parolescritte
interroga:  scripta  ·  bsu  ·  civita

il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Giovanni Crisostomo Trombelli, Fedro tradotto da Gio: Grisostomo Trobelli, 1797

concordanze di «Non»

nautoretestoannoconcordanza
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1797
Cristio s’immaginò, che non vi fosse mai Fedro
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biasmo che le piante, ¶ Non che le fiere, abbia
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motti ¶ M’oltraggiasti: io non era allora nato, ¶ L
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servitude i cittadini piangendo; ¶ Non già perchè crudel fosse
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costui, ¶ Ma chi avvezzo non è, mal soffre il
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ch’avea sprezzate: ¶ Spiacerti non dovean nostri abituri, ¶ Nè
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forza preval, la fe non serba; ¶ E ben chiaro
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impune il capo ¶ Traesti, non se’ paga, e mercè
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dice il ver fe non si presti; ¶ Con brieve
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udite, ¶ Sì parla: tu non sembri aver perduto ¶ Lupo
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a le parole egual non ha valore, ¶ Ancorchè uno
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di morte, ¶ Palesa, che non arte, o il saper
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Ch’a lui fidar non dubitate il capo, ¶ A
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l’Asino esorta, ¶ Per non restar de l’oste
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in preda. ¶ Ei però non s’affretta, e al
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testimonio, attesta ¶ Che diece, non che un solo, a
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astretta, ¶ Paga ciò che non dee. Dì pochi andaro
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letto, ¶ Lo sposo, dice, non ti corchi, u’ meglio
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grave incarco? ¶ Perchè veder non so (quella risponde) ¶ Come
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del mio tacer tu non profitti. ¶ FAVOLA XXIV. ¶ La
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Al fiume Nilo, per non esser preda ¶ De Coccodrilli
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presso al fiume, e non temer d’inganno. ¶ L
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Volpe, e la Cicogna. ¶ NOn offendere alcun: ma chi
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sì, che cibo alcun non cura, ¶ Onde da dura
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Volpe e l’Aquila. ¶ NOn dispregi il possente un
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uom del volgo ¶ Cui non previsto apre vendetta il
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sicuro, i preghi altrui non cura. ¶ La Volpe, che
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par che a te non rassomigli, ¶ Questo mi par
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di un vil sangue non voglio. ¶ FAVOLA XXX. ¶ Le
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Se dal proposto fin non s’allontani, ¶ E diletti
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l’orecchio, illustre assai ¶ Non per l’Autor, ma
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Di cui prolissa esser non dee la lode. ¶ FAVOLA
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piè ritira. ¶ Ei mite, non temer; dee tua modestia
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Questa, i figli perchè non le sien tolti, ¶ De
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tolti, ¶ De la tana non esce. Indi ambe, e
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pur m’accingo ¶ Con non finto racconto ad emendarla
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entro la dura scorza ¶ Non lascia che l’augel
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ciò che far dei, non ti si additi; ¶ Andrai
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una darle morte unqua non seppe, ¶ Quella, in cui
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due s’unir’, campar non pote. ¶ FAVOLA VII. ¶ I
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si veggia, che Virtude, ¶ Non chiarezza di sangue onore
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almen, ch’ei sol non fosse; ¶ Nè ciò livor
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Ma il tuo ingegno non merta, a me rispondi
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che ciò tua man non tocchi, ¶ Che ad occupate
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brama d’aver unqua non prese, ¶ Ne la sacra
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in palese un servo non ardìo, ¶ (Sì di sua
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l’accusator, il giudice ¶ Non fosse un sol Sejano
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pietade, ¶ (Poichè, se alcun non le portasse offesa, ¶ Pur
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Veloce torna. Indi a non molti giorni ¶ Repente uscendo
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pan mi gettò. Voi non temete: ¶ Di quei che
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È proverbio; il perchè non v’ha chi ’l
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Se vittima il periglio non rimova: ¶ Altri: di padre
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naso, ¶ Cui vender fole non poteo natura; ¶ Vuoi tu
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Per Dio, dicendo, altro non ho: pur eccoti ¶ Come
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ti punga? ¶ E perchè non affretti il tardo passo
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le tue venture: io non le curo. ¶ Regnar non
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non le curo. ¶ Regnar non vo’, se libertade io
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o figlio, tua avvenenza ¶ Non macchin rei costumi; e
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fama m’arreca, ¶ Soffrir non m’è discaro, e
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sopra il Credere, e non Credere. ¶ IL credere egualmente
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è periglioso, ¶ Che il non creder: gli esempli in
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morì, perchè a Cassandra ¶ Non si diè, n’ebbe
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s’avventuri. ¶ Ma perchè non si dica, che con
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in là, ei che non pote ¶ Rattener il furor
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Ma chi quella difende, non consente ¶ Che per sospizion
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pietà la Donna, e non gastigo. ¶ Che se i
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esame; da rie morti ¶ Non fora or sua famiglia
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accorti avvertir pote, ¶ Che non l’altrui opinion li
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le fatiche io mal non soffro, ¶ Rispose quegli; ma
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avresti. ¶ A me che non le gioje, il cibo
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il mio racconto ¶ Che non apprende de’miei detti
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lor l’Autore io non discerno. ¶ Perchè dunque la
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la Vespa: ¶ Chi far non possa il mele, e
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folle t’aggiri? ¶ Qui non c’è la tua
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le pecore gli dimostra. ¶ Non quella, che a talento
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pietà mossa) si dimostra? ¶ Non da necessitade di natura
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riman da benefizj avvinto, ¶ Non da le leggi, il
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lena al canto; ¶ Sicchè non v’esser scampo, e
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parlò Giove: perchè alcun non creda, ¶ Che l’ossequio
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se ciò facciamo, util non have, ¶ L’onor che
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la novella mia che non s’imprenda. ¶ FAVOLA XVIII
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Vide ch’un Uom non riputollo Esopo, ¶ Poichè in
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Cibele. ¶ CHi nasce sventurato, non sol vivo ¶ Lo insiegue
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util v’è racchiuso! ¶ Non sempre son quai pajono
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voto, ¶ Partì, dicendo, io non la curo: è acerba
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parole, ¶ Ciò ch’ottener non può, biasma e dispregia
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Destrier rivolto: aita indarno ¶ Non ti donai, gli dice
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le figlie ¶ Come possesso non provenga, o frutto ¶ Da
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frutto ¶ Da tal’Eredità, non v’ha chi intenda
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di tutti gli Ateniesi ¶ Non vaglia alcun a interpretar
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lor retaggio a lor non giove; ¶ E da ciò
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è taverna in cui non sia dipinta) ¶ Fuggivano, ed
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coturni eccoti Esopo. ¶ * Deh non avesse mai Tessala scure
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terra i pini: ¶ Deh non avesse fabbricato unquanco ¶ Col
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piaccia, se diletto alcuno ¶ non può recarti, o favoletta
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o favoletta, o favola? ¶ Non pugner le belle arti
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essa cotanto, ¶ Che saziar non puossi il piacer mio
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perchè gli errori tui non vedi: ¶ Altri fallisce appena
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tuo furto a me non cale; ¶ Tu però, scellerato
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Numi adora, ¶ A favor non risplenda de’malvagi; ¶ Ch
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io fo divieto. ¶ Così non più si accende il
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dunque ne avverte, che non rado ¶ Nutre fiero nemico
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nemico nostra mensa. ¶ Che non per ira il ciel
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il detto; pur veggiam non di rado, ¶ Che sincero
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al natìo costume, di non molto ¶ Cibo è contento
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versi di questa favola non si traducono, perchè di
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traducono, perchè di essi non s’è potuto ricavare
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piacque, ¶ Che in piè non ben reggendosi, a gran
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ingombra, che i membri non discerne, ¶ E quel de
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manca, abbian comuni. ¶ * A non curar la novelluzza insegna
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che un’ugual sciagura ¶ Non accada a’ secondi, ad
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a lor gastigo imponga; ¶ Non dèe, soggiugne, rattenere il
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a’ malvagi ¶ perchè, disse, non sia chi a giovar
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stanchi: ¶ E purchè Libitina non acquisti ¶ Tutta la spesa
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purchè ne sia ¶ Invitato, non già, se avuto a
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Che ti discaccian tosto: non lavori; ¶ Ma nulla hai
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Ma perchè disdegnato tu non parta, ¶ Poichè i congiunti
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alto il trafigga, ¶ Per non farsi l’Atleta in
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Giovargli assai, ch’e’ non frapponga indugio, ¶ Sì turbato
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varie ingombran cure, io non rassembri, ¶ Poscia perchè s
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stil suo. ¶ Dunque avveduto , non leggier pensiero, ¶ Ciò che
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le favolucce, ch’Esopèe, ¶ Non più d’Esopo appello
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piace, le roda, ¶ Se non puote imitarlo, atro livore
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ad essi il mancar non sia dannoso, ¶ E quasi
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ferro ascondi, ¶ Se chi non ti conobbe ingannar puoi
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valor so ch’affidar non dessi. ¶ * Ne la favola
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danno io n’abbia. ¶ * Non egualmente ch’avvertita offesa
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Ma pur da pena non la sciolsi unquanco. ¶ FAVOLA
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l’addietro teatro alcun non vide. ¶ La fama tutta
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e affè (soggiugne) ¶ Costui non l’avrà vinta; e
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rimanga, ¶ La brevità, se non l’ingegno, approva. ¶ Tanto
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a casa; indi a non molti ¶ Mesi, a guarir
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voler lo effetto ¶ Pigrizia non ne rubbi, i nostri
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Cane. ¶ UN Can, cui non poteo veruna fiera ¶ Star
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latrando soggiugne: ti deluse ¶ Non l’animo, il valor
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quel ch’or più non son, condanni. ¶ * Perchè io
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attediatesi di vivere. ¶ CHi non sa sofferir le sue
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La Volpe, e Giove. ¶ NOn ha fortuna sì leggiadro
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compartito onore ¶ Se apprender non sapesti ugual costume. ¶ FAVOLA
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e il Sorcio. ¶ A Non offendere i minori insegna