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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Federigo Tozzi, Tre croci, 1920

concordanze di «a»

nautoretestoannoconcordanza
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1920
Ed, entrato dov'erano a mangiare, si scusò d
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1920
subito il giorno dopo a trovarli, ma s'avvide
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1920
cosa il Nisard, forse? A lui, in quel momento
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1920
era dietro, lo aprì a una pagina che conosceva
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1920
in fuori. Egli pensava a cose addirittura infantili per
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1920
fratello; ch'era costretto a pregarlo che lo lasciasse
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1920
altro mestiere! Io vado a Milano, a Torino, a
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1920
Io vado a Milano, a Torino, a Roma; e
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1920
a Milano, a Torino, a Roma; e trovo il
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1920
che avrebbe fatto pietà a chiunque. ¶ Dopo un poco
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1920
legno. Poi, si mise a bucarsi la punta delle
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1920
che tu farnetichi. ¶ — Vado a rubare, piuttosto! Ma in
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1920
uomini non siamo capaci a slegarci da quest'impicci
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1920
lo spago. ¶ Niccolò andò a casa, quasi correndo, giù
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1920
spaventò e si volse a guardare le nipoti. ¶ — Che
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1920
entrava da una stanza a un'altra, e riesciva
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1920
il cuore. Io mando a chiamare il medico. ¶ — Il
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1920
è bisogno. Sono venuto a farvi una visita e
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1920
farvi una visita e a cercare il mio cappello
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1920
di te. ¶ Egli rise a singhiozzi, come sforzandocisi. E
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1920
e mi son messo a segnare sul registro quel
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1920
Al macero! ¶ E, messosi a ciancicarsi le unghie, disse
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1920
frusta li farei ballare a suon di lividure. ¶ — Codesti
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1920
guardò, aspettando che tenesse a bocca dolce anche lui
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1920
scivoliamo senza poterci aggrappare a niente! Tu, ancora, non
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1920
voi si potesse salvare. ¶ — A quale scopo? ¶ — È vero
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1920
È vero: se tocca a me, anche voi dovete
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1920
tristezza sconsolata. Egli cominciò a muoversi e poi a
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1920
a muoversi e poi a dimenarsi su la sedia
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1920
e gli disse: ¶ — Vai a fare una bella scorpacciata
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1920
sarei il primo io a darle fuoco! Perché te
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1920
né agli uomini né a Dio. La mia volontà
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1920
rispondo che ora faccio a meno di qualunque stima
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1920
mai recato, volontariamente, male a nessuno. Ho fatto le
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1920
visti da Cicia, legati a mazzi. Mi son parsi
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1920
da gradassata insolente, rispose: ¶ — A Firenze. È tanto tempo
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1920
tu mangerai i fagioli a Firenze, e tu comprerai
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1920
passeggiata. Niccolò era andato a Firenze; e perché non
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1920
aveva evitato di parlare a solo con i fratelli
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1920
Non riescivano né meno a trovarlo. ¶ Il cavaliere chiese
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1920
trovarlo. ¶ Il cavaliere chiese a Giulio: ¶ — Vogliamo andare da
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1920
Vogliamo andare da Ovile a Pispini? ¶ Il libraio era
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1920
cavaliere disse: ¶ — Si volti a vedere com'è bella
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1920
sempre più persuaso che a chiedere al Nicchioli un
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1920
il cavaliere avrebbe annuito a firmare un'altra volta
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1920
aveva dato il tracollo a tutto. Ma gli pareva
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1920
umore, non dette retta a quel sorriso. Che gli
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1920
amicizia? O sarebbe andato a informarsi alla banca? ¶ Ma
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1920
che ha le tenute a Poggibonsi. Io ci credo
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1920
glieli comprerebbe i vestiti a quel modo? E suo
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1920
baronessa, che va sempre a spasso con gli ufficiali
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1920
dottore americano, che sta a Firenze. Ha speso una
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1920
rispose, e si mise a togliere la polvere di
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1920
voleva preparare gli altri a udire qualche scappata, proseguì
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1920
scappata, proseguì: ¶ — Bel piacere a prender moglie! Allora, anche
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1920
fuori di casa, riescirono a mettergli un poco di
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1920
Questa volta bisognerà raccomandarsi a Dio! ¶ — Che c'entra
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1920
andò in una bettola a giocare a briscola. Egli
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1920
una bettola a giocare a briscola. Egli giocava anche
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1920
la sua carta, domandava a qualcuno, senza che nessuno
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1920
di parecchie partite, toccava a lui scozzare le carte
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1920
Ma come dovrei fare a separarmi dai fratelli? Ormai
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1920
Vedete: io vengo qui a giocare e a sorsellare
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1920
qui a giocare e a sorsellare un gocciolo di
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1920
che non è buono a niente. Come se fossi
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1920
le carte, e andò a dire le stesse cose
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1920
altro che quando siamo a tavola; per convenienza. E
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1920
e mi rimetto sempre a quel che fanno gli
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1920
anche simpatico! ¶ — Quando pare a lui! Ma non mica
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1920
sono io che penso a tutto. La spesa la
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1920
Anzi, bisogna che vada a farmi vedere; se no
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1920
bettola stava, ora, attento a tre che bestemmiavano per
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1920
alla porta. Era deciso a dire le sue ragioni
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1920
mostrarsi affabile, dava ragione a qualunque cosa che uno
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1920
voleva proprio un forestiero a dire la verità. ¶ Ma
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1920
e facevano divertire anche a ripensarci dopo un pezzo
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1920
alla prova, da qui a qualche giorno! Non c
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1920
te lo fischio davanti a testimoni. Io e tu
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1920
Io e tu sappiamo a quel che voglio alludere
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1920
così poco, siete vicini a leticare? ¶ — Tu stai zitto
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1920
intendere, non è sordo! A buon intenditor, poche parole
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1920
convulso e non riesciva a rimpiattare niente. Il suo
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1920
accorgere. ¶ Enrico ricominciò, volgendosi a Giulio: ¶ — Perché non dici
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1920
arrabbiatura? Se lo dici, a me ormai non importa
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1920
più nulla. ¶ — Vuoi dare a me la colpa di
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1920
Enrico non s'arrischiò a rispondere. Ma Giulio proseguì
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1920
Enrico, sentendosi troppo sotto a lui, gli disse, con
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1920
sgarbo che non riescì a velare: ¶ — Non s'incomodi
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1920
credendo fosse suo dovere a mettere bocca. Né Giulio
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1920
sdegno affettuoso: ¶ — È andato a giocare. ¶ Soltanto il Corsali
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1920
essere stato bravo come a giocare a briscola! E
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1920
bravo come a giocare a briscola! E loro non
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1920
il coraggio di venire a giocare, come lui! Egli
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1920
meno! Stette così fino a buio, su uno sgabello
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1920
più visto, domandò premuroso a Modesta: ¶ — Sono venuti i
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1920
i fratelli? ¶ — Stanno già a tavola. ¶ — Ora vengo subito
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1920
al Demanio, era riescito a far sapere a Chiarina
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1920
riescito a far sapere a Chiarina, dopo averla fatta
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1920
casa di fidanzarsi. ¶ Tornarono a dietro, fuori di sé
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1920
Modesta aveva dovuto promettere a Chiarina di non dire
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1920
non dire niente, ancora, a nessuno degli zii. Ma
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1920
stessa, lo fece sapere a Giulio; che, grattandosi vicino
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1920
chiese: ¶ — Devo dirlo anche a Niccolò? ¶ — Io direi d
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1920
come darebbe la baia a Chiarina. ¶ E Chiarina non
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1920
voleva mettersi né meno a tavola; se non l
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1920
quel che ho. ¶ — Andremo a letto prima. ¶ — No: voglio
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1920
giardini e negli orti, a piè delle case; dentro
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1920
Follonica s'interrano fino a mezzo; impiastricciati di muschi
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1920
Lola era in salotto, a studiare un libro di
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1920
Giulio diede subito importanza a quel che gli aveva
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1920
da solo non riesciva a vedere come avrebbe fatto
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1920
vedere come avrebbe fatto a fingere che la ragazza
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1920
avrebbe dovuto prima parlare a lui. Ma, poi, non
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1920
volle impegnarsi da solo a fare per Chiarina quel
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1920
di rendersi meno abbandonato a se stesso. Non aveva
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1920
l'occasione! ¶ Volle riprovarsi a discorrerne più a lungo
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1920
riprovarsi a discorrerne più a lungo con Niccolò, e
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1920
lo metto in dubbio, a quelle due bambine, perché
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informartene. ¶ Niccolò si mise a ridere: ¶ — Ti pare che
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1920
Sono il primo io a dirglielo! Avete voluto mandare
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1920
dirglielo! Avete voluto mandare a scuola anche lei, e
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1920
e invece doveva entrare a farsi monaca! L'ho
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1920
qualche libro? ¶ — Volevo parlare a uno di loro. Non
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1920
di loro. Non so a chi. ¶ — Parli al mio
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1920
alla sua zia e a lei. ¶ — Quando vuole che
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1920
Quando vuole che torni? ¶ — A comodo suo. Stasera, domattina
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stare con lui più a lungo, ma siccome non
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1920
minuto fa, un signore a chiedere la mano d
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1920
di Chiarina. ¶ Il Nisard, a cui piaceva fare i
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1920
ghignando; e s'accomodò a sedere senza dire niente
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1920
il sorriso sospeso, aspettando a ricominciarlo quando il libraio
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1920
lungo come una ragliata, a più riprese, e disse
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1920
invece non li dànno a me, per venderli! Caro
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1920
bada se ti riesce a staccarne almeno qualcuno da
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1920
dove li tengono chiusi a chiave. ¶ — Ecco qui! Siamo
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1920
Ecco qui! Siamo costretti a fare l'industria delle
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1920
signore, che è venuto a posta per Chiarina! ¶ — Ah
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1920
è venuto un giovine a domandarmi il consenso di
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1920
resto, non vivrei volentieri a Siena se non fosse
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1920
avuto tempo di chiederlo a nessuno. ¶ — O che aspetta
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1920
e qualcuna si fermava a guardare la vetrina. Allora
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1920
dal suo cantuccio, cominciò a dire: ¶ — Quello è il
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1920
che non doveva toccare a lui... Una di quelle
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1920
Scommetto che sono esciti, a quest'ora, per vedersi
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1920
vero che trovarsi lì a quel modo. Non s
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1920
degli altri, per viltà, a dirle tutto, Niccolò sentiva
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apparirle dinanzi. Ma ella, a pena si fu un
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1920
bisbigliò: ¶ — Non dovete badare a me! ¶ Enrico rispose: ¶ — Non
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1920
delirante, andò in cucina a dire alle nipoti che
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1920
pranzo, incitava gli altri a ridere e a essere
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1920
altri a ridere e a essere allegri; sentendo una
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1920
banca, sarebbe stato disposto a dare da vero dieci
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corrotta di Giulio. Ma, a un certo punto, pareva
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1920
smettere! ¶ Soltanto Enrico riescì a farli tornare in sé
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la zia le sorprendeva a parlarsi, facevano una risatina
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1920
di non parlarsi più a quel modo; quantunque, specie
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avesse bisogno di sottrarsi a chiunque. Erano contente di
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Erano contente di pensare a cose eguali; e avevano
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1920
un'altra fortuna migliore. ¶ A tutte e due piacevano
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1920
ci fosse la direttrice a salutare qualcuna del convitto
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1920
i parenti erano andati a prendere. Dando quell'occhiata
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1920
camminavano più leste; arrivando a Porta Tufi quando la
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1920
la zia stava ancora a metà della scesa. ¶ Si
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1920
scesa. ¶ Si voltavano, tenendosi a braccetto, per guardare il
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1920
per guardare il muraglione, a mattoni, del giardino della
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1920
muro più basso fatica a reggere un campo; che
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1920
chiazza giallastra; e, dietro a quelle, viti e olivi
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1920
sotto un piccolo tetto a doppio pendìo, termina a
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1920
a doppio pendìo, termina a un caseggiato d'un
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mettere seduti, si ricomincia a vedere Siena. ¶ Quando Chiarina
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Porta San Marco, stramba a saliscendi. Dalle case della
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il campanile del Carmine; a punta. ¶ Seguitando la china
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1920
verdi; con rappezzature fatte a calce, come patacche bianche
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1920
con la borsa logora a tracolla ed una fazzolettata
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1920
certi rinforzi di mattoni, a pendio, che arrivavano al
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sfiancarsi. ¶ Elle si misero a canticchiare; ma, stonando e
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1920
stonando e non andando a tempo, dovevano sempre rifarsi
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da capo. Non pensavano a niente; e la zia
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1920
lontana; poi, per tornare a dietro, è salita. ¶ — Non
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vederla disposta bene. Veramente, a parlare, toccava a Chiarina
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1920
Veramente, a parlare, toccava a Chiarina; perché il segreto
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viene da piangere. ¶ — Aspetta a quando torneremo a casa
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Aspetta a quando torneremo a casa. ¶ — A forza d
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quando torneremo a casa. ¶ — A forza d'aspettare, non
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Mandorlo, alla cappella. Dirimpetto a loro, su un siepone
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1920
prete. ¶ — Sicuro! Scommetto che a sentire la messa restano
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in cima; in mezzo a due cipressi. Due donne
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1920
Lola le disse prendendola a braccetto: ¶ — Zia, Chiarina ha
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1920
allora, andò di corsa a dare un pugno a
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1920
a dare un pugno a Lola. ¶ — Ohi! M'hai
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pentita d'essersi vendicata a quel modo, la schiacciava
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quel modo, la schiacciava a sé, con il desiderio
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1920
distraesse, lo costringeva sempre a guardarlo negli occhi come
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1920
E il cavaliere disse a Niccolò: ¶ — Abbiamo fatto una
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1920
magnifica passeggiata. Lo domandi a suo fratello. ¶ — Lo credo
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1920
con me, Niccolò! ¶ — Io a piedi non posso camminare
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1920
rispondere; e restò male, a pensarci. Dopo cinque minuti
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1920
fratelli; che si affrettarono a farsi vedere convinti. ¶ Ma
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1920
E, allora, sbagliava anche a rispondere; come se fosse
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1920
tutta la giornata. ¶ Giulio, a lungo andare, aveva perso
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1920
ora si rassegnava male a portare sempre lo stesso
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1920
benché possa essere... fino a un certo punto... un
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1920
mio denaro. ¶ Niccolò andò a cambiare di posto a
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1920
a cambiare di posto a una fila di libri
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1920
Vi ho detto che... a farmi restituire ciò che
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1920
come me... Mi vergognerei a sospettare... Non mi sbalùgina
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1920
ragazzi... e sarei pronto a restare per voi senza
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1920
di me. ¶ Niccolò riescì a ridere e gli disse
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1920
succederebbe! ¶ — Giulino, dai retta a me! Ti dico che
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1920
l'uscio. ¶ — Son venuto a prendere una ventina di
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1920
Allora, hai fatto bene a tornare! Ma, un'altra
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1920
cavaliere, ti giuro che a casa non ti ci
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1920
date i soldi, vado a comprare il pesce. Ci
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1920
Suderò come un ciuco, a portarlo fin su a
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1920
a portarlo fin su a casa. ¶ — Fallo portare dal
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1920
io le avevo scelte, a una a una, fresche
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1920
avevo scelte, a una a una, fresche? Non c
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1920
come se fosse riescito a truffarle, disse: ¶ — Il cavaliere
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1920
farsi portare qualche ora a spasso, le sue nipoti
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1920
i denari ci fossero a palate? ¶ Niccolò temette di
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1920
allora, andò in cucina; a preparargli la cioccolata. Egli
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1920
cioccolata. Egli s'affrettò a mettersi la giubba, prima
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1920
che fai capire anche a guardarti. Bada che non
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1920
terno sicuro, e tornava a rigiocare i numeri; con
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1920
Enrico entrasse in salotto a bevere il caffè, mentre
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1920
volta cupo. Le parlava a distanza, sempre da sgarbato
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1920
Perché non lo domandi a lui? Perché lo domandi
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1920
lui? Perché lo domandi a me? Questo latte non
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1920
E, perciò, ti rivolgi a me? ¶ — Ma lo saprò
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1920
stesso. ¶ — Le donne riescono a tutto. ¶ — Non mi sarà
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1920
allora, di supplicarlo; ma a pena egli se ne
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1920
le mattine, andò difilato a bottega e disse a
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1920
a bottega e disse a Niccolò: ¶ — Mi pare che
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1920
che prima abbia chiesto a te quel che chiedeva
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1920
te quel che chiedeva a me. ¶ Niccolò, per non
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1920
viene Giulio, domandiamo anche a lui. ¶ — Veramente, non credo
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1920
Oggi, prima di metterci a tavola, la facciamo pentire
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1920
se riflettesse da sé, a voce alta: ¶ — È meglio
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1920
di obbligare la cognata a non immischiarsi nelle faccende
240
1920
sa niente! ¶ — Lo spero. ¶ A mezzogiorno, Niccolò, la fece
241
1920
sei venuto! ¶ — Non importa! A me le persone danno
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1920
Ma io, come dicevo a tuo fratello Giulio, ero
243
1920
vola. ¶ E si mise a ridere, come per fare
244
1920
acre. Il Corsali disse a Giulio: ¶ — Aspetterò che gli
245
1920
che era per aversene a male, quantunque Giulio gli
246
1920
andarsene. ¶ Niccolò gli fece, a pena voltato, una risata
247
1920
vado con il calesse a Radicondoli, per affari della
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1920
È avaro? ¶ — Ci vogliono, a quel che ho capito
249
1920
nella libreria, lo prendo a pedate. Diglielo! Dio ne
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1920
guardi, se mi viene a cercare! ¶ E spalancò la
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1920
luccicanti di godimento; stimolandoli a ridere. Aveva in tutto
252
1920
ci fosse, si mise a parlare con il fratello
253
1920
Credo. ¶ — Se no, vado a mangiare a qualche trattoria
254
1920
no, vado a mangiare a qualche trattoria. ¶ — Ci puoi
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1920
per metterlo nella trappola a un topo. ¶ Niccolò fece
256
1920
festoso; e si mise a raccontare una delle sue
257
1920
Anche Giulio rideva, ma a gola chiusa. Niccolò seguitò
258
1920
altro giorno. Ripetila anche a lui, Giulio! Le mie
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1920
che c'è uno a dormire, dovrebbero avere più
260
1920
riguardo! Pareva che facesse a posta! Vorrei sapere che
261
1920
lo stesso che importasse a me delle sue corna
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1920
giorni. Lo dicono! ¶ — E a lui che importava se
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1920
fate? Dei due, domandiamolo a chi volete, la ragione
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1920
qualunque gentiluomo darebbe ragione a me. Perché, se io
265
1920
fratelli ci si tratta a questo modo! Io credevo
266
1920
sì. ¶ Allora, Niccolò disse a Giulio: ¶ — Consiglialo che se
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1920
terraglia che si scheggia a guardarla. E, poi, badate
268
1920
Lui no: mi farebbe a pezzetti se potesse! ¶ Giulio
269
1920
ne vado io! Accidenti a quando sono venuto! ¶ Dette
270
1920
che ci resti fino a quando.... ¶ Il Corsali non
271
1920
Il Corsali non capì a che alludesse; ma Niccolò
272
1920
andato, Niccolò si mise a singhiozzare. ¶ — E, ora, perché
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1920
voleva bene da vero a tutti e tre i
274
1920
avevano pianto, domandò sottovoce a Giulio perché non sentisse
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1920
quasi umile. Gli chiese: ¶ — A me non parla? ¶ — Perché
276
1920
via volentieri per fare a meno di parlargli; come
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1920
pretesto magari d'andare a comprarsi un francobollo, ed
278
1920
non si alzò; seguitando a dire: ¶ — Siccome lei ci
279
1920
il piacere di venirci a trovare, sia tanto buono
280
1920
le parole per lodarlo a modo suo: ¶ — È... veramente
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1920
starnutire. ¶ Il cavaliere disse a Giulio: ¶ — Venga con me
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la testa. ¶ Andarono fino a Porta Camollia e poi
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ad essa. La campagna, a destra, divalla dentro un
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suo bambino, per dire a Giulio: ¶ — Questi campi li
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i denti che cominciavano a spuntare. Cavò di tasca
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si allarmò subito... perché a nessuno dei due era
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immediatamente, le dico immediatamente, a chiamare il medico di
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per dire la verità, a suo onore... venne subito
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facendo il grande; rispondeva a pena se lo salutavano
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le ginocchia; ma seguitò a camminare: benché senza raccapezzarsi
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più dove andasse, e a ogni pochi passi urtando
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urtando qualcuno; poi tornò a dietro, pensando alle frutta
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Valentini; ed egli disse a Giulio: ¶ — Che voleva quel
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altra volta, lo prendo a calci nei ginocchi. ¶ — Che
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qualcuno; sospettoso e pronto a qualche villania. Giulio gli
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lo domando mai io a te? ¶ Niccolò disse: ¶ — Hai
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Valentini: che ci viene a fare in bottega, se
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leggere! Perché non sta a casa sua? L'impiantito
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nostri denari! Se stesse a casa, il fattore non
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seduto allo scrittoio battendo a colpi regolari le lenti
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cinquemila lire di più. ¶ — A me lo dici? ¶ — A
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A me lo dici? ¶ — A chi devo dirlo? ¶ — Non
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Per loro, faccio anche a meno delle scarpe! Di
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suo orologio. ¶ — Io vado a casa, e vi aspetto
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restato solo, si mise a preparare alcune fatture da
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critico d'arte, stabilitosi a Siena per studiare certi
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i suoi fratelli, appartenessero a un mondo che per
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sempre di più, costretto a subire anche le conseguenze
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né meno di chiedere a un altro che gli
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gli si mostrasse pronto a stimarlo. Anzi, non voleva
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il Nisard, pensando che a Siena spendevano pochi denari
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Non so come facciamo a andare avanti! ¶ E, allora
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lui lavorare, senza imbarazzi, a qualche cosa. Gli venivano
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progetti, e vi rinunciava a pena li aveva pensati
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per grettezza, si mise a ridere. Giulio socchiuse gli
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Crede che io vada a raccontarlo all'agente delle
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che io penso prima a me e poi a
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a me e poi a voi! Dite sempre che
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Il Nisard si divertiva a vedere come Giulio era
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Enrico chiese: ¶ — Posso andare a casa? C'è altro
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era impaziente di essere a casa; perché non lo
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detto che sarebbe passato a comprare alcuni libri. Egli
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cielo; m'è venuto a noia perfino a toccarli
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venuto a noia perfino a toccarli, i libri! Bella
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e parla sul serio a questo modo? ¶ — Sono stato
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disse che si rassegnava a credergli. Ma Giulio cercava
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di quello come piace a noi!". E gli pareva
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Piazza Tolomei, si dette a suonare. La gente era
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meno rada, e cominciavano a passare gli impiegati. Allora
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replicò le ore; e a Giulio parve che rispondessero
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parve che rispondessero proprio a lui, e fossero saporite
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nipoti; ed Enrico andava a dormire per un paio
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sto bene so lo, a parlare con me stesso
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quanto aveva impippiato, moveva a pena le gambe. ¶ Per
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qualcuno, allora, si preparava a fargli altrettanto, egli lesto
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Non so come faccio a darti fastidio se non
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a Luigi Pirandello ¶ I ¶ Giulio
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e la testa appoggiata a uno scaffale della libreria
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scaffale della libreria; vicino a una cassapanca antica, che
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Ohé! Non ti vergogni a dormire! È tutta la
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bottega chi ci bada? ¶ — A quest'ora, non viene
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non viene nessun imbecille a comprare i libri! Vai
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se avesse voluto mettersi a correre, prendendo lo slancio
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lo slancio; e tornò a dietro, rincantucciandosi a sedere
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tornò a dietro, rincantucciandosi a sedere. ¶ Era alto e
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anche per lui? ¶ — Sarà a spasso, a quest'ora
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lui? ¶ — Sarà a spasso, a quest'ora! Dove vuoi
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sia? Lo sai che a quest'ora ha sempre
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me ne sto qui a dormire? ¶ Giulio voleva sorridere
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sbuffata; poi si mise a battere lesto lesto la
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pericolo. Era stato lui a proporre quell'espediente; ed
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il fratello gli diceva a quel modo, si perdeva
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soltanto perché era indispensabile a guadagnare tempo. È vero
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libreria tutte le sere; a fare la chiacchierata. ¶ Giulio
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occhi celesti facevano pensare a qualche pietra di quel
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sempre fuori di Siena, a cercare alle fattorie antiche
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Enrico faceva il legatore, a una piccola bottega vicino
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prima stavano bene; poi, a poco a poco, la
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bene; poi, a poco a poco, la libreria aveva
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stette un poco incerto a esaminare la cambiale aperta
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robusta, e quando gridava a quel modo non si
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per canzonatura. Allora anche a Giulio era impossibile sentirsi
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banca; cercando di camminare a testa alta e di
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sedia; e si mise a biascicare un sigaro, sputando
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una volta erano andati a caccia insieme, Niccolò non
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non si rivolgevano mai a lui per comprare; ma
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lui per comprare; ma a Giulio, magari aspettando che
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disse: ¶ — Bella vita, sempre a sedere! ¶ — Lo so! Me
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da signore per dispetto a quelli che mi vorrebbero
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che mi vorrebbero vedere a mendicare. Non faccio bene
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fece una risata. ¶ — Oggi, a pranzo, tordi e quaglie
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io non posso fare a meno. Anche stamani son
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stamani son dovuto venire a Siena, perché il fattore
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ammalato. Come si fa a rimandare al giorno dopo
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mercature. ¶ Niccolò si sollazzava a quelle confidenze; e, fregatesi
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violenta. Ed egli, ridendo a quel modo, restava simpatico
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quel modo, restava simpatico a tutti. ¶ — Ora, quando torna
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Giulio, che è andato a un appuntamento con una
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paretaia; e si va a mangiare. Che mangiata! Vorrei
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lo vuol dire? ¶ — Anzi! A lei dirò la verità
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me la volevano vendere a nessun costo. L'ho
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siccome s'era rimesso a sedere, si alzò di
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i piedi e ricominciando a gridare: ¶ — Cento lire! Quell
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rispondergli. ¶ II ¶ Fuori camminava a testa ritta, nel mezzo
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trovò Enrico che insegnava a giocare a dama alle
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che insegnava a giocare a dama alle nipoti; mentre
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sembrava che si fermassero a una specie d'ostacolo
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lasciava passare oltre. Egli, a un certo momento, si
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ad essere triste e a preoccuparsi: una chiarezza fatale
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e non riesciva più a prendere una decisione. Anzi
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che Niccolò era andato a Firenze per divertirsi; ed
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che avrebbe potuto fare a meno di riavvicinarcisi. ¶ S
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Come avrebbe potuto fare a non buttarsi a capofitto
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fare a non buttarsi a capofitto contro il muro
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che egli si preparasse a commettere chi sa quale
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che avrebbe fatto effetto a tutti. "Ecco, egli pensava
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meno!". Ma egli restava a sedere; e nessuno, vedendolo
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che le nipoti andassero a salutarlo e a baciarlo
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andassero a salutarlo e a baciarlo. Pensava: "C'è
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riescito ad imbastire attorno a me una cosa che
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altri mi credono eguale a loro? Perché gliel'ho
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perché se io dicessi a loro quel che penso
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li ho tanto abituati a me stesso e ad
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perduto ormai qualunque diritto a ricredermi. Ho fatto bene
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loro se io riescissi a far conoscere quel che
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penso? Io ho continuato a vivere adattandomi sempre, e
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e costringendo me stesso a una certa regolarità, che
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non volessi più obbedire a tutto ciò che fa
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stesso, mi troverei obbligato a non stare più in
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non l'ho manifestato a nessuno. Ma, siccome per
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un altro, farla conoscere a loro, io non sarei
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io ho di sbagliare a prendere qualche decisione, l
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trasmettere la sua sofferenza a qualcuno di loro; ed
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egli avesse dovuto continuare a vivere, e il desiderio
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mi preparo né meno a rifiutarmi. E perché?". Ma
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non lo trovava; e, a forza di pensarci, gli
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disperazione si trovava subito a contatto con la sua
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stato come oggi! ¶ Niccolò a Firenze s'era divertito
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Firenze s'era divertito a girare tutto il giorno
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il giorno; senza parlare a nessuno. Egli s'incoraggiava
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senza preoccupazioni; e camminava a testa alta, tronfio e
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un signore che avesse a fare visite da insuperbire
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treno, mentre si riavvicinava a Siena, ebbe qualche dubbio
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treno arrivò, era vicino a buio; e Niccolò non
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nessuna fretta di andare a casa. Lasciò passarsi avanti
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mani dietro la schiena, a guardare la basilica di
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ombra. ¶ Dirimpetto, né meno a mezzo chilometro, il pendio
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d'alterigia; e, andando a casa, si soffermò a
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a casa, si soffermò a tutte le botteghe dove
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e robe da mangiare. A casa disse giubilando, per
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le cose con chiarezza, a non rifiutare il suo
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d'essere stato costretto a un diniego così reciso
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essere buoni, ma fino a un certo punto! ¶ Il
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taschino, e disse: ¶ — Oh, a presentare la cambiale, c
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sole! ¶ Niccolò, che stava a capo riverso su la
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che non si mettessero a imbastire un litigio, perché
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mite; e restava assorto a almanaccare la via di
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si drizzò e disse a Giulio, andando alla scrivania
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cambiale. Egli ci teneva a farsi vedere il più
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su la sedia, spingendola a dietro con tutto il
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e poi si mise a cacciarsi le dita nel
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fino alla porta, tornò a dietro; poi fece lo
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Egli, allora, si piantò a sedere; e gridò: ¶ — Di
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Giulio stava per dire a Enrico che intanto poteva
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intanto poteva decidersi lui a comprare la cambiale da
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perché è sempre venuto a trovare voi! Io non
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fatto comodo.... ¶ Niccolò rispose: ¶ — A me non fa comodo
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disse ad Enrico: ¶ — Vai a prenderla! ¶ Restati soli, Giulio
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non avrebbe potuto fare a meno di finire la
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portarla, doveva ragionare presso a poco così: "Ormai è
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e portarla alla banca. A che cosa servirebbe, se
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e camminava sempre più a rilento. Avrebbe potuto tornare
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rilento. Avrebbe potuto tornare a dietro o strappare la
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attimo solo e come a una cosa impossibile. C
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impossibile. C'erano dinanzi a lui tante vie, ma
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parecchi e s'affrettava a salutarli. Giunto allo sportello
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un convalescente; che comincia a riconoscere le proprie sensazioni
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Ma non tardò molto a confessarsi ripreso in mezzo
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pur senza essere costretto a lasciarla per gli altri
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Che ci rimettono, loro, a farci questo piacere? Vorrei
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seguitò, per un pezzo, a sostenere che aveva torto
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cambiale sarà presa! Andrà a vele gonfie! Mi par
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non ci sono, ditegli a nome mio che non
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hai da andare? ¶ — Vado a giocare due o tre
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non ne posso fare a meno! Mi parrebbe di
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nervosamente allegro che cominciò a canticchiare sguaiataggini. Giulio lo
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senza osare di dirlo a lui, sentì come un
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meno la moglie riescì a calmarlo. Si spense in
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ritrovato, da un giorno a un altro, senza più
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dopo un poco, ricominciava a smaniare più di prima
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andava la sera stessa a trovare i Gambi o
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di andare alla libreria, a farsi vedere sdegnato e
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farsi vedere sdegnato e a trattar male i Gambi
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entrare solo; e andò a prendere, in casa, il
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perché molti ne parlavano a voce alta, fermandosi davanti
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centomila. Enrico era andato a quella bettola, a combinare
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andato a quella bettola, a combinare una partita a
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a combinare una partita a carte per la sera
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Enrico, per non trovarsi a qualche umiliazione brutta, andò
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qualche umiliazione brutta, andò a turarsi in casa. E
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il primo, disse tutto a Modesta; che cominciò a
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a Modesta; che cominciò a disperarsi strillando, insieme con
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deliquio. Il Nicchioli disse a Niccolò, senz'essere sicuro
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Corsali, che si teneva a una certa distanza, gli
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Più tardi tornerò! ¶ Allora a Niccolò venne da ridere
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venne da ridere; ma a vedere il fratello come
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si leva il cappello a nessuno! Senti, Giulio, non
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soldi li abbiamo presi a loro! Che gliene importa
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acciocché egli fosse costretto a patire quanto aveva sognato
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parlare, come una volta, a Modesta e alle nipoti
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Modesta e alle nipoti? A quale fine sarebbe stato
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sarebbe stato così differente a Enrico e anche a
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a Enrico e anche a Niccolò? Sapeva da sé
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si purificassero da sé, a contatto di una misericordia
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di una misericordia. Disse a Niccolò: ¶ — Io invidio quelli
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un'alterezza violenta, chiese: ¶ — A che? ¶ — A Dio. ¶ Niccolò
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violenta, chiese: ¶ — A che? ¶ — A Dio. ¶ Niccolò non voleva
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Piuttosto, ora dovremo andare a casa; e non potremo
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Ci penso io! Guai a lei se piange! Non
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Ma perché dài importanza a queste nànnole? Vieni più