Vittorio Alfieri, Sofonisba, 1789

se in battaglia preso ¶ Scipion ti avesse, ei d

Non è dei vinti ¶ Scipion nemico; e benché a

con pari, or con Scipion favella. ¶ Siface ¶ Umano parli

Siface ¶ — E che dirà Scipion, se il ver gli

il ver gli narro? ¶ Scipion, quel grande, il di

tranne; ¶ ch'io da Scipion soltanto non la sdegno

indegno ¶ nasconder vo'. Fuorché Scipion, non debbe ¶ null'uom

amistà troppa, che a Scipion ti stringe. ¶ Qual ch

tuo t'inganna; ¶ tu Scipion non conosci. ¶ Sofonisba ¶ Odio

ma i benefici di Scipion, sua pura ¶ alta amistà

da me. Più di Scipion, te sola ¶ amo; te

te piace, il fa'. Scipion si avanza; ¶ parlargli io

non favelli; al tuo Scipion favelli) ¶ riedi tu, dimmi

cor soltanto al tuo Scipion le fere ¶ tempeste del

che vuole, odi, o Scipion, miei sensi. — ¶ Caldo e

uom, ch'è di Scipion l'amico, ¶ al terror

vera infamia mia. ¶ Massinissa ¶ Scipion; m'è cruda ¶ più

no. — Fra breve ¶ saprà Scipion, di Roma il duce

emmi nemico, ¶ or io Scipion vo' udire, e far

non sto? — Che puoi Scipion, tu farmi? ¶ Nata in

dire? Innanzi ¶ al gran Scipion, chi vile osa mostrarsi

farmen degna, ¶ deggio in Scipion più maraviglia or dunque

nascosti affetti: ¶ mi udia Scipion; cui vil nemica io

è il campo ¶ questo: Scipion vi sta; tu, re

necessario ei non è. Scipion deluso, ¶ sol coll'alba

cangiar, non mai. ¶ Scipione ¶ Scipion tu oltraggi; ei tel

compier disegna. Odila; seco ¶ Scipion ti lascia: in ambo

si affida ¶ il tuo Scipion; ch'esser di lei

serbarti, e al gran Scipion (qual dei) ¶ amico grato

licor tutto: e già Scipion qui riede. ¶ Massinissa ¶ Così

al fine in me. — Scipion, tutto mi hai tolto

Deh! cedi, ¶ cedi a Scipion; fratello, amico, padre ¶ egli