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invenzioni verbali


Vittoria Colonna, [Rime], 1538

concordanze di «a»

nautoretestoannoconcordanza
1
1538
vede ¶ L'antico serpe a sè d'intorno, e
2
1538
raggio di fede, ¶ Ch'a più chiaro sentier gli
3
1538
verrà che non consente, ¶ A cui la scorge, unqua
4
1538
la scorge, unqua volgersi a tergo, ¶ Ma andar innanzi
5
1538
Non ergo allor, ma a te, che sovra il
6
1538
ed opre ¶ Fanno simile a lor, che sono un
7
1538
in terra, degni ¶ Specchi a noi della sua sempre
8
1538
Con due fochi che a tôr ciascuno attende ¶ Il
9
1538
l'amor del Padre, a cui il possente ¶ Raggio
10
1538
ch'ei vi dona, ¶ A lui fate di voi
11
1538
e corona, ¶ Ed egli a voi di sè fa
12
1538
bel raggio, ¶ Che se a voi in patria appare
13
1538
appare ardente e puro, ¶ A me lampeggi in queste
14
1538
più umíl, tutto rivolto ¶ A quella di là su
15
1538
duol che 'l preme ¶ A lui che in croce
16
1538
chiave il fonte eterno a un sol di voi
17
1538
l'acqua, e sì a misura, ¶ Che ove la
18
1538
CLVII. ¶ La bella donna a cui dolente preme ¶ Quel
19
1538
sè non cura ¶ Ma a' piedi del Signor cade
20
1538
Ed agli uomini, eletti a grazie tante, ¶ Forti, insieme
21
1538
voglie risolute e pronte, ¶ A ber dell'acqua viva
22
1538
duro. ¶ Ei dice essere a me qual vil cisterna
23
1538
deserto ¶ Vi veggio intenta a vana inutil cura; ¶ Forse
24
1538
Federigo Colonna. ¶ Qual lampa, a cui già manca il
25
1538
saggio, ond'ei disciolse ¶ A molti poi dell'ignoranzia
26
1538
zelo ¶ Col qual corse a vederlo, erse e rivolse
27
1538
eletto ¶ Questo Gaspar secondo a far qui fede ¶ Ch
28
1538
intente ¶ Raccoglie tutte insieme a fargli onore; ¶ Ma tanto
29
1538
poi tutte le lingue a narrar mute, ¶ Come quel
30
1538
futura ¶ Salute! E se a lei par troppo aspra
31
1538
andar per varie tempre ¶ A tanta pace, e passar
32
1538
e di natura. ¶ Ond'a quei c'hanno in
33
1538
e vinto; ¶ Ma s'a mirar sarà dal vero
34
1538
sol di pietade ardendo, a scherno ¶ Avesti il mondo
35
1538
guerra. ¶ Del vero albergo a sè medesma serra ¶ La
36
1538
quella vita ¶ Ch'eterna a noi la diede, onde
37
1538
Felice il cieco nato a cui s'aperse ¶ La
38
1538
Mentre natura il giorno a lui coverse, ¶ Il nostro
39
1538
SONETTO CLXXVIII ¶ Qual edera a cui sono e rotti
40
1538
alta cima, ¶ Avvolta, unita a quel sacro sostegno ¶ Vuol
41
1538
Qual rende i frutti a lui tutti d'amore
42
1538
e schivi ¶ Van salendo a trovar onde pria nacque
43
1538
bella vena, e quando a noi rinacque ¶ E come
44
1538
stesso snodi, ¶ Perchè libero a te rivolga il core
45
1538
valor, quant'ella crede ¶ A lui che l'ama
46
1538
le lor dolcezze conte ¶ A noi, ma nostre voglie
47
1538
vivi. ¶ SONETTO CLXXXIII. ¶ Grazie a te, Signor mio, che
48
1538
dappresso, ¶ Da te mandato a me, colui che 'l
49
1538
diede ¶ Ardenti rai, ch'a vera ed umil fede
50
1538
umana. ¶ Il ciel fu a lui col bel costato
51
1538
col bel costato aperto; ¶ A noi la strada assai
52
1538
notte il dì viene a voi manco, ¶ Nè copre
53
1538
sazïetà fastidio rende. ¶ Gradito a maggior gloria è chi
54
1538
chi più amore ¶ Ebbe a Dio in terra; nè
55
1538
SONETTO CIV. ¶ Angel beato, a cui 'l gran padre
56
1538
povertà larga ricchezza ¶ Esempio a' servi tuoi, Signor mostrasti
57
1538
ciel chiama l'uomo a eterna vita, ¶ Fosse per
58
1538
nostro ardir convien che a tanto aspiri; ¶ Tu porgi
59
1538
respiri. ¶ O benedetta luce, a cui d'intorno ¶ Fuggon
60
1538
ch'ogni pensiero ¶ Ferma a' bei raggi, e benedette
61
1538
in cor dipinto ¶ Basta a far forte e pien
62
1538
Tal ch'io impari a sentir da voi, siccome
63
1538
tutte raccolte ¶ L'alme a tanta armonia mai sempre
64
1538
Padre superna ¶ Grazia concesse a voi per la sua
65
1538
mia luce, ¶ Ch'accendesti a Michel l'ardire invitto
66
1538
Parmi lieta veder, lasciando a tergo ¶ Quanto non piace
67
1538
almo giorno, ¶ Che nacque a noi colei di cui
68
1538
e sol lo spirto a Dio. ¶ SONETTO CXVI. ¶ Da
69
1538
il cor l'aspetti a ciascun'ora ¶ Per girgli
70
1538
cor, e nol piegasti ¶ A minacce o lusinghe; anzi
71
1538
l'altro cara ¶ Virtuti a Dio, le cui parole
72
1538
e sol t'elesse ¶ A mostrarne di sè l
73
1538
Quanto ti strinse, ed a te quanto intera ¶ Diè
74
1538
andasti ¶ Per deserti selvaggi, a noi mostrasti ¶ Quanto può
75
1538
core umano, ¶ Divo Francesco, a cui l'alto Signore
76
1538
E corre per soccorso a quella stella, ¶ Ch'è
77
1538
un freddo gelo, ¶ Volgendo a' cari amici il mesto
78
1538
ardire, ¶ Com'uom ch'a grande ed alta impresa
79
1538
prendo il cor pentito a sdegno ¶ Già caldo e
80
1538
il freddo, indurato, ¶ Ch'a tanto foco mio mai
81
1538
serra. ¶ E quando giunge a quanto il mondo aspira
82
1538
tue luci scorte ¶ Essere a' padri santi all'alta
83
1538
e veste, ¶ D'intorno a Dio col mio pensier
84
1538
E l'ha condotta a tal, ch'omai consente
85
1538
tal, ch'omai consente ¶ A questa sua avversaria ardita
86
1538
prima. ¶ Romper non lice a noi le chiuse porte
87
1538
lor pace futura, e a ciascun giova ¶ Che la
88
1538
e prova ¶ Mostrarsi ardito a sì felice impresa. ¶ Già
89
1538
fatto idolo in terra, a morte sfida. ¶ Celar non
90
1538
non ponno il vizio a quel gran lume ¶ Che
91
1538
guerra sprezzi e tenga a vile, ¶ Per disturbarlo il
92
1538
circonda, ¶ Potria spezzarsi e a rischio andar la barca
93
1538
l turbato mar corre a seconda, ¶ Ma in poppa
94
1538
È grave sì ch'a gran periglio varca. ¶ Il
95
1538
Move sovente per condurla a porto. ¶ Ma contra il
96
1538
guerreggiante co' i Colonnesi. ¶ a più miti pensieri. ¶ Veggio
97
1538
maggiore ¶ Fu giusto freno a sì pietoso ardire ¶ Dicendo
98
1538
peso grave ¶ Fu costretto a cader; or con qual
99
1538
della pace e viene a noi ¶ Lume dal chiuder
100
1538
ei vuole; ¶ E basti a noi saper ch'egli
101
1538
il gusto ardito ¶ Ch'a' figli suoi del ciel
102
1538
sasso il preme, ¶ S'a un raggio sol di
103
1538
il Signor vede; ¶ Sale a cotanto ardir, che non
104
1538
aspira ¶ Ad altro ch'a ricever nuovo inganno. ¶ SONETTO
105
1538
e asconde. ¶ Oimè! ch'a tal pensier del pianto
106
1538
l'uom diviso ¶ Rende a sè stesso, e fuor
107
1538
alma, e che venisti ¶ A dare ordine al mondo
108
1538
stessa, anzi rende ella ¶ A Dio dell'onor suo
109
1538
Spogliando i gran tiranni a campo aperto, ¶ Prese di
110
1538
desio, non molto tarda ¶ A dar virtù per giunger
111
1538
rea ¶ Morte che diede a noi sì dolce vita
112
1538
sdegno, ¶ Dandone in preda a men devota gente. ¶ SONETTO
113
1538
e con spine ¶ Diede a lui morte, a tutti
114
1538
Diede a lui morte, a tutti gli altri vita
115
1538
puro acceso affetto. ¶ Che a te furar si possa
116
1538
ogni poter nostro incontro a noi! ¶ SONETTO LXXXIII. ¶ L
117
1538
che elegger volse ¶ Madre a Dio in terra con
118
1538
tenne, e 'n grembo a sè l'accolse. ¶ Dal
119
1538
torse ¶ Per altro solo a lui noto sentiero, ¶ E
120
1538
Onde quando Gesù fia a noi rinato, ¶ Le parti
121
1538
Donna dal ciel gradita a tanto onore ¶ Che 'l
122
1538
viva ¶ Col latte insieme a un punto non s
123
1538
univa, ¶ Per gir tosto a nudrir l'alto Signore
124
1538
debili e vani ¶ Sono a saperne il modo i
125
1538
figlio i bei secreti a voi, ¶ Madre divina! e
126
1538
padre ¶ Col caro figlio a voi rendon perfetto ¶ Guiderdon
127
1538
non macchiasti, e specchio a noi porgesti ¶ Da mirar
128
1538
mezzo il petto ¶ Spirava a Simeon sì vera vita
129
1538
essendo or l'alma a tanto onor gradita ¶ D
130
1538
Dio verbo concetto; ¶ Andasse a' padri santi a dir
131
1538
Andasse a' padri santi a dir, che 'l core
132
1538
avria chiaro il mondo, a far lor giorno ¶ Andrebbe
133
1538
lor giorno ¶ Andrebbe e a sciorli dell'antico laccio
134
1538
al mondo: ¶ Il quale a Simeon sì addentro giunse
135
1538
XCIII. ¶ Quando vedeste, madre, a poco a poco ¶ Al
136
1538
vedeste, madre, a poco a poco ¶ Al figliuol vostro
137
1538
s'aperse ¶ La strada a noi del ciel, prima
138
1538
cui buon seme piacque ¶ A Dio di rinnovar l
139
1538
Che non si volga a men pregiata cura; ¶ Ma
140
1538
dolce amor e pace a voi s'offerse; ¶ E
141
1538
nell'arca ¶ Col caro a Dio Noè, poi ch
142
1538
intorno avea ¶ Sì accese, a lui parean gelato e
143
1538
vendetta; ¶ Anzi ogni pietra a lui quasi saetta ¶ Parea
144
1538
in pregio sì, come a lui quella pietra, ¶ Che
145
1538
girando intorno a poco a poco; ¶ Ma riscaldasse il
146
1538
Per torcer gli occhi a sè stessi, in oblio
147
1538
ch'usa il nimico a' nostri danni. ¶ Chi vola
148
1538
lo spirto vivo è a Dio congiunto ¶ Con umil
149
1538
dell'altra vita incerti, ¶ A raccor lieti il vil
150
1538
lavoro ¶ Esser più caro a quei che son più
151
1538
Ma non si corre a Dio, che dal ciel
152
1538
quel gran sol ch'a noi fa giorno, ¶ M
153
1538
Faccia in te, degno a sì onorata pianta! ¶ SONETTO
154
1538
morte al mondo diede. ¶ A che salir per ricader
155
1538
acquistar, nè perder teme; ¶ A che con quel che
156
1538
sacri detti, e più a dentro gli sente ¶ Colui
157
1538
aurora, ¶ Quanto più dentro a lei si sta romita
158
1538
l'umana mente alzata a volo ¶ Con l'ali
159
1538
vera erede, ¶ Onde vola a parlargli a solo a
160
1538
Onde vola a parlargli a solo a solo. ¶ Egli
161
1538
a parlargli a solo a solo. ¶ Egli pietoso non
162
1538
scorge ¶ L'amor ch'a tanto ardir l'accende
163
1538
l'aperte sue piaghe a noi traluce; ¶ Qual scorta
164
1538
vano error ne 'nduce ¶ A por su l'alta
165
1538
divin, prima l'invoglia ¶ A lasciar la bramosa indegna
166
1538
odo, ¶ Che mi richiama a più verace onore. ¶ Gradi
167
1538
fede erge il pensiero ¶ A quel di Cristo in
168
1538
Quanto più si conviene a tutte l'ore ¶ Chiudere
169
1538
sensi, ¶ Che sian ministri a serbar vivi e intensi
170
1538
Lego il mio legno a quella, in cui mi
171
1538
s'attenda; anzi abbia a sdegno ¶ Volger le luci
172
1538
gelo e nebbia corro a Dio sovente ¶ Per foco
173
1538
più dolci e chiare ¶ A chi con umil barca
174
1538
gonna, ¶ I falli nostri a solo a sol con
175
1538
falli nostri a solo a sol con lui. ¶ SONETTO
176
1538
la nebbia dei sensi a noi sì spesso ¶ L
177
1538
ergi sovente ¶ La speme a lui, c'ha dileguate
178
1538
Ogni fatica è dolce a quelle membra ¶ Che vivon
179
1538
Quant'or è largo a chi l'ama con
180
1538
Genera il tutto ed a fine il conduce ¶ Un
181
1538
le luci amiche ¶ Rivolgi a questi, quasi vil formiche
182
1538
SONETTO LV. ¶ ARGOMENTO. ¶ Torna a sperare il conquisto di
183
1538
già loro ignoto; ¶ Ed a scorno di noi, con
184
1538
scendea qui in terra a farsi ¶ Uomo, e donarci
185
1538
Per apportar vera salute a noi. ¶ A cantar come
186
1538
vera salute a noi. ¶ A cantar come in vesta
187
1538
Virtude, e creder sempre a sì bel segno; ¶ Seguendo
188
1538
cammin vero. ¶ Così conviene a noi fuggir dal fero
189
1538
Ed ei ne rende a voi gli eterni e
190
1538
SONETTO LXIII. ¶ Felice giorno, a noi festo e giocondo
191
1538
dar per nostro cibo a noi sè stesso; ¶ E
192
1538
sè stesso; ¶ E solo a quei che l'odio
193
1538
che avviene a lui, a lei sortisca. ¶ Felice, Mitridate
194
1538
mio duolo. ¶ SONETTO CXVIII. ¶ A VERONICA GAMBARA. ¶ Di nuovo
195
1538
istoria, ¶ Bella donna, ragiono, a cui s'inchina ¶ Chi
196
1538
ver costringe lor sempre a lodarvi. ¶ Morte col primo
197
1538
talor lieto il pensiero ¶ A' caldi raggi del suo
198
1538
sole amor misura. ¶ Porge a lui gloria il tempo
199
1538
fura ¶ Libertà e vita; a me son nuovi affanni
200
1538
e dotta musa intesa ¶ A lodar l'opre sante
201
1538
dal dipinto il vero a noi ¶ Dissimil par, così
202
1538
noi ¶ Dissimil par, così a quel sole ardente, ¶ Se
203
1538
acqua pura abborre; e a quelli ch'amo ¶ Nel
204
1538
amo ¶ Nel mondo ed a me stessa ancor m
205
1538
Volgo dall'altre strade a questa il volo. ¶ E
206
1538
secure e liete. ¶ Ciascuna a prova l'onorata sete
207
1538
onorata sete ¶ Mostrava ardita a fare egual l'effetto
208
1538
le lodi dello sposo a quelle del marchese del
209
1538
dell'invitto fratel caro ¶ A cui l'arme e
210
1538
Istro or lo chiama a più pregiate glorie. ¶ SONETTO
211
1538
occhi fu più appresso, ¶ A lei del vero accesa
212
1538
Cacciar la fera gente a Dio rubella! ¶ Grave era
213
1538
peso ¶ Di lui ch'a sì pregiata gloria e
214
1538
Dolce mia fiamma; ch'a' bei desir vostri ¶ Fu
215
1538
nèttar larga mensa ¶ Dona a' suoi cari eletti il
216
1538
ora, ¶ Quanto s'adopra a spegnerla divora; ¶ Tal che
217
1538
m'affanno. ¶ SONETTO XIII. ¶ A GIOVANNA D'ARAGONA. ¶ La
218
1538
Che non si volga a lui, seco nol vuole
219
1538
reo col cielo irato, ¶ A me cantar non lice
220
1538
L'alta cagion che a forza mi sostiene. ¶ E
221
1538
bene. ¶ Chè come quelli, a cui fin dalle fasce
222
1538
più d'alto ¶ Abbia a cader del mio morir
223
1538
V. ¶ Con la croce a gran passi ir vorrei
224
1538
spogli, acciò più presto a me sen vegna. ¶ SONETTO
225
1538
Sicch'ei mi trovi a ogni vigilia desta. ¶ Non
226
1538
insieme ¶ Discioglie i nodi a ciascun'alma intorno, ¶ Questa
227
1538
quei primi ingegni; ¶ Ed a noi tanti e sì
228
1538
breve soggiorno! ¶ Misera quella, a cui sembra ei sì
229
1538
ei sì adorno, ¶ Ch'a uopo suo non l
230
1538
non l'usa, anzi a lui vive! ¶ Tutte al
231
1538
morte o vita eterna a noi prescrive. ¶ O quanti
232
1538
gioia, ¶ Che li lusinga a lor perpetuo danno! ¶ Poichè
233
1538
Che nuoce il gelo a quel ch'entro la
234
1538
in questa pace breve ¶ A lunga guerra m'arma
235
1538
e come ingrati ¶ Semo a così benigna alta mercede
236
1538
colpa non si stende ¶ A tanta altezza il mio
237
1538
e qual più tarda ¶ A correr per purgarsi al
238
1538
face ¶ Minaccia e sfida a morte ed a martíri
239
1538
sfida a morte ed a martíri, ¶ Sol per unirne
240
1538
sovente ¶ Leva girando intorno a poco a poco; ¶ Ma
241
1538
Più noia altrui ch'a me stessa conforto ¶ Temo
242
1538
tacer dovrebbe. ¶ Nè giova a me, nè a quel
243
1538
giova a me, nè a quel mio lume santo
244
1538
XCIV. ¶ Qual tigre dietro a chi le invola e
245
1538
d'eterne doglie, ¶ Chiuse a me sovra 'l limitar
246
1538
non l'è ch'a numer grande aspiri, ¶ Certa
247
1538
dice: Il morir tosto a che ti vale, ¶ Se
248
1538
Cerco l'orme ch'a voi son chiare e
249
1538
Ma acciò che innanzi a lui non sian di
250
1538
n'elice. ¶ Ben fora a par di lor suo
251
1538
all'alte spere ¶ Fussi a Parnaso o all'altre
252
1538
purgato e raro stile ¶ A tal ch'allarghi il
253
1538
per voi s'accende ¶ A virtù il buono, e
254
1538
Per alte imprese, e a forza in terra giacque
255
1538
divini è vera gloria), ¶ A quel che 'l vecchio
256
1538
sostiene. ¶ SONETTO CI. ¶ Veggio a' miei danni presto e
257
1538
Girando il dì ch'a mio malgrado varco, ¶ Che
258
1538
d'eterno alloro ¶ Cingi a te stesso l'onorata
259
1538
un soggetto tale ¶ Conviensi a' tuoi pensier felici ed
260
1538
ogni guerra altero riede. ¶ A quell'arbor natura insegna
261
1538
aspetti ¶ Suoi lumi accende a far sì degni effetti
262
1538
e avaro ¶ Ciel venga a forza largo al voler
263
1538
invitto e raro ¶ Valor, a chi più il vede
264
1538
alte menti. ¶ SONETTO CXIV. ¶ A FRANCESCO MARIA MOLZA. ¶ Molza
265
1538
umil radice, ¶ Lieve fora a cantar ch'una fenice
266
1538
il bel desio; ¶ Ma, a te convien di casto
267
1538
l'oggetto, e quasi a forza ¶ Poscia ritrarlo fuor
268
1538
il titol vero, ¶ Caro a me sopra ogn'altro
269
1538
Fuor del cui lume a' buon nulla riluce, ¶ Col
270
1538
fe note e conte a parte a parte ¶ Amore
271
1538
e conte a parte a parte ¶ Amore all'alma
272
1538
Spirto che mortal lingua a tanto aspiri. ¶ CANZONE. ¶ I
273
1538
Ma par la speme a quella il duol contempre
274
1538
gl'infidi amanti, ¶ Diero a tanto servir aspra mercede
275
1538
in varia schiera, ¶ Ch'a miglior tempo lor fuggì
276
1538
alti e maggiori, ¶ Ch'a tanti pareggiar mia fiamma
277
1538
voglie corte. ¶ VI. ¶ Onde a che volger più l
278
1538
e sofferir; ond'ella a forza ¶ In sì gran
279
1538
ambrosia il pianto. ¶ EPISTOLA ¶ A FERRANTE FRANCESCO D'AVALOS
280
1538
cotanti voti; ¶ Chè spiace a Dio l'amor senza
281
1538
stato giace. ¶ Non nuoce a voi tentar le dubbie
282
1538
le dubbie imprese; ¶ Ma a noi, dogliose afflitte, che
283
1538
e cieco: ¶ Il lago, a cui Tifeo le membra
284
1538
pareva inchiostro. ¶ Piangeano intorno a quel gli Dei marini
285
1538
fugge d'esso. ¶ Nocque a Pompeo, come saper tu
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dèi ¶ Lassar Cornelia, ed a Catone ancora ¶ Nocque lasciando
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se vi more, mora. ¶ A quel che arrisca l
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E ciò che avviene a lui, a lei sortisca
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nobil fiamma vera, ¶ Atto a serbar il suo lume
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viva ed intera. ¶ Come a saldo sigillo molle cera
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giammai cotanto ardire, ¶ Che a sì dubbia speranza erga
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degni ¶ Da condurmi vicino a quella parte ¶ Ove soggiorna
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Perch'ei d'alzarmi a miglior vol m'insegni
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beata in lui, ¶ Accompagnarlo a rimenare il giorno! ¶ SONETTO
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affanni ¶ Un folto nembo a' tuoi raccese i lumi
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torse. ¶ Mille accese virtuti a quella intorno ¶ Scintillar vidi
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SONETTO LIV. ¶ Assai lunge a provar nel petto il
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altero i vanni, ¶ Infiammarmi a schivar l'ire e
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l'alta mia luce a me sparita ¶ E, per
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infinita ¶ Per nostra indegnitade a noi sparita, ¶ Cui ogni
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miei. ¶ SONETTO LXI. ¶ ARGOMENTO. ¶ A Pietro Bembo commendando il
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colto lauro. ¶ SONETTO LXII. ¶ A CARLO V. ¶ Veggio portarvi
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di poter ne sforza ¶ A sciorre e alzar sopra
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ed armonia soave, ¶ Ch'a men chiaro splendor, men
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pensier fido da lunge, ¶ A quel ch'esser solea
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porgon ben ardir; ma a farmi forte, ¶ Porgi la
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Dice, più degno soggetto a Virgilio il Pescara di
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egual soggetto, ¶ Vera luce a quell'occhio era 'l
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cole, ¶ Crescer più ali a tanto alto intelletto; ¶ Ora
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prima disciolse. ¶ SONETTO LXIX. ¶ A PIETRO BEMBO. ¶ Se v
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antichi scorno, invidia noi, ¶ A mal grado del tempo
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l ciel non prenda a sdegno ¶ Voi, perchè preso
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ali sì preste! ch'a lui non contende ¶ Lo
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E non ho più a guidarlo arte nè ingegno
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carco; ¶ Non vi fidate a quel ch'appar di
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del mio vivo sole, ¶ A quelle chiare luci ardenti
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coglie; ¶ Ma che tardi a venir la sua salute
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il mio bel sole a noi ritorno ¶ Di regie
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il passo lento ¶ Dietr'a quel mio gran sol
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intento ¶ Col suo lume a mostrarmi ove ch'io
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Già 'l proprio core a voi sacro fec'io
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il pianto. ¶ SONETTO LXXIX. ¶ A VERONICA GAMBARA. ¶ Lasciar non
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corte, ¶ Chi più lusinga, a maggior mal riserba: ¶ Ma
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gli altri occhi appanna a' miei riluce, ¶ Perchè chiudendo
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voi, che vi lusinga? ¶ A noi scorger ne par
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Sì vera e viva a forza ne costringa. ¶ Anzi
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mio bel sole, ¶ Fate a chi non lo vide
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un pensier breve e a un fragil sonno lice
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Cesar già fece; e a par di quella spoglia
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ingegno. ¶ SONETTO LXXXVIII. ¶ ARGOMENTO. ¶ A Paolo Giovio pe' suoi
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tua serbata fronde ¶ Che a' rari antichi, Apollo, ampia
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SONETTO LXXXIX. ¶ Se ben a tante glorïose e chiare
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pensier sempre la porta: ¶ A l'una e l
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fu giammai. ¶ SONETTO XCII. ¶ A GIOVANNA D'ARAGONA. ¶ S
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o regal manto. ¶ Ma a voi fu 'l ciel
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ciel sì largo, e a me la stella ¶ Sì
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onorata spoglia. ¶ Giusta cagione a lamentar m'invoglia: ¶ Ch
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saggie parole ¶ Verrà chi a morte il suo gran
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aduna, ¶ E fiere intorno a divorarmi pronte; ¶ Ma l
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Ma ognor più lieta a grande onor sì tolse
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amori, ¶ O dotti spirti a' piè de' sacri allori
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stato ¶ Non son più a tanto ben qua giù
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Sì ch'io provi a volar spedite l'ali
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e vero. ¶ SONETTO X. ¶ A quale strazio la mia
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il bel che natura a noi produce, ¶ Che tanto
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produce, ¶ Che tanto aggrada a chi men vede e
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frutto ¶ Che morte svelse. A lui la grave salma
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e brevissimo sospiro, ¶ E a me lasciò l'amaro
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invidia tinto, onde conteso ¶ A lor fu sempre il
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nostro lunge! ¶ SONETTO XII. ¶ A CARLO V. ¶ Nel mio
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lieta ¶ Doppiava i vanni a quell'ardente spera. ¶ Ma
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imprese ¶ Riportati con gloria a lui d'intorno, ¶ Fan
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tuo laccio; nè più a caldo o gelo ¶ Serbarti
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di lei, ch'è a Dio gradita, ¶ Coprendo gli
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finge l'amorosa mente, ¶ A cangiarne l'umíl doglioso
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nodo si rallente: ¶ Chè a me di libertà già
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alma, che attende ¶ Solo a seguirlo; e dell'error
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E mentre in grembo a lor sen va raccolta
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lui fa ch'ella a dietro torni. ¶ SONETTO XXII
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Ch'avesti tanto alteramente a sdegno! ¶ Era a te
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alteramente a sdegno! ¶ Era a te il cielo un
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Come già avesti, ancora a te conviensi ¶ Di questa
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altr'urna è breve a sì largo valore. ¶ SONETTO
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spirti eletti ¶ Davan ciascuno a prova i don più
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vero sol l'esempio a noi dimostri, ¶ Chi ti
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nostri; ¶ E tu, ch'a par del più bel
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quei nodi intieri ¶ Che a lor simíl giammai morte
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dubbiose tempre? ¶ SONETTO XXXI. ¶ A che sempre chiamar la
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ho invano. ¶ Riman solo a provar, se vive meco
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Desir fuor di speranza a miglior opre. ¶ SONETTO XXXII
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secoli nodrita. ¶ Non era a mezzo il suo corso
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che l'ultime ore a voi di morte ¶ Fe
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Due voglie, or quanto a voi natura e amore
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Di quei, che diero a voi vita mortale. ¶ Al
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conformi l'ale ¶ Veggio a voi solo, ed essi
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Pôn dar le stelle a chi più in pregio
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quest'alme libertade ¶ Insieme a un tempo, e come
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chiaro ¶ Quei che agguagliarsi a voi speran forse ora
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Color contrari posti insieme a paro. ¶ Si scorge un
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lume usato ¶ In terra a noi nè in cielo
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noi nè in cielo a sua sorella; ¶ Nè più
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suo felice corso giunge a riva, ¶ Dimostra il sonno
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al desio d'alzarmi a volo, scarca ¶ Del peso
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male ¶ Che gli amanti a furor spesso costringe. ¶ Tanto
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SONETTO CLXXXV. ¶ Imposto fine a tutti i rei contrasti
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dell'eterno impero, ¶ Dare a noi la salute, al
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egli stesso ¶ Si mostra a noi sì vivo e
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obietto ¶ Che quanto aveano a dir lor fea palese
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Onde all'ultima guerra, a noi sì dura, ¶ Dell
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ardo, piango, e bramo a tutte l'ore ¶ Di
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effetto ¶ Di dare albergo a Dio dentro al mio
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petto, ¶ Gradito, sua mercede, a tanto onore. ¶ Il gel
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si sforza ¶ D'accostarsi a quel sol candida e
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La vista sì, ch'a quel chiaro splendore ¶ Passar
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E porta poi, quando a se stessa riede, ¶ Impresso
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grazie del ciel salendo a volo ¶ Quasi alla vista
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Nodo è ristretto ch'a ben far mi spinse
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il Signor ti strinse ¶ A ricever più dolce il
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E ornar le tempie a voi d'ampie ghirlande
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mande ¶ Soccorso e guida a sì giusto pensiero, ¶ Tal
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che sì superbe spande! ¶ A un tal trionfo poi
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sol; suoi corti giorni ¶ A voi solo lasciâr quest
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altre glorie. ¶ SONETTO CC. ¶ A PIETRO BEMBO. ¶ Poi che
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alto poggia. ¶ SONETTO CCII. ¶ A MONSIGNOR GIOVANNI GUIDICCIONI. ¶ L
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Il vostro onor salito a tant'altezza, ¶ Ch'uopo
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nudo riluce. ¶ SONETTO CCIII. ¶ A PIETRO BEMBO. ¶ Spirto felice
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l'antico seme, ¶ Ch'a frutto eterno alfin l
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man del gregge sparso ¶ A voi padre, pastor, maestro
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Diletta un'acqua viva a piè d'un monte
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giorno ¶ Ch'avete sol a Dio rivolto il core
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SONETTO CCV. ¶ ARGOMENTO. ¶ Manda a donare una immagine del
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mastro scolpío; ¶ Pregandovi ch'a dir grave non sia
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Se questa in parte a quell'altra è simíle
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SONETTO CCVI. ¶ ARGOMENTO. ¶ Manda a donare un Crocifisso. ¶ Quanto
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mai sì chiara ¶ Ch'a noi dell'altro è
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con voi comparte. ¶ Correte a Cristo, la cui vera
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virtù l'invitta schiera. ¶ A me, che sembro andar
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allor alzava ¶ Gli occhi a licenziar l'ultime stelle
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d'ignoranza vel, che a noi mortali ¶ Spesso 'l
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Onde la vista accesa a poco a poco ¶ Acquisti
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vista accesa a poco a poco ¶ Acquisti tal vigor
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ragion tu intenda ¶ Come a chi qua su vien
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Ch'essendomi tu guida a maggior cose ¶ Ch'a
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a maggior cose ¶ Ch'a mio stato non lice
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un squarciar di velo ¶ A me d'intorno, e
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un carro tal ch'a tondo ¶ Il ciel, la
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solea gioire: ¶ Però dinanzi a sì novo cospetto ¶ Non
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la mia scorta presta ¶ A trar d'errore e
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vidi 'l legno ¶ Che a pianger sempre il primo
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danno. ¶ Costei fu innanzi a tutti i tempi tempio
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tutti i tempi tempio ¶ A Dio sacrato: e vidi
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aurate chiome. ¶ La mosse a pianger qui ben degna
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sincero, ¶ Sol con renderla a lui, può fargli onore
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la fe sicura! ¶ Distesa a' santi piè, possente mano
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Risponde ad incerto, forse a Francesco della Torre. ¶ Godo
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consiglio ascolta. ¶ E poichè a quel sinistro umil sentiero
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fosca ombra ¶ Del mondo a noi rendean sì pura
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mondo e sè stesso. A lui dovea ¶ Darsi il
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or prese il volo a più sicura riva, ¶ Vincendo
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e leggiera. ¶ Onde mossa a pietà l'alta, severa
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SONETTO IX. ¶ Anime elette, a cui dall'ampie e
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ciel gli piacque, ¶ Usi a svegliarlo omai dal pigro
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etade acerba. ¶ Ma se a mirare il frutto suo
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1538
in cielo splende, ¶ Tanto a' vostri occhi bel quanto
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offende; ¶ E quel che a spegner l'alta luce
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E con gran passi a vera gloria sale! ¶ SONETTO
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altezza dell'obietto onde a me lice ¶ Sperar le
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corvi imbianchi altri cantando a schiere; ¶ Chè la mia