Domenico di Giovanni, [Sonetti], 1449?

come il granchio rode. ¶ Sicchè a lume di lucerne

a riva diventaron'oche. ¶ Sicchè si trovan poche ¶ Persone

treggea dalla gragnuola. ¶ XXXIII ¶ Sicchè per questo, e per

son iti in Fiandra, ¶ Sicchè gli è me' di

Frati co' coglion distesi, ¶ Sicchè si vegga dove si

fu di Donna Andruccia: ¶ Sicchè si fè d'un

un tin di favore; ¶ Sicchè, Signor, deh dategli il

i' vò a' schimbeci, ¶ Sicchè se 'l Fier ci

star rinchiuso in colombaja. ¶ Sicchè per ritornare alla callaja

in su' libri spenzolati; ¶ Sicchè meritan d'esser dottorati

avevan forma d'Agnusdei, ¶ Sicchè per questo, e perch

lui, e' suoi Medici, ¶ Sicchè prudentemente omai provvedici. ¶ E

Guasconi, a mezzo Maggio; ¶ Sicchè si tien, che Vico

vergogna, che per doglia, ¶ Sicchè mai più non vagheggiai

Carnascial, che verrà tosto; ¶ Sicchè' fanciulli il chiaman già

fa arar Mugnone scalzo, ¶ Sicchè non m'aspettare al

e mai cazzuole peschi, ¶ Sicchè sei 'l primo dietro

d'Asino di scopi; ¶ Sicchè ben tosto ti verranno

Ovidio e versi Esopi; ¶ Sicchè convien che 'l mastro

i nostri paesi Etiopj; ¶ Sicchè convien ch'io ti

Ciel non fece mai. ¶ Sicchè, se tu verrai ¶ Prima

mai non può cullare: ¶ Sicchè giudica tu s'io

risposta all'alta tramontana. ¶ Sicchè vidi nell'alba Tesifone

miglioramento di lor corte. ¶ Sicchè poi il sugo delle

d'acqua di lanterne, ¶ Sicchè di state freddo non

ci assalì lo Sole, ¶ Sicchè di star più non

il Miserer della cattolica; ¶ Sicchè tornando da Argento a

de' Gherofani nel folio; ¶ Sicchè mangiando dimolte Susine, ¶ Saran

e rifare i capannelli, ¶ Sicchè dalle farfalle sien sicuri