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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Giuseppina Torregrossa, Cortile nostalgia, 2017

concordanze di «Si»

nautoretestoannoconcordanza
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ombra scura del colle si allungava sull’intero giardino
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bronchi. ¶ “Meglio non rischiare” si disse e a passo
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le sopracciglia cespugliose, che si muovevano a ritmo. Si
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si muovevano a ritmo. Si accarezzava la pancia grossa
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manca niente.» Il Mancuso si stava innervosendo, non era
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tenermi sempre tutto dentro” si disse Mario. E un
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mai tempo.» ¶ L’altro si mise a ridere, la
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battermi forte, la pancia si mette in movimento e
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che tua moglie non si sia accorta di nulla
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La voce del carabiniere si era impennata forse per
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hai della tua famiglia?» ¶ «, ho nostalgia, ma di
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è quella che non si dice”. ¶ Il maresciallo gli
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guardava incuriosita e lui si sentiva un cretino. Si
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si sentiva un cretino. Si fece coraggio e si
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Si fece coraggio e si accodò ad alcuni passanti
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piazza. Varcato l’ingresso, si trovò in un cortile
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colpito dal silenzio. Non si trattava semplicemente dell’assenza
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irradiava una luce fioca. ¶ «Si accomodi» sussurrò il presidente
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hai fatto?» ¶ «Primo avviamento.» ¶ «Si chiama prima media, Mancuso
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un foglio da leggere, si trattava di uno scritto
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specializzati che dal Nord si sono trasferiti al Sud
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Sono così di natura» si scusò lui. La tensione
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l’ombra del presidente. Si alzava alle quattro ogni
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uno sguardo affettuoso e si accomodava con movimenti ieratici
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davanti, poi l’automobile si muoveva verso palazzo Chigi
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parole convolute. ¶ «Per quanto si sia turbati, bisogna guardare
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po’ cretino. ¶ Una mattina si guardò allo specchio, magro
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Paro una taddarita! Non si può andare avanti così
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il presidente del Consiglio. Si dava delle arie: «La
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Finché la mamma infuriata si metteva a urlare: «Ti
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lasciata, lo vuoi capire o no?». ¶ «Zizzì, zizzì
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testa come una virrina, si rintanava in cucina. Apriva
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barattolo dei risparmi e si consolava, facendo scorrere le
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Melina era arrossita. Come si permetteva quello scostumato di
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a ingoiare. Ma non si preoccupi, tritura anche i
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Pronti… via!» ¶ Il motore si mise a girare con
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rombo potente. La schiuma si frangeva contro il vetro
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cafone, perché all’improvviso si era attivata la centrifuga
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accudire Lola. La cagnetta si era graffiata il muso
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la pupilla quasi non si vedeva. Le cornee bianche
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Un filo di fumo si levava nella bruma. ¶ «Lascia
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casa ma ogni tanto si affacciava per controllare che
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tra le piante e si accovacciò vicino al fuoco
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Parli pacchione.» ¶ Quello seccato si chiuse a riccio. ¶ «Ti
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dove vieni?» ¶ «Bangladesh.» ¶ «Dove si trova?» ¶ «Dall’altra parte
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la rintuzzò lui. ¶ Melina si morse le labbra e
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morse le labbra e si scusò per quel comportamento
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trafficante di droga». ¶ «Tu?» ¶ «, io. Aspetta che ti
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socchiuse i riccioli morbidi. ¶ Si alzò dalla poltrona per
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fuori densi anelli che si allargavano verso l’alto
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il ghiaccio. L’altro si frugò in tutte le
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pronte al bacio. ¶ Quando si staccarono, avevano entrambi il
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lei. ¶ Due braci vivide si muovevano appaiate come lucciole
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l’indirizzo.» ¶ «Nel quartiere si sa tutto di tutti
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annuì, le loro mani si inseguivano. ¶ «Ho sempre desiderato
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Potrei essere tua zia» si schermì lei. ¶ «Non dire
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ragazza, i suoi capezzoli si sollevarono sotto la camicetta
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la camicetta, il ventre si contrasse e si rilasciò
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ventre si contrasse e si rilasciò, sembrava un mantice
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inseguirlo. “È una follia” si ripeteva nei momenti di
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un basso senza finestre. Si abbracciavano imbarazzati come adolescenti
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rumore dei loro respiri si fondeva con il sussurro
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giovane insaziabile. Ninetta gli si dava ogni volta come
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sperando che Melina non si accorgesse della sua assenza
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la compassione, e lui si scopriva spesso a desiderare
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pugni dentro le tasche, si chiese se non fosse
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sia mai che quello si fa saltare la mosca
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naso e…» Aranciu Pilusu si portò il pollice alla
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con la voce piagnucolosa si decise a confessare: «Io
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tuo nipote, ma appena si fece sbirro, spattammo». ¶ L
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mangia quello più piccolo”. Si dilungò sul rischio che
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ma il cuore gli si era già aperto alla
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Mario? Lui a Roma si vende i trispa, la
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trispa, la moglie qua si vende i tavuli. Don
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mogli qui ad aspettare. , forse soffrono un po
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resisto ancora.» ¶ Il parroco si tolse la cotta e
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a casa. La famiglia si costruisce sulla confidenza. Bisogna
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merito suo.» ¶ “Ah, finalmente si profila all’orizzonte il
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nel frattempo. Sai, quando si diventa importanti può succedere
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importanti può succedere. Se si ricorda ancora di me
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di carta intestata e si accinse a buttar giù
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è colpa delle responsabilità. ¶ Si fermò. ¶ «Vedi, Ninetta. Bisogna
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donna. ¶ Il parroco non si lasciò trascinare nella polemica
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non ti sarà impossibile. Si chiama Mario Mancuso. Certo
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E poi all’improvviso si è fatto avanti quel
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e io sappiamo che si tratta di un fatto
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battere cassa e Taccitedda si trovò in seria difficoltà
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il futuro diventò eccitazione. Si amarono cullati dalle onde
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onde del Tirreno, poi si addormentarono sfiniti. ¶ Capitolo 13 ¶ L
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autunno. Negli ultimi tempi, si era scoperto sempre più
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rappacificava con se stesso. ¶ Si guardò intorno, l’umidità
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dai prati spelacchiati e si condensava in una sorta
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aceri. I suoi occhi si mossero rapidi dai frutti
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agapanthus. La serra monumentale si ergeva altezzosa alla sua
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quei giganti della natura si sentì come una formica
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Chissà com’è cresciuta?” si chiese addentrandosi nel cuore
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i polmoni e lì si misero a ballare danza
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reticolo di vene bluastre si srotolava attorno ai pettorali
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di tosse e quasi si strozzò. ¶ Fu mandato all
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pericolo; suor Titina non si fece più vedere. ¶ Mario
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convalescenza. ¶ «Guagliò, statti bbuono» si raccomandò il maresciallo. E
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sempre più spesso che si abbandonasse a gesti impazienti
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di soperchio la picciridda” si rammaricava. ¶ Quando a forza
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e carne di cavallo si riprese, Mario cominciò a
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che profumava di muschio, si chetava. Talvolta gli infilava
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i capelli e appagata si addormentava, respirando piano. Lui
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quando vengono queste fate?” si chiedeva impaziente, e scrutava
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armadio disordinato in cui si accatastavano volti sconosciuti, suoni
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emozioni arruffate. I ricordi si stratificavano l’uno sull
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caos della coscienza, lei si orientava affidandosi alla scia
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E quando era Natale, si sentiva un lamento di
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metronomo impazzito che non si azzittiva nemmeno di notte
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delle zampette di Olivia si sovrapponevano a un carosello
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le sorridevano dal giardino si mescolavano negli occhi della
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differenze. ¶ Quando i sensi si accordarono con le funzioni
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le funzioni logiche, Maruzza si rese conto che il
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lingua tenuta all’aria si asciugava, procurandole una fastidiosa
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Un po’ più tardi si accorse che le gambe
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stai muta e ingrugnita. Si può sapere che hai
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starsene lontano.» ¶ L’altra si strinse nelle spalle e
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mosto e della cannella si mescolava ai gas di
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morte. ¶ Arrivate alla Cala si fermarono a riposare, ché
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una fantasia… Tutte Maria si chiamano ’ste barche!» ¶ Sulla
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gesti ampi e poi si sedevano ad aspettare. A
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gocce di paura. Maruzza si divertiva un mondo cercando
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pentole colme di sale, si tostavano lentamente fino a
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sembra una caldarrosta.” ¶ Subito si specchiò nella pozza tra
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color platino. ¶ Il ragazzo si fermò, le spalle alla
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incontro. I loro sguardi si incrociarono, lei abbassò il
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suo destriero. ¶ «Tieniti forte» si raccomandava la zia ogni
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labbra: «Il mondo non si è fermato mai un
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l’orecchio. La donna si girò, il bel ragazzo
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Potrei essere la nonna» si schernì. ¶ «Impossibile! Comunque sareste
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celeste ghiaccio, a tratti si offuscavano, attraversati da una
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scivoloso della seduzione, Ninetta si aggiustò il bavero del
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suo disagio. Ma poi si diede della stupida, pensò
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di scorzonero e cannella…» Si portò le dita riunite
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madre chi la sente?» si raccomandò, poi la lasciò
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tessuta. ¶ D’improvviso Maruzza si alzò dalla sedia per
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la zia. La bambina si era avvinghiata alle gambe
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aria e lei felice si mise a giocare con
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ad Antonio. ¶ «E come si chiama?» chiese lui con
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delle giostre, che non si era più fatto vivo
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che c’è Maruzza” si disse sfiorandole con le
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massaggiargli i piedi. ¶ Mario si sdoppiò e cominciò a
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con un gesto veloce si tolse il vestito. ¶ Mario
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senso del dovere e si lasciò travolgere dalla passione
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qualcuno vi vedesse.» Lei si avviò alla finestra. Le
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afferrò, li strinse, mai si era sentito così virile
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che sembrate un generale» si complimentò Nica e sgusciò
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quell’inutile abbraccio. ¶ Mario si rivestì in fretta, si
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si rivestì in fretta, si frugò nelle tasche e
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senza requie. Il capo si muoveva da un lato
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l’ombra del campanile si allungava sui fiori del
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giardino, la sua faccina si faceva seria e un
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diventava liquido, gli occhi si chiudevano come un sipario
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al sonno, la bambina si spegneva di botto come
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giornata di lavoro, le si sdraiava accanto e lasciava
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e cominciava a urlare. ¶ “Si stancherà” pensava la madre
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in pappa e lei si era trasformata in una
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stava seduta, a che si trovò in piedi. Buttò
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poi l’altro e si lasciò andare. ¶ Zia Ninetta
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su Ninetta per difenderla. ¶ «, ma fa come una
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abbassò gli occhi e si chiuse in un silenzio
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sguardo fisso alla frutta, si agitava allungando le braccia
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come se volesse crescere, si piegava su un fianco
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dagliela e vedrai che si cunotta.» Quindi tirò a
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Poi addolcendo il tono si rivolse alla bambina: «Ava
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Quella allungò il braccio, si sollevò sui piedi, ma
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direzione. ¶ La piccola impaurita si ritrasse, incassò la testa
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saputo Mario? ¶ “Ci risiamo” si disse zia Ninetta e
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Maruzza, ma di fatto si trovava a mille chilometri
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debole voglia di vivere. Si scoprì fragile, suggestionabile. Provava
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perdevano vivacità. ¶ I colleghi si davano di gomito. «Mancuso
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Mancuso tiene una malattia» si sussurrava dall’atrio alla
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signor maresciallo.» ¶ «Ma perché accussì sicco, allora?» ¶ «Sono
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pranzo, satollo di cibo, si trovava con l’appuntato
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quando i loro musi si toccavano in un bacio
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meno, poi l’appuntato si appartava nella stanza per
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passeggiata all’orto botanico. Si riempiva il naso di
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la scalinata del Fuga, si addentrava tra platani e
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attrazione per il vuoto. Si teneva con forza alla
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Primetta gli pareva che si prendesse delle confidenze. Dopo
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delle confidenze. Dopo cena si infilava nella branda con
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abisso di disperazione gli si aprì davanti agli occhi
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giorni. ¶ Il maresciallo Avella si accorse subito che qualcosa
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tra broccati e tendaggi. Si sistemò in pizzo sulla
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che quel formaggio morbido si sciogliesse. Masticare gli sembrava
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cadevano sul piatto e si mischiavano al siero lattiginoso
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terribile carattere. E mentre si sfogava sentì l’animo
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polomel… o come cazzo si chiama!» Gli offrì il
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dopo quella conversazione, Mario si svegliò con il raffreddore
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lì. Sul letto ci si sarebbe messa dopo, non
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pagare. ¶ La sua pancia si induriva a fasi alterne
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che la doglia scemasse. Si piegò sulle cosce, con
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scivolò lentamente per terra, si allungò sulla tela ruvida
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ruvida, le scapole sporgenti si adattarono alle fughe tra
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aveva suggerito il marito. ¶ «» aveva acconsentito lei per
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mentre la sua pancia si alzava e abbassava, figuriamoci
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nasceva sotto lo sterno, si propagava al pube frangendosi
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poco arriva donna Carmela» si ripeteva per calmarsi e
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calmarsi e nell’attesa si assopì. ¶ Fu svegliata dalla
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bella addormentata?» ¶ La ragazza si scusò: «È che non
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del suo corpo e si stava facendo la pipì
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addosso. ¶ Ricadde indietro e si mise a singhiozzare per
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del lungo travaglio, Melina si rese conto che il
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a quando la bambina si addormentava satolla con un
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fece una malattia. Tanto si preoccupò che s’incupì
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servizio. In compenso lui si sentì subito più leggero
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ché appena le cose si sistemano vado a trovarla
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mattina dopo, il carabiniere si trovò a Cortile Nostalgia
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gli attanagliava la gola. Si fermò sul cancello aspettando
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ha vista la picciridda?» ¶ « e mi pare perfetta
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comprensione, tenerezza.» ¶ L’altro si accese una sigaretta, prendendo
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il parroco, ma subito si pentì della propria durezza
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i suoi occhi vispi si muovevano attratti dal pulviscolo
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a dargli. Ma quando si accorse della gioia che
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problema l’abbiamo risolto” si disse. ¶ Il giorno dopo
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famoso di Palermo. Melina si era portata dietro il
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li fece accomodare, poi si concentrò sulla bambina, la
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le era crollato addosso. ¶ «Si può curare?» volle sapere
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ereditaria» rispose il medico. «Si chiama sindrome di Down
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Indossava un vestito nuovo, si era tinta i capelli
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picciridda». Nei giorni successivi si adoperò per portare un
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a preparare i bagagli. Si guardava attorno immusonito. C
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che non sia maschio» si scusò Melina in un
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disse a denti stretti. ¶ «, sì, aranci aranci cu
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a denti stretti. ¶ «Sì, , aranci aranci cu avi
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aranci aranci cu avi si li chianci» si lamentò
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avi si li chianci» si lamentò lei. ¶ «E basta
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a una bottiglia, che si ruppe in mille cocci
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possedere un carattere aggressivo, si era sempre considerato mite
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sbollire la rabbia, infine si sedette sul marciapiede. Davanti
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poco. Una buganvillea nodosa si attorcigliava dal portone fino
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che qualcuno in divisa si presentava nella sua abitazione
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capaci di soddisfare. ¶ «Prego, si accomodi» e lo condusse
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cappello. ¶ Lui arrossì e si scusò, nella confusione aveva
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cenno del capo, ma si stava seccando di quella
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una risata sguaiata. Poi si avvicinò e gli poggiò
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per un uomo sano.» Si accucciò, gli tolse le
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quei musi neri, che si aggiravano disorientati nel quartiere
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fissò stralunato e non si mosse. ¶ «Guagliò, nun tieni
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più sapere. Davanti gli si apriva, vasta e inospitale
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Aspettò che il respiro si normalizzasse tenendo lo sguardo
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all’acqua trasparente. Quando si sentì di nuovo solido
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trenta, poi i rami si confusero con i riccioli
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arrestano per diserzione.» ¶ Lei si asciugò le lacrime e
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anche se in superficie si alleggeriva in un riflesso
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in un sonno agitato. Si svegliò alla stazione di
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della moglie. ¶ Nel soggiorno si liberò dello zaino con
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sollevò la coperta ricamata, si sdraiò vestito com’era
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che, svegliata di soprassalto, si era messa a urlare
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da un lato e si vide riflesso nello specchio
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scarpe lucide ai piedi. Si sentì ridicolo e rabbioso
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sentì ridicolo e rabbioso si avventò su di lei
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su di lei, che si ritrasse impaurita e cominciò
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verso i cuscini, finché si trovò con le spalle
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ferma, in un attimo si slacciò i pantaloni e
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bloccò le gambe e si prese un morso sull
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di cocci di vetro, si scoprì solo come non
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parte. La ragazza gli si raggomitolò accanto e lo
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cercava di ricambiare, ma si comportava come una bambina
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di quegli amplessi, lui si metteva a raccontare brandelli
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occhi quella faccina delusa. ¶ Si salutarono sulla porta, appoggiandosi
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eterna, mentre il ponentino si faceva beffe di lui
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sereno e la scontentezza si stemperò nella routine quotidiana
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routine quotidiana. Nello stanzino si sentì al riparo come
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Fate per sette colli” si ripeteva, aveva trovato la
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nei suoi programmi. ¶ Lui si mise a piangere orgoglioso
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di gravità. Mario gli si sedette accanto e accordò
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piccola mano; il cuore si riempì di fragranze buone
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pacca sulle spalle. ¶ Lui si sentì un vigliacco. ¶ «Ti
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ca’ nica è”. Lei si mette a piangere. Si
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si mette a piangere. Si comporta come una picciridda
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È una brava ragazza, si chiama Teresa. Una volta
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sempre, ché quando uno si sposa, di solito si
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si sposa, di solito si scorda di tutti.» ¶ Il
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mio figlio e, se si viene a sapere, non
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sua linea ipocrita e si oppose con ottusa ostinazione
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un misero consigliere comunale?” si dannava. ¶ La gente intanto
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protesta. “Ma di cosa si lamentano gli italiani? Se
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e cominciò a sudare. Si sentì così male che
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t’è successo?» ¶ Mario si strinse nelle spalle. ¶ «Guagliò
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O saccio chillo ca si siente dinta ’o core
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espressione costernata. ¶ «Guagliò, tu troppo sensibile per fare
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Era sola, qualunque donna si sarebbe spaventata, ma lei
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nell’ottavo mese: «Non si sa mai nella vita
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aveva convenuto quella. ¶ Melina si asciugò le gambe, coprì
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D’un tratto Nica si lanciò in un forsennato
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ai soldi, l’uomo si rifiutava di pagare persino
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sbattendo la porta. ¶ Melina si sentiva umiliata da quelle
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A forza di rinunce, si abituò a reprimere i
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sabato pomeriggio alla bottega si cantava e si ballava
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bottega si cantava e si ballava. I suoi genitori
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ballava. I suoi genitori si erano opposti. «Le donne
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la prima volta che si erano trovati d’accordo
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come in un sogno. Si fermò a una bancarella
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fragole. ¶ «Signorina, sono primizie» si giustificò il venditore. ¶ Lei
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fragole molli che le si erano incollate al palato
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Melina, tremante di imbarazzo, si girò di spalle e
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i loro nasi quasi si toccarono. Un ricciolo malizioso
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attorno all’impalcatura. Però si capisce che è di
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chiamo Mario Mancuso, permette?» si presentò lui offrendole il
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delle dame del Giardinello si fermarono. Mario tremava come
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al domani. Lui invece si accordò con padre Gaetano
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Com’è bella. Magra , ma con le curve
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la testa per dire , di torcerla a destra
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ma chi ha sete si tuffa nella prima fontana
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senza risolverlo. ¶ La cerimonia si svolse poche ore prima
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una seconda pelle e si fermava proprio sul limitare
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L’unica foto che si salvò ritraeva gli sposi
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saletta del bar Mazzara si trovarono con i pochi
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molto cauta. ¶ «Cin cin» si levò dal gruppo degli
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Capitolo 3 ¶ A Roma, Mario si sentì sperduto. La città
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alla bocca dello stomaco. Si sentiva solo. Provò a
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alla prima libera uscita si mise in cerca di
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di zia Ninetta, perciò si stupì del risentimento che
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più comune delle utopie” si ripeteva. Soffocare la sua
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tramonto, quando l’oscurità si mischiò alla polvere che
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senza pretese, il carabiniere si alzò per andar via
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capricciosa che conosceva, e si trovò a sorridere dopo
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del maresciallo Avella. ¶ «Guagliò, stato bravo, niente ra
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niente ra dire. Ma troppo sicco, perciò te
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te mandiàm o’ centralino. Si te può fa’ piacere
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a tempo di carica si diresse a casa di
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il culo secco che si agitava dentro ai mutandoni
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unico affetto, il Mancuso si adattò ai bacarozzi, allo
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una barbona che talvolta si fermava a dormire da
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pioggia, l’arcobaleno che si estendeva a cavallo di
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matrimonio bianco che non si sarebbe colorato ancora per
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sulle tre zampette e si sistemò davanti al camino
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le orecchie e finalmente si concesse il permesso di
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vecchi desideri repressi che si erano presentati all’improvviso
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materassi, comprerò una lavatrice” si riprometteva tra le lenzuola
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le coperte, Olivia le si accovacciava sulla pancia. ¶ Il
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dal Bangladesh. Melina non si impensierì per quei musi
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invidioso l’amore, ¶ non si vanta, ¶ non si gonfia
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non si vanta, ¶ non si gonfia, ¶ non manca di
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il suo interesse, ¶ non si adira, ¶ non tiene conto
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gode dell’ingiustizia, ¶ ma si compiace della verità. ¶ Tutto
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di sudore e urina. Si arrotolava tra le lenzuola
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fimmine sono, e capricciose. Si siddiano per niente.» ¶ La
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n’àutra. ’Sti donni si purtavanu quarchi omu o
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vonnu diri puru ca si li purtavanu supra mari
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matina spiriànu e un si nni parrava cchiu”. ¶ «Shhh
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e dopo un po’ si addormentarono sospirando. Al mattino
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pesanti e le membra si scioglievano nel caldo delle
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nell’attesa la donna si occupava di Mario, sotto
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i nervi degli abitanti si tendevano fino a spezzarsi
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bombe. Dalla parte opposta si ergeva la chiesa di
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non disdegnava i fotoromanzi, si specchiava di frequente, vanitoso
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non prendersela troppo e si comportò come se nulla
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come un fiume tumultuoso, si riversò nelle sue vene
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vene. Quando la piena si ritirò, aveva l’animo
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Libero da qualsiasi impegno, si aggirava fin dal mattino
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strada. ¶ «Di qua non si passa» disse quello più
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improvvisa una rabbia sconosciuta. Si scagliò a testa bassa
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Poi tutti e tre si misero a scalciare e
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doloranti fecero pace e si strinsero la mano. ¶ Mario
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a inventare parolacce fantasiose. Si abbandonò infine alle scorribande
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balconi di palazzo Federico. Si intrufolò nell’ampio atrio
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altra vita è possibile» si ripetevano l’un l
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vellutato muschio. All’incrocio si salutavano, Taccitedda e Aranciu
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Taccitedda e Aranciu Pilusu si rintanavano nelle loro stanzette
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Kemonia. Mario di malavoglia si rifugiava in quella casa
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zia Ninetta, il ragazzo si fece duro come pasta
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brillavano di passione, ma si percepiva in lui una
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già a quindici anni si era uomini fatti e
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e i suoi amici si trovarono presto di fronte
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Aranciu Pilusu e Taccitedda si misero al servizio del
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altra vita è possibile” si ripeté deciso e tornò
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esami.» ¶ Dopo lunghe trattative, si accordarono per una stecca
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All’alba crollava esausto, si svegliava poi con le
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e a fine mese si faceva uno sconto su
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arde e cade, perché gran pianto / nel concavo
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distante da lei e si girava un cappello tra
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direzione di Mario, quindi si girò di spalle e
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all’altro della camera, si accucciò dietro una poltrona
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letto e la buttana si era abbarbicata al cliente
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testa calva. Così avvinghiati, si rotolarono nel letto più
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più volte, finché lei si trovò sopra. ¶ «Ti ho
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amazzone. I suoi glutei si alzavano e si abbassavano
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glutei si alzavano e si abbassavano senza alcun tremolizzo
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finché i loro ritmi si armonizzarono. Ora procedevano insieme
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quelle brutte malattie. Come si cambia con l’età
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pace con se stessa si mise a dormire. ¶ Nei
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Restrittive» puntualizzò Maruzza, che si sentiva infinitamente sola. I
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proteggerla, comprenderla e invece si comportavano come aguzzini. ¶ Mario
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è che il male si può sconfiggere, ma lascia
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ora un’uggia pacata si presentava fastidiosa al suo
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echi della sfuriata. Lei si era vergognata, di sicuro
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cosa devo rendergli conto?” si chiedeva. Lei era una
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solo avessi immaginato cosa si nascondeva dietro alle sue
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me lo sarei sposato” si rammaricò, mentre una nuova
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anima. ¶ La piazzetta intanto si era vuotata. Le donne
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grandi passi, l’aria si riempiva del fumo dei
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tenebra. Finché i lampioni si accesero e ogni cosa
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accesero e ogni cosa si colorò di giallo. Gli
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alla finestra. ¶ «Che fa, si gode il fresco?» Melina
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Venga dentro, che così si raffredda. Dal mare arriva
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i Vespri. Le suore si ritirarono nelle celle. Fuori
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Mariam, la comare tunisina, si tolse le scarpe prima
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alcune foglie di citronella. Si accontentava di lavorare nelle
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fame. Perciò i ragazzi si ingozzavano di patatine fritte
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di quei chili che si erano guadagnati il soprannome
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dolce che ogni sera si stemperava in una minestra
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sussurrato. Nella fragilità, lei si muoveva con delicatezza. ¶ Aveva
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e odiava quelli che si sentivano superiori, quelli che
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per lui era finito. Si era ridotto ad affittare
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pochi mesi il conte si era imparentato con mezza
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con mezza città. ¶ Micetta si strusciò sulle sue gambe
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camino, la sua pancia si poggiava larga sulle zampette
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tu guarda che modi!» si lamentò Melina. «Un momento
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Melina. «Un momento, arrivo!» ¶ Si trovò davanti una tipa
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veloce che alcune sillabe si erano sovrapposte. ¶ «Hai sbagliato
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direzione di piazza Bologni. «Si chiama Daniel» urlò prima
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se all’improvviso le si fosse illuminata una lampadina
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pantaloni. ¶ Quando le luci si accesero nel basso di
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ho pensato.» ¶ Mamma Africa si mise a ridere: «È
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riempì un piatto, lui si buttò a capofitto. Al
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del suo piccolo corpo si erano messi in movimento
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simile; profumava di limone, si chiamava “bianco mangiare”» disse
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altra, il suo sguardo si era intenerito e le
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avvelena l’anima.» ¶ Melina si sentì nuda. ¶ «Frrr, frr
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c’era. ¶ «Ma dove si è nascosta?» si chiedevano
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dove si è nascosta?» si chiedevano le due donne
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delicatamente Melina. ¶ La gatta si sollevò sul fianco, rimase
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rasposa, finché la membrana si lacerò e comparve un
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funziona solo negli animali» si rammaricò l’altra, ma
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tutto. Quando il parto si concluse, Melina trasferì Micetta
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che manicomio» borbottò. «E si capisce, sua signoria non
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capisce, sua signoria non si accontenta di quattro stracci
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il diavolo in persona si fosse impadronito delle loro
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sorrideva, ma lui non si sentì rinfrancato. ¶ Continuò a
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era vuota e lui si preoccupò: “Dov’è andata
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mai. Che sta succedendo?” si chiese con il cuore
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tempo e i risparmi si potevano usare solo per
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mi pare e piace” si era consolata. ¶ Quel pomeriggio
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era consolata. ¶ Quel pomeriggio si erano così incamminate per
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quasi ligneo. La ragazza si sciolse in quel contatto
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raro che le due si trovassero così vicine, non
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strada del ritorno Maruzza si annacava scavalcando abile le
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domandò con voce tintinnante. ¶ «» rispose lui laconico e
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corse in camera sua, si buttò sul letto e
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oratorio d’un tratto si fece silenzio; il pubblico
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a recitare: ¶ «Mamma, mammuzza, si ’n avissi a tia
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di l’arma mia. ¶ Si lu mè sensu ancora
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tia: ¶ a tia ca la megghiu puisia; ¶ e
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e santu!». ¶ La ragazzina si guardò intorno, fece un
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aggiunse: «Finito». ¶ L’applauso si levò timido dalla prima
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fino in piazza. ¶ «Brava» si complimentò don Gaetano, «neanche
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stormo di fringuelli vocianti si alzò in volo e
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alzò in volo e si allargò in ogni direzione
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concluse tra sé e si aggiustò il cappello sulla
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peggiorate e la gente si guarda in cagnesco. Pure
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tajine, felafel. La gente si accalcava con un piatto
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il capojoco. Teresina, ubbidiente, si mise al centro. «Comandami
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aria non gli sfuggì. Si avvicinò per osservare meglio
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stropicciato. ¶ “Tre babbaluci vavusi si approfittano dei bambini, firmato
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miei colleghi mi aiuteranno.» ¶ «, ma che pena quella
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dimenticò di fumarla. ¶ Quando si riscosse dal torpore, la
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sembrò l’unica difesa. ¶ Si avvicinò alla moglie e
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ragione, del suo isolamento. Si era sempre comportata bene
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e tirava finché quella si azzittiva. ¶ «Vieni a nonna
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di sostituire un collega. Si trovò appostato all’angolo
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cinque minuti, dalla putìa si levarono un urlo e
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vento e a tratti si sentiva la voce di
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davanti al bancone e si soffiava con un ventaglio
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gli occhi. Teresina invece si divincolò e tentò di
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E mentre lo disse si pentì di tutte le
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sfidò: «Le mie compagne si truccano tutte» disse, e
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senza aspettare che lui si sedesse. ¶ «Sei una cretina
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bambina» rispose lei e si alzò scocciata. ¶ Mario, allora
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Nelle nostre case non si usa» disse chiudendo i
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sceneggiata. Quando il marito si accomodò sulla poltrona a
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rimpianti, quando la figlia si chiuse nella stanza, a
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il rancore oleoso che si era depositato nella sua
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Lei a sedici anni si era sposata. ¶ Certo, avrebbe
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scudo, ostaggio, mediatrice. “No” si era detta Melina sui
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figlia, nemmeno quando neonata si spolmonava e tirava le
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mutare. Il grasso le si depositò sui fianchi facendole
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cosce infantili. La ragazza si trovò spaesata a osservare
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un ramoscello a primavera si ricopriva di gemme. Bisognosa
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mobili lucidi, Sofia le si avvicinò con aria da
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se ne parla proprio» si oppose lei, «ché poi
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mani. ¶ «Ridammela!» ¶ Sofia allora si accostò e le parlò
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la porta a chiave. Si accovacciò sulle ginocchia e
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sulle ginocchia e rapida si calò le mutandine. «Qui
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imbarazzo, continuò la dimostrazione: «Si chiama vagina e da
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scarne come crisalidi, altre si erano già evolute in
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e, piene e polpose, si pavoneggiavano nella loro evidente
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dal banco. A ricreazione si appartarono nello sgabuzzino dei
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domandò a bruciapelo. ¶ Clotilde si portò le mani ai
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rossa: «Le parolacce non si dicono» rispose scandalizzata e
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nel diventare mamma. Eppure si trattava di un processo
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a una certa età, si sposavano e facevano figli
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corridoio della scuola, mentre si macerava nei dubbi, la
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accese una sigaretta e si accostò a pochi centimetri
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più basso: «Quelle cose si chiamano “regole”, “marchese”, “ciclo
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dirla più fina, “mestruazioni”». Si addentrò poi in una