Francesco Muzzopappa, Affari di famiglia, 2014

E poi io senza Orlando sarei persa. ¶ Normalmente solo

puntuale e sempre solerte, Orlando è uno di quei

dell’invidia. ¶ Al mattino Orlando mi sveglia facendo il

Viva viva la contessa! ¶ Orlando. Che non ci venga

l’avessimo già capito. ¶ Orlando!, gli dico. Su questo

scherzo, vero?, chiedo a Orlando, sollevando con terrore lo

fuori dal letto, furiosa. ¶ Orlando, dammi la vestaglia! ¶ Seta

Ero pronta a tutto, Orlando, ma non si è

che vedo nelle foto, Orlando, non sembra da meno

a qualche giornalista amico. ¶ Orlando, i «giornalisti amici» non

devo far fronte. ¶ Purtroppo Orlando ha la fissa dei

di declamarmi qualche sonetto. ¶ Orlando, detto tra noi, ma

da capasanta, mi raggiunge Orlando, scuro in volto. ¶ Contessa

aiutare i pensieri. ¶ Chiamo Orlando scuotendo il campanello. ¶ Nell

porta. ¶ Ha chiamato, signora? ¶ Orlando! Finalmente. Ho bisogno di

E io vorrei ricordarti, Orlando, che non sei mio

l’ha infastidita? ¶ Infastidita? Orlando, sono incazzata nera. Ma

si chiamava quel bimbo, Orlando? ¶ Heidi, signora. ¶ Esatto. Lui

hai esperienza di figli, Orlando? ¶ Non personalmente. Ma ho

Richiama la carissima Anna, Orlando, e dille pure che

professione del genere e Orlando non avrebbe tempo. ¶ Mi

pensare: l’espressione di Orlando, ad esempio, nel momento

il cervello in pausa. ¶ Orlando, lo so, è distrutto

orribili vernissage o chiamare Orlando per chiedere una fetta

su cui il fido Orlando tutte le mattine mi

ogni anno concedo a Orlando per Natale, ho trascorso

e alle direttive di Orlando, signora. Sono qui per

secca, docile, obbediente, remissiva. ¶ Orlando!, esclamo con un filo

è palesato in stanza Orlando, preceduto da un leggero

Ha chiamato, signora? ¶ Sì, Orlando. Lascia anzitutto che ti

rapita da malviventi. ¶ Immagino, Orlando. Non è stato facile

Il passo leggero di Orlando sull’erbetta tagliata di

frolle. ¶ Vorrai dire Gocciole, Orlando!, puntualizzo accomodandomi a tavola

figlio. ¶ Non sono scema, Orlando. Qui c’è qualcosa

nome di questa donna, Orlando? ¶ No, contessa. Nemmeno la

orizzonte, scuotendo la testa. ¶ Orlando, posso permettermi una confidenza

contessa. ¶ Un’ultima domanda, Orlando. Abbiamo fatto testamento, vero

sentirmi dire. Grazie mille, Orlando. Sei più utile del

siano ancora cariche. Anzi, Orlando, ho cambiato idea. Vieni

e la sua gallina. ¶ Orlando segue di poco il

miei e quelli di Orlando. Come dei passi da

vaso, ma di ferro. Orlando? ¶ Signora? ¶ Abbiamo dei vasi

anthurium e qualche candela. Orlando stavolta ha superato se

a cena. ¶ Ho pregato Orlando di annullare tutti gli

TUTTO BENE, SIGNORA? ¶ Accidenti, Orlando! Cos’è, non si

Settecento. ¶ Ragazzo, lo riprende Orlando. Quante volte ti ho

scusi, signora... ¶ Nessun problema, Orlando. ¶ Sì, vabbe’. Ma io

Vedi, mister?, dice a Orlando. Te l’avevo detto

gergo fresco! Questa casa, Orlando, ha bisogno di gente

occhio possa definirsi «arte». ¶ Orlando, la tua superficialità mi

E sul termine «provvidenziale», Orlando rimane a fissarmi. ¶ Dalla

Cardinale e lo guardo. ¶ Orlando, non vorrai mica insinuare

e pizzo? ¶ Stamattina georgette, Orlando. ¶ Qualche passo e mi

teak, afferrandoli con forza. ¶ Orlando incrocia le mani insaccate

intitola Uccellini. ¶ Molto bene, Orlando. Sono pronta. ¶ Uccellini. ¶ Cinguettano

volte, fissandolo in silenzio. ¶ Orlando? ¶ Contessa... ¶ Per favore, un