Federigo Tozzi, Tre croci, 1920

e il cavaliere Orazio Nicchioli, che aveva fatto da

IV ¶ Il cavaliere Orazio Nicchioli, assessore comunale e capo

gliela perdonasse. ¶ Ma il Nicchioli doventava, qualche volta, così

e fresco che il Nicchioli smise di parlare del

aveva paura che il Nicchioli volesse farli parlare parecchio

gli pareva che il Nicchioli già sospettasse. E tutte

lustro e magagnato. ¶ Il Nicchioli li ammonì: ¶ — È inutile

l'animo sospeso. Il Nicchioli aspettò un poco, e

dentro due mesi! ¶ Al Nicchioli questa risposta dispiacque, perché

dica! Doventa irresponsabile. ¶ Il Nicchioli fu soddisfatto, e disse

andrò, oggi, dal cavaliere Nicchioli. ¶ — Vai da chi ti

maniglia: era il cavaliere Nicchioli. Allora, Niccolò richiuse lesto

e quelle vere del Nicchioli! ¶ — Già! Non ci avevo

Giulio e il cavaliere Nicchioli fecero un'altra passeggiata

che a chiedere al Nicchioli un'altra firma si

Gli premeva che il Nicchioli non sospettasse, e sorrise

siete annoiati! ¶ XI ¶ Il Nicchioli non aveva sospettato; ma

O quel mascalzone del Nicchioli non potrebbe cavarci d

con una vera del Nicchioli. Ma, fatta la firma

banca, un amico del Nicchioli si stupì che egli

pensò di dirglielo. ¶ Il Nicchioli non voleva crederci, e

sanguigna. ¶ Quando apparve il Nicchioli seguito dal Corsali, che

volta in deliquio. Il Nicchioli disse a Niccolò, senz

alla scrivania; ma il Nicchioli non volle sentire niente

di sorridere, chiese: ¶ — Il Nicchioli se n'è andato

nulla; ed il cavaliere Nicchioli ricavò a pena la