i miei
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libro sul banco. Quindi mi ha offerto il mazzo
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tutti i miei fratelli mi chiamano «fratellone», ricordandomi in
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della vita, il che mi fa dubitare che sia
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di mio padre. ¶ «Sto» mi sono limitato a ribattere
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in questo periodo, non mi sembra poi così scontato
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la prima donna che mi regala dei fiori.» ¶ «Allora
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urlato di nuovo e mi ha piazzato l’aggeggio
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boh’?» ¶ «Uffa, Erri, non mi rovinare il momento. Sei
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farmi vecchia, così... ecco, mi sono data da fare
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A quel punto Flor mi ha abbracciato. «E dai
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zonzo, fare shopping...» ¶ «Già» mi sono limitato a ribattere
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a ribattere, allora lei mi ha stretto le guance
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io, anche se non mi gusti granché.» ¶ «Flor, e
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cose. Baci, fratellone» e mi ha schioccato le labbra
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fra la gente e mi sono chiesto come faccia
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no. ¶ Prima o poi mi toccherà ammettere che la
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entra in negozio io mi devo stendere per terra
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prima che la vita mi si schiantasse addosso come
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serata, ogni volta che mi giravo, scoprivo che Matilde
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giravo, scoprivo che Matilde mi stava fissando. A un
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A un certo punto mi seguì in bagno e
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porta alle spalle, sussurrò: «Mi manchi». Indossava un vestito
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lo giuro, ma lei mi passò la mano dietro
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dietro la nuca e mi strinse il lobo fra
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il tuo lavoro, cambialo». ¶ Mi girai di soprassalto ma
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soprassalto ma Matilde non mi guardava, così rimasi a
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era sempre brutto tempo. ¶ «Mi ami ancora?» chiese all
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chiese all’improvviso. ¶ «Tu mi ami?» fu l’unica
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riuscii a dire. ¶ «Non mi hai risposto.» ¶ «Neanche tu
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morto da poco, quando mi è arrivato un messaggio
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riguardo nella speranza che mi dia la forza di
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Sono sicura che non mi avresti richiamato. Ora suppongo
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Quando sto per farlo, mi basta guardare il messaggio
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sottogenere interruptus. Almeno, così mi è parso, anche se
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Lei lo strinse e mi sorrise un istante prima
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saperlo, ma quel gesto mi aveva appena aperto la
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ghermii la mano che mi offriva la mia nuova
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tanti» risposi seccato. Tutti mi chiedevano del nome, tutti
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ce l’avevo ancora. ¶ «Mi piace molto» disse invece
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cognome Ferrara. E questo mi faceva soffrire più di
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tutto, non solo perché mi rendeva un estraneo nella
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casa, ma anche perché mi ricordava ogni momento che
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giocava con me e mi aiutava a fare i
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agli altri fratelli.» ¶ Flor mi guardò, credo auspicasse una
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un po’ per ripicca mi è rimasta dentro e
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dentro e ancora oggi mi fa venire i brividi
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ascelle non sempre profumate, mi masturbavo con assiduità, non
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nulla, ma che pure mi fece sentire piccino piccino
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sorride e si avvicina, mi abbraccia ed esclama: «Grazie
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passo svelto e non mi accorgo di Mario che
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accorgo di Mario che mi posa una mano sulla
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affettuoso e presente che mi aiuterebbe a mandare giù
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senso di solitudine che mi avviluppa ogni volta che
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avviluppa ogni volta che mi trovo in questa casa
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non può capire cosa mi frulla per la testa
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con una frase che mi fa voltare di scatto
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nipote Renata. Giovanni, invece, mi offre la mano all
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mentre faccio lo stupido mi rendo conto di essere
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di essere stupido e mi imbarazzo io per loro
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il nostro capo miliziano mi apostroferebbe come asociale o
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Perciò li seguo e mi infilo anch’io in
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la fine della scuola mi tolse il saluto, mentre
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Ferrari. Quest’ultima bugia mi procurò parecchi guai perché
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suo esempio di vita mi è stato di grande
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famiglia fra mamma, che mi avrebbe voluto chiamare Valerio
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madre, visibilmente agitata. ¶ Quando mi ha chiamato, qualche giorno
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volta a casa, Matilde mi raggiunse in cucina mentre
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raggiunse in cucina mentre mi preparavo ad affrontare la
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forse abbiamo sbagliato qualcosa.» ¶ Mi girai e rimasi a
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replicai di getto. ¶ Lei mi guardò e sbuffò. ¶ La
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padre sulla guancia, quindi mi viene incontro e mi
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mi viene incontro e mi abbraccia senza dire una
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mia infanzia e che mi sentivo addosso la sera
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prima donna della quale mi sono innamorato, all’età
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con persone che non mi sono niente. Perciò contraccambio
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abbraccio e sorrido. Lei mi punta gli occhi addosso
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stato che il parentado mi aveva inondato di regali
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lo sguardo triste, ciononostante mi porse la mano e
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battermi forte. ¶ Quando mamma mi pregò di andare dietro
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con la massima naturalezza mi chiese: «Me le regali
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doppioni poi lei, che mi fissava con occhi inespressivi
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per nulla al mondo mi sarei separato dalla mia
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doppioni, sennonché lei aggiunse: «Mi renderesti felice». ¶ Non avevo
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serietà con la quale mi parlava mi mettevano a
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la quale mi parlava mi mettevano a disagio, ma
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ma allo stesso tempo mi attraevano e mi facevano
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tempo mi attraevano e mi facevano sentire più grande
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spalle. ¶ Mentre piangevo loro mi dicevano di stare tranquillo
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della mia vita, invece mi accovacciai con le spalle
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tornò dal lavoro e mi si piazzò davanti. Io
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piacque per nulla e mi ritrovai con il mio
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sue fauci. ¶ Mia moglie mi stava mordendo! Mi girai
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moglie mi stava mordendo! Mi girai, e mi sarei
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mordendo! Mi girai, e mi sarei lasciato andare a
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la terribile verità: Matilde mi odiava. ¶ Il suo sguardo
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carico di rabbia ancora mi perseguita, ancora, a distanza
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di mia madre quando mi chiudeva in un angolo
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scorso, finché Matilde non mi ha serrato l’indice
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inconsulta di mia madre mi avevano addestrato, e la
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disteso. Matilde, però, non mi seguì come faceva mamma
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a parlare. «Almeno adesso mi starai a sentire.» ¶ Mi
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mi starai a sentire.» ¶ Mi accarezzai la pelle dell
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la mia completa attenzione. ¶ «Mi scopo Ghezzi» disse, senza
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le uniche domande che mi uscirono. ¶ C’erano non
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quelli intelligenti che pure mi roteavano nello stomaco, e
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cosa ti ho detto? Mi scopo un altro.» ¶ Ma
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ancora quattro ore. Quando mi andava bene, invece, lei
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io correvo a casa, mi allentavo la cravatta, mi
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mi allentavo la cravatta, mi calavo i pantaloni e
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calavo i pantaloni e mi avvicinavo a lei che
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liberatorio e animalesco, che mi pregava di scoparla senza
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sosta, come un opossum. ¶ Mi sono spesso domandato se
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per un tempo che mi parve infinito, poi Matilde
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di rapporti mirati che mi venne da chiederle un
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delle poche cose che mi sarebbero servite per la
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andarsene per sempre. ¶ Invece, mi accovacciai con le spalle
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in ritardo; ogni volta mi preparo, guardo l’orologio
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preparo, guardo l’orologio, mi dico che è presto
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porta di casa Ferrara, mi basta un’occhiata per
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risponderle, sei tu che mi hai creato con questa
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posto della pelle. ¶ Invece mi sfilo il giubbino e
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da un pensile. Appena mi vede, si ferma e
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vede, si ferma e mi sorride, ma io non
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col mio un po’ mi fa girare la testa
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succo di frutta che mi capita, guardo l’etichetta
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guardo l’etichetta, e mi lascio andare a una
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l’odore del mango mi invade le narici. Non
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un tempo mia madre mi rimpinzava di banane, oggi
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a sentirne l’odore mi viene da rimettere. All
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l’altro mio fratello) mi ripeteva in continuazione che
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primi ventisei anni non mi fossero bastati a capire
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fuorché di un capo. ¶ Mi verso il succo e
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verso il succo e mi accomodo al tavolo della
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patrigno, insomma, anche se mi risulta alquanto difficile definirlo
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Almeno per quel che mi riguarda, soprattutto se lo
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a ripeterle «stai attenta». ¶ Mi tornò in mente il
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dopo, le chiesi spiegazioni, mi rispose con una delle
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nel corso degli anni mi hanno lasciato senza parole
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attesi, una delirante gelosia. Mi ponevo invece una domanda
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vivere ancora cinque anni, mi siederei come sempre sul
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uscita dalla stanza. Lui mi ha sorriso e ha
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rispetto per morire. Non mi va di lamentarmi; in
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non dirlo?» ho sussurrato. ¶ «Mi premeva prima sistemare le
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voluto aggiungere, ma lui mi ha poggiato una mano
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il giorno in cui mi chiamò per dirmi che
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è che martedì scorso mi hanno trovato un cancro
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volevo dirti che lunedì mi devo operare.» ¶ Rimasi paralizzato
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la gente in fila mi passava davanti e Matilde
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che qualcosa non andasse, mi fissava interrogativa. ¶ «Erri, ci
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qui. Solo... non capisco... mi dai una notizia del
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del genere come se mi stessi dicendo che devi
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volevo chiamare, sapevo che mi sarei dovuta sorbire la
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ormai entrati. ¶ «Mamma, cazzo, mi dai una notizia del
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preso il cellulare e mi sono tolta il pensiero
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neanche a cinque anni mi hai protetto dalla verità
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comunicazione con Matilde che mi supplicava con gli occhi
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il film inizia.» ¶ Lei mi seguì in silenzio, con
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che iniziasse la proiezione, mi chiese: «Ma non dovremmo
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Eravamo al cinema.» ¶ «Sì, mi sembra di sì.» ¶ «Me
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fare?» ¶ Matilde sorrise e mi abbracciò. «Forse piangere? Disperarti
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con me?» ¶ «Dici?» ¶ «Lì mi sono detta che non
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e ho pensato che mi piacevi lo stesso!» E
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piacevi lo stesso!» E mi baciò. ¶ Facemmo di nuovo
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spesso di cagarmi sotto». ¶ Mi aspettavo una risata, ma
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adesso sia mia moglie mi terrorizza. Mi fa sentire
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mia moglie mi terrorizza. Mi fa sentire responsabile della
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E io di felicità mi intendo poco». ¶ Dall’agenda
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a guardare una stella. Mi piace pensare che l
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dal suo studio quando mi ha afferrato il braccio
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afferrato il braccio e mi ha detto: «Erri, mi
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mi ha detto: «Erri, mi raccomando, pensa tu ad
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moglie e della nuora, mi riporta al presente, così
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riporta al presente, così mi accorgo che Arianna non
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rivolto a Pari, che mi dà le spalle. ¶ Lei
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quello che vuoi.» ¶ Pari mi guarda senza capire, allora
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negli occhi della donna mi ha reso ancora più
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cose più importanti forse mi fermerei a scambiare quattro
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apro la porta e mi accorgo di Arianna stesa
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stato il mio letto, mi dimentico subito di Pari
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apartheid di casa Ferrara. ¶ Mi siedo sul bordo e
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sedere sul letto. ¶ «No, mi dispiace. E poi c
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di lasciar perdere e mi viene in mente che
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che ci scoprissero e mi separassero da te e
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me. ¶ Poi, una notte mi svegliai di soprassalto per
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che provenivano dal soggiorno. Mi alzai e, a piedi
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porta di casa. Appena mi vide mi corse incontro
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casa. Appena mi vide mi corse incontro e mi
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mi corse incontro e mi prese in braccio. «Sai
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gli occhi lucidi e mi stringeva con forza. ¶ «Ci
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noi due» proseguì e mi diede un bacio sul
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bacio sul collo. Poi mi portò nella sua camera
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nella sua camera e mi adagiò sul letto. «Ti
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e Raffaele Gargiulo non mi avevano mai permesso di
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n’era andato lei mi aveva messo sulle sue
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non c’è più, mi devi promettere una cosa
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aveva proseguito: «Che non mi chiederai mai di dormire
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con la testa e mi ero lasciato portare a
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portare a letto, dove mi ero girato verso il
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robusto non piange. Questo mi avrebbe detto se mi
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mi avrebbe detto se mi avesse visto. ¶ Invece, la
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che litigò con Lucio mi portò sul lettone matrimoniale
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sul lettone matrimoniale e mi riempì di baci dappertutto
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anni quando mia madre mi consegnò questo fardello. ¶ Sei
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tutto questo ancora non mi era chiaro e mi
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mi era chiaro e mi beavo del mio fardello
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Mario era colui che mi avrebbe sottratto le attenzioni
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la tv, con indifferenza mi voltai quando mamma disse
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quando mamma disse che mi stavo comportando da maleducato
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aria bonaria. Alla fine mi allungò un pacco e
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che scemò non appena mi trovai di fronte il
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ottimo modo per conoscerci». ¶ Mi sfilò la scatola dalle
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lavoro?» ¶ «Sììì!» urlai e mi lanciai sul divano. ¶ «Adesso
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ancora di iniziare e mi aspettava una serata in
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mani. ¶ «Domani è sabato. Mi faccio invitare a pranzo
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pezzettini di legno, non mi chiesi perché mamma avesse
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Quando è nato Valerio mi trovavo da mio padre
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papà. Per quel che mi riguardava ero contento che
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cucina fredda in cui mi rifugiavo a studiare, il
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ronzio del frigo che mi conciliava il sonno e
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opera. Allora correvo e mi sdraiavo al suo fianco
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tessuto semitrasparente della sottoveste mi rendeva nervoso e insieme
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fissando lo schermo io mi chiedevo quando sarei tornato
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trascorsi a casa Gargiulo mi sembrarono mesi; d’altronde
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primi giorni furono traumatici, mi sembrava di vivere con
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a guardare la televisione, mi prese la mano e
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tutto e tutti?» Poi mi scompigliò i capelli, mi
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mi scompigliò i capelli, mi schioccò un bacio sulla
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giorno tanto atteso, papà mi venne vicino e disse
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stava allattando e appena mi vide, sorrise e mi
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mi vide, sorrise e mi invitò ad avvicinarmi. Al
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di mia madre e mi avvicinai un passo alla
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nemmeno a trent’anni mi sono accompagnato a una
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lo spostavo nell’angolo, mi sdraiavo e mi mettevo
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angolo, mi sdraiavo e mi mettevo a fumare, tanto
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ai piedi del letto, mi alzai di scatto, spaventato
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scatto, spaventato, ma quando mi disse che aveva fatto
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un inverno, e mai mi fermai a riflettere sul
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motivo del comportamento anomalo, mi accontentavo dei suoi silenzi
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sussurrato. Non è che mi accontentavo, in realtà, è
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una sera entrò e mi trovò nel letto con
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si avvicinò e bisbigliò: «Mi sono innamorato di un
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a guardarlo sbalordito. Mai mi sarei aspettato una notizia
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volte, il mio aspetto mi regala poche occasioni. No
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e a un sorriso. Mi bastava questo per sentirmi
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giro di poche ore. Mi sdraiai sul divano e
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concentrato sulle mie vicissitudini, mi sarei accorto dell’enorme
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avanti», Mario una volta mi disse: «Scegli sempre con
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voler aprire una fumetteria, mi ha consigliato di seguire
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era particolarmente loquace, papà mi fece sedere sulle sue
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bocca aperta e lei mi dava dello stupido. ¶ Ho
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corse in mio soccorso, mi sollevò per le ascelle