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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Italo Calvino, Fiabe italiane, 1956

concordanze di «a»

nautoretestoannoconcordanza
1
1956
la seconda cognata. ¶ – Eh! A me portami una cesta
2
1956
foglie di smeraldo. ¶ – E a me che t’ho
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1956
gli domandavano se veniva a casa. E lui, col
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1956
ciuco, spesso s’accompagnava a loro per un tratto
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1956
ciuco e s’unì a loro discorrendo. Era tempo
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1956
fatica, il ciuco cominciò a dar di corpo a
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1956
a dar di corpo a tutt’andare: e buttò
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1956
vendere, Campriano! Devi venderlo a noi! ¶ – Eh, non lo
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1956
ciuco, e appena furono a casa dissero alle mogli
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1956
e ai badili andarono a casa di Campriano. ¶ S
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1956
ci manca! È abituato a mangiare roba dura per
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1956
capite? Aspettate, – aggiunse, – verrò a vedere con voi. Se
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1956
Ma prima devo passare a casa un momento. ¶ – Bene
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1956
un momento. ¶ – Bene! Va’ a casa e torna subito
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1956
e le disse: – Metti a bollire una pentola di
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1956
bada, quando noi veniamo a casa, devi far finta
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1956
è andata così. Venite a desinare a casa mia
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1956
così. Venite a desinare a casa mia, facciamo la
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1956
ne ha avuto. ¶ Arrivarono a casa di Campriano e
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1956
nella credenza? Come fa a bollire senza fuoco? ¶ – Eh
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1956
Come faremmo ad andar a lavorare io e mia
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1956
come la rimedi? ¶ – Aspetta a me, – disse Campriano. Andò
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1956
fuoco. Noi siamo andati a lavorare con le nostre
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1956
hai barattato la pentola a questi uomini? ¶ E lei
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1956
chiedermi niente; poi tocca a me lavorare! Non la
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1956
parti. La donna cascò a terra in un lago
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1956
I due di Ciciorana, a occhi sbarrati: – Campriano, – dissero
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1956
cannuccia la devi dare a noi. ¶ – Eh no, – disse
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1956
vendette la cannuccia. Andarono a casa loro, attaccarono briga
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1956
furono messi nella galera a vita. ¶ (Lucchesìa) ¶ 83 ¶ Il regalo
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1956
si decide: – Voglio andare a cercare questo vento che
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1956
per le montagne. ¶ Arrivato a Castel Ginevrino, picchiò alla
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1956
vostro marito? ¶ – È andato a soffiare un po’ tra
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1956
obbedito. Ma non darla a nessuno, che se la
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1956
Geppone ringraziò e partì. A metà strada, nel bosco
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1956
e li ricondusse tutti a casa; – mettetevi a tavola
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1956
tutti a casa; – mettetevi a tavola –. Poi disse alla
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1956
che il Priore manda a chiamare la moglie di
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1956
questa la devi dare a me. ¶ – E io con
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1956
raccomandato, di non dirlo a nessuno. Ora, di ripresentarmi
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1956
nessuno. Ora, di ripresentarmi a lui non ho più
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1956
la vuol rendere e a me tocca sempre patire
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1956
detto di non darla a nessuno. Ora va’ in
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1956
in mano e comincia a menare bastonate al povero
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1956
al povero Geppone, fino a spaccargli le ossa. ¶ Appena
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1956
incontro per la strada a chiedergli com’era andata
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1956
volta –. Li fece mettere a tavola e aperse la
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1956
questa non vuol darla a nessuno. ¶ Il prete fece
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1956
Fioravante si domandava se a vederla tornare così suo
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1956
che è in cima a una montagna a picco
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1956
cima a una montagna a picco come una torre
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1956
falso nipote non riuscì a persuaderlo con la storia
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1956
Ma aggiunse: – Sai, Fioravante, a tavola non devi aprire
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1956
bocca; tu sei abituato a stare coi cavalli e
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1956
cavalli e ti metteresti a nitrire. Siamo intesi? – e
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1956
mia cavallina. ¶ Il Re a sentire quella stranezza, voleva
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1956
Regine si videro seduti a tavola col servitore e
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1956
parlerò io per lui. ¶ A sentir parlare la cavallina
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1956
alla mia coda. Andremo a fare un giro così
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1956
Re di Parigi scrisse a Londra al fratello, che
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1956
ti dimenticherai di me… ¶ A sera, prima di ritirarsi
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1956
Fioravante pensò di andare a salutare la cavallina come
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1956
qualche modo egli diede a Sandrina una ricca dote
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1956
così da farla sposare a un mercante di Fiesole
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1956
disse: – Stasera devi andare a spegnere i lumi in
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1956
nipote. – Questa sera vai a vegliare un morto, – disse
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1956
E andò in chiesa a vegliare il morto. C
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1956
guarderete per bene riuscirete a tenerla fino a diciott
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1956
riuscirete a tenerla fino a diciott’anni. ¶ Il Re
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1956
era là sopra. ¶ Arrivata a diciott’anni, cominciò a
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1956
a diciott’anni, cominciò a pregare la governante che
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1956
tetto con una scala a pioli e ci trovarono
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1956
si tenne la ragazza a casa insieme con le
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1956
La ragazza si mise a ricamarlo e ne venne
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1956
contadina glielo portò restò a bocca aperta, e le
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1956
la polvere, che provasse a ricamare un po’ quello
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1956
Ma dove ha imparato a ricamare così bene, vostra
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1956
conoscere, e l’andava a trovare mentre lavorava. E
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1956
La maggiore chiese condanna a morte, la seconda condanna
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1956
morte, la seconda condanna a vita, la terza a
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1956
a vita, la terza a vent’anni, e la
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1956
chiese solo una condanna a otto anni, ma chiusa
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1956
ragazza e l’andarono a riferire al Re. – Cacciate
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1956
i dieci uccellini caddero a terra e restarono morti
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1956
l’erba e corse a strofinarla sul cadavere del
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1956
del figlio del Re. A poco a poco, il
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1956
del Re. A poco a poco, il figlio del
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1956
notizia la tennero segreta a tutti, tranne che alla
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1956
della bella sorpresa, prese a mandar loro ogni giorno
90
1956
canti e vollero andare a vedere cosa c’era
91
1956
prigione. Andarono le guardie a prenderla, ed ecco che
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1956
vide uscire di prigione a braccetto del figlio del
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1956
che era alla finestra a veder passare la prigioniera
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1956
passare la prigioniera, restò a bocca aperta. ¶ – Babbo, mamma
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1956
la sposa, – devo andare a casa mia a salutare
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1956
andare a casa mia a salutare i miei genitori
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1956
in mano per andare a liberare le figlie del
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1956
Il fornaio disse: – Proviamo a fargli vento con la
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1956
innalzarsi e poi, tutt’a un tratto, precipitare in
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1956
il fornaio, si misero a strepitare: – Come? Lui che
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1956
per voi. Ora tornate a palazzo con noi, buone
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1956
dite sempre di sì a quel che diciamo noi
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1956
Ma le figlie cominciarono a trovare scuse per rimandare
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1956
il povero fornaio riuscisse a ritornare. ¶ Lasciato laggiù in
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1956
carrozza con un tiro a sei. Aveva schiacciato la
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1956
montato sul suo tiro a sei e seguito dal
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1956
guerra? ¶ – Per la pace a chi m’ama e
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1956
e per la guerra a chi m’ha tradito
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1956
in cima alla torre a guardare con il cannocchiale
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1956
insospettì e lo mandò a chiamare. – Fioravante, – gli disse
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1956
nel mortaio. Come faccio a lasciarti la corona? ¶ – Caro
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1956
E pensò di scrivere a suo fratello Re di
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1956
un po’ suo figlio a Corte, così da dimenticare
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1956
lontano, i lampi presero a far lume, e si
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1956
bosco, un lumicino. Arrivò a una casina, bussò, e
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1956
zio Re di Parigi a imparare l’istruzione. ¶ Rispose
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1956
se ci sto…! ¶ Andarono a Parigi. Lo zio accolse
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1956
fu messo nella stalla, a lustrare i cavalli e
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1956
lustrare i cavalli e a mangiare biada con loro
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1956
Nessuno è mai riuscito a catturare una pariglia per
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1956
sarai decapitato. ¶ Fioravante, che a star sempre nella stalla
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1956
piante, e passando vicino a una quercia sentì una
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1956
e monta in groppa a me. ¶ Fioravante legò a
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1956
a me. ¶ Fioravante legò a un albero la sua
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1956
bestia, montò sulla cavallina a pelo nudo e andò
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1956
servitore lo voglio invitare a pranzo. ¶ Ma l’assassino
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1956
perché s’è abituato a mangiar biada come i
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1956
Così convinse il Re a non invitarlo, e invece
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1956
con gli anni, purtroppo; a chi la lascerà, la
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1956
finisse per toccare proprio a me… ¶ Il Re gli
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1956
ma mi è morta a quattordici anni. E non
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1956
troppo. Digli che provi a fare quello che dice
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1956
le Indie Basse, portandosi a bordo la fida cavallina
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1956
con un’acciuffata riuscì a pigliarlo al volo. – Mettilo
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1956
lì. Fioravante si mise a scavare: scavò, scavò e
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1956
su ma non riusciva a muoverla, come fosse diventata
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1956
con la pietra. Andò a domandare consiglio alla cavallina
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1956
disse la cavalla, – che a Isolina le manca una
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1956
di rosa. ¶ Fioravante andò a bussare dalla Badessa e
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1956
per portarla al convento a seppellire. ¶ Allora la cavallina
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1956
se la disputavano facendo a tira tira. Il pesce
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1956
sé. I delfini andarono a coda levata tutti e
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1956
Per vendicarsi si misero a mangiare tutti i pesciolini
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1956
aveva portato la treccia a Fioravante che lo aspettava
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1956
si contentò e mandarono a chiamare il Re di
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1956
del fornaio che veniva a portare il pane a
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1956
a portare il pane a palazzo, e il fornaio
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1956
lei. Ma come fare a chieder la sua mano
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1956
il Re lo viene a sapere, povero te! ¶ – Era
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1956
per questo che venivo a parlarle, – disse il fornaio
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1956
fornaio, – perché lei cominci a preparare il terreno con
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1956
nemmeno! Il Re comincerebbe a prendersela con me e
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1956
un giovane ostinato, continuò a insistere ogni giorno col
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1956
fece: – Ebbene, ne parlerò a Sua Maestà, ma bada
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1956
e di tenerle chiuse a pane e acqua. ¶ Ce
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1956
carrozza chiusa, coi servitori, a fare una trottata per
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per lo stradone. Arrivate a mezza strada, sullo stradone
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1956
fitta, e in mezzo a questa nebbia venne fuori
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ricerche, tutto inutile: tornarono a palazzo a mani vuote
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1956
inutile: tornarono a palazzo a mani vuote. Al Re
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1956
messo con due compagni a girare il mondo. Una
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1956
nei piatti. Si sedettero a mangiare, poi trovarono tre
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1956
letti rifatti e andarono a dormire. ¶ Al mattino accanto
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1956
che due sarebbero andati a caccia e uno sarebbe
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1956
e uno sarebbe restato a fare da cucina. Andò
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1956
fare da cucina. Andò a caccia il fornaio con
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1956
e gli si mise a ballare fra i piedi
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1956
piedi. Più s’accaniva a dar pedate, meno riusciva
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1956
dar pedate, meno riusciva a togliersela di torno. Alla
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1956
di torno. Alla fine, a un calcio più forte
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1956
randello il gobbino cominciò a mulinare bastonate. Era un
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1956
si buttò sul letto; a far da cucina non
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1956
pronto e lui era a letto e gliene domandarono
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1956
stava meglio e andò a caccia col fornaio. Restò
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1956
fornaio. Restò l’altro a far da cucina, andò
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1956
Anche lui la prese a pedate sperando di togliersela
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1956
da mandarlo anche lui a letto mezzo morto. ¶ – Il
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1956
ha fatto male anche a me, – disse, quando i
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1956
palla d’oro cominciò a ruzzolargli tra i piedi
180
1956
la palla era sempre a ballargli intorno. Salì in
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1956
voleva, si mise tranquillamente a spennare un pollo. ¶ Dopo
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1956
compagni m’hanno preso a calci e tu no
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1956
calci e tu no; a loro li ho presi
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1956
loro li ho presi a bastonate, a te ti
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1956
ho presi a bastonate, a te ti voglio aiutare
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1956
il fornaio, – allora aiutami a far da cucina, che
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1956
perdere abbastanza tempo. Vammi a prendere la legna e
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1956
spacco. ¶ Il gobbino prese a reggergli un ciocco, il
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1956
nel pozzo. ¶ – Ma va’! A chi la conti! ¶ – Se
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1956
vita e lo calarono. A metà del pozzo c
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1956
contentezza dei due innamorati a ritrovarsi! Ma la figlia
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fornaio tutto contento seguitò a calare fino in fondo
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1956
tenerla ferma la leghi a questa tavola di marmo
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1956
riesce. ¶ Il Gigante che a farsi aggiustare quell’occhio
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1956
sulle spalle si mise a corrergli dietro a tentoni
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1956
mise a corrergli dietro a tentoni. Ma comprendendo che
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1956
avrebbe mai raggiunto ricorse a un’astuzia: – Fiorentino! – gridò
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1956
Fiorentino, – questo lo porto a Firenze e lo faccio
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1956
e lo faccio vedere a chi non mi crede
200
1956
non ce la faceva a sollevare il dito. Cercò
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1956
lo trovò più. ¶ Arrivò a Firenze con un palmo
202
1956
se l’era tagliato a falciare l’erba. ¶ (Pisa
203
1956
C’era un Re a Napoli che aveva tre
204
1956
e andò dal Re a fare la spia. Vedendolo
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1956
la spia. Vedendolo entrare a fare la spia i
206
1956
La Regina, che stava a pianterreno, appena vide le
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1956
la damigella, la legarono a un albero e la
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1956
Regina invece la portarono a casa e la tennero
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1956
boccetta e si mise a innaffiare con quel veleno
210
1956
ci badarono, si misero a mangiare e morirono tutti
211
1956
per riposarsi e tutto a un tratto le vennero
212
1956
la soccorsero, la portarono a casa loro e dicevano
213
1956
col figlioletto si fermò a vivere nella casa dei
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1956
casa dei pastori, mentre a Napoli i due cognati
215
1956
la Regina si mise a girare per le stanze
216
1956
lunga. Salì e giunse a una porta socchiusa, aperse
217
1956
dell’altro. Nessuno era a conoscenza del nostro amore
218
1956
Un giorno fui costretto a confessarle che stavo per
219
1956
volentieri, io sono disposta a tornare a casa mia
220
1956
sono disposta a tornare a casa mia.» Io le
221
1956
padre: appena fu davanti a lui cavò fuori un
222
1956
commozione del momento, raccontai a mio padre il perché
223
1956
di una lunga fune a calarmi giù e a
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1956
a calarmi giù e a scappare nel bosco. Dopo
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1956
disse il Principe, – poiché a voi è morto il
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1956
morto il marito e a me la moglie, e
227
1956
Il cavallo della Regina a un tratto ombrò, fece
228
1956
proseguì verso la Scozia a portare il bambino in
229
1956
e là in mezzo a quei precipizi scorse una
230
1956
Tornò più tardi, già a buio, picchiò ancora, non
231
1956
l’uomo peloso uscì a caccia e la moglie
232
1956
se l’era portata a casa e le portava
233
1956
storie. – Ma come facciamo a scappare di qui? – chiese
234
1956
era un uscio che a passar di lì si
235
1956
Regina arrivarono in Scozia. A veder la Regina che
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1956
due usurpatori che regnavano a Napoli. Mandò ambasciatori al
237
1956
radunarono attorno al trono a prestare giuramento. Accanto al
238
1956
e i Generali venivano a tendere la spada di
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1956
la spada di fronte a loro. Quando toccò al
240
1956
Generale del Portogallo, tutt’a un tratto la Regina
241
1956
me figlia del Sole, a me nipote di Re
242
1956
E quando fu vicino a compiere i vent’anni
243
1956
d’Inghilterra non va a nozze in carrozza ma
244
1956
nozze in carrozza ma a cavallo, e quando sarà
245
1956
era la cavallina bardata a festa con sopra la
246
1956
precisa del suo compleanno. A un tratto la cavallina
247
1956
di stalla –. Andò e a quella gente parve un
248
1956
il nuovo stalliere cominciò a girargli un’idea per
249
1956
il capo. Ne parlò a sua madre: – Mamma, a
250
1956
a sua madre: – Mamma, a dirtela, sbaglierò, ma quello
251
1956
stalliere, che rispose: – Mah, a me dei fiori me
252
1956
un’altra prova: invitalo a tavola a tagliare il
253
1956
prova: invitalo a tavola a tagliare il pane: se
254
1956
maneggiare le armi; prova a batterti con lui. ¶ La
255
1956
madre. Allora la invitarono a raccontare la sua storia
256
1956
il Drago penò molto a vincere la corrente, ma
257
1956
quando sulla spiaggia galoppando a più non posso si
258
1956
cavallina. ¶ Si misero fronte a fronte, cavallina e Drago
259
1956
Guarda bene e vede a una finestra una bella
260
1956
Qualcosa dev’essere successo a mia moglie!». E s
261
1956
moglie!». E s’affrettò a vincere la guerra per
262
1956
la guerra per tornare a casa. ¶ Arrivato alla città
263
1956
pure morta e cominciò a disperarsi. Ma mentre piangeva
264
1956
tutte le sere andava a conversazione e sentiva ragionare
265
1956
perché era sempre rimasto a Firenze e gli pareva
266
1956
fu partito. Cammina cammina, a buio chiese alloggio per
267
1956
Il curato lo invitò a cena e mangiando gli
268
1956
per poter poi tornare a Firenze e aver qualcosa
269
1956
da raccontare disse: – Anche a me m’è venuto
270
1956
Fiorentino e il curato. ¶ A buio arrivarono a una
271
1956
curato. ¶ A buio arrivarono a una fattoria. Chiesero alloggio
272
1956
voglia di viaggiare anche a lui, e all’alba
273
1956
Fiorentino, – così quando torniamo a casa avremo da raccontare
274
1956
tre si dissero: – Be’, a stare al servizio di
275
1956
e accettarono. Li portò a dormire e rimasero intesi
276
1956
il curato si chinava a guardare le carte, il
277
1956
che sarà da raccontare a Firenze! – pensò il Fiorentino
278
1956
il fattore sarebbe toccato a lui, e che quindi
279
1956
sistemare lui voleva andare a pranzo. Si sedettero a
280
1956
a pranzo. Si sedettero a tavola, e il Fiorentino
281
1956
il Fiorentino non riusciva a ingollare nemmeno un boccone
282
1956
pranzo il Fiorentino principiò a dire: – Peccato! Lei è
283
1956
codest’occhio… ¶ Il Gigante a sentirsi osservato in quell
284
1956
in quell’occhio, stava a disagio, e cominciò ad
285
1956
ad agitarsi sulla sedia, a batter le palpebre e
286
1956
nel prato? E andiamo a cercarla, allora. ¶ E lo
287
1956
casa e la mise a bollire in una pentola
288
1956
Gigante. – Lei è capace a resistere al dolore senza
289
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Povero il mio Giuseppe! A quest’ora lui sarà
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bell’e morto e a me tocca la stessa
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che s’era sposata a un vecchio pescatore, ora
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seguì pian piano, fino a che vide in fondo
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Anche Giuseppe si gettò a nuoto, fece il giro
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riuscì dopo grandi sforzi a smuovere il pietrone. Calò
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che lui issava fino a sé. Erano le pelli
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nell’isola, e riuscirono a passarlo prima che fosse
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il desiderio di tornarsene a Torino, sua città natale
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ricchezze e remò fino a perdere di vista l
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soffiò nella tromba marina a chiamare soccorso. Era una
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una nave che andava a Costantinopoli. Così Giuseppe vide
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della sua giovinezza, andò a Costantinopoli, e con le
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e gioielliere; e tornò a Torino ricco e felice
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La figlia del Sole ¶ A un Re e a
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A un Re e a una Regina, finalmente, dopo
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e che era destinata a far innamorare di sé
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Re e la Regina, a sapere che la loro
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per trovare un rimedio a quella sorte, fecero costruire
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l’abbandonò. Di lì a poco la figlia del
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altro Re che andava a caccia: sentì i vagiti
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la bambina fu allevata a palazzo come fosse figlia
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figlio del Re voleva a tutti i costi averla
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furono mandati i confetti a tutti i parenti, amici
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fave, andarono gli Ambasciatori a portare i confetti anche
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portare i confetti anche a lei. ¶ Gli Ambasciatori bussarono
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testa sulla toletta. Vado a prenderla –. Andò su con
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Quando gli Ambasciatori giunsero a palazzo, con gli occhi
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anch’io, quand’ero a casa. ¶ – Bene, – disse lo
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Re si lasciò convincere a prendere un’altra moglie
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dalla figlia del Sole a portarle i confetti. Bussarono
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gelosa e ambiziosa, cominciò a dire: – Uh, bella roba
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Ma che storie venite a raccontare! Fate morire tutte
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nozze tornarono gli Ambasciatori a portare i confetti. ¶ – Uh
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tela d’un ragno a prendere i confetti. ¶ – Stavolta
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cervello e lei continuava a cavarla fuori che sembrava
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e lei si rimise a posto l’orecchio, gli
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era tanto bella che a Corte tutti volevano sapere
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trine che mi facevo a quella maniera. ¶ – Te’ il
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figlio del Re continuava a perdere mogli, ma era
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come farlo vivere. ¶ Mandarono a chiamare una vecchia maga
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mai visto. Allora pensarono a quella ragazza che sapeva
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meravigliose e la mandarono a chiamare. ¶ – Sì, sì, orzo
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andare lei in persona a porgere la pappa al
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che se ne stava a letto a occhi chiusi
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ne stava a letto a occhi chiusi. Ma era
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occhio della ragazza. ¶ – Come? A me sputi in un
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la pappa d’orzo, a me figlia del Sole
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Re. ¶ Un contadino venne a vendere una vacca pregna
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del carro e comincia a sbraitare: – La vacca sta
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la cosa venne subito a noia. E le disse
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lo consigliò d’andare a sentire la Regina, che
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palazzo reale, s’accostò a un cameriere e gli
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Il contadino allora prese a girare intorno al muro
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scoppiò in singhiozzi davanti a lei, dicendole l’ingiustizia
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Il Re domani va a caccia fuori porta. Là
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di pescare. Il Re, a vedervi pescare in quel
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sacco. Tu sei stato a consiglio dalla Regina. ¶ Il
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Dunque, puoi tornartene subito a casa da tuo padre
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piace, e stasera tornatene a casa tua, al tuo
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una grazia, di aspettare a domani per partirmene. Di
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aleatico delle cantine reali. A cena il Re mangiò
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la vista, poi cominciò a farfugliare, e da ultimo
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e venitemi dietro. Guai a chi di voi dice
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non si fermò che a casa sua, a tarda
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che a casa sua, a tarda notte. ¶ – Apritemi, babbo
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s’affacciò subito: – Tu a quest’ora? Ah, te
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detto! Ho fatto bene a serbarti i panni di
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e va anche lei a letto accanto al Re
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avevo detto d’andare a casa tua? ¶ – Sì, Maestà
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detto, Maestà, di tornarmene a casa mia e di
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Il Re si mise a ridere e fecero la
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fecero la pace. Tornarono a palazzo reale, e ancor
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e il padre pensò a lui come a quello
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pensò a lui come a quello che gli sarebbe
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nome; così si risolse a lasciar partire Giuseppe, che
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che affondava si mise a cavalcioni del suo baule
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i selvaggi si misero a guardarlo interessati, e molti
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che non voleva darlo a nessuno di loro ma
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nessuno di loro ma a qualcuno superiore a loro
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ma a qualcuno superiore a loro, ed essi gli
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terra giglia, e insegnò a cuocere i mattoni e
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cuocere i mattoni e a far le case. Il
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era solo, in mezzo a quel popolo incivile, su
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non aver dato retta a suo padre. ¶ Tutt’a
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a suo padre. ¶ Tutt’a un tratto la figlia
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s’ammalò e venne a morte. Ci fu gran
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resto pur sempre io a tenerle compagnia. ¶ – Eh, – disse
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preziose. E lui pensava a quanto poco tutte quelle
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valessero per lui, condannato a finire lì i suoi
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L’animale s’avvicinò a un cadavere, lo prese
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strattone in aria fino a farselo girare sulle spalle
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ma non voleva fuggire a mani vuote, con tutte
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le ricchezze che aveva a portata di mano. Perciò
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isolani. ¶ Passò la giornata a preparare la roba che
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fosse richiusa per palesarsi a quella compagna di sventura
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volle andare un po’ a caccia. Nel bosco lo
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Uliva, cosa ci sto a fare?» Ma in mezzo
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lumicino e andò là a cercar ricovero. Bussò e
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avvicinarsi al fuoco e a scaldarsi, e si mise
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scaldarsi, e si mise a sfaccendare intorno in onore
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Uliva andò di là a preparare il letto per
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vicino al camino cominciarono a dire: – Mamma, mamma, raccontateci
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ho sonno e starò a sentire volentieri. ¶ Così pregata
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si sedette e cominciò a raccontare la novella. Il
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la novella. Il Re a poco a poco si
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Il Re a poco a poco si fece serio
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ascoltava con ansia, continuava a chiedere: – E poi? E
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volto. – Ora bisogna tornare a palazzo, – disse, – e farla
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disse, – e farla pagare a mia madre come merita
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il Re fece ritorno a palazzo, e non disse
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la notte, in mezzo a quella burrasca? ¶ – Bene l
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era tutto il popolo a vedere il funerale! ¶ – Vorrei
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il funerale! ¶ – Vorrei andare a mettere dei fiori sulla
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fiori sulla tomba, e a veder bene com’è
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ritrovato. ¶ La Regina tornò a chiudersi in quel convento
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Lo solleva, si mette a stropicciarlo e sotto la
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mi dà in regalo! ¶ A casa lo aspettava sua
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se il Re parla a questo modo! Ti credi
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sue mani e cominciò a rigirarlo e a sbirciarlo
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cominciò a rigirarlo e a sbirciarlo da tutte le
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un reggimento di soldati. ¶ A quel comando il contadino
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e fatta la riverenza a Sua Maestà se n
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Maestà se n’andò a casa lasciando il mortaio
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mancia. ¶ – Figlia mia, – disse a Caterina, – ti sei tirata
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il lino e comincia a scuoterlo. Si sa che
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le raccattò e disse a suo padre: – Tenete qui
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questa vostra figliola! Mandatemela a palazzo, che ho piacere
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né di notte, né a piedi né a cavallo
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né a piedi né a cavallo. Che obbedisca punto
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punto, pena la testa a tutti e due. ¶ Il
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due. ¶ Il contadino arrivò a casa più morto che
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capra e le monta a cavalcioni con un piede
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così non era né a piedi né a cavallo
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né a piedi né a cavallo) e conciata in
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quando seppero che obbediva a un comando del Sovrano
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poté trattenersi dallo scoppiare a ridere, e disse: – Brava
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ti faccio Regina. Però a una condizione, ricordatela: bada
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opporre. Però tu bada a quel che fai, perché
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Re se fa presto a volere fa anche presto
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volere fa anche presto a disvolere. A ogni modo
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anche presto a disvolere. A ogni modo lasciami questi
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li terrò qui appesi a un cavicchio; caso mai
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caso mai dovessi ritornartene a casa, li troverai al
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non mi vedrete venire a riprenderla, allora fate pure
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La bambina fu tenuta a balia dalla moglie del
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moglie del contadino che a vederla così garbata e
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figlia sua; presto imparò a camminare, a giocare con
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presto imparò a camminare, a giocare con gli altri
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gli altri bambini e a far le faccenduole adatte
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saperne nulla crebbe fino a dieci anni. ¶ Quando ebbe
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veder comparire l’Ebreo a riprenderla. Ma passò anche
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di dare il battesimo a questa figliola. ¶ La fecero
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paese che era venuto a vedere. Le misero nome
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Uliva e la mandarono a scuola, perché imparasse i
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da donna e anche a leggere e scrivere. Così
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scrivere. Così quando giunse a diciotto anni, l’Uliva
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l’Ebreo. – Sono venuto a ripigliare la figliola. ¶ – Cosa
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diamo di sicuro! – gridarono a una voce i contadini
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povera gente fu obbligata a obbedire alla legge. Piangevano
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L’Ebreo, quando fu a casa, per prima cosa
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che crediamo noi. Guai a te se ti trovo
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te se ti trovo a leggere nel libro che
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nel fuoco e cominciò a bastonarla senza misericordia. ¶ L
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al primo e seguitava a leggerlo. Ma l’Ebreo
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parola, la portò vicino a un pancone, le fece
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gran palazzo. Voleva entrare a chieder un po’ di
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andava sotto il pero a desinare con quei frutti
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e mandò il servitore a coglierne qualcuna. Il servitore
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di frasche e cominciò a far la posta alla
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e le pere continuavano a venir morsicate. Allora decise
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dava un morso ora a una pera ora all
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servitore e si misero a battere il bosco dappertutto
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Re. – Come osi venire a rubare le mie pere
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chi ti ha conciato a questo modo! – e si
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l’ebbe sentita, – vieni a stare nel mio palazzo
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strega e non prendesse a odiarla. Di fatto, la
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le dava da mangiare a spizzico; perché s’era
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s’era accorta che a suo figlio le bellezze
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stette fuori sei mesi a visitare le Corti di
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dopo sei mesi tornò a casa e disse: – Senta
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arrabbi. Di principesse, solo a volerne, al mondo non
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il Re non stette a sentir sua madre, e
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era ben contento, quando a un tratto certi altri
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e lui fu obbligato a marciare coi soldati alla
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Uliva dunque restò sola a palazzo, e il Re
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aiutare la nuora tornò a palazzo, mise su le
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guardie. – Pena la testa a chi di voi trasgredisce
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e pena la testa a chi ne farà mai
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benefizio. ¶ L’Uliva camminò a caso nel bosco cercando
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l’uscio spalancato. Entrò a chiedere asilo, ma non
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due culle, e mise a dormire i bambini e
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tempo. ¶ Così Pietro andò a dormire con la prima
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Una pistolettata in capo a Pietro, una pistolettata in
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una pistolettata in capo a sua moglie, e così
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palazzo si svegliarono, corsero a vedere in camera di
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popolo sollevato, fu legata a una catasta di legna
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e le figlie, andando a salutarlo la mattina, guardavano
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per strada ti metti a parlare di cose da
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cose da donne, torni a casa difilato. ¶ S’accordarono
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scudiero Tonino di montare a cavallo e accompagnare la
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donne, la riportasse subito a palazzo. ¶ Così la Principessa
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tratto, quando si trovarono a traversare un canneto. La
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canne! Se le avessimo a casa, quante belle rocche
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l’ordine di ricondurvi a palazzo. Avete parlato di
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seconda. – Maestà, andrò io a comandare la battaglia. ¶ – Agli
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stessi patti. ¶ Così partirono a cavallo, lei con lo
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sottili! Se li avessimo a casa, ne faremmo chissà
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il cavallo. – Si ritorna a casa! Avete ricordato cose
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mi fidi di te? ¶ – A provarmi che male c
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guerra prima di cominciare a battagliarsi. ¶ Arrivarono al palazzo
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armi. Fanta-Ghirò cominciò a staccare le spade appese