parolescritte
interroga:  scripta  ·  bsu  ·  civita

il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Giuseppina Torregrossa, Cortile nostalgia, 2017

concordanze di «a»

nautoretestoannoconcordanza
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2017
un nome, lo combattevamo a viso aperto anche dalla
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basso, con le orecchie a punta, e l’incarico
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incarico è stato affidato a lui grazie anche all
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Rizzo in persona venne a battere cassa e Taccitedda
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monte Pellegrino, Ninetta mise a letto Maruzza, la baciò
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salirono sul postale diretti a Napoli. In mare aperto
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che qualcuno fosse disposto a pagare un biglietto per
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servito nei giorni successivi a ricordare l’emozione di
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rischiare” si disse e a passo veloce tornò indietro
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cespugliose, che si muovevano a ritmo. Si accarezzava la
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fame. ¶ «Guagliò, aspettavo proprio a te» esclamò interrompendo la
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esclamò interrompendo la canzonetta a metà. ¶ «Agli ordini» rispose
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innervosendo, non era abituato a parlare dei fatti suoi
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vena di conversazione. ¶ «Ricimi a verità, guagliò: non ti
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ce lo doveva contare a lui? ¶ «Allora, guagliò? Che
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L’altro si mise a ridere, la sua grossa
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Se non lo dico a mia moglie quello che
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mi succede…» ¶ «E dillo a me chillo ca’ ti
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con uno sguardo indagatore. ¶ A Mario non sembrò vero
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Il cuore allora comincia a battermi forte, la pancia
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Se non sono lesto a sedermi, finisco per terra
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Mia moglie ha altro a cui pensare, di me
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le mando lo stipendio a fine mese. Pensa sempre
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il petto e continuò a parlare in un sussurro
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ti piacerebbe essere trasferito a casa?» ¶ L’altro piegò
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sfere vuole che vai a lavorare con lui. Perciò
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di domattina, prendi servizio a palazzo Chigi. Puntuale, guagliò
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politica. Il 5 dicembre del 1963, a dispetto dei suoi stessi
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un reverendo protestante, riuscì a formare il suo primo
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spalla, Mario fu costretto a sedersi. ¶ «Dunque, vediamo… Visto
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di uno scritto politico. ¶ «A voce alta, per favore
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società meridionale di fronte a nuovi modelli di comportamento
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nuovi modelli di comportamento, a nuove scale di valori
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per la sua complessità, a volte neanche i professoroni
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neanche i professoroni riuscivano a interpretarlo, figuriamoci un semplice
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italiani; però devi metterti a studiare. Il mondo sta
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grandi perché non capisci. A forza di strabuzzarli ti
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dei giornali, lo accompagnava a messa, rimanendo in piedi
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alle scuole serali. ¶ Cominciò a sfogliare distrattamente alcuni libri
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l’animo e continuò a bruciare con fiamma costante
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faceva nemmeno in tempo a chiedere della bambina e
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La sera dopo tornava a chiamare, assetato di notizie
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di parole affettuose. ¶ Capitolo 15 ¶ A Melina della situazione politica
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la testa. Era sola a fronteggiare nuovi problemi. Maruzza
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zia Ninetta, aveva cominciato a fare turilla. Indifferente alle
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passione. ¶ Melina alternava tenerezza a rabbia. ¶ «Mangia a mamma
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tenerezza a rabbia. ¶ «Mangia a mamma, senti come sono
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mamma infuriata si metteva a urlare: «Ti ha lasciata
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ne stava in cucina, a lucidare pentole e piastrelle
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di corsa, portò Maruzza a letto, poi raggiunse il
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se ne stava seduto a fumare con voluttà, soffiando
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lucciole. ¶ «Come hai fatto a trovarmi?» domandò la donna
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baciò sulla bocca fino a farle male. Lei scivolò
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eppure lei continuava ostinatamente a inseguirlo. “È una follia
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sera, rimboccate le coperte a Maruzza, correva alla via
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sudore, lei rimaneva infine a guardarlo manco fosse un
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suonavano la mezzanotte, sgusciava a malincuore fuori dalle lenzuola
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dalle lenzuola e correva a casa, sperando che Melina
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lo salutava con bacetti a fior di labbra. «Dobbiamo
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cuore. Le dispiaceva rinunciare a quel frutto tardivo ma
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lui si scopriva spesso a desiderare di essere un
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aveva da poco promosso a suo braccio destro: «Arrivano
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succedendo e poi vieni a riferirmi». ¶ Aranciu Pilusu affrontò
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amico senza indugi. ¶ «Taccitedda, a che gioco stai giocando
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sera Antonio non riuscì a far l’amore con
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voce piagnucolosa si decise a confessare: «Io non sono
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spattammo». ¶ L’uomo continuò a parlare della sua vita
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pendici dell’Etna.» ¶ «Andiamocene a Roma e ricominciamo insieme
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mia vita? Lascia fare a me» lo rassicurò. «Ho
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Lo sa chi mette a letto ogni sera la
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Io! Chi la porta a spasso? Io! O chi
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quella di Mario? Lui a Roma si vende i
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Quante famiglie vivono spaccate a metà? Tanti uomini sono
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sono andati in Germania a lavorare, lasciando le mogli
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una madre. Ora, io a Maruzza voglio bene, vossia
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E poi devo tornare a casa.» ¶ «Sai che novità
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Perciò Mario deve tornare a Palermo. Io non lo
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passa per la testa a te, ma anch’io
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che Mario debba tornare a casa. La famiglia si
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la donna, e prese a baciargli le mani. ¶ «Talè
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la cretina e stammi a sentire. Ho un amico
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un futuro migliore. Nel ’43 a Camaldoli abbiamo firmato un
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intestata e si accinse a buttar giù una supplica
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richieste devono essere formulate a dovere, ’nzà mà quello
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esaudite… che dici, leggiamo a voce alta?» ¶ «A mia
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leggiamo a voce alta?» ¶ «A mia pare già troppo
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nella polemica e riprese a scrivere: ¶ Comunque ringrazio il
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alle ore sei andavamo a suonare la campana con
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vacilla, anche di fronte a situazioni terribili. La seconda
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carabiniere. È stato comandato a Roma alla caserma Podgora
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sostenerle. Perciò sono qui a pregarti di intervenire, nella
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busta e la consegnò a Ninetta che corse all
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di sicuro sarebbe tornato a breve. ¶ La risposta arrivò
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breve. ¶ La risposta arrivò a stretto giro: ¶ Caro Gaetano
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Curia ti ha mandato a Palermo? Il Sud ha
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missiva mi ha riportato a un tempo felice. È
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venne la polmonite. ¶ «Vai a marcare visita» ordinò il
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pettorali sottili del carabiniere. ¶ «A Mancu’, pari uno scheletro
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del Tevere che ricadeva a precipizio sotto la finestra
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cuscino, lo accecò. Provò a sorridere, le labbra spaccate
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settimane dopo fu mandato a Palermo in convalescenza. ¶ «Guagliò
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spesso che si abbandonasse a gesti impazienti o scattasse
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petto. ¶ Il padre assisteva a quelle scenate in silenzio
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di non saper tenere a bada la violenza oscura
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picciridda” si rammaricava. ¶ Quando a forza di vitamine e
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si riprese, Mario cominciò a farsi carico di Maruzza
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materno. La teneva stretta a sé per tutta la
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Non era vecchio, ma a furia di delusioni gli
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spontaneamente nella bocca, tornò a funzionare. ¶ Capitolo 10 ¶ Nei primi
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la voce squillante. Vicino a lei la bambina provava
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legnose, e tutto intorno a lei soffiava una gelida
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piedini e la tappezzeria a fiori della poltrona sulla
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di Olivia si sovrapponevano a un carosello di parole
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destra, più fragile, cominciò a tirarsela dietro dritta e
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piena sicurezza, prese allora a camminare spedita, usando entrambi
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suo cuore. Di lì a poco tempo riuscì a
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a poco tempo riuscì a separare la gioia dalla
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malinconia e fu lesta a capire come evitare le
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asilo, le sto insegnando a leggere qualche parolina! E
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ai porci e limosina a parrini» urlò Ninetta. Melina
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cantatina. Fa bene Mario a starsene lontano.» ¶ L’altra
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nelle spalle e continuò a strofinare le pentole. ¶ «Non
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che spargere infelicità attorno a te, manco fossi una
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lo percorsero lentamente, fermandosi a ogni pasticceria. I frutti
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sarebbero arrivati di lì a poco con i loro
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alla Cala si fermarono a riposare, ché ancora ce
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scoloriti. ¶ «Mma-r-i-a.» ¶ «E quella?» ¶ «Mma-r
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quella?» ¶ «Mma-r-i-a.» ¶ «C’hanno una fantasia
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si sedevano ad aspettare. A tratti tiravano su dei
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e li depositavano dentro a secchi di lamiera. I
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le maniche e sedette a scaldarsi al sole del
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aria era tiepida, ma a tratti una folata gelida
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si tostavano lentamente fino a imbiancarsi. ¶ Un uomo sbucò
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rifletterle. ¶ Aveva fatto bene a indossare quell’abito di
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davanti, e intanto cantava a fior di labbra: «Il
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d’oro, e tornò a dargli le spalle. ¶ «Scusate
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per squadrare da capo a piedi Antonio, così aveva
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di un celeste ghiaccio, a tratti si offuscavano, attraversati
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indimenticabile. Antonio mangiava lentamente, a ogni boccone posava la
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sedia per correre incontro a un gruppo di militari
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lei felice si mise a giocare con le mostrine
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lo conosco» concluse continuando a mangiare il gelato con
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aveva sospirato e continuava a pensare al ragazzo delle
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dalla poltrona per portarla a letto. ¶ Melina se ne
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il battesimo, Mario cominciò a preparare i bagagli. Si
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come un animaletto braccato. ¶ A Mario non ci sperciava
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la bambina» le disse a denti stretti. ¶ «Sì, sì
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che tu non riesca a ragionare?» La mano aperta
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Ma fermò il braccio a mezz’aria, quindi uscì
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petto. Tirò un calcio a una bottiglia, che si
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sedette sul marciapiede. Davanti a lui il palazzo sgarrupato
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suo sguardo vagò fino a un caseggiato dall’aria
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secondo piano e bussò a una porta di truciolato
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famiglia, con la vestaglietta a fiori abbottonata fin sotto
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sbirri preferiva non avere a che fare. ¶ «Buonasera» salutò
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lei lo facesse entrare. ¶ A Nicolina bastò poco per
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ragazza perbene in visita a una vecchia zia. Accese
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ora di dare seguito a quelle fantasie che gli
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sentirete meglio.» Nicolina cominciò a trafficare con i bottoni
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le scarpe e prese a massaggiargli i piedi. ¶ Mario
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si sdoppiò e cominciò a osservarsi dall’esterno: le
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gesto rapace, l’attirò a sé affondando il viso
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interessata all’ambiente attorno a sé. Le piccole orecchie
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di vagare. Aveva ripreso a fare programmi, ché passata
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suo alveo e incominciò a parlare. ¶ «Mmma mmmammma mmma
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che forse poteva tornare a casa, ma aspettò ancora
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gliela ficcava in bocca a forza. Di latte ne
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spingerlo lontano e cominciava a urlare. ¶ “Si stancherà” pensava
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e la lasciava sbattere. A forza di notti in
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dovuto gattonare e invece a che stava seduta, a
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a che stava seduta, a che si trovò in
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dice il dottore, ma a mia non mi pare
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fare festa!». Preparò melanzane a cotoletta, zucchine fritte, involtini
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stare seduta e continuava a dare strattoni. ¶ «Statti ferma
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si cunotta.» Quindi tirò a sé il seggiolone. «Pigliala
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fiotto rosso sangue cominciò a scorrere sul lino bianco
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un riccio e cominciò a piangere. Zia Ninetta corse
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piangere. Zia Ninetta corse a consolarla, Melina se ne
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dopo, Maruzza iniziò inspiegabilmente a saltellare su una gamba
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traballava come la gattina a tre zampe. E se
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di impotenza. Aveva giurato a se stesso che non
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di fatto si trovava a mille chilometri di distanza
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maresciallo Avella lo chiamò a rapporto: «Mancuso, ricimi ’na
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Signornò, signor maresciallo.» ¶ «Ma a mensa ci vai a
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a mensa ci vai a mangiare? E ti piace
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sera se ne tornava a dormire in caserma, ché
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queste chiamate che venne a sapere della nuova malattia
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circolo ufficiali. ¶ Mario stava a disagio tra broccati e
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non va?» ¶ Mario riprese a piangere. Le lacrime cadevano
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carico della propria esistenza. ¶ “A questo servono i padri
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questo servono i padri, a sollevarti dai pesi” considerò
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e lì si misero a ballare danza e contradanza
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è”. Lei si mette a piangere. Si comporta come
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come una picciridda e a mia mi piace.» ¶ Mario
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per carità non dirlo a nessuno!». ¶ «E bravo, siccu
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e, se si viene a sapere, non mi daranno
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morte!» ¶ L’altro cominciò a camminare su e giù
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di quell’anno bisestile. A marzo il nuovo governo
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oppose con ottusa ostinazione a ogni cambiamento. L’atmosfera
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ascoltati da zia Ninetta. A lui sembrava di vivere
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Nord. Il 2 luglio del 1960, a Genova, medaglia d’oro
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li caricò. ¶ L’8 luglio a Palermo ci furono quattro
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tanti arresti. Mario telefonò a padre Gaetano per saperne
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pensò Mario e cominciò a sudare. Si sentì così
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spalle. ¶ «Guagliò, hai pensato a mammeta? ’O saccio chillo
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non ci pensava proprio a cambiare lavoro, ora aveva
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una famiglia da mantenere. ¶ A luglio il governo Tambroni
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uscita. Il Mancuso corse a telefonare alla moglie: «Come
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sente tutto, soffre insieme a te.» Poi, come se
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sarebbe arrivata di lì a poco, aveva anche le
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sua pancia si induriva a fasi alterne. Un pistone
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il momento, chiedi aiuto a una delle Sette Fate
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troppo razionale per mettersi a bruciare rosmarino nel camino
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indietro e si mise a singhiozzare per l’umiliazione
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le braccia e cominciò a parlarle dolcemente: «Non ti
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darà!». ¶ La bambina uscì a fatica dalla vulva tumefatta
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e la piccola cominciò a succhiare voracemente. ¶ Il malochiddire
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la lingua, la spinse a forza contro il palato
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lingua fuori e riprese a respirare. ¶ Iniziò allora un
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picciotta strammìa», e cominciarono a sorvegliarla prodigandosi nelle cure
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sinistro: «’Nzà maddio riusciamo a schiarirla». ¶ Una volta vestita
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ché Melina ci teneva a fare bella figura, non
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e la allattava fino a quando la bambina si
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il mento. ¶ Nei giorni a venire, la puerpera dell
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che era la vita a tenerla in pugno e
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L’ho tirata fuori a forza. Non fu un
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aiuto” era scritto dietro a una fotografia della bambina
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vestito di turchese, scoppiò a piangere. ¶ «Pare una bambola
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regolare matrimonio» aveva tenuto a precisare. Quel fagottino che
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o stisso. Guagliò, attento a mmè: vai, battezzi la
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cose si sistemano vado a trovarla pure io». ¶ La
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il carabiniere si trovò a Cortile Nostalgia preda di
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Melina, non dà confidenza a nessuno. E invece tutti
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tu, benedetto figlio, sempre a fumare!» lo rimproverò il
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che non era riuscito a dargli. Ma quando si
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allora mandò un telegramma a Roma: “Urge il tuo
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quella di un tempo. «A me pare perfetta» sentenziò
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la sua risata, sommata a quella di Maruzza, risuonò
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bombe, sarebbero tutti qui a festeggiare la picciridda». Nei
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un po’ di allegria a quei due ragazzi, così
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il marito, era tornata a prendere i bagagli. I
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la pastorella che andava a vendere la ricottina al
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natura la vita sfugge a qualsiasi forma di controllo
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primo mese, aveva cominciato a mandarle lo stipendio, trattenendo
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aveva abituata il padre a forza di negarle anche
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peso, anzi aggiungeva libertà a libertà. Aranciu Pilusu e
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d’importanza. Ogni mattina, a turno, una bussava alla
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alla riservatezza. ¶ La domenica a Santa Chiara Melina sedeva
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madre ogni tanto passava a trovarla; allungava uno sguardo
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e avrebbe voluto andare a fondo di quella affermazione
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la consideravano una moglie a tutti gli effetti. Le
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effetti. Le parole dette a mezza bocca, le allusioni
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Capitolo 5 ¶ Era autunno quando a Mario concessero la prima
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chiù niente pe’ ghiri a casa?» lo apostrofò il
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alla gola, lo costrinse a piegarsi sulle ginocchia. Aveva
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di nuovo solido riprese a camminare. I platani di
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del suo cuore innamorato. ¶ A casa ripose nello zaino
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sbagli treno e finisci a Milano» e lo spinse
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come un soldatino caricato a molla, poi il suo
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orizzonte e Ninetta cominciò a piangere, preoccupata di non
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quelli del Nord viaggiavano a velocità diverse. ¶ Mario prese
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fece altro che pensare a Melina, ai suoi seni
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di paura. L’acqua a quell’ora era nera
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della passione. ¶ Da Messina a Termini Imerese la ferrovia
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la ferrovia correva parallela a una costa dolce; lo
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frettoloso, fece i gradini a quattro a quattro e
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i gradini a quattro a quattro e spalancò la
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i capelli sparsi. Accanto a lei, nel posto che
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com’era e tirò a sé la ragazza che
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soprassalto, si era messa a urlare di paura. Lui
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ritrasse impaurita e cominciò a risalire verso i cuscini
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fu dentro. Cominciò quindi a muoversi in modo scomposto
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Nei giorni successivi, continuò a perdersi nel corpo della
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il tiro e provò a sculacciarla, come aveva visto
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come aveva visto fare a un cliente di Nica
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amplessi, lui si metteva a raccontare brandelli della vita
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donna sola in giro a quest’ora!» le spiegò
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loro corpi non aderirono. ¶ A Roma il carabiniere tornò
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affetto, ma non bastò a lenirgli le ferite. ¶ Persino
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Cortile Nostalgia. Mario cominciò a uscire con i colleghi
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la quadratura del cerchio. ¶ * * * ¶ A primavera Mario seppe che
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programmi. ¶ Lui si mise a piangere orgoglioso per la
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far fronte. Corse allora a chiedere consiglio all’appuntato
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strana ginnastica che serviva a tenere a bada il
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che serviva a tenere a bada il suo volubile
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la mente calma prese a fantasticare. Immaginò un faccino
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arrivo senza che venisse a galla il suo matrimonio
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dire qualcosa. ¶ «Ragione hai! A Roma non ci sono
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preso!» gridò e cominciò a cavalcarlo con il cipiglio
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lui poteva sfuggire. ¶ Capitolo 2 ¶ A piazzetta Meschita, nel cuore
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in tre lingue diverse, a testimonianza del fatto che
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ragazza bella e infelice a causa dei suoi spigolosi
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non chiedere quattrini, imparò a fare a meno di
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quattrini, imparò a fare a meno di tutto. A
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a meno di tutto. A forza di rinunce, si
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di rinunce, si abituò a reprimere i desideri finché
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La madre la invitava a cercarsi un marito: «Magari
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moneta sonante. ¶ La ragazza a sposarsi proprio non ci
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talento per il cucito. A Sant’Agata alla Guilla
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obbligo, Melina era rimasta a fare la fimmina di
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la madre la mandò a fare la spesa al
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spiccioli che era riuscita a scucire al marito. Infiacchita
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un sogno. Si fermò a una bancarella di frutta
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di dover sempre rinunciare a tutto. Mai una festa
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i vicoli della Giudecca. ¶ A casa non fece altro
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se lo ritrovò faccia a faccia, i loro nasi
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vita: che incantevole fragilità! A Melina non dispiacquero né
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Ma appena lui provò a baciarla, lo respinse sdegnata
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partenza; lo avevano destinato a Roma, alla caserma Podgora
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rispose lei, però corse a parlare con i genitori
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ora che aveva qualcuno a cui pensare, non erano
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così penose. ¶ La sera a letto ci andava presto
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le lenzuola stazzonate pensava a Melina: “Com’è bella
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dire sì, di torcerla a destra e sinistra per
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fidanzata, di morderla fino a farle male. Quel desiderio
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desiderio brutale lo spaventava a tal punto che saltava
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dal letto e correva a infilare la testa in
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buttano fuori e pure a te toccherà mangiare pane
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pane e sputazza. ¶ Capitolo 3 ¶ A Roma, Mario si sentì
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Si sentiva solo. Provò a fare amicizia con i
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sordi. ¶ Mario cominciò allora a pensare a zia Ninetta
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cominciò allora a pensare a zia Ninetta. Sapeva che
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Ninetta. Sapeva che abitava a Roma, perché alcuni mesi
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caseggiato popolare in cima a viale di Trastevere. ¶ La
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di baci. Mario stentava a riconoscere in quella signora
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la tua casa, vieni a stare qui.» ¶ «Sono obbligato
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stare qui.» ¶ «Sono obbligato a vivere in caserma. Più
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conosceva, e si trovò a sorridere dopo tanto tempo
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casèrm; ma ogni matina, a’ piglia’ servizio!» ¶ Lui raccolse
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in una valigia e a tempo di carica si
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di carica si diresse a casa di zia Ninetta
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aspettava, sembrava avesse imparato a scommettere sugli affetti veri
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dannazione e quando riusciva a schiacciarne uno contro il
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che talvolta si fermava a dormire da loro. C
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arcobaleno che si estendeva a cavallo di San Nicolò
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acuto bisogno di tornarsene a casa. Fu allora che
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A Clotilde, Letizia, Marina, ¶ chi
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è. ¶ If You educate a man, You educate one
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person. ¶ If You educate a woman, You educate a
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a woman, You educate a nation. ¶ James Emman Kwegyir
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affannoso come un treno a scartamento ridotto. Allora apriva
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lenzuola umide e cominciava a mugolare come un canuzzo
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Appena il nipote iniziava a lamentarsi, saltava giù dal
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correva nell’altra stanza a consolarlo. ¶ «Shhh. Zitto, Mario
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fimmina chi cci parìa a iddi, e cci facianu
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facevano passare i guai a chi le chiamava per
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Ninetta era solita atteggiarsi a diva del cinematografo. Ancheggiava
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frastuono, intenso e costante, a tratti s’impennava e
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abitanti si tendevano fino a spezzarsi. Le discussioni erano
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un bel da fare a sedare le risse. ¶ Mario
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Mancuso era nato lì, a piazzetta delle Sette Fate
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Fate, in una casa a due piani, con un
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un piccolo giardino, adiacente a un vecchio e pretenzioso
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un complicato campanile seicentesco a tre ordini di loggette
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resistito alla distruzione e a numerosi terremoti. I rintocchi
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perdevano occasione per azzuffarsi. A lui invece non piaceva
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La luce intensa penetrava a piazza Ballarò dagli ampi
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nel letto, senza riuscire a dormire, ché i fantasmi
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suoi avi arrivavano puntuali a grattargli i piedi con
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era più zia Ninetta a rassicurarlo. All’alba, stralunato
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la porta e riprendeva a girare a vuoto. ¶ Una
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e riprendeva a girare a vuoto. ¶ Una mattina, due
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rabbia sconosciuta. Si scagliò a testa bassa contro i
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e tre si misero a scalciare e a tirare
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misero a scalciare e a tirare pugni alla cieca
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bambine e s’impegnò a sputare più lontano degli
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più lontano degli altri, a urinare contro i muri
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in alto che poteva, a inventare parolacce fantasiose. Si
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abbandonate e luoghi sconosciuti. ¶ A colpi di fionda ruppe
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torre medievale. Provò pure a infilarsi in una delle
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tirato allo spasimo, pronto a scattare. ¶ All’Albergheria l
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infanzia durava poco, già a quindici anni si era
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trovarono presto di fronte a un bivio: o sbirro
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Ciccio Rizzo e cominciarono a smerciare sigarette di contrabbando
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ripeté deciso e tornò a studiare, ché il diploma
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di lezione». ¶ «Cinque sigarette a botta fino a quando
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sigarette a botta fino a quando non faccio gli
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mese. ¶ Il ragazzo cominciò a studiare di buona lena
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un pizzino “Lastime” e a fine mese si faceva
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di primavera erano intenti a imparare una poesia – “… io
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indossava una informe vestaglietta a fiori, all’epoca la
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al professore, un bacio a fior di labbra in
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ai bordi. ¶ Cominciò quindi a passeggiare da un capo
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lanciava degli urletti garruli. ¶ A Mario quel gioco di
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Maruzza appiccicava il naso a ogni vetrina, gemendo di
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addosso» esclamò. ¶ Melina acconsentì a denti stretti, pagò lanciando
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sul letto e cominciò a piangere, facendo attenzione a
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a piangere, facendo attenzione a non macchiare con le
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prima fila, era lui a rappresentare l’autorità costituita
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palco e aveva cominciato a recitare: ¶ «Mamma, mammuzza, si
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mammuzza, si ’n avissi a tia, ¶ ju ’ntra ’stu
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mamma, è pirchi pensu a tia: ¶ a tia ca
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pirchi pensu a tia: ¶ a tia ca sì la
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un errore!» ¶ «Brava», «Bravissima», «’A megghiu!» urlarono tutto intorno
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con le mani unite a mo’ di megafono attorno
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del parroco: «Io vasate a mia madre non ce
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orbite. ¶ «Non ci vengo a casa, ammazzami, ma io
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alla figlia: aveva cominciato a ribellarsi anche lei, rispondeva
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le faceva certe scenate. A casa non c’era
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preferito: dimmi, dammi, comandami. ¶ «A tia tocca» urlò il
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soprappensiero, ma quel pugno a mezz’aria non gli
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meglio. La ragazzina, sdraiata a terra, stava mimando l
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con un’espressione triste. ¶ A casa, Mario rimase a
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A casa, Mario rimase a lungo imbambolato davanti alla
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crudezza. ¶ «Che hai?» domandò a un certo punto Melina
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moglie era già andata a letto. La raggiunse svogliatamente
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le coperte e cominciò a girarsi da una parte
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e scattava con facilità. A ogni richiesta di Maruzza
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La ragazza non riusciva a farsene una ragione, del
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di passeggiare, talvolta arrivavano a San Nicolò, ma non
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scoloriti che sventolavano attaccati a un filo. ¶ Teresina e
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era sempre per andare a fare la spesa in
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quella si azzittiva. ¶ «Vieni a nonna, che t’accatto
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ora, poi uscivano, Teresina a tappo, il piccolo trascinando
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strisce di plastica cominciarono a ondeggiare smosse dal vento
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smosse dal vento e a tratti si sentiva la
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chiuse la bocca, dando a intendere che non avrebbe
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frastornati dalle violenze. Attorno a loro i tre schifosi
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il collo e cominciò a stringere. ¶ «Mancuso, lascialo!» gli
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che rimase per terra a tossire e sputare saliva
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come aveva visto fare a Melina quando cercava di
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abbandonato. «Stai tranquilla» continuava a sussurrare. ¶ La ragazzina non
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pulizia è bene farla a fondo, ma lui era
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dopo, il Mancuso corse a informare padre Gaetano: «Abbiamo
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loro. C’hanno provato a buttare la colpa sulla
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rabbia, dei rimproveri fatti a Maruzza, delle rispostacce urlate
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carabiniere quella sera tornò a casa deciso ad abbracciare
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ad abbracciare la figlia, a farle un po’ di
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Fate. ¶ La ragazzina era a tavola. Indossava una camicetta
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un filo di rossetto. A Mario passò davanti agli
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tutte» disse, e cominciò a mangiare senza aspettare che
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c’è di male a truccarsi? Non sono più
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ultima sorellina, di sicuro a casa qualcosa doveva avere
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una mattina dal banco. A ricreazione si appartarono nello
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i bambini?» le domandò a bruciapelo. ¶ Clotilde si portò
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mamma è andata lì a prendere le mie sorelle
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raccomandate, che le vai a ritirare alla posta». ¶ «E
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naturale: tutte le donne, a una certa età, si
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che conosceva era disposta a parlarne. ¶ Una mattina, nel
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nella coscienza che agivano a dispetto della sua volontà
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Maruzza. ¶ La donna scoppiò a ridere, accese una sigaretta
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sigaretta e si accostò a pochi centimetri dal suo
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dalle narici e riprese a parlare con il tono
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pure i salami vanno a male». ¶ Maruzza rimase impressionata
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perché dovrei rimanere incinta?” ¶ A primavera i suoi seni
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due piccole protuberanze cominciarono a premere impudiche contro la
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organismo in trasformazione, cominciò a non considerarlo più suo
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po’ stralunata che riusciva a cavarsela da sola. ¶ La
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mi chiamo…”. ¶ Si mise a cantare, ma d’un
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fitta acuta la costrinse a piegarsi in due. ¶ Scoprì
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trovò la madre accanto a lei. ¶ «Bevi, ti farà
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da quel momento cominciò a intrattenere con il proprio
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cose, lo stava chiedendo a Mamma Africa. La donna
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La donna si mise a ridere, versò dentro al
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come un pomodoro andato a male, la bevanda le
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piegare le ginocchia, perché a ogni passo una scossa
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madre, è stata lei a tenermi le gambe mentre
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voglio sentire. Lallallallalà» cominciò a cantare tenendo le dita
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più sentirti!» e scappò a casa più impaurita che
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in poi avrebbe sanguinato a proprio piacimento, ma c
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una dannazione. Maruzza cominciò a compiacersi di quella nuova
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di quella nuova grazia, a desiderare vestiti alla moda
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Era sospettoso e iniziò a controllarla in modo ossessivo
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Se la ragazza andava a casa delle amiche, pretendeva
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più che giocasse, persino a scuola non doveva arrivarci
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della sua severità, tornava a casa con un regalino
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colorato, che Maruzza correva a indossare pavoneggiandosi davanti a
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a indossare pavoneggiandosi davanti a lui, che non la
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nude. ¶ «Si accomodi.» ¶ Rimasero a parlare fitto fitto chiusi
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nauseata. ¶ Mario rimase ancora a lungo nel suo ufficio
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lungo nel suo ufficio a pensare. «Non mi disturbate
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parola con nessuno». ¶ E a chi poteva raccontare un
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si sentiva male solo a pensarci. ¶ Tornò a casa
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solo a pensarci. ¶ Tornò a casa lentamente, le gambe
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di Maria delle Grazie a riflettere. ¶ La gente da
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si sentì rinfrancato. ¶ Continuò a camminare fino a casa
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Continuò a camminare fino a casa con la testa
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non ce la faceva a tirare fuori la voce
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e figlia erano uscite a fare compere. Da un
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tutto quello che aveva a che fare con l
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stesso. ¶ Una mattina andò a trovarlo il maresciallo Avella
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e Mario poté rimanere a casa ancora per qualche
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ancora per qualche giorno. A forza di carte da
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una soluzione. ¶ Le elezioni, a dispetto dei timori, si
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dallo stridio delle cicale. ¶ A novembre fu convocato il
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sedia scocciato e andò a rispondere. ¶ «Guagliò, da carabiniere
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messo ’nta ’o miezzo a salvare un collega e
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progresso del popolo italiano». ¶ * * * ¶ A Cortile Nostalgia Mario ci
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di no e provò a raccontarle quello che era
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crudeli; la gatta Olivia a cui mancava una zampa
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Una mattina Maruzza era a scuola e Melina si
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vita e l’attirò a sé. ¶ «Sediamoci» disse indicando
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parole che aveva imparato a scuola, scartò le frasi
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le frasi sofisticate e a effetto, ne cercò di
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piacerebbe di potermi affidare a te». ¶ La donna scrollò
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ma anche per me; a volte mi sento un
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con decisione. «Viviamo gomito a gomito, siamo due commilitoni
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di questa! Dài retta a me, l’intimità è
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nell’abisso.» ¶ Lui, colpito a morte da tanta indifferenza
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fare l’eroe. Aspettò a lungo, dritto sull’attenti