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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Antonio Moresco, Gli esordi, 1998

concordanze di «a»

nautoretestoannoconcordanza
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illuminata. ¶ «Sono già andati a dormire...» sussurrò. ¶ Si sentiva
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la testa, facevo fatica a respirare. ¶ «Com’è possibile
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colpo sul letto. Continuava a venire quel leggero russare
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e il sonno. “Proverò a tornare verso quelle zone
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mi dicevo senza riuscire a svegliarmi. Sentivo quelle dita
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occhi, sui capelli. ¶ Girai a un altro tornante. ¶ C
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dal Sempio...” pensavo continuando a guidare. ¶ «Ecco, sono arrivato
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seminterrato. ¶ La luce cominciava a calare. Qualche auto fiammante
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scendendo la notte.” ¶ Cominciavo a sentire i rumori del
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venivano dalle finestre, anche a passare di corsa e
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quella scaletta dal soffitto a volta, si bussava in
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sbarrati per la scaletta a volta. ¶ Mi arrestai di
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fronte alla porta, cominciai a bussare. ¶ Il pianerottolo era
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chi si stesse preparando a spalancare la porta, e
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spalancare la porta, e a gettarsi fuori di colpo
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Stai aspettando qualcuno?» provai a dire. ¶ «No, adesso ci
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indietro, non si riusciva a vedergli neanche il volto
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terra finire di colpo, a uno dei giri del
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frontiera. Il Sempio cominciò a rallentare, si distingueva già
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fuori mano. Vedevo correrci a fianco una muraglia, da
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Sentivo i capelli salirmi a ondate, dilagare. ¶ «Posso sempre
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è quella cosa?» provai a dire. ¶ «Non lo so
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une alle altre...» provai a dire per tenerlo sveglio
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medicina... non si riesce a tenere dietro alla domanda
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addormenti?» protestai. ¶ «Tu pensa a guidare!» disse senza guardarmi
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Sempio. ¶ Aprì gli occhi a fatica, sbadigliò. ¶ Cominciai a
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a fatica, sbadigliò. ¶ Cominciai a rallentare, dietro una fila
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auto stavano già cominciando a rallentare anche alle nostre
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doganiere che sonnecchiava vicino a una bassa stufetta, a
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a una bassa stufetta, a bocca aperta. ¶ «Hai visto
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del prestigiatore che continuava a tremare un po’ nella
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per i gradini...» ¶ Provai a rallentare, passai quasi slittando
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disse il Sempio. ¶ Cominciò a fischiettare. ¶ La strada andava
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dentro?» ¶ Il Sempio continuava a fare quei rumorini, a
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a fare quei rumorini, a fischiettare. ¶ «Dal cappello mi
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di colpo, andava quasi a toccare il pavimento. ¶ «Che
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come se non riuscisse a leggere l’ora per
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faceva ancora in tempo a borbottare qualcosa prima di
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il Sempio cominciava già a russare con la testa
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nostra porticina. Si fermavano, a volte, mi sembrava che
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suoi vestiti lasciati cadere a fianco del letto, sopra
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dalla stanza, facevo fatica a riconoscerlo bene quando ritornava
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hai sulla bocca?» provavo a domandare. ¶ «Mi sto lasciando
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del prestigiatore!» ¶ Si girava a guardarlo. Si alzava per
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certe volte, perché riuscivo a sentire anche stando dentro
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alle sue spalle, provavo a girarmi di lato, ad
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tua macchinina!» ¶ Mi giravo a guardarlo col boccone a
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a guardarlo col boccone a mezz’aria, tutto sfilacciato
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dallo scalone. “Non riesco a metterla bene!” si lamentava
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non si riusciva neanche a guardare, a respirare. ¶ Il
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riusciva neanche a guardare, a respirare. ¶ Il professore chiuse
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avete fatto?» non riuscii a impedirmi di domandare al
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il letto. ¶ «Mi aiuti a girarlo!» si inquietava. ¶ La
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di deodorante mi andava a colpire una lente degli
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sopra il volto. ¶ «Resti a portata di mano... non
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po’ la bomboletta, riprendeva a spruzzare contro il piccolo
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avvisi immediatamente! Stia pronto a telefonare, se sono fuori
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adesso dove sono andati a finire?” mi chiedevo, perché
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il braccio per riuscire a trovarne la fine. Li
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dita, la luce riprendeva a salire, declinava. La brace
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un’altra volta. ¶ «Venga a mangiare qualcosa!» mi diceva
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dalla stanza accanto. ¶ Veniva a prendermi per un braccio
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l’armadio, facevano volare a terra le statuine. ¶ «Lo
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calcagni prima che andassero a colpire il lampadario. ¶ Sentivo
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striscio i capelli, andava a bagnare la forchettata di
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che mi stavo preparando a inghiottire. Vedevo la donna
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annusare subito dopo. Tornava a preparare il cibo con
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sbudellata, prima di tornare a sbattere l’uovo per
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Scuotevo la testa, andavo a sedermi vicino al letto
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istante, finché non tornavo a sentire di nuovo quel
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di nuovo. Mi sedevo a fianco del letto. I
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alla parete, mi guardava a sua volta, sorrideva. ¶ «Cosa
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non si riusciva neanche a respirare. ¶ «Stanno facendo i
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è una festa qui a Bindra, questa sera!» ¶ Si
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Si poteva respirare solo a occhi sbarrati, si vedeva
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tutta frantumata. ¶ «Mi aiuti a spostarlo!» gridò la donna
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per terra, sventolare. ¶ «Proviamo a girarlo!» la sentii gridare
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sbattere contro la porta a vetri e subito dopo
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insieme ridendo, controvento. ¶ «Rimettiamolo a letto! Non ci passa
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più forti, regolari. ¶ «Corra a gettarlo nel bidone delle
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motore stava già cominciando a girare, il sedile ballava
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abbassata, la scuoteva. ¶ «Continua a venire quel mediatore... suona
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spalancai la valigia, cominciai a gettarci dentro qualcosa, alla
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gli occhi sbarrati, ripresi a correre verso la sala
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Saranno già tutti quanti a dormire... tutto spento... solo
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dita ghiacciate, stilizzate. ¶ Provai a rannicchiare la testa, perché
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coprirla. I lampioni cessavano a poco a poco, non
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lampioni cessavano a poco a poco, non si vedevano
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gli occhi, “mi fermerò a dormire in qualche angolo
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girasse una prima volta a questo incrocio...” mi dissi
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cosa la tengono accesa a fare quella luce?” ¶ Balzai
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dentro alcun rumore. ¶ Provai a gridare qualcosa, sottovoce. ¶ Il
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non mi pare...» provai a balbettare. ¶ Stava come impietrito
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notte!» ¶ «Ti sei deciso a darmi finalmente del tu
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finalmente del tu!» provai a dire, seguendolo a passi
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provai a dire, seguendolo a passi felpati nella casa
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corsa. Facevo in tempo a tornare nello stanzino segreto
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nello stanzino segreto, e a uscire di nuovo la
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stava ancora correndo neanche a metà rampa, e sventolava
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mi gettai in avanti a esclamare. ¶ «Qualcuno spalancava improvvisamente
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porta della sala, restava a guardare basedowicamente Lenin con
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po’...» il Gagà riprese a biascicare un istante dopo
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dispone... se si provano a contare i passaggi di
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sistema in cui tornano a ripetersi in modo sempre
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base di questo, cominciare a buttar giù dei codici
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cosa stanno facendo?” provavo a domandare ancora una volta
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altissimo armadio, l’altro a terra. La linea della
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aria proprio di fronte a quella scheggia di lingua
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cambiavano galvanicamente direzione, andavano a tagliare tutta la volta
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si scardinavano e piombavano a terra per la neve
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quanto tempo siamo qui a Gor’kij, in questa
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slittavano sul pavimento lustrato a specchio. Lo riusciva a
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a specchio. Lo riusciva a lanciare da una parte
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in tempo ad andare a posare un piedino sopra
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un quadro, l’altro a terra, e a vedere
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altro a terra, e a vedere la sua testina
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Benno ci mandava improvvisamente a chiamare. Uscivamo dallo stanzino
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per un po’. Sembrava, a vedere da dietro, che
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indumenti. Si metteva infine a posto con cura anche
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tutti gli altri...” cominciava a scusarsi il professore “ci
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continuamente, non si riesce a capire dove voglia condurci
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cartone. Andava in fiamme a ogni boccata, come se
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Potreste sempre trattarlo assieme a quella camerierina, farne un
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tutta la prima sala, a perdifiato, irrompere con le
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come si fa poi a portar fuori l’intero
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gruppo dalla sala?” riprendeva a considerare sottovoce, dopo un
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di Lenin sembrava guardare a lungo verso il camino
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fuori dallo stanzino, correre a passi felpati nel vento
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sembrava non riuscisse neanche a sentire quello che dicevo
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villa, non riuscivo più a ritrovare la porta della
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su una sedia intarsiata, a bocca aperta. Salivano dallo
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camice, che era attaccato a un solo filo e
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lati. Si arrestò, provò a toccare con la punta
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in quel giardino incendiato, a Krasnojarsk!” gridò quasi Benno
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fianco, prima di ricominciare a parlare. ¶ «Lo abbiamo preparato
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la salma da portare a Mosca. D’altronde si
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per sgranchirci. Ci affacciavamo a quella grande balaustra di
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guardie erano sempre intente a scendere giù per quello
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professore. ¶ Avevamo già cominciato a iniettare il cloruro di
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da qualche millennio!” provava a obiettare il professore. Si
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Benno riprendeva ad andare, a ritornare. Si fermava a
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a ritornare. Si fermava a guardare la salma, impallidiva
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guasti la bocca!” riusciva a fermarlo un istante prima
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delle guardie che continuavano a trasportare la salma di
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strappata di bocca allargando a dismisura una mano, sul
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sua bocca era andata a finire da tutt’altra
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che tagliava il disegno, a osservare bene... Ci si
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facce appaiate nello spioncino, a guardare con insistenza dal
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nel camino e passava a poca distanza dai nostri
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scodella, lo cominciava pazientemente a imboccare. La incontravo ogni
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gengive infantili. Restavo impalato a guardarla. Le rispondevo con
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già fatto in tempo a rientrare nella villa attraverso
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tanto era stato tirato a specchio con la cera
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camerierina lo cominciava pazientemente a imboccare. Le faceva una
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accostavo allo spioncino, restavo a fissare per un po
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della sala e restavano a fissare Lenin da lontano
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villa. Facevo in tempo a vedere qualcuno che ritirava
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camino rimaneva acceso più a lungo, arroventava. La camerierina
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scodella di zuppa, veniva a gettare un altro ciocco
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nostri due volti appaiati a poca distanza nello spioncino
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Lenin aveva già cominciato a biascicare. Non lasciava cadere
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la camerierina lo incominciava a imboccare, la sua boccuccia
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quello scalone. Bisognava correre a lungo per vedere la
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segreto, davo il cambio a mia volta al professore
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sua vocetta. ¶ Lei continuava a sorridere e a camminare
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continuava a sorridere e a camminare nella sala in
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occhi.» ¶ Non si riusciva a vedere di nuovo la
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capiva molto bene» tornò a mormorare, dopo un po
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mormorare, dopo un po’, «a guardare sempre e solo
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sera stessa ci mandò a chiamare un’altra volta
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guance...” “Non si riesce a capire bene, forse è
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è il fuoco...” Continuavamo a fissare la sua testolina
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attesa, di staffette pronte a partire sulle grandi auto
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quel velo di fuoco a fargli andare per conto
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voce. Il professore continuava a stringere gli occhi nel
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cominciavano poco per volta a deflagrare. “Dov’è andata
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deflagrare. “Dov’è andata a finire?” domandai, perché non
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segreto. “Dov’è andata a finire la carrozzella?” domandavo
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domandavo. “Dove sono andati a finire i piedini di
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di solito li vanno a posare le persone. Scorgevo
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sussurrava Anastasia, “vieni qui a mangiare...” Si sollevava la
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Anastasia apparire, e andare a piccoli passi verso la
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delle mani, arrivava fino a sfiorare il soffitto a
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a sfiorare il soffitto a volta della sala. Andava
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gettarsi all’indietro, andavano a deflagrare quasi contro il
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mi sussurrava “puoi andare a prendere una boccata d
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scalone, camminare e incrociarsi a piccoli gruppi sullo stesso
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tanto in tanto, restavano a contemplare per un bel
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mi pareva di cogliere a volte la forma lontana
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da lontano, arrivava fino a me il colore rosato
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Si faceva vedere intenta a spolverare con impegno un
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quando qualcuno si fermava a guardarla soprappensiero, da lontano
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Fuori la neve continuava a cadere, si sentiva solo
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sospirava il professore vicino a me sotto le pelli
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oca, quando ci fermavamo a dormire durante il viaggio
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È venuta voglia anche a me di mettere qualcosa
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denti!» ¶ Andavo in cucina a scaldargli un po’ di
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Faccio un po’ fatica a muovere il cucchiaio!» ammetteva
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Non sono neanche passati a ritirarli!” mi dicevo suonando
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serrare le labbra, impallidiva a tal punto che quasi
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i nostri segreti! Riuscivamo a calcificare così bene certe
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nube dei cosacchi. Salivano a cavallo per gli scaloni
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le volte, facevano crollare a terra i lampadari!» ¶ La
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l’elettrolisi, quando venivano a portarci una gamba ancora
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la slitta. Mi giravo a guardarlo. La sua testa
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della scala. “Sarà uscita a farsi arricciare i capelli
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i capelli...” mi dissi. “A quest’ora sarà già
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che il sublimato cominciasse a fare il suo effetto
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scintille grandi come stracci, a ogni colpo di martello
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andare?” domandò il professore. “A Mosca!” disse l’uomo
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Mosca!” disse l’uomo. “A Mosca?” provò a obiettare
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uomo. “A Mosca?” provò a obiettare il professore. “Ma
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Ma cosa ci andiamo a fare a Mosca?” provava
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ci andiamo a fare a Mosca?” provava di tanto
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di tanto in tanto a domandare. L’uomo corrugava
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Qualcuno saliva sul treno a parlargli, lungo il viaggio
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locomotiva riprendeva di nuovo a sbuffare, dopo un po
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un po’. Mi sporgevo a guardare dal finestrino. Mi
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mio stupore. Mi sporgevo a guardare di nuovo, vedevo
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massicciata. Erano così veloci a gettare segmenti di nuove
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Adesso dobbiamo proseguire fino a Gor’kij...”» ¶ La stanza
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stanza era buia, faticavo a distinguere la testa del
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il cuscino. ¶ «Arrivammo fino a una villa turrita, quasi
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attraversammo il parco... “Siamo a villa Morozov!” sospirò quasi
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mentre correvano in molti a prendere la cassa e
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che guardava. “Vi porto a vedere la stanza dove
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disse aprendo una porta a due ante, smisurata. Entrammo
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una villa!» non riuscii a impedirmi di esclamare, sollevando
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un tratto. “Vi porterò a vederlo!” Lo seguimmo attraverso
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polvere, se ci trovavamo a passare per certe ville
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dagli armadi pieni fino a scoppiare di vestiti, abbandonate
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vestiti, abbandonate o distrutte a cannonate, mi sceglievo le
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po’ gli occhi, provò a deglutire. “Quello è Vladimir
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Il professore non riusciva a parlare, faceva fatica a
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a parlare, faceva fatica a muovere le braccia. “Che
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aprì un’altra porta a due ante. C’era
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un’altra volta, molto a lungo. “Che cosa dobbiamo
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la vetrata. “Siete andati a vederlo, mi hanno detto
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importante per voi riuscire a intervenire nel momento esatto
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era girato di colpo a guardarci, sorrideva.» ¶ «Ma chi
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Vedere se si riesce a riportarla in strada!» ¶ Pestavo
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vetrata la neve riprendeva a cadere. La si vedeva
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da vicino. ¶ «È venuto a suonare quel mediatore...» sentivo
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taglio del badile!» ¶ Provai a muovere il volante, accelerai
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nessun attrito, erano tornate a essere ruote e solo
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toccare neanche il volante, a ruote ferme. Sentire che
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casa del Gagà, andrò a suonare alla sua porta
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uno col parabrezza. Provavo a frenare, andavo a ruote
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Provavo a frenare, andavo a ruote bloccate per un
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gradini mi venivano incontro a rovescio, mentre volavo a
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a rovescio, mentre volavo a pianterreno. ¶ Il cielo aveva
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locale. La neve continuava a salire. Scorgevo i passanti
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nella sala. ¶ «Non riesco a vederlo!» mormorai muovendomi avanti
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fuori di qui! Portami a casa!» bisbigliò. ¶ Mi fermavo
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suo letto. Mi chinavo a guardare la sua bocca
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È rimasto offeso anche a quell’altra gamba!» ¶ Sollevava
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Tocchi anche lei... provi a toccare!» mi diceva tirandomi
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alzavo di colpo, correvo a prendere il cappotto. ¶ «Si
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donna, all’improvviso. ¶ Ritornavo a fianco del letto. La
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infilava il cappotto, scendeva a fare la spesa, restava
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correre fuori. ¶ «Deve fermarsi a mangiare, ho già comperato
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istante prima che riuscissi a raggiungere le scale. ¶ Teneva
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di pasta cotti fino a scoppiare. ¶ «Sta muovendo le
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la testa, faceva cenno a me di avvicinarmi. ¶ Accostavo
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auto, ripartivo. ¶ «Mi aiuti a metterlo seduto sul letto
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Il Gagà mi guardava a sua volta per qualche
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della sua bocca andava a sfiorare quei forellini tutti
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bolle di condensa. ¶ Tornava a posare la testa sopra
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Com’è stato?» provavo a domandare con la testa
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finestre declinava. Mi addormentavo a mia volta. Mi svegliavo
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stato il Gagà stesso a svegliarmi, perché lo trovavo
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perché lo trovavo intento a fissarmi dal cuscino, e
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pensando da moltissimo tempo a qualcos’altro. ¶ «Dovresti farmi
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case. Non capivo neppure a chi appartenevano le manine
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sillabava. ¶ Facevo in tempo a riaddormentarmi di nuovo, prima
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che la donna tornasse a svegliarmi, verso sera. ¶ Entrava
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che me lo infilassi a tutti i costi. Mi
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altre persone che andavano a trovarla durante il pomeriggio
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l’hai conosciuto?» provavo a domandare di nuovo, quando
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era fuori di casa a farsi ritoccare la tintura
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da quelle parti?» provavo a domandare di nuovo. ¶ «Come
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sul pavimento, e piangere a lungo quando infine la
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molto, prima di addormentarmi a mia volta. ¶ «Mi sento
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piena notte. ¶ Si metteva a sedere, con la schiena
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Avevamo molto lavoro...» cominciava a dire senza che gli
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Odessa... poi su fino a Tula, fino a Pietrogrado
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fino a Tula, fino a Pietrogrado...» ¶ Giravo anche la
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la giacca, si cominciava a preparare le mani, controluce
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nella via. ¶ «Devo salire a liberare il tetto!» si
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tetto con animazione. ¶ Sporsi a mia volta la testa
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freddo. La stufetta incominciava a scaldare un po’ la
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po’ la stanza. ¶ Andai a sciacquare la scodella nel
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che nevicava, sarà rimasto a letto!» ¶ 17 ¶ Il Gagà ¶ «La
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dia un passaggio fino a casa?» gli chiedevo quando
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si continuava per molto a pettinare. ¶ «Ti ho pagato
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la facoltà di modellarli a distanza. ¶ «Ah...» diceva d
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sorrideva oppure si muoveva a vuoto, per conto proprio
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Eppure anche allora... camicie a righe con il colletto
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righe con il colletto a punte lunghe, cravatte dal
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Ma davvero? Racconta!» ¶ «Riuscivo a essere elegante anche quando
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alla staffetta, ballando assieme a lei, con una mano
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lei, con una mano a tenere l’arma lungo
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anni che hanno cominciato a chiamarmi il Gagà...» ¶ Prendeva
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una forbicina, si cominciava a tagliare qualche pelo che
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gambe. ¶ La neve continuava a cadere. Il cubo del
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che si spostava tenendo a braccetto qualche signorina leggermente
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arrossiva fingendosi scandalizzata. Tornavo a vederlo verso sera, mentre
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fuori bombata. ¶ «Vuoi salire a vedere?» mi chiedeva. ¶ Facevo
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le scale. ¶ «Si ferma a mangiare!» annunciava il Gagà
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se si stava preparando a sputare o se invece
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Della Spagna?» diceva continuando a massaggiarsi il piede gelato
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Spagna?» ¶ «Oh, sì, ero a Guadalajara, sono stato anche
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Hai conosciuto Durruti?» ¶ Andava a prendere un piccolo asciugamano
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un cassetto, si cominciava a frizionare i piedi con
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banche, rapine...» ¶ Si cominciava a tagliare le unghie dei
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attraverso la stanza, andavano a colpire fragorosamente le pareti
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nella mia brigata» ricominciava a dire andando a prendere
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ricominciava a dire andando a prendere il barattolo del
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nuovo. ¶ Il Gagà cominciava a nebulizzarsi il borotalco sui
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un po’ per riuscire a ficcarli nelle scarpette da
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vedevo. ¶ «Una notte» riprendeva a dire un istante dopo
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fatta indossare una anche a lei, dopo che si
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villa appena fucilato, fino a un balcone dal quale
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barattolo, prima di ricominciare a parlare. ¶ «Abbiamo scelto la
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Adesso non sto qui a dirti, puoi immaginare anche
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sono alzato. Sono andato a cercarla attraverso quelle sale
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dire niente. Lei continuava a guardare in silenzio verso
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galleggiava sopra, una camicia a brandelli, forse, oppure il
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ho chiesto ancora, continuando a tenerla abbracciata per la
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per la vita. Continuava a fissare quel punto. “È
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interrompeva di nuovo, più a lungo, mentre finiva di
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ciabatte. ¶ «Ma adesso andiamo a mangiare!» mi diceva. ¶ Il
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finestra. La neve continuava a cadere, nella stanza si
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mi faceva sedere accanto a sé sul divanetto. Ma
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ripetevo. ¶ Il Gagà continuava a dormire, mentre mi alzavo
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ruote della macchinina!» riprendevo a infierire un istante dopo
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di voce. ¶ Era tornato a fianco della catasta, teneva
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di scopa era andato a strappare in un angolino
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c’è una porta a muro, qui dietro!» mi
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qui dietro!» mi girai a gridare. «C’è un
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la polvere. ¶ «Fa’ presto a slegare! Fa’ vedere!» ¶ Tossivo
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piano, nella via, veniva a ogni passaggio d’auto
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Centro. Avranno trasferito qui a Bindra l’archivio nazionale
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successo prima che venissi a Bindra!» dissi quasi gridando
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faceva neanche in tempo a scomparire. ¶ «Avete parlato con
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parlare mentre si metteva a sedere su una sedia
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poi accostava le mani a una delle due stufette
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di qui...» diceva sfregandosi a lungo le dita, per
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qui vicino...» ¶ Si continuava a fregare le mani, lo
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sul sedile di dietro, a braccia aperte. ¶ Mi consegnava
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levetta, il clacson cominciava a suonare a distesa nelle
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clacson cominciava a suonare a distesa nelle vie. ¶ «Ci
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problemi con i contatti, a quanto pare!» constatava da
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tutti rosicchiati...» ¶ «Avete provato a spennellarli con il veleno
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voce. ¶ Le strade perdevano a poco a poco i
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strade perdevano a poco a poco i marciapiedi. Il
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faceva fermare di fronte a una villetta. Si metteva
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braccioli. Il mediatore cominciava a parlare, gli abitanti della
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della villetta si giravano a tratti per guardarci. La
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faceva appena in tempo a inghiottirne uno prima di
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la donna. ¶ «Sarà uscito a prendere una boccata d
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starà bene» si affrettava a rassicurarla il mediatore. ¶ Lo
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nello specchietto retrovisore intento a fare i conti su
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matita copiativa. ¶ «È riuscito a concludere?» provavo a domandare
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riuscito a concludere?» provavo a domandare. ¶ Scuoteva la testa
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in attesa di fronte a una porta. ¶ «Lui chi
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all’improvviso. «Faccia vedere a me, che me ne
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abbaglianti. Si cominciavano già a vedere quelle stelle radenti
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mi sento» rispondeva. ¶ Restavo a guardarlo, per un po
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po’. ¶ «Ma come fai a tenere i capelli così
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capelli così ben tagliati, a spazzola! Vai dal barbiere
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il clacson, perché cominciava a scendere la sera. Andavo
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scendere la sera. Andavo a bussare a qualche porta
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sera. Andavo a bussare a qualche porta che non
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effetto.» ¶ La luce cominciava a cambiare. La notte scendeva
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fiorita. La vedevo passandoci a fianco nel tardo pomeriggio
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distilleria. ¶ Il campanello riprendeva a suonare di colpo, nei
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la figlia mi cominciava a parlare. Il bagliore delle
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piccola buonuscita...» mi cominciava a pregare la Signora, dal
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assicuro...» ¶ La figlia tornava a trovarmi da sola, in
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Non ho detto niente a mia madre...» sussurrava quando
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in silenzio, facevo fatica a camminare al suo fianco
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calmi, si calmi!» provavo a dire vedendo che balbettava
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come si comporta...» provavo a dire, perché mi stringeva
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voce. ¶ Provavo a suonare a lungo, a una porta
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a suonare a lungo, a una porta, nel piccolo
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un istante. Ripartivo. ¶ Tornavo a distanza di giorni nel
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caffettiera, prima di gettarmi a capofitto giù per la
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mai sicuri di riuscire a centrare dall’alto quello
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L’hai trovato?» provava a domandare il vice quando
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diffondere i giornali!» esclamavo a voce alta, quasi gridando
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da quel Gagà?» provavo a domandargli più tardi. ¶ «Non
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dei suoi piedi scollarsi a poco a poco le
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piedi scollarsi a poco a poco le une dalle
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e si stava preparando a uscire. Lo vedevo impallidire
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pavimento prima di riuscire a camminare. ¶ Prendeva la giacca
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quest’uomo?” mi sorprendevo a pensare, alle sue spalle
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La sua mano continuava a muoversi piano nel gesto
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un po’ per riuscire a prendere posto sul sedile
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folla smangiata che continuava a passare come se niente
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volta, nel salire. ¶ «Attento a non pestare la spina
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piano piano, mentre cominciavamo a mangiare vicino alle due
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il nostro respiro cessava a poco a poco di
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respiro cessava a poco a poco di vaporizzarsi. Guardavo
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Guardavo il vice intento a masticare con gusto il
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delle sue guance cominciava a scottare per la vicinanza
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con la testa, andava a portare la padella nel
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Allora perché non andiamo a trovare quell’elemento combattivo
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verso la macchina ferma a poca distanza dal caseggiato
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Adesso è finita!» provavo a tranquillizzarlo. «Ritorniamo in sede
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campanello aveva cominciato improvvisamente a suonare. ¶ Il vice sporse
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n’è andata?» provai a chiedere al vice, che
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dopo il campanello riprese a suonare, senza più fermarsi
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azzurra. La Signora continuava a suonare, nonostante avessi messo
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il braccio per riuscire a entrare nella sede. ¶ Le
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Sentivo che aveva ripreso a piangere ancora, incontrollabilmente. ¶ «Perché
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po’ in disordine...» provai a scusarmi «a prima vista
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disordine...» provai a scusarmi «a prima vista può dare
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vedrà che adesso cominceremo a fare davvero pulizia! Un
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chi? Quando? Come fa a sapere che era uno
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nella mia casa» riprese a singhiozzare ancora più forte
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resto della sede. ¶ «Rimetteremo a posto i locali» provai
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posto i locali» provai a mormorare, «riunirò il direttivo
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tossendo. ¶ Lo sentii tossire a sua volta alla base
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presto ancora!» mi girai a gridare. «Rimetteremo in ordine
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generale!» ¶ Il vice continuava a tossire. ¶ «Mettiti il fazzoletto
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fazzoletto sulla bocca! Va’ a bere!» gli gridai dall
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testa, prima di andarli a depositare sul marciapiede. ¶ Mi
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sulla catasta che continuava a traballare, per lacerare una
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sentito il rumore neanche a stare tutti chinati sulla
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catasta, con la mano a imbuto sull’orecchio. ¶ «Sta
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sull’orecchio. ¶ «Sta’ attento a non cadere! Non farti
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voce. ¶ Il campanello continuava a suonare. ¶ “Eppure questo non
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l’acqua quando comincia a correrci sopra e si
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strade, si distende. ¶ «Andiamo a vedere che cosa vuole
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scendevo. ¶ Il campanello continuava a suonare, le mattonelle ballavano
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cassa, e la staccavo a forza di braccia dal
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ante aperte, passando...» provò a dire scrollando l’ombrello
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alzando gli occhi. ¶ Continuavo a guardarlo, non avevo ancora
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gola, prima di ricominciare a parlare. ¶ «Ha detto che
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oppure di lasciarli!» ¶ Provai a sedermi sulla meno sbilenca
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si è detta disposta a dilazionarli, rateizzarli...» ¶ Toccò con
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bene! Verrà lei stessa a parlarle, uno di questi
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di questi giorni.» ¶ Continuavo a guardare verso la porta
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passò per la mente, “a giudicare dal riflesso che
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un funzionario, qua dentro, a tempo pieno...» aggiunse con
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poco prima di mandarmi a Bindra!» ¶ Mossi le braccia
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le braccia, non riuscivo a stare fermo sulla sedia
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i miei capelli ricominciavano a divincolarsi di nuovo, all
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dopo “non è indirizzata a me quella busta che
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il cofano. Mi andai a sedere al posto di
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cominciò quasi all’istante a sussultare. ¶ «Sali!» gli gridai
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dell’auto si staccò a poco a poco dal
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si staccò a poco a poco dal bordo della
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senza girarmi. «Ti insegnerò a spennellare il veleno per
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vedi che siamo riusciti a rimetterla in strada, a
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a rimetterla in strada, a farla ripartire? Adesso possiamo
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Ma dove sei andato a finire?» ¶ Sui marciapiedi i
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capelli...” feci in tempo a pensare, mentre gettavo la
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bene! Così posso ricominciare a pagare le quote!» disse
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testa, emozionato. ¶ Mi girai a guardare a mia volta
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Mi girai a guardare a mia volta. ¶ «Vuoi salire
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mia volta. ¶ «Vuoi salire a dare un’occhiata?» ¶ Scossi
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negli uffici, quando scendevo a scorrere ancora una volta
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nei cestini. Le sentivo a lungo scricchiolare mentre le
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Hai visto qui?» provavo a domandare. ¶ Si allontanava dalla
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allontanava dalla stufetta, veniva a mettere la sua testa
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alla mia testa. ¶ Continuavo a scorrere ancora per molto
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domande. Il vice tornava a sedersi vicino alle serpentine
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il suo volto cominciava a prendere un po’ di
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scritto!» ¶ Il vice tornava a posare gli occhi sulla
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dopo parola, sottovoce. ¶ Tornava a sedersi di fronte alla
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puntellandosi con la mano a una sedia. ¶ «Tornerò un
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le braccia per arrivare a stringere il volante. ¶ «Ah
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dei due riusciva più a parlare. Premevo il clacson
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quella?» domandavo passando vicino a una montagnola un po
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Sono graspe.» ¶ Mi giravo a guardare, mentre la macchinina
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mentre la macchinina continuava a filare. ¶ «Graspe?» ¶ Il vice
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arrivati...” mi dicevo fermandomi a fianco di uno degli
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filo di voce. ¶ Provavo a suonare a lungo, a
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di motocicletta cominciava già a staccarsi di colpo, mi
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Inessenziale, dato che continuavo a salire lo stesso a
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a salire lo stesso a saltoni per le scale
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già sceso di nuovo a pianterreno, sarà salito al
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del secondo piano. Buttai a terra la moto. Mi
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sono tutte imbozzolate attorno a quella specie di testa
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guardava senza parlare. Respirava a fatica, piegato in due
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tu chi sei?» provai a chiedergli ancora. «Cosa ci
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un po’. ¶ Mi girai a guardarlo. ¶ «Davvero? C’è
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Attraversai tutta la sala a pianterreno, anche il portone
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addentravamo in quelle traverse a poca distanza dalla sede
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ultimi fiocchi si sfaldavano a vista d’occhio per
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gli occhi sbarrati, provai a sollevare la meno pesante
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sospirò. ¶ La gente continuava a passare, ci sfiorava con
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erano soldi...» ¶ Ero riuscito a sollevare il cofano tutto
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di cerchioni!» protestai chinandomi a guardare le pile di
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ragazzo si era chinato a sua volta, per guardare
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vedere se si riesce a farla ripartire...» ¶ L’altro
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fiatava. ¶ La gente continuava a passare, uscendo dai negozi
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sembravano sempre pieni fino a scoppiare di pacchi di