Vittorio Alfieri, Ottavia, 1783

Nerone ¶ Intera ¶ l'avria Neron, se di abborrito nodo

profferire; — o ch'io Neron non sono. ¶ Seneca ¶ Signor

io allor credetti, che Neron potria ¶ por fine al

Che a sparger sangue ¶ Neron per sé non basti

s'attenti oggi a Neron vietarlo? ¶ SCENA III ¶ NERONE

Rieda pur ella, che Neron sul seggio ¶ locò del

ma dell'amato mio Neron: se in parte ¶ a

donna indegna! ¶ che amar Neron, né può, né sa

so, che nulla di Neron l'ingegno ¶ meglio assottiglia

nol temer, no: di Neron nostro il core ¶ ella

mezzi inventar, mille a Neron proporne, ¶ onde costei si

in cor già fitto ¶ Neron si avrà; non dubitar

fia mai ch'appo Neron ti agguagli. ¶ SCENA II

verria gran danno; ma, Neron mi affida. ¶ Troppo è

apprender abbia ¶ mezzi a Neron per atterrar nemico? — ¶ Ma

della vita? Or via; Neron, che tardi? ¶ Pace, il

Ottavia ¶ Misera me!... Crudo Neron, pasciuto ¶ di sangue ognor

Tutto aspettava io da Neron, men questo ¶ ultimo oltraggio

Nulla avermi tolto estima ¶ Neron, fin ch'ei la

de', ch'io per Neron tuttora ¶ amor conservi: eppur

ogni dolor sorpassa. ¶ Seneca ¶ Neron mi serba in vita

ei spense. ¶ Ma pur Neron, per l'indugiarmi alquanto

Oh degna sposa ¶ di Neron fero! ¶ Ottavia ¶ Ei di

laude ¶ non ne ottenea Neron, biasmo non n'ebbe

Seneca ¶ Amarti mai ¶ potea Neron, s'empia e crudel

ma tremante più assai, Neron per anco ¶ tutto non

in periglio ¶ forse è Neron... Ma chi vegg'io

estinta. ¶ Ottavia ¶ Di me, Neron, come più il vuoi

si fa: colmo è Neron di laudi: ¶ ma in

un tempo e vita, ¶ Neron, sicuro è il mezzo

l'amor del mio Neron tradisce, ¶ quale altra mai

ogni mia cosa. — ¶ Crudel Neron, qual che tu sii

sola cagion per cui Neron mi abborre, ¶ era mia

meglio, e il tuo Neron conosci. ¶ Roma dovessi a

increscerai tu tosto ¶ a Neron, s'ei pur vede

ciò: sai ch'io Neron conosco, ¶ Roma, i tempi

Roma. ¶ Poppea ¶ Ed io Neron più assai ¶ tengo in

se non fai che Neron per sé ne tremi

che avanza, ¶ togli a Neron; ne proverai tu prima

sangue errar vieppiù feroce ¶ Neron vedemmo. Ottavia or sola

di Roma, ¶ e di Neron terrore. Ottavia togli; ¶ fa

quella, onde avaro mai Neron non fia; ¶ a chi

la morte. ¶ Poppea ¶ Ecco Neron; prosiegui. ¶ Seneca ¶ Altro non

lo mertando, il mio Neron primiera: ¶ ma, del suo

idol suo. ¶ Seneca ¶ Bada, Neron; più che ingannar, t

ultimo periglio. — ¶ Io di Neron fui consigliero; e m

al fine, ¶ tempo è, Neron, ch'alto rimedio in

Poppea pel trono? Ah! Neron, prendi ¶ l'ultimo addio

tu sempre: a te Neron lo giura. ¶ SCENA IV

NERONE, POPPEA ¶ Tigellino ¶ Viva Neron. ¶ Nerone ¶ Gli hai tu

sue liete cene ¶ imbandisce Neron; le palpitanti ¶ membra de

pietoso ¶ era per me... Neron già forse in lui

noi schiavi tremanti) in Neron fitti ¶ gl'imperterriti sguardi

che pria, ¶ scabro a Neron fassi il versarlo. Hai

menzogna?... ¶ Tigellino ¶ Omai vieta Neron, che fallo ¶ non ben

sento? ¶ Tigellino ¶ Quei, che Neron d'alto periglio trasse

sì gran dono da Neron vogl'io? — ¶ Ad altri

ch'ogni altri, ¶ speri: Neron troppo conosci: hai fermo

orrende ¶ arti del rio Neron;... ma invano io vissi

tu mi uccidi, o Neron: benché non dato ¶ da

ben potea ¶ tutto, o Neron, tranne il mio onor