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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Carlo Goldoni, Gl'innamorati, 1759

concordanze di «Non»

nautoretestoannoconcordanza
1
1759
volesse bene... ¶ Flamminia. Se non vi amasse, non verrebbe
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1759
Se non vi amasse, non verrebbe qui... ¶ Eugenia. Zitto
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1759
cosa, da voi forse non preveduta. Ho piacere che
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1759
vi è del male. Non l’ho mai più
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1759
ad Eugenia) ¶ Eugenia. lo non so nessuna di queste
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1759
la mia onoratezza? ¶ Flamminia. Non le badate, signor Fulgenzio
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deridermi, può insultarmi, ma non mi può intaccar nell
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1759
in cui mi trovo, non fo poco, se ho
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1759
questo sarebbe poco, se non mi facesse essere indiscretto
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1759
del cielo, signor Fulgenzio, non le badate. ¶ Fulgenzio. Non
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1759
non le badate. ¶ Fulgenzio. Non mettete in ridicolo una
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1759
Sì, sono una pazza. Non lo sapete? ¶ Fulgenzio. No
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1759
Ditelo liberamente. ¶ Flamminia. Se non lo dice egli, lo
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1759
dirò io. ¶ Eugenia. Voi non e’entrate, signora. (a
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1759
abbandonassero. ¶ Eugenia. Basta che non mi abbandoni il cielo
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1759
cielo. ¶ Flamminia. Il cielo non assiste a chi ha
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1759
sono una bestia io? non merito l’assistenza del
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1759
doni del cielo; e non arrossite di voi medesima
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1759
Fulgenzio. Via, signora Flamminia, non l’affliggete d’avvantaggio
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1759
affliggete d’avvantaggio. Io non ho cuore di vederla
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1759
mi ha trasportato. Ella non mi ha sforzato a
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1759
amore gelosa. ¶ Eugenia. Io non sono gelosa di vostra
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1759
concepito per timore di non essere preferita; ma, cara
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1759
delle mie inquietudini, perchè non cercate la via di
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1759
accordare una grazia. ¶ Eugenia. Non siete voi padrone di
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1759
buon animo. ¶ Eugenia. Se non desidero che compiacervi. ¶ Fulgenzio
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1759
il signor zio, perchè non può egli restituirla dove
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1759
signor Fabrizio è sdegnato; non si lascia vedere; e
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1759
aspettasi mio fratello, e non ho piacere che trovi
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1759
che dentro di voi non siate contenta. ¶ Flamminia. Che
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1759
Eugenia. No, no, che non s’incomodi a ritornare
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1759
tanto che basta, e non ne voglio sentire di
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1759
promesso accordarmi. ¶ Eugenia. Io non v’impedisco che la
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1759
Ma con malanimo. ¶ Eugenia. Non dovete badare all’animo
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1759
al vostro. ¶ Fulgenzio. Io non sono portato per altro
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1759
della mia vita, ma non per questo un uomo
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1759
Eugenia. Andate, finitela, e non mi tormentate di più
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1759
Un uomo d’onore non ha da preferire la
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1759
Avvertite, che insolenze io non ne voglio soffrire. ¶ Fulgenzio
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1759
ricusa ogni altro, se non la riconduce il cognato
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1759
cognato. ¶ Eugenia. E perchè non va egli a servirla
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1759
Fulgenzio fosse mio sposo, non avrei un’ora di
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1759
Si vede chiaro, che non mi ama. Ed io
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1759
che ora mi sento, non è amore, è sdegno
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1759
amore, è sdegno. Sdegno non già perchè il perfido
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1759
della sua perfidia? No, non fia vero; vada egli
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1759
sono il padrone; e non ci sono in questa
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1759
che dipende da me, non dee far all’amore
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1759
piuttosto gioviale. ¶ Eugenia. Sì, non è accigliato, se non
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1759
non è accigliato, se non quando viene da me
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1759
la malinconia. ¶ Fulgenzio. Signora, non potete dire che sia
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1759
Fulgenzio. Perchè, perchè... Ora non posso parlare. (guardandosi da
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1759
Se avete dei segreti, non avete tempo di comunicarveli
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1759
decoro mio. Fortuna che non è lontano l’arrivo
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1759
di questa casa, ma non con quell’incivile di
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1759
questa mattina! ¶ Tognino. Io non ne saprei indovinare il
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1759
temperamento quieto e pacifico. Non vi è mai stato
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1759
fanno e quel che non famno. Io ho parlato
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1759
ho parlato alla buona, non credendo mai che fosse
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1759
di una cognata. ¶ Lisetta. Non è vero che sia
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1759
dunque? ¶ Lisetta. È puntigliosa. Non le dispiacciono le attenzioni
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servita, corteggiata, distinta, e non soffre che l’amante
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1759
amore, l’amore. Se non amasse tanto, non sarebbe
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1759
Se non amasse tanto, non sarebbe nè sospettosa, nè
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1759
corte alla cognata, se non avesse per lui della
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1759
della tenerezza, e se non credesse di essere amata
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1759
sposata. ¶ Tognino. E perchè non la sposa? ¶ Lisetta. Intesi
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1759
Lisetta. Intesi dire che non lo fa, se non
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1759
non lo fa, se non torna il di lui
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1759
padrone). ¶ Lisetta. Oh diancine! non sono in allegria no
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1759
a Tognino) (Dubito che non voglia finir in bene
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1759
Tognino. (Quella buona signora non merita queste afflizioni). ¶ Lisetta
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1759
gli parta, ma egli non gli risponde. ¶ Tognino. Lasciatemi
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1759
ritira dalla porta) ¶ Tognino. (Non vorrei ne meno conoscerlo
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1759
vorrei ne meno conoscerlo, non che essere al suo
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1759
far questa vita, io non ci sto). ¶ Tognino. La
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1759
E il padrone? ¶ Lisetta. Non si move. (osserva) ¶ Tognino
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1759
Lisetta. Prende tabacco, e non parla. (osserva) ¶ SCENA li
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sedere con isdegno) No, non voglio più far questa
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1759
chi? Per un ingrato. Non serve dire; Fulgenzio è
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1759
finto volermi bene, ma non me ne ha mai
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1759
tu vorresti. Bene, se non c’è, non m
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se non c’è, non m’importa. Andrò in
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1759
mi ha domandato perdono, non vorrà più farlo, ed
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più farlo, ed io non voglio esser la prima
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un ritiro. Sarà contento; non mi vedrà più. Avrà
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1759
preme. ¶ Eugenia. No davvero, non ci penso più. ¶ Flamminia
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1759
sì, dormiteci sopra, e non sarà altro. ¶ Eugenia. Sorella
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1759
Eugenia. Sorella, voi ancora non mi conoscete. ¶ Flamminia. Vi
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1759
ha ragione; pretende che non si parta da lei
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1759
se scotta, e se non la fa, dice che
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1759
se tornerà suo marito, non seguiteranno a convivere insieme
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1759
signor Fulgenzio vi sposa, non sarà cosa illecita, che
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1759
di sì. Sapete che non vi sa negar cosa
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1759
ch’egli viene. ¶ Eugenia. Non gli dite niente, ch
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1759
d’abbandonarlo. ¶ Flamminia. Io non so di queste pazzie
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1759
gran fortuna? ¶ Roberto. Io non faccio mal’opera con
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1759
Flamminia. Il signor Conte non è capace di interrompere
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1759
Eugenia. Eh, lasciatelo dire. Non sapete com’è fatto
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1759
pazzie. Ma questo gusto non ve lo darò più
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1759
più. Ho fissato di non volermi più scaldare il
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meraviglie. ¶ Flamminia. A noi non importa di Roma. ¶ Eugenia
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1759
Roberto) ¶ Roberto. Via, via, non vi lasciate trasportar dalla
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1759
gli badate voi? Noi non ci pensiamo nè meno
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pensiamo nè meno. Eugenia non lo può vedere. ¶ Fulgenzio
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1759
siete assai sospettoso. ¶ Eugenia. Non parlate, sorella, che or
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nelle furie. ¶ Fulgenzio. Oh, non vi è dubbio. Non
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1759
non vi è dubbio. Non vi è pericolo che
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1759
sistema; son diventato pacifico. Non mi riscaldo più. ¶ Flamminia
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1759
ho veduta piangere... ¶ Eugenia. Non è vero. Non le
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1759
Eugenia. Non è vero. Non le credete. Lo dice
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1759
ora codeste scene? Io non le voglio assolutamente. Vado
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1759
perchè il signor Conte non dica. (Sorella, abbiate giudizio
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1759
Fulgenzio. (E stimo che non mi dice niente). (come
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1759
l’aspetta. ¶ Eugenia. Perchè non va a dire alla
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1759
a poco) ¶ Eugenia. Perchè non le va a chieder
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1759
ora che ci penso; non vorrà che lo sappia
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1759
quel bravo signore che non va più in bestia
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1759
più in bestia! ¶ Fulgenzio. (Non posso resistere). (da sè
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1759
fuori il fazzoletto) ¶ Eugenia. Non dubiti, che avrà finito
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1759
Eugenia. Voglio vedere. ¶ Fulgenzio. Non ho niente, vi dico
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1759
niente, vi dico. ¶ Eugenia. Non facciam ragazzate. ¶ Fulgenzio. All
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1759
altra. ¶ Fulgenzio. Niente. ¶ Eugenia. Non facciamo scene, vi dico
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1759
ella le scene. Io non faccio scene. ¶ Eugenia. Mettete
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1759
coltello? ¶ Eugenia. Che serve? Non mi fate arrabbiar d
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1759
carità. ¶ Fulgenzio. Per me non c’è carità, nè
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1759
Ve lo domando, se non per l’amore che
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1759
mia, al mio tesoro? Non sarà mai, non sarà
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1759
tesoro? Non sarà mai, non sarà mai. Morirei prima
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1759
posso credere? ¶ Eugenia. Se non lo dico di core
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1759
sospettare? ¶ Eugenia. Ah Fulgenzio, non sono io che vi
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1759
cattivo consiglio. Tutto ciò non sarebbe niente, se voi
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1759
sarebbe niente, se voi non foste mal prevenuto. E
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1759
di voi poco accesa? Non vi bastano le mie
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1759
che piace. Fulgenzio mio, non vi tormenterò più. Voi
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1759
ricca, più meritevole, ma non più tenera, nè più
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1759
Vivete, o caro, se non per me, almeno per
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1759
medesimo. Ancor che mio non siate, sì, ve lo
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1759
un giramento di capo: non avete osservato, ch’io
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1759
era caduto in terra? (Non sappia, ch’io mi
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1759
fatti, senza una violenza non si potevano sperar queste
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1759
dacchè partì mio marito, non sono uscita di casa
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egli detto? ¶ Eugenia. Oh, non mi ha detto niente
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1759
ha detto niente. Egli non mi usa simili confidenze
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1759
prevedere i casi. (Io non vorrei veder nessuno scontento
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sè) ¶ Eugenia. Per me non vi hanno da essere
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1759
ne potriano succedere. ¶ Eugenia. Non vorrei che foste l
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malaugurio. ¶ Roberto. No, signora, non mi prendete in cattiva
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Ma state allegra. Io non vi darò molestia su
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1759
ha veduto. È allegro. Non è egli vero, Lisetta
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Troppe grazie, signora. Io non merito di essere desiderato
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1759
allegria a Fulgenzio) ¶ Fulgenzio. Non mancherà tempo. (fingendo allegria
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1759
Eugenia. Chi ha tempo, non aspetti tempo. (con allegria
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1759
ci vogliamo bene? ¶ Fulgenzio. Non signora; non mi dispiacerebbe
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bene? ¶ Fulgenzio. Non signora; non mi dispiacerebbe, se si
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1759
Eugenia. Per parte mia non v’è dubbio; se
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1759
dubbio; se voi poi non vi sentite in istato
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1759
oro colato. ¶ Roberto. Signore, non siete padrone voi in
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1759
parte presto. Le bugie non si dicono a caso
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1759
io ho degli affari; non potrò essere continuamente a
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1759
Ma in due ore non si può veder tutto
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1759
in quel punto! Questo non si chiama sottilizzare. Sono
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1759
Fulgenzio. Ma io, signore, non posso profittar delle vostre
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1759
Fabrizio. Via, dico. ¶ Fulgenzio. Non posso. ¶ Fabrizio. Ed io
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1759
in questa casa... No, non comando io, comanda il
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1759
Roberto. Signore, s’egli non può, o non vuole
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1759
egli non può, o non vuole, perchè lo vogliamo
168
1759
a Fabrizio) ¶ Fulgenzio. (Costui non vorrebbe che ci restassi
169
1759
disegno). ¶ Eugenia. (Stupisco, che non abbia piacere di restar
170
1759
fa specie, che Eugenia non mi dice niente ch
171
1759
io resti. Segno che non le preme). (Ja sè
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1759
farei pregar meno, se non temessi di recar disturbo
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1759
ragioni fiacche! dite che non volete restare, perchè vi
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1759
andare a casa, per non lasciar sola la signora
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1759
Ha ragione, signor zio. Non l’obbligate a dar
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1759
rimproverar me, perch’io non abbia occasione di rimproverar
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1759
vorrà dire?) ¶ Fulgenzio. Io non son degno dei comandi
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1759
di questo? ¶ Eugenia. Io non mi sono mai sognata
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1759
certo che mia cognata non ci verrà. ¶ Eugenia. (È
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1759
Eugenia. (È certo che non verrà; perchè sa che
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1759
perchè sa che colei non mi può vedere). ¶ Fabrizio
182
1759
No certo, signore. Scusatemi, non ci vado. ¶ Fabrizio. E
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1759
stia a mangiar sola? Non è dovere. ¶ Fulgenzio. Piuttosto
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1759
è dovere. ¶ Fulgenzio. Piuttosto non ci resterò nè men
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1759
lasciatelo andare. ¶ Fulgenzio. (Se non crepo, è un prodigio
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1759
è quella?) ¶ Fabrizio. Orsù, non occorre altro. (So io
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una donna di garbo, non dirà niente a nessuno
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subito. (Eh, per ripieghi non c’è un par
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1759
Corte, maggiordomo, primo ministro. Non sono morto. Chi sa
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1759
Roberto. Signori miei, amore non si pasce di sdegno
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1759
lor qualche cosa, che non istiano sempre ingrugnati. (a
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1759
signor Conte. ¶ Roberto. Io non ho merito alcuno; ma
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1759
via. ¶ Eugenia. Andate. ¶ Fulgenzio. Non ci tornerò più. ¶ Eugenia
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1759
ci tornerò più. ¶ Eugenia. Non m’importa. ¶ Fulgenzio. Diavolo
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1759
questa? Che amor maladetto! non posso resistere, non posso
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1759
maladetto! non posso resistere, non posso più. (parte) ¶ Fine
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Flamminia. Quant’è che non avete veduto il signor
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L’ho veduto qui, non sono ancora due ore
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1759
Ridolfo, sono cose da non credere, e da non
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1759
non credere, e da non dire. Si erano pacificati
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1759
vita? Si amano, o non si amano? ¶ Flamminia. Sono
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1759
a piangere dirottamente, e non vi è stato caso
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1759
per l’avvenire, che non gli darà più disgusti
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1759
darà più disgusti, che non parlerà più di quella
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1759
che di tante cose non me ne ricorderò più
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1759
Torniamo da capo. ¶ Ridolfo. Non basterebbe ch’io gli
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1759
io in questo paese non l’ha nessuno. Signor
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1759
Vi supplico dispensarmi... ¶ Fabrizio. Non mi fate andar in
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1759
Siete tanto obbligante, che non si può dire di
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1759
Fabrizio) ¶ Fabrizio. (È vero. Non importa; darai a me
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1759
sotto la salvietta, che non si veda). ¶ Succianespole. Gnor
212
1759
molto tardi. ¶ Fabrizio. Eh, non dubitate di niente. Se
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1759
di dire. ¶ Flamminia. E non andate a mutarvi? ¶ Fabrizio
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1759
quadri. ¶ Fabrizio. Lo compatisco: non si può saziare. Andatelo
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1759
ha da venir qui? Non istà bene, dove egli
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1759
Fabrizio. Come? Andate via? Non mi avete dato parola
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1759
pranzo. ¶ Fabrizio. Vi aspetto. Non si dà in tavola
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1759
terminarla amichevolmente. ¶ Fabrizio. No, non la termini amichevolmente. Si
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1759
è il legale, e non ve n’è altri
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1759
accomodarsi... (a Fabrizio) ¶ Fabrizio. Non vi ha da essere
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1759
Basta, basta, signor Fabrizio. Non mi mettete in ridicolo
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1759
quello che vuole, io non voglio far una lite
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1759
E così, signore zio, non vi siete mutato? ¶ Fabrizio
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1759
un omo di garbo. Non fo per dire, ma
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1759
un servitore come lui non si trova. Fidato, attento
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1759
a questo cavaliere. ¶ Eugenia. Non c’è il signor
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1759
Ridolfo? (Se lo sapeva, non ci veniva). ¶ Roberto. La
228
1759
Roberto. La mia compagnia non piace alla signorina. ¶ Fabrizio
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1759
melanconica? (a Flamminia) ¶ Flamminia. Non saprei, avrà i suoi
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1759
piacere di saperlo. Io non mi vergogno di manifestare
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1759
manifestare una verità, che non mi fa disonore. Sono
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1759
me ne dispiace, e non son contenta se non
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1759
non son contenta se non lo vedo pacificato. (Cosi
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1759
lo vedo pacificato. (Cosi non mi seccherà più costui
235
1759
mia sorella? La sincerità non vi è oro che
236
1759
stima, (con serietà) ¶ Roberto. Non per questo cesserò di
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1759
che il vostro amante non fosse fido, quanto voi
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1759
mia onesta dichiarazione. ¶ Flamminia. Non dice male il signor
239
1759
Conte. Il suo amore non pregiudica nè voi, nè
240
1759
il signor Fulgenzio, e non si possono prevedere i
241
1759
di certa lettera; ma non l’ho capito. Orsù
242
1759
È qui Fulgenzio. ¶ Lisetta. Non ve l’ho detto
243
1759
parte, con ansietà) ¶ Ridolfo. (Non l’ho ancora potuta
244
1759
piano a Fulgenzio) ¶ Fulgenzio. (Non le avete parlato?) ¶ Ridolfo
245
1759
No, vi dico). ¶ Fulgenzio. (Non sa niente la signora
246
1759
raccomandato?) ¶ Ridolfo. (Ma se non ho veduto nè lei
247
1759
terra, se il servitore non mi sosteneva. Ah, quell
248
1759
Buon per me, che non avete parlato. Lisetta, per
249
1759
per amor del cielo, non dite niente alla vostra
250
1759
Mi pareva impossibile, che non avesse ad esser così
251
1759
Amico, vi compatisco, ma non mi mettete più in
252
1759
là che si veste. (Non gli dico niente del
253
1759
è in collera? ¶ Lisetta. Non mi pare. ¶ Fulgenzio. Via
254
1759
che il restar solo non vi dispiace. Vi compatisco
255
1759
ma quando avete risolto, non fate che la ragion
256
1759
una donna vuol bene, non serve il sofisticare, non
257
1759
non serve il sofisticare, non conviene pesar le parole
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1759
qualche volta sa fingere. Non vorrei che dissimulasse. Orsù
259
1759
vorrei che dissimulasse. Orsù, non principiamo a sofisticare. ¶ Eugenia
260
1759
penna. ¶ Eugenia. Mi scappò, non volendo. La riverisco. Che
261
1759
C’è del torbido: non mi vorrei inquietare, ma
262
1759
inquietare, ma ho paura non potermi tenere). ¶ Eugenia. Che
263
1759
sera a spasso? ¶ Fulgenzio. Non vi ho condotta, perchè
264
1759
vi ho condotta, perchè non mi avete comandato di
265
1759
Niente, signore. Faccio per non andare a letto si
266
1759
servidore in casa vostra non ci verrà più. ¶ Eugenia
267
1759
quel che dico; e non avrete più il divertimento
268
1759
Vi torno a dire, non m’importa nè di
269
1759
Fulgenzio. Nè di me? non v’importa di me
270
1759
lui, nè di me? non ve n’importa? (passeggiando
271
1759
e l’amore) ¶ Fulgenzio. Non posso più. (si abbandona
272
1759
seguita a battersi) ¶ Eugenia. Non la volete finire? (con
273
1759
sdegna, va in bestia, non può soffrir niente il
274
1759
alle medesime. ¶ Fulgenzio. Compatitemi, non farò più. ¶ Eugenia. Non
275
1759
non farò più. ¶ Eugenia. Non mi fate di queste
276
1759
di queste ragazzate, che non ne voglio. ¶ Fulgenzio. Andrete
277
1759
Eugenia. Sicuro! (ironico) ¶ Fulgenzio. Non volete venir con me
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Eugenia, possibile che ancora non siate certa dell’amor
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un uomo d’onore. Non posso abbandonarla, non posso
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onore. Non posso abbandonarla, non posso trattarla con inciviltà
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del cielo. Eugenia mia, non mi tormentate. ¶ Eugenia. Via
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Eugenia. Via, avete ragione. Non vi tormenterò più. Compatitemi
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se il cielo vuole, non passerà gran tempo, che
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di mio fratello. ¶ Eugenia. Non potete maritarvi senza di
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parlo. ¶ Eugenia. Eccolo qui, non si può parlare. ¶ Fulgenzio
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Mi voglio mettere a non dir più una parola
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più una parola. ¶ Fulgenzio. Non potete parlare senza dire
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è di là? ¶ Fulgenzio. Non chiamate. (arrabbiato) ¶ Eugenia. Pazzo
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Eugenia. Oh, io già non credo a nessuno. ¶ Flamminia
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Peggio. ¶ Flamminia. Già chi non dice a vostro modo
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il signore Fabrizio. Io non merito nessuno di questi
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questi elogi. ¶ Fabrizio. E non serve dire, e non
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non serve dire, e non dire: quest’è il
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In materia di cavalleria, non c’è altrettanto in
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che per una casa non si dà la compagna
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si dà la compagna. Non c’è in tutto
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è in tutto Milano, non c’è in tutta
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Mio zio si diverte; non ho questi meriti. ¶ Fabrizio
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spirito, la vostra vivacità. Non c’è, veda, non
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Non c’è, veda, non c’è in tutto
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sente muore. Parla, che non c’è stata mai
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bellezza. ¶ Eugenia. Vi prego non secondare mio zio nel
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di Milano; ma io non l’ho voluta dare
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Dei conti d’Otricoli non ce n’è che
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quello del signor Conte, non possono fare a meno
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fare a meno di non intendersi d’ogni cosa
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cose stupende. Cose che non le ha il Re
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io poi per conoscere non la cedo ai primi
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nipoti. ¶ Flamminia. Ma noi non ce n’intendiamo di
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intendiamo di quadri, e non li sapremo distinguere come
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Fabrizio. Che serve? Se non ve n’intendete voi
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di quelle cose che non avrà mai vedute. ¶ Roberto
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Flamminia. (Anderò io, sorella, non v’è bisogno che
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questo poi... ¶ Fabrizio. Oh, non c’è risposta. ¶ Roberto
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Mi dà parola? ¶ Roberto. Non so che dire. ¶ Fabrizio
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piatti, che i simili non li avrà la tavola
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dalle mie mani. ¶ Roberto. Non posso ricusare le vostre
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cose, ma credo che non si dia un pazzo
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trombette. Mi dispiace che non ci ho altri che
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Gnor no. ¶ Fabrizio. Perchè non è acceso il foco
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il foco? ¶ Succianespole. Perchè non c’è legna. ¶ Fabrizio
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c’è legna. ¶ Fabrizio. Non mi star a fare
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Gnor sì. ¶ Fabrizio. E non hai più un quattrino
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Gnor sì. ¶ Fabrizio. E non mi fare aspettare due
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poi torna) ¶ Fabrizio. Io non so come vada. In
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vada. In casa mia non vi è mai il
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fine a tutto. Ma non importa. Io ho da
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vi è una novità non indifferente. ¶ Lisetta. La prima
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con civiltà, ma qui non lo vedrete mai più
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repentina? ¶ Ridolfo. Questo poi non l’abbiamo a cercare
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star a vedere, di non precipitare una risoluzione di
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venissi a disimpegnarlo. ¶ Lisetta. Non ci credo, e non
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Non ci credo, e non ci crederò mai. Ne
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di queste scene, che non ci credo. ¶ Ridolfo. Orsù
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che sa nascere, io non vo’ strolicar d’avvantaggio
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morta: almeno usatele carità. Non le date il colpo
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di riveder la Toscana non mi avesse preventivamente determinato
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costato il discapito di non conoscere in Lei un
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fanno maggiormente pentire di non avere tre anni prima
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quasi continuamente occupato. So non per tanto, ch’Ella
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Ed io scommetto che non passano due ore, che
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il perdono? ¶ Eugenia. Eh! non sarebbe la prima volta
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più di me. ¶ Flamminia. Non è vero. ¶ Eugenia. Oh
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Eugenia. Sua cognata io non la posso vedere. ¶ Flamminia
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quella povera donna? ¶ Eugenia. Non mi ha fatto niente
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ha fatto niente, ma non la posso vedere. ¶ Flamminia
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vi castigherà. ¶ Eugenia. Io non le porto odio; ma
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le porto odio; ma non la posso vedere. ¶ Flamminia
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donna vi prego a non ne parlare. ¶ Eugenia. Oh
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sì, vi prometto di non parlarne mai più. ¶ Flamminia
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Fulgenzio per oggi almeno non si lasci vedere. ¶ Eugenia
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lasci vedere. ¶ Eugenia. Possibile? non è mai stato un
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senza venire. ¶ Flamminia. Se non forse in collera, a
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questa mattina. ¶ Flamminia. Oh, non viene assolutamente. ¶ Eugenia. Quasi
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Vi dispiace, eh, che non venga? ¶ Eugenia. Sicuro che
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dalla ragione. (Guai se non facessi così; è una
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del signor Fulgenzio. ¶ Eugenia. Non ve l’ho detto
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prima. Chi sa che non mandi qualche ambasciata che
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far lo sdegnato, ma non lo sa fare. Sentite
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venuto in persona, se non avessi temuto di accrescere
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compassionevole. ¶ Flamminia. Oh, io non posso vedere a penar
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Eugenia. Con questi uomini non bisogna poi essere tanto
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essere tanto corrive; e non è sempre ben fatto
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amano tanto. ¶ Flamminia. Io non l’ho mai usata
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usata questa politica, e non la saprei usare. ¶ Eugenia
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scrivere per placarlo, e non per irritarlo di più
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Un uomo come questo, non lo trovate più. Io
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venuto prima del solito. Non erano ancor sonate le
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Tognino. Oh, da lei non ci vien mai nessuno
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al fratello, ed ella non tratta con nessun altro
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sdegno) ¶ Tognino. (Se parlo, non vorrei far male). La
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la sera. ¶ Tognino. Io non lo so veramente. ¶ Eugenia
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sentire? ¶ Eugenia. Date qui, non preme. ¶ Flamminia. Signora no
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le vostre righe, che non ho termini sufficienti per
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un secolo, ch’io non vi vedo. Caro il
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Ma bene. ¶ Flamminia. Io non vi capisco. ¶ Eugenia. Mi
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Finiamola. Vedrete ch’io non sono la crudelaccia; ma
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Pandolfi. Vi pare che non abbia scritto a dovere
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me. ¶ Flamminia. Fin qui non avete il torto. Eccola
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Tognino. Come comanda. ¶ Flamminia. Non glielo dite che ha
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Sarà per sua grazia. Non mancherò di servirla. ¶ Flamminia
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servirla. ¶ Flamminia. Dico, che non gli dite niente. (a
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di quelle maladette bugie, non le posso soffrire. ¶ Flamminia
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servitore? ¶ Eugenia. Niente. ¶ Flamminia. Non istate a credere sì
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onesto e sincero. No, non tema, Illustrissimo Signor Barone
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ho potuto poi rilevare. Non vorrei eccitare la di
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pubblicar le sue lodi. Non può certamente sdegnare, che
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dare ad intendere di non avere in sè i
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sè i medesimi fregi, non gli riuscirebbe di farlo
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beni di fortuna, e non bisognevole di comerciare, impieghi
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attenzioni in cosa utile non per se stesso, ma
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conoscere, che la Mercatura non è messe indegna de
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pubblica felicità. Fin qui non può ella rimproverarmi di
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e sì religiosa Famiglia non può mancar di concedere
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sue baggianate). ¶ Roberto. Signore, non la mortificate cosi. (a
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ragazza di questo mondo. Non sa che si faccia
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sa che si faccia, non sa che si dica
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sa che si dica; non è buona da nulla
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parla di maritarsi. ¶ Eugenia. (Non vorrei che mi tirasse
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avete pur detto che non c’è in tutto
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Eugenia. Signor Conte, siccome non avrete dato fede all
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fede all’elogio, spero non crederete al biasimo, con
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è vero ch’io non lo credo, che se
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casi da me previsti, non avrei alcuna difficoltà ad
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al Conte) ¶ Roberto. Io non ho tutti i pregi
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vagabondo, plebeo? ¶ Eugenia. Signore, non vi ricordate voi d
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lodare! che lodare! io non fo conto di quella
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gente. In casa mia non ci verrà più. E
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signora, una principessa. ¶ Roberto. Non tanto, signora. Ma uno
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Ma uno stato comodo non vi mancherà. (ad Eugenia
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padre, e mio zio non la può negare. ¶ Fabrizio
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esaltar meno le persone non conosciute, e a risparmiare
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Eugenia. ¶ Fabrizio. Orsù, io non voglio impegni. Ho data
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Eugenia. Ma signore... ¶ Fabrizio. Non c’è altro signore
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e delirare? perchè? Se non ha per me quell
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a tormentarmi l’indegno? Non posso reggere a quella
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con ironia) ¶ Fulgenzio. No, non è ancora partita. ¶ Eugenia
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in casa mia? Perchè non l’accompagnate? (con isdegno
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è arrivato poc’anzi. Non ritrovò in casa la
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se mel concedete. ¶ Eugenia. Non volete essere col fratello
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dica, se il zio non vi può dar dote
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io sia contento, e non avrà per voi meno
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con passione mia cognata? Non fate a lei, non
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Non fate a lei, non fate a me un
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impressione nell’animo vostro non può per ora scancellarsi
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prometto, vi giuro di non trattarla, di non vederla
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di non trattarla, di non vederla mai più. ¶ Eugenia
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voglio amarvi teneramente. ¶ Eugenia. Non merito l’amor vostro
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cara sposa. ¶ Eugenia. No, non deggio esserlo; abbandonatemi. ¶ Fulgenzio
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deggio esserlo; abbandonatemi. ¶ Fulgenzio. Non dovete esserlo? Anima mia
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la fedeltà? No, che non aveste amore per me
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tu sprezzi, assicurati di non vedermi mai più. (in
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piaceri di nostra vita, non ricusa di trattenersi talvolta
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dissi a principio, che non isdegna di leggere le
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quelle Commedie, nelle quali non entrino innamorati, e in
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tanto più ch’io non figuro ostacoli che attraversino
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impazzire chi a tempo non sa guardarsene, o moderarla
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di questo gentile amore. Non è da romanzo il
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occhi miei, e se non mi vergognassi, direi da
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ridete di loro, e non fate che si abbia
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la bile, che oramai non vi posso più guardar
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vi ho fatto, che non mi potete vedere? ¶ Flamminia
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mi potete vedere? ¶ Flamminia. Non posso soffrire quella maniera
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vi adora, e voi non cercate che d’inquietarlo
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accadere di voi, che non siete in migliore stato
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sedia) ¶ Fulgenzio. (Ah! se non mi amasse... Ma oh
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E perchè fingere, se non mi amasse?) ¶ Lisetta. Via
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da lontano, benchè mia non sarete. ¶ Flamminia. E perchè
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sarete. ¶ Flamminia. E perchè non ha da esser vostra
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per capriccio, per disperazione. Non è sì pazzo a
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vostro. ¶ Eugenia. No, che non sarà mio. ¶ Fulgenzio. Perchè
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no, crudele? ¶ Eugenia. Perchè non lo merito. ¶ Fulgenzio. Lo
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mi faceste? ¶ Flamminia. Via, non parlate altro. (a Fulgenzio
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me avete; so di non meritarlo. Usatemi carità, se
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domando perdono. ¶ Fulgenzio. Ah non più, idolo mio. ¶ Eugenia
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di mia sorella. ¶ Fabrizio. Non è degno d’imparentarsi
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dote? (a Fulgenzio) ¶ Fulgenzio. Non ci ho veruna difficoltà
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Chi potrà dire, che non fummo noi, e che
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fummo noi, e che non siamo tuttavia Innamorati? Oh