Cesare Pavese, La luna e i falò, 1950

morire… E la piccola, Santina, che fine ha fatto

cos’ha fatto? Santa Santina? Pensare che a sei

volta. Poi c’era Santina, la sorellastra appena nata

eran tutte scappate, tranne Santina che camminava appena allora

pochi calci. Ma se Santina camminava e correva, voleva

matrigna. ¶ Sulla terrazza arrivarono Santina e l’Emilia. Santina

Santina e l’Emilia. Santina aveva le scarpette rosse

e riportarla dentro. ¶ – Santa Santina, – disse il sor Matteo

dote per la sua Santina. – Sí sí, valle a

venuta a far giocare Santina nella sabbia e non

dietro un sambuco. La Santina gridava mostrando qualcosa sull

piede. Poi gridando a Santina di non muoversi, aveva

le piú belle – forse Santina, ma non l’ho

meno incagnita era adesso Santina. – Non ho mica ammazzato

occupasse – nemmeno dietro alla Santina ci stavano volentieri. Si

cacciava dentro la piccola Santina di corsa, e Arturo

stare, e faceva giocare Santina soltanto per ingraziarsi la

insieme e adesso, quando Santina arrivava, toccava all’amico

canne con qualcuno. Piuttosto Santina, quando sarebbe cresciuta, dicevano

nella vigna insieme a Santina, e di là guardava

puliva il mento della Santina, accennava maligna all’occasione

e ci moriva. Mandarono Santina in Alba con Silvia

notti. Silvia tornò con Santina per mano, dallo stradone

bionda adesso sarebbe stata Santina che aveva una testa

bella d’Irene. E Santina sapeva già di valere

sempre il torrone a Santina – ma una sera Silvia

la signora Elvira abbracciò Santina dicendole di non ascoltare

andava a sedersi con Santina sulla riva del Belbo

era la madre di Santina. Con la malattia del

far la madrina a Santina, e cosí un giorno

vestita di seta era Santina – non aveva che sei

come ha stentato… E Santina, chi sa com’è

sa com’è morta Santina… ¶ Nuto giocava con delle