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Benvenuto Cellini, Vita di Benvenuto di Maestro Giovanni Cellini fiorentino, scritta, per lui medesimo, in Firenze, 1562

concordanze di «a»

nautoretestoannoconcordanza
1
1562
la promette a me -. A queste parole invaghito Sua
2
1562
grandissimo desiderio di cominciare a lavorare, dissi a Sua
3
1562
cominciare a lavorare, dissi a Sua Eccellenzia che io
4
1562
io ero bene atto a servirlo di queste tale
5
1562
casa, la quale era a mio proposito, ed era
6
1562
prima intaccare sua Eccellenzia a danari o nulla, che
7
1562
casa tua libera -. Appresso a questo me ne fece
8
1562
la detta casa, e a chi sta a venderla
9
1562
e a chi sta a venderla, e il pregio
10
1562
io avevo promesso; appresso a questo Sua Eccellenzia aveva
11
1562
aveva dato espressa commessione a un certo suo maiordomo
12
1562
ditto Duca. Io parlai a questa bestia, e dissigli
13
1562
uomo dette la commessione a un certo pagatore secco
14
1562
malora mi fe' condurre a casa sassi, rena e
15
1562
fredde, io mi cominciai a sbigottire; o pure da
16
1562
animo, soffiavo in culo a quel Lattanzio Gurini per
17
1562
per farlo muovere; gridavo a certi asini zoppi e
18
1562
certi asini zoppi e a uno cecolino che gli
19
1562
disperato, sì perché cominciavo a sentire le cose di
20
1562
loro freddezza, mi sforzava a farmi udire sempre la
21
1562
LV. ¶ Avendo dato ordine a tutte le sopra ditte
22
1562
ditte cose, e cominciando a tirare innanzi per apparecchiarmi
23
1562
per apparecchiarmi più presto a questa sopra ditta impresa
24
1562
maiodomo; e io, andando a lui, lo trovai dopo
25
1562
grandissima riverenza, e lui a me con grandissima rigidità
26
1562
v'avevo cominciato drento a murare; e che molto
27
1562
fussi così ardito prosuntuoso. A questo io risposi che
28
1562
aveva dato le commessione a Lattanzio Gurini; e il
29
1562
dissi: - O maiordomo, insino a tanto che Vostra Signoria
30
1562
io le parlerò come a un ser Pier Francesco
31
1562
degno che io parlassi a un suo pari. A
32
1562
a un suo pari. A queste parole io mi
33
1562
maestri d'insegnar leggere a' fanciulli -. Ditto queste parole
34
1562
eran degni di parlare a papi e a imperatori
35
1562
parlare a papi e a imperatori e a gran
36
1562
e a imperatori e a gran re; e che
37
1562
chiamò, e messe mano a una certa sua pedantesca
38
1562
volevo per mio trattenimento. A questo io stetti un
39
1562
gli dissi che dicessi a Sua Eccellenzia come io
40
1562
volevo esser fatto secondo a nessuno di quelli che
41
1562
filo e mi messi a lavorare, faccendomi di continuo
42
1562
dicendomi che io attendessi a darmi buon tempo, e
43
1562
io m'ero messo a lavorare per il duca
44
1562
quelli mia giovani, tutti a dua gli dissono che
45
1562
più voglia di tornare a servire Sua Maestà. Trovato
46
1562
avendo condutta la cosa a quel termine che loro
47
1562
si ritornavano lavoranti sotto a di me come gli
48
1562
di poi la cominciai a far di terra, e
49
1562
io avevo fatto errore a partirmi, e che io
50
1562
loro impedita la via a quello che avevano ordinato
51
1562
che avevano ordinato contro a di me; e quelli
52
1562
che io dovessi tornare a ogni modo. Montato in
53
1562
ditta, ancora mi risolsi a passare innanzi. Avevo uno
54
1562
ora di arrivare prestissimo a Firenze, e ora di
55
1562
Istavo in tanta passione, a quel modo inresoluto, che
56
1562
poste per arrivare presto a Firenze. Non fu' d
57
1562
proposito assoluto di venire a tribulare in Firenze. Avendo
58
1562
arrivato che io fui a Piacenza iscontrai per una
59
1562
non conoscendo nessun rimedio a uscirgli delle mane, mi
60
1562
mi risolsi di andarlo a visitare; e giunsi appunto
61
1562
che lo ammazzorno. Giunto a Sua Eccellenzia, questo uomo
62
1562
cadde in proposito, dicendo a quelli ch'erano alla
63
1562
in Roma. E voltosi a me disse: - Benvenuto mio
64
1562
quel che voi avesti, a me ne 'ncrebbe assai
65
1562
mio padre per soddisfare a certi vostri nimici, i
66
1562
fu mai vera; e a me ne increbbe assai
67
1562
io lo volevo servire: a questo io risposi che
68
1562
la quale viene inaspettata a quelli che altrui offendono
69
1562
quelli che altrui offendono a torto, e a quelli
70
1562
offendono a torto, e a quelli che hanno poco
71
1562
cibo; da poi, montato a cavallo, me ne venni
72
1562
marito e una ancora a balia: trovai il marito
73
1562
io non mi avessi a sdegnar seco, non gli
74
1562
erano ordinati per lui. A questo io cognobbi che
75
1562
Firenze volevo dare ordine a tutte le sue figlioline
76
1562
nel 1545, essendo al Poggio a Caiano, luogo dieci miglia
77
1562
Firenze, io l'andai a trovare, solo per fare
78
1562
fa bene ogni cosa, a lui piacque: ché veggendomi
79
1562
disse: - O poco premio a tante belle e gran
80
1562
volessi fare qualche cosa a me, io ti pagherei
81
1562
natura tanto ti lodi -. A queste parole io aggiunsi
82
1562
non mi potessi stare a udire. Da poi finito
83
1562
quella sua bella piazza. A questo mi rispose, che
84
1562
modelletto. Volentieri mi messi a fare il detto modello
85
1562
arte. Venne il Duca a Firenze e innanzi che
86
1562
sua guardaroba, lo venne a vedere insieme con la
87
1562
al mio modello, perché a me basta la vista
88
1562
più di tre volte -. A questo fu non piccola
89
1562
che si poteva fare. A questo io gli dissi
90
1562
che certissimo io atterrei a Sua Eccellenzia molto più
91
1562
che io gli promettevo. A questo Sua Eccellenzia mi
92
1562
i mia bisogni, ché a quella amplissimamente darebbe ordine
93
1562
io fussi stato astuto a legare per contratto tutto
94
1562
nel dar buon ordine a esse. Però non conoscendo
95
1562
con l'opere mie a quanto io l'ho
96
1562
di quanto la promette a me -. A queste parole
97
1562
più occasione di perdermi. A queste parole subito si
98
1562
partirmi del suo regno. A questo il Re disse
99
1562
e lui, per piacere a Madama di Tampes, disse
100
1562
questo vostro Benvenuto; e a questo modo voi non
101
1562
io lo meritavo bene. A questo il Re per
102
1562
per conpagnia si messe a ridere, e disse che
103
1562
ai piaceri, aveva commesso a Piero Strozzi che conducessi
104
1562
cosa grandissima e difficile a condurvele, pure a quel
105
1562
difficile a condurvele, pure a quel mirabil soldato, unico
106
1562
essi me n'andai a una città, che era
107
1562
cardinal di Ferrara disse a Sua Maestà come io
108
1562
arrivato in quel luogo. A questo il Re non
109
1562
causa che io ebbi a stare di molti giorni
110
1562
stare di molti giorni a disagio. E veramente che
111
1562
che io potessi andare a spasso infino in Italia
112
1562
concedessi questa tal grazia. A un tratto lo viddi
113
1562
rizzossi da sedere e a me disse in lingua
114
1562
matto; portatene questi vasi a Parigi, perché io gli
115
1562
ne lasciassi la cura a lui; e anche, se
116
1562
aveva dato in custode a Sua Signoria reverendissima, e
117
1562
mi partirei, per tornare a un sol minimo cenno
118
1562
io me n'andassi a Parigi, e quivi sopra
119
1562
liberamente andare. ¶ XLIX. ¶ Andatomene a Parigi, sì come m
120
1562
mille cinquecento scudi. Dissi a Ascanio, che si ricordassi
121
1562
obrigo che io avevo a quel buon Re, e
122
1562
del Re, e dissono a messer Guido e al
123
1562
stesso mi condolevo, dicendo: - A chi lascio la roba
124
1562
questo, che mi sforza a far questo viaggio? Pur
125
1562
che voi gli rimandiate a ogni modo: e del
126
1562
noia nulla, e andate a godervi questo viaggio felicemente
127
1562
la mattina seguente attesi a camminare innanzi, né mai
128
1562
per portare una elimosina a sei povere meschine verginelle
129
1562
Trovandoci un giorno presso a Lione a una giornata
130
1562
giorno presso a Lione a una giornata, era vicino
131
1562
ore, cominciò il cielo a fare certi tuoni secchi
132
1562
e fermatomi alquanto, cominciò a cadere una gragnuola senza
133
1562
mi faceva gran male: a poco a poco questa
134
1562
gran male: a poco a poco questa cominciò a
135
1562
a poco questa cominciò a ringrossare di modo che
136
1562
addietro con grandissima furia a corso, tanto che io
137
1562
che così dicevo divotamente a Dio, venne un di
138
1562
di cadere in terra; a me ne colse uno
139
1562
Similmente ne colse uno a quel povero vecchio di
140
1562
far qualche opera, cominciai a raddoppiarmi e' panni in
141
1562
capo: e così dissi a Lionardo, che accorruomo gridava
142
1562
una gran fatica più a campar lui che me
143
1562
noi potemmo ci rimettemmo a cavallo; e in mentre
144
1562
nostra, che pare impossibile a dirlo. Erano tutti gli
145
1562
per compiacerle, si misse a giurare che mai più
146
1562
parole me le venne a dir subito un paggio
147
1562
tanta còllora, che gittato a traverso tutti i miei
148
1562
Dio, e subito andai a trovare il Re. Dipoi
149
1562
reverenza che s'appartiene a un Re, subito con
150
1562
cosa presi isperanza, e a poco a poco accostatomi
151
1562
isperanza, e a poco a poco accostatomi a Sua
152
1562
poco a poco accostatomi a Sua Maestà, perché si
153
1562
io avevo da mostrargli a casa mia qualche cosa
154
1562
io volevo che venissi a vederle. Allora io dissi
155
1562
che io mi avviassi a casa, e che allora
156
1562
gli andava, lei disse a Sua Maestà che non
157
1562
andare manco lui. Ebbe a rimettersi più di due
158
1562
quel dì non venne a casa mia. L'altro
159
1562
di voler venir subito a casa mia. Andato al
160
1562
la sua mordace lingua a dir tanto male di
161
1562
di quella degna Corona. A questo quel buon Re
162
1562
disse, che voleva venire a casa mia, solo per
163
1562
così dette la fede a Madama di Tampes di
164
1562
fare. E subito venne a casa, dove io lo
165
1562
gran porta; e giunto a essa il Re rimase
166
1562
che lui aveva promesso a Madama di Tampes. Né
167
1562
mie voglie, e atteso a compiacere a tutte le
168
1562
e atteso a compiacere a tutte le voglie vostre
169
1562
io vi darò poi a divedere come io uso
170
1562
voglio che si faccia a mio modo. Pertanto vi
171
1562
Pertanto vi dico: attendete a ubbidire a quanto v
172
1562
dico: attendete a ubbidire a quanto v'è detto
173
1562
detto, perché stando ostinato a queste vostre fantasie, voi
174
1562
sia vero; solo dico a Quella, che il mio
175
1562
e tutto quello che a Vostra Maestà paressi che
176
1562
quel vaso, per mostrare a Vostra Maestà quella bella
177
1562
già in Italia, solo a vostra requisizione voi mi
178
1562
mi parve che, ragionandone a caso, Vostra Maestà dessi
179
1562
Maestà dessi le commessione a monsignor di Villurois suo
180
1562
segretario, il quale commesse a monsignor di Marmagnia e
181
1562
non mi sarei messo a gettare queste grande opere
182
1562
mai. Conosciuto ora che a Dio non è piaciuto
183
1562
era gratissimo. E voltosi a quei Signori disse queste
184
1562
di volere licenza; perché a me non era passata
185
1562
più parola, ché guai a me; e poi aggiunse
186
1562
lo pregai che venissi a vedere la gran figura
187
1562
potria; e subito commesse a un suo segretario, che
188
1562
ami -: qual gran parola a un re non si
189
1562
al suo palazzo, venne a replicare le gran parole
190
1562
mio; e certamente che a questa volta molto virtuosamente
191
1562
aveva mai più pensato a' fatti mia, e che
192
1562
di darmi in custode a qualche persona che mi
193
1562
il detto giuoco appartengono -. A questo io dissi: - Del
194
1562
che io mi vadia a dolere al Re, io
195
1562
propia mana del Re -. A queste mie parole il
196
1562
poi me n'andai a trovare quelli notari, che
197
1562
di modo che, quando a me venissi bene il
198
1562
non ne saria altro. A me bastò essere accennato
199
1562
l'altro giorno cominciai a mettere mano all'arme
200
1562
non voleva più venire a 'iutarlo. Per la qual
201
1562
servizio di Sua Maestà. A questo il Re se
202
1562
di Giove. Avendola assettata a mio modo, me ne
203
1562
ne andai con essa a Fontana Beliò, dove era
204
1562
v'era luogo più a proposito dove metterlo che
205
1562
grande apparecchio, tutto fatto a arte, io da per
206
1562
trattenuto il Re insino a notte per fare uno
207
1562
e come Idio promette a quelle creature che hanno
208
1562
i quali erano instruiti a posta da Madama di
209
1562
Tampes per dire contro a di me. Veduto entrare
210
1562
Quei Signori, che avevano a dire contr'a di
211
1562
avevano a dire contr'a di me, pareva che
212
1562
si mostravano punto bene; a questo il Re disse
213
1562
antiche, ancora quelle superano -. A questo Madama di Tampes
214
1562
accrescessi maestà: il quale a quelle parole io lo
215
1562
dalla passione, volsi cominciare a parlare: subito il savio
216
1562
contento me ne tornai a Parigi; e subito giunto
217
1562
sottilissimi. Questi io feci a tutti quei mia lavoranti
218
1562
ragazzi di stalla, dando a tutti animo che m
219
1562
sollecitudine mi missi intorno a finire quella grande statua
220
1562
e commetterla da poi a coda di rondine, sì
221
1562
perché io avevo comandato a tutti quelli a chi
222
1562
comandato a tutti quelli a chi io davo le
223
1562
vi conducessino meretrice; e a questo io ne facevo
224
1562
essendo venuta una notte a trovare Ascanio, non se
225
1562
cominciato quei più vicini a salire su per i
226
1562
e andavavi assai popoli a posta per vederla. E
227
1562
faceva muovere gli occhi a quella testa, e la
228
1562
e alcuni astuti, venuti a vedere e non si
229
1562
mentre io m'attendevo a mettere insieme la mia
230
1562
cose che s'appartengono a quelli che scrivono le
231
1562
affortificare prestamente Parigi: venne a posta per me a
232
1562
a posta per me a casa, e menommi intorno
233
1562
casa, e menommi intorno a tutta la città di
234
1562
suo Amiraglio che comandassi a quei populi che mi
235
1562
bestia, conferito il tutto a Madama di Tampes, lei
236
1562
ingegnere sanese ed era a Diepa, poco più d
237
1562
missi con gran sollecitudine a mettere insieme la mia
238
1562
porta di bronzo, e a finire quel gran vaso
239
1562
venne il buon Re a riposarsi alquanto a Parigi
240
1562
Re a riposarsi alquanto a Parigi. Essendo nata questa
241
1562
dato loro quella grazia. A il Mare avevo posto
242
1562
la salina. Era sotto a questa detta figura i
243
1562
accomodato il pepe. Sotto a questa femina avevo fatto
244
1562
che io la riportassi a casa mia, e che
245
1562
e che mi direbbe a tempo quello che io
246
1562
dovessi fare. Porta'nela a casa, e subito invitai
247
1562
e fummo i primi a 'doperarla. Di poi seguitavo
248
1562
lo lasciassi andare insino a Roma, e gli facessi
249
1562
con le sue mane a gara meco, prese quell
250
1562
al suo luogo. Avendo a fatto cacciato via la
251
1562
mi partorì una figliuola a' dì sette di giugno
252
1562
dì sette di giugno, a ore tredici di giorno
253
1562
contentò una sua zia, a chi io la resi
254
1562
similmente; la porta cominciava a mostrare le sue bellezze
255
1562
tempo capitò il Re a Parigi; e se bene
256
1562
per non mi avere a impedire in quest'altre
257
1562
luogo. Venne il Re a Parigi, come ho detto
258
1562
subito se ne venne a casa mia, e trovato
259
1562
era portato molto male a non mi dar niente
260
1562
ma che voleva rimediare a questo tale inconveniente, perché
261
1562
parole; e, da vedere a non vedere, una volta
262
1562
sanza dirgli altro. Andatisene a casa, di poi il
263
1562
secondo la comodità che a lui veniva, purché di
264
1562
mala natura lasciò passare a il Re questa voluntà
265
1562
un giorno in proposito a parlar di me, disse
266
1562
ho fatto dare danari a Benvenuto; l'una si
267
1562
di sopra, egli rivenne a Parigi, e l'altro
268
1562
che io l'andassi a incitare, da per sé
269
1562
Di poi lo menai a vedere il Giove d
270
1562
ad altro uomo, rispetto a una certa terribile occasione
271
1562
avendola accusata per tale a quelli valenti uomini di
272
1562
avendo dato ad intendere a il Re che quello
273
1562
essa dumila ducati, dicendo: - A quelli io non davo
274
1562
non davo salario nessuno: a questo, che io do
275
1562
Appresso io lo menai a vedere altre opere d
276
1562
scopersi quel gran gigante, a il quale il Re
277
1562
mai gli avessi fatto a nessuna altra cosa; e
278
1562
essere ancor lui pigro a domandare, sanza dire altro
279
1562
e tre pezzi, perché a lui gli sarà il
280
1562
io l'avessi, dicendo a Sua Maestà che io
281
1562
valuta d'opere, infino a tanto che costretto dalla
282
1562
quant'era Sua Maestà. A queste mie parole il
283
1562
un piccolo uomo, simile a questo, nulla mi stima
284
1562
tutto e per tutto a bottega per fare contra
285
1562
fece, che lui domandò a Sua Maestà un giuoco
286
1562
di Tampes si messe a sollecitare per quelle vie
287
1562
era molto sottoposto, conpiacque a Madama tanto quanto lei
288
1562
con quelle casette che a il detto giuoco appartengono
289
1562
spada e questo pugnale a canto per dargli a
290
1562
a canto per dargli a divedere che anche la
291
1562
in me sentivo. Dissi a quel mio lavorante ferrarese
292
1562
mio cavallo; e giunto a casa, dove era questo
293
1562
il braccio al collo a la Caterina: appunto arrivato
294
1562
gli avendo dato tempo a poter pensare che ancora
295
1562
aveva la spada, dissi a un tratto: - Vil poltrone
296
1562
tratto: - Vil poltrone, raccomandati a Dio, che tu se
297
1562
avevo voglia d'ammazzarlo a ogni modo, sentito che
298
1562
stizza. Intanto aveva detto a quel mio lavorante Chioccia
299
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altretanto male volevo fare a quelle dua puttane. Tenendo
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e v'ammazzerò tutt'a tre; sì che state
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che state in cervello -. A lui dissi in italiano
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Se tu replichi nulla a tutto quel che io
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tu hai nelle budella -. A questo lui rispose: - A
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A questo lui rispose: - A me basta che voi
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L'altro giorno venne a Parigi il Bologna a
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a Parigi il Bologna a posta, e mi fece
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d'aver fatto errore a volermi vendicare tanto istranamente
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stando in questo disagio a lei veniva molto affastidio
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molto affastidio, tanto quanto a me dilettava, perché lei
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fussi maritata, venendole grandemente a noia, cominciava a brontolare
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grandemente a noia, cominciava a brontolare; e in quel
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il quale era ito a stare col priore di
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potevo trovare cosa più a proposito di costei; e
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sua quando lei era a me puttana; però se
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Ruberta, amorevolissima; e giunta a questa ribaldella, le portava
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piagnendo e borbottando insino a casa. Certo che a
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a casa. Certo che a me questa prima volta
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Voi sete ben crudele a dare tanto aspramente a
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a dare tanto aspramente a una così bella figlietta
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quando la stava meco, a questo la Ruberta mi
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avessi le sue cornetta. A queste parole io mi
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parole io mi movevo a risa, e poi dicevo
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alla Ruberta che andassi a vedere come la Caterina
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perché io arei aùto a piacere di poter finire
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non sapevo vivere; perché - a, pena sarà egli giorno
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se voi la mandassi a domandare o a visitare
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mandassi a domandare o a visitare, la farebbe il
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essere io abbasso, corsi a vedere se questo era
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Di poi mi messi a ritrarla, e in quel
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carnali, e di poi a quell'ora medesima del
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che io l'ebbi a dare le medesime busse
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medesime cose, come che a stampa: poco variava dal
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gli accidenti dell'arte a narrare tal cosa; ma
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sul Giove, di già a questo tempo io l
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Era ritornato il Re a Parigi, e io l
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e io l'andai a trovare, portandogli la ditta
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è occorso d'avere a fare con Benvenuto -. La
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Italia. Il giudice voltosi a me, disse: - Tu senti
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dove si fa figliuoli -. A questo io dissi che
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volevo che lei dicessi a punto innel modo che
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che io avevo aùto a far seco. Questa ribaldella
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volte l'uno appresso a l'altro; e ditto
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legge del Cristianissimo Re a tal peccato promettono il
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peccato promettono il fuoco a l'agente e al
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suo luogotenente cherminale. Costoro a questo mio gran romore
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mio gran romore cominciorno a 'bassar le voci; allora
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alzavo più: la puttanella a piagnere insieme con la
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con più dolce parole a iscusare il debole sesso
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il debole sesso femminile. A questo, io considerai che
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arei pagato cinquecento scudi a non v'esser mai
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nostra contraria istella, toglie a perseguitare uno uomo, non
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mettere in campo contro a di lui. Parendomi d
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me ne dette dua a un tratto innanzi. In
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mi occorre dua casi; a ciascuno dei dua la
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fu che, andando io a Fontana Beliò a ragionare
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io a Fontana Beliò a ragionare con il Re
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facessi tutto quel che a me piaceva: io avevo
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l'arte. Così giunto a Fontana Beliò, uno di
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e datecele per lui. A noi c'è saputo
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visto che dia ordine a nulla -. Io, maravigliato, dissi
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fatto avere. Io sentitomi a questo modo offeso e
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questo modo offeso e a così gran torto, e
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difilato me n'andai a trovare il Bologna. Trava
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si potria bere -. Cominciai a ragionar seco dicendo: - Tutti
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s'era fatto innanzi a dir nulla sopracciò; per
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grande opera aveva dato a fare a me; e
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aveva dato a fare a me; e son tanti
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avete aùta e toltola a me; la quale opera
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vostre vane parole. ¶ XXXII. ¶ A questo il Bologna rispose
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non era ancor tempo a muoversi: che stessi a
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a muoversi: che stessi a sedere e che m
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prima mia, e che, a ragion di mondo, gli
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modello, e io, oltra a quello che io ho
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del colosso; e se a voi toccherà a farlo
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se a voi toccherà a farlo, io diporrò tutta
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il mio in compromesso -. A cotesto io rispondo: - Messer
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altri, io vi ammazzerò a ogni modo. Pensate qual
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una paura al mondo -. A questo dissi: - Bene avete
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s'eran fatte insino a quel tempo. Ai quali
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mi comandassi al contrario, a me non comporteria l
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animo mai di farle. A questo si dette spazio
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io me ne tornai a Parigi. ¶ XXXIII. ¶ Non fui
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del male, mi venne a dire che Pagolo Miccieri
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diceva: - Benvenuto aveva dato a guardia la lattuga ai
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volte, per far resistenza a chi lui non voleva
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dello Inferno. Perché Dante a tempo di Giotto dipintore
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ricorsi per mio aiuto a una gran daga che
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primo che io cominciai a intaccare si fu quel
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braccia, che di tutt'a due le gambe io
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giovani di casa, massimo a l'italiani, per amor
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era venuto ancora lui a trovarmi di Roma apposta
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Gatta mi dette ordine a certi libri, dove io
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tu m'abbia cura a queste due prime cose
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la madre e chi a tal cosa attendessi: però
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però sia il primo a guardartene -. Questo ribaldo si
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che mai io pensassi a tal cosa! prima, per
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per non esser dedito a coteste cosaccie; di poi
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io ho da voi? - A queste parole, vedutemele dire
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con quelli mia giovani a godere a un giardino
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mia giovani a godere a un giardino. Per la
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ordine, e dissi ancora a Pagolo che lui dovessi
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che lui dovessi venire a spasso a rallegrarsi, parendomi
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dovessi venire a spasso a rallegrarsi, parendomi d'avere
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che sarebbe grande errore a lasciare la casa così
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voi ci avete. Essendo a questo modo in città
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notte: io mi attenderò a dire certe mie orazioni
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con l'animo posato a darvi piacere e buon
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al ditto giardino andammo a godere, e quella giornata
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essa passammo lietamente. Cominciatosi a 'pressare più inverso la
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l'umore, e cominciai a pensare a quelle parole
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e cominciai a pensare a quelle parole che con
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altro ispaventati e sopragiunti a me tutti scompigliati, non
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resolutomi per ammazzargli tutt'a dua. Uno si fuggì
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di cacciargli via tutt'a dua; perché con tante
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altre cose fattesi vicine a questa, io con difficultà
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la vita. Però dissi a Pagolo: - Se gli occhi
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madre e la figliuola a colpi di pinte, calci
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in diversi modi, cominciai a pensare qual cosa delle
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questa pugna e vedere a che fine m'aveva
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per dar presto luogo a quelle robe che io
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che io potevo, accomodarle a dosso a me e
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potevo, accomodarle a dosso a me e miei servitori
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un poco di luogo a questa furia, molto meglio
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detto, m'ero risoluto a far così; e mossomi
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avevo fatto, i' dissi a quei mia giovani taliani
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venite meco, e ubbidite a quanto io vi dico
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insinché c'è vita a ciò che lui proporrà
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grande inportanza le sono: a noi non ci basterebbe
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di molte parole, oltre a queste, d'importanza. Quel
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Macaroni fu il primo a metter animo agli altri
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che io son venuto a far qui -. Allora il
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ditto giudice si volse a Caterina e le disse
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Diepa, dipoi eran ritornati a San Germano de l
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che io avevo fatto a riquisizione della ditta madama
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che direbbe una parola a Madama, qual non era
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nutrice disse il tutto a Madama, la qual rispose
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e me n'andai a trovare il cardinale di
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stato da questa mattina a buon'otta insino a
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a buon'otta insino a quest'ora, che voi
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e le fatiche mie a chi molto meglio le
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Tanto quanto io penai a dire queste parole, era
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in modo nissuno. Andollo a riferire al Cardinale; il
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altrimenti. Il tesauriere venne a me crucciato, dicendo che
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li dinari. Volendo andare a ringraziare il Cardinale, mi
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io me ne tornai a Parigi la medesima sera
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cosa. Dettono la baia a madama de Tampes, qual
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di farla maggiormente invelenire a far contro a di
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invelenire a far contro a di me, dove io
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Parigi; e avendolo cominciato a cognoscere, lo menai al
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mio castello, dando ancora a lui una istanza libera
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però rappicco il filo a ragionare di lui e
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bel libro di medicina a messer Guido. Volendomi io
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di tre anni comincierebbe a pensarvi. Io non sapevo
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ho fatto nulla appetto a quello che mi basterebbe
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potette; di poi corse a madama de Tampes, e
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dare male commessione contro a di me; ma perché
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fortuna. ¶ XXVI. ¶ Ancora ebbi a fare il medesimo a
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a fare il medesimo a un altro simile a
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a un altro simile a questo, ma non rovinai
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volta vi saccheggerà Parigi -. A queste parole il Re
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il Re adirato rispose a madama de Tampes dicendole
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io facevo troppo bene a difendermi da quella canaglia
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Cresceva ogniora maggior rabbia a questa crudel donna: chiamò
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questa crudel donna: chiamò a sé un pittore, il
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quale istava per istanza a Fontana Beliò, dove il
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che lui doverrebbe domandare a il Re quell'opera
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Sua Maestà aveva resoluta a me, e che lei
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che fu potente causa a farlo cedere, che lei
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cosa sarà causa che a un tratto Vostra Maestà
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s'era mosso contro a di me quel sicondo
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subito che lor cominciano a vedersi qualche vantaggio innella
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hanno data per dote a certi, che fanno totalmente
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chi non è avvertito a produrne tanti in contrario
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la sentenzia contro. E a me intravenne questi ditti
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viddi talvolta parlar tutti a un tratto; dove io
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porgeva l'orecchio ora a questo ora a quello
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ora a questo ora a quello, e virtuosamente a
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a quello, e virtuosamente a tutti rispondeva. E perché
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tutti rispondeva. E perché a me sempre è dilettato
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serrata e una guardia a detta porta; la qual
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gli aiutavo, che avendo a pagare quella grossa spesa
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con le lor famiglie. A questo io dissi, che
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lor far pagare quello a che loro s'erano
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subito da parte mia a sua magione, e dategnene
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favori l'aveva date a richiesta di Piero Istrozzi
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richiesta di Piero Istrozzi a esso, e che queste
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istesso me le mandava a presentare: che un tal
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fatto in quel regno. A queste parole io con
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benissimo italiano: mossosi prima a gran risa, di poi
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degnità che si dessi a un forestiero; e disse
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al Re, tutto riferì a Sua Maestà, il quale
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lettere di naturalità -. Venne a me un mandato con
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lavorava. Ancora detti ordine a gittare la basa del
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1562
avevo fatto per donarlo a madama de Tampes; a
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a madama de Tampes; a molti Signori italiani, cioè
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conte della Mirandola e a molti altri avevo fatto
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questo tempo lui ritornò a Parigi, e il terzo
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il terzo giorno venne a casa mia con molta
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io avevo innanzi e a così buon porto tirate
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madama di Tampes, cominciorno a ragionare di Fontana Beliò